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mercoledì 19 giugno 2019

"Struttura semiologica ed effetti psicologici dei nippocartoons", di Maria Villa - "ikon ricerche sulla comunicazione rivista dell'Istituto A. Gemelli" n° 6 1983



"Può un contenuto violento (cioè i cartoni animati giapponesi) produrre una reazione aggressiva tale da stimolare o da bloccare il pensiero, oppure non produce alcun effetto se non una scarsa partecipazione?
E  ancora, è opportuno generalizzare il discorso considerando tutti i cartoons come messaggi violenti, o non è possibile, a parità di contenuto narrativo, effettuare delle differenziazioni strutturali tali da indurre effetti diversi?"

Furono questi i quesiti che si posero gli studiosi che fecero nel 1983 uno studio sulla violenza dei "nippocartoons".
Come si potrà leggere dall'indice sopra riportato l'analisi è abbastanza complessa, non alla portata di tutti, non alla mia, che al massimo posso comprenderne la premessa e le conclusioni, ma non lo sviluppo.
Le tabelle ivi contenute sono per me totalmente incomprensibili, e gran parte della spiegazione introduttiva sulle varie teorie inerenti l'influenza della violenza televisiva sui bambini presuppongono una conoscenza minima di psicopedagogia.
Detto tutto ciò, lo scritto è una interessante fotografia di cosa pensavano gli studiosi nel 1983, quindi ancora in periodo di anime boom (verso la fine), specialmente perché le conclusioni finali sorpresero gli stessi cattedratici, che arrivarono a discolpare, almeno parzialmente, gli anime dall'accusa di renderci tutti dei potenziali serial killer o futuri ministri dell'interno...
Il campione era di ben 180 bambini, diviso equamente in tre fasce di età (60 soggetti di 5 anni, 60 di 7 anni, 60 di 10 anni), a cui vennero sottoposte tre differenti puntate di serie robotiche:

Mazinga Z "Le conseguenze di un litigio" (puntata n° 47 della numerazione Rai, n° 52 originale);
Grande Mazinga "La campana suona per gli eroi" (puntata n° 56, l'ultima);
Astrorobot "C'è una spia tra di noi" (puntata n° 17).

Dopo la visione di ogni puntata venivano effettuate le domande ed i vari test scientifici per valutare il livello di aggressività dei bambini e quanto avessero compreso la trama.
Stante che non mi permetto di commentare la metodologia, le analisi e le conclusioni, mi chiedo se gli studiosi valutarono se i bambini più grandi (il gruppo di 10 anni) avessero già visto una o più delle tre serie presentate.
Cambia molto vedere qualcosa che si conosce da qualcosa di completamente ignoto.
Inoltre mi pare poco sensato far vedere puntate di una serie già iniziata, nel caso del Grande Mazinga addirittura l'ultima stupenda puntata!
Ammesso che nessuno dei 180 soggetti non avessero mai visto una sola puntata delle tre serie, come facevano a comprendere la trama generale da una puntata buttata lì a caso?
A mio avviso avrebbe avuto più senso far vedere la prima puntata delle tre serie, sarebbe stata una scelta più uniforme.



Le prime 17 pagine sono introduttive, ed illustrano l'influsso sui bambini delle immagini violente veicolate dalla televisione, la terminologia è molto tecnica, rimandando a teorie e nomi di esperti del settore.
Nelle restanti 16 pagine sono presentati gli obiettivi della ricerca, il campione, la metodologia, l'analisi strutturale dei "nippocartoons", l'analisi della ricerca e le conclusioni finali.
L'analisi strutturale dei nippocartoons è un pelino breve, solo tre pagine, e non mi è chiaro se gli autori avessero per loro conto visionato più puntate delle tre serie, in modo da farsi un'idea più precisa delle dinamiche tra i personaggi.

Magari a qualcuno con le conoscenze adatte questo articolo potrà tornare utile.



















"I due risultati pertanto sono concordi nell'indicare una crescente possibilità nei bambini di 5, 7, 10 anni di reagire in modo non deteriore né preoccupante alla visione dei cartoons".

Quindi non saremmo diventati serial killer o ministri dell'interno, o almeno il 99,9% di noi...



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