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venerdì 30 settembre 2022

"Come ti spello il pupo" - 3 articoli sugli album di figurine sulla rivista "Replay, quindicinale di comunicazione e spettacolo" 1 giugno 1983




Da poche settimane, grazie sempre agli insostituibili mercatini dell'usato, ho scoperto un'altra testata dedicata ai media, "Replay, quindicinale di comunicazione e spettacolo", veramente molto interessante e ben fatta.
Il diretto della testata fu Massimo Ghirelli, purtroppo la pubblicazione durò solo per otto numeri (comprensivi del numero zero), di cui io ho l'uno, il due e il tre. Di nuovo purtroppo è pressoché impossibile consultare la rivista o comprarla, se non per fortuito caso ai mercatini.
Al suo interno venivano trattati molto il cinema e la musica, ma largo spazio era riservato anche alla televisione, compresa quella delle tv private. 
Nonostante le tonnellate di riviste che ho consultato in questi anni ancora mi sorprendo quando ne trovo una nuova, specialmente se tanto innovativa.
A fine post inserisco il sommario di questo numero, tanto per dare un'idea dei temi trattati.


Nel numero tre (che sarebbe il quattro contando il numero zero) la redazione dedicava un articolo alle figurine, non solo a quelle della Panini, ovviamente non potevano non essere citati i " cartoni animati giapponesi"  ^_^
Le tre pagine contengono più scritti:
"Figurine che passione!", di Antonio Muto;
"Come ti spello il pupo", di Pier Pandolfi;
"Chi disegna Panini & Co.", di Luca Boschi;
"Spacciatori di Album", intervista al distributore della zona del Lazio per la Casa Editrice Fol-Bo.

La casa editrice Fol-Bo esiste ancora:

Dei quattro titoli relativi ai quattro articoli ben due non erano proprio positivissimi, "spellare" e "spacciare" non hanno accezioni proprio favorevoli, la seconda specialmente, in un periodo in cui la droga era una piaga molto più appariscente di oggi. Ai tempi vedevi gli effetti della droga tutti i giorni, tra siringhe abbandonate e poveri ragazzi zombizzati in cerca di un'altra dose...
Faccio notare la negatività dei due termini non per intento polemico, ma solo perché per una parte della stampa erano solo i "cartoni animati giapponesi" a sfruttare economicamente i bambini, rendendoli dipendenti da qualcosa, invece la Panini e soci avevano iniziato prima, per fortuna!   ^_^

Nell'articolo "Figurine che passione!" di Antonio Muto si individuano nove scene che identificano il piacere di fare un album di figurine, a mio avviso l'autore dava una interpretazione del fenomeno un po' datata. Solo il fatto che citasse la colla "coccoina", che io non ricordo di aver mai usato, per incollare le figurine, lo posiziona un po' fuori dal 1983  ^_^
Non cita, invece, l'enorme traino che l'animazione giapponese diede alle figurine, non per nulla nelle due prime pagine sono mostrarti cinque fotogrammi di tre anime: 
"Flo la piccola Robinson"; "Daitarn 3", introvabile e costosissimo...; "Lady Oscar".

Mi chiedo sempre come mai i giornalisti, prima di scrivere qualcosa su un tema riguardante il mondo dei bambini/ragazzi, non interpellassero qualche nuovo fruitore del soggetto del proprio articolo.
Giusto inserire anche i propri preziosi ricordi, tanto l'articolo verrà letto più o meno da un coetaneo, ma magari chiedere il punto di vista delle nuove generazione non sarebbe stata una cattiva idea.

Il suggerimento non vale per i blogger che si dedicano solo a vecchiume anni 70 e primi anni 80  ^_^


Ricordo anch'io gli album regalati all'uscita della scuola, non mi pare, però, fossero mai stati della Panini, che compravo in edicola, ma potrei rammentare male. Direi che l'espediente, effettivamente un po' losco, era utilizzato per album poco famosi. 
L'album di Jeeg non aveva bisogno di essere "spacciato" davanti alle scuole... te lo andavi a cercare in edicola!  
Nell'articolo si fa un breve riferimento alla successo degli album di Goldrake e Mazinga.



Non avevo mai riflettuto sugli illustratori di figurine, tra cui c'era Luciano Bottaro, a cui l'autore dell'articolo pone qualche domanda.
Anche i questo articolo si annota il successo degli album derivati dai cartoni animati giapponesi. 
In pratica l'unico che non li cita è stato Antonio Muto, che nel suo scritto ci voleva spiegare le fase del successo delle figurine, non conoscendo la più importante di quel periodo, gli anime.

Il sommario rende bene la quantità di temi trattati dalla rivista, visto che i numeri pubblicati sono solo otto, ed io ne ho già tre, non dispero di trovarli tutti, prima o poi...    ^_^

 

4 commenti:

  1. "Come ti spello il pupo", ottimo articolo. Forse deriva dal titolo di un film misconosciuto "Come ti rapisco il pupo"

    https://it.wikipedia.org/wiki/Come_ti_rapisco_il_pupo

    tratto da un celebre giallo.
    Me li ricordo gli "spacciatori" di figurine, poveretti, davanti alle scuole. Sempre meglio di "quegli altri" spacciatori.
    Comunque anche Jeeg, se ricordo bene, era "spacciato" a scuola, sebbene fossi già in prima media.
    Ottimo l'excursus storico sulle figurine e il fumetto e la mini intervista a Bottaro... ma poi vedi la firma "Luca Boschi" e non ti stupisci più...

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    1. Porca vacca, vedo adesso questa cosa e scusa, ma non vedo a chi altro potrei comunicarla

      https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/01/e-morto-a-79-anni-antonio-inoki-leggenda-del-wrestling-che-sfido-anche-ali-poi-una-carriera-da-politico/6824474/

      Dall'articolo sembra fosse un politico migliore della media italiana. Un saluto.

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    2. Si stamattina mi sono arrivati un po' di messaggi in merito alla dipartita di Inoki.
      Resterà immortale nei due anime dell'Uomo Tigre ^_^

      Dal punto di vista della sua carriera politica ai tempi leggevo tutte le notizie che arrivavano in Italia, e le sue posizioni non mi pare fossero molto attinenti al mio punto di vista.
      C'è da dire che in Giappone tutto è molto "inquinato" dalle sette para religiose e/o semi nazionalistiche.
      Il tutto farcito da una corruzione dilagante, anche se almeno le opere lì le finiscono...

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    3. Però tra spello e spaccio...
      La rivista è molto bella, ti consiglierei di consultarla, se fosse possibile, purtroppo non lo è.

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