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domenica 30 giugno 2019

Fare i disegni animati - Manuale didattico di cinema d'animazione



TITOLO: Fare i disegni animati - Manuale didattico di cinema d'animazione
AUTORE: Valeriana Maspero
CASA EDITRICE: Ottaviano
PAGINE: 140
COSTO: 
ANNO: 1982
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPEPRIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN:

"Un testo rivolto agli educatori ma leggibile anche dal cineamatore, dal semplice curioso a dagli stessi ragazzi, nato dall'esperienza pluriennale di una giovane insegnante di scuola media e dei suoi allievi. Un'illustratissima guida alla realizzazione, scolastica e casalinga di film in super8 a disegni animati, con carta ritagliata, con pupazzi, con plastilina e con altre tecniche di grande effetto e, tutto sommato, più semplici di quanto si pensi.
Nel momento in cui si va manifestando nella scuola un sempre più crescente interesse verso le nuove forme di comunicazione d'espressione artistica, questo libro, con le illustrazioni che lo corredano, senza concessioni gratuite ai linguaggi troppo tecnici né invidie per i sofisticati strumenti degli studi professionali introduce all'uso attivo del cinema in una delle sue possibilità più fantasiose ed entusiasmanti."

Questo è quanto recita la quarta di copertina, quindi il libro voleva essere una guida, un manuale, come riportato addirittura nel titolo, per poter creare dei disegni animati a scuola.
Di conseguenza ne veniva fatto risaltare il valore educativo, non per nulla nel titolo risalta il termine "didattico", uno scritto indirizzato principalmente agli insegnati, per guidarli, assieme agli alunni, alla scoperta "del cinema in una delle sue possibilità più fantasiose ed entusiasmanti".
Oggi esistono tanti manuali per disegnare, in particolare nello stile manga, non saprei dire se vengano ancora pubblicati libri per fare il cinema d'animazione a scuola, quello che mi interessava era far notare l'unicità di questo libro nel 1982 e il suo indirizzo pedagogico, la stessa autrice era un'insegnante delle medie.
Ma perché scrivo un post su questo libro?
Perché, ovviamente, vi si citano i cartoni animati giapponesi  ^_^
Non è mia intenzione, in quanto non ne avrei le competenze, giudicare il resto dello scritto, cioè il manuale/guida sul come fare animazione in super8, mi limiterò a mostrare le poche righe che tirano in ballo gli anime.
Più sotto inserisco tutte le pagine nel paragrafo incriminato (solo tre pagine), l'indice (per avere un'idea del contenuto totale), infine la prima pagine dell'introduzione, in maniera da comprenderne lo spirito.


A pagina 17 sono mostrate quattro pellicole di animazione, tre sono di film della scuola cecoslovacca, il quarto (a destra) pare assomigliare a qualcuno di conosciuto...  è un classico disegno animato giapponese!  ^_^




"Il Giappone ha lanciato nei mass media (specie nella tv) il disegno animato a reciclaggio continuo, con produzioni numerosissime, a puntate, e l'introduzione massiccia del computer, non a livello di sperimentazione, ma con intenti puramente commerciali."

Se nel 1982 un insegnante avesse voluto accompagnare i propri alunni nel mondo dell'animazione, molto probabilmente si sarebbe indirizzato verso questo manuale didattico, lo avrebbe letto ed in seguito lo avrebbero letto anche i suoi studenti, ragazzi e ragazze che vedevano tutti i giorni in televisione i cartoni animati giapponesi.
E cosa avrebbero appreso su Goldrake, Conan, Heidi, Mazinga, Candy, Lady Oscar etc etc etc?
Che tutte queste serie erano fatte con l'ausilio del computer... si sarebbe potuto contestare ciò che riportava un manuale didattico?
Ovviamente no.
Eppure era una bufala mediatica...
Come ho fatto notare nei post dell'Emeroteca anime, non solo ci si inventò questa fantasia che le produzioni seriali animate giapponesi fossero fatte con il computer, ma i vari propagatori della bubbola si inventavano anche i processi produttivi utilizzati dai giapponesi!!!

"In questo tipo di disegno animato ogni azione (e ogni personaggio) è, per così dire, schedato: praticamente, una volta ideati, gli schemi delle azioni e delle inquadrature dei personaggi vengono archiviati e ritirati fuori ad ogni occasione: gli elementi di disegno di una storia valgono per comporne altre infinite seguenti: si cambiano soltanto i particolari e i colori."

Sia chiaro, non voglio con 37 anni di ritardo, scagliarmi contro la disinformazione veicolata da questo libro, e neppure mancare di rispetto all'autrice, ma solo far comprendere, una volta di più, quanto incredibilmente radicata fosse quella fake news.
Per la professoressa Valeriana Maspero il fantomatico mega-computer giapponese schedava ed archiviava tutte le azioni, i personaggi e le inquadrature di una serie animata, in seguito le "ritirava fuori"(?) per comporne altre, in una catena di montaggio infinita. Le uniche cose che venivano modificate erano i particllari e i colori, immagino di con Paint e Photoshop...
Il tutto per cartoni animai prodotti dagli anni 60 fino al 1980...

giovedì 27 giugno 2019

Megaloman (1979) - puntata 7



Devo ammettere che recensire la serie di Megaloman mi sta un po' deludendo, non pretendevo che raggiungesse le vette irreali dei Superboys, ma speravo in qualcosa di più commentabile... anche se in questa settima puntata ci sono un paio di chicche simpatiche.
Una riguarda l'identità segreta di Takashi, benché ci sia da dire che il ragazzo non indossa alcuna maschera, ergo non tiene riservato più di tanto l'essere un mezzosangue alieno che si trasforma in un gigante combattente.
Ovviamente Takashi si è sempre trasformato all'aperto, l'alternativa sarebbe stato un capannone col soffitto molto alto, ma comunque in luoghi appartati, in questa puntata lo vedremo gridare "Magalooo-man!" con sullo sfondo camion, auto e biciclette... mancavano giusto un paio di passanti col gelato in mano   ^_^
Almeno Superman usava la cabina telefonica e gran parte dei supereroi Marvel si appartava un minimo, si vede che non riuscirono a girare le scene in esterni ad un orario con poco traffico   :]


L'altra non è propriamente una chicca, ma un conferma.
Ho più volte sottolineato il coraggio degli stunt-man che, nonostante indossassero costumi non propriamente ignifughi, girassero scene con mega esplosioni in stile napalm. A cui va aggiunta la bassa propensione alla sicurezza della produzione verso gli attori protagonisti, compreso un bambinetto di 7/8 anni... Lo si nota nelle scene di combattimento, in cui ad Ippei fanno fare mosse ardite in ambienti non sicuri.
Questa volta, però, la produzione superò ampiamente se stessa, arrivando al livello "omicidio colposo"...
La scena è quella che mostro qua sopra:
i quattro amici vengono attaccati dal mostro della Tribù dal sangue nero, che fa esplodere nelle loro vicinanze delle vero e proprie bombe Molotov!
Non si tratta di un singolo evento deflagratorio, ma più esplosioni, alcune delle quali ad una distanza veramente minima dagli attori e da un bambino delle elementari!
Una esplosione del genere, oltre al rischio di essere investiti dalle fiamme in base a come soffia il vento, può comportare la proiezione delle pietre del terreno, inoltre la vampata di calore non sarà stata scarsa.
Chiunque ha dovuto spegnere un piccolo fuoco (controllato) nelle esercitazioni antincendio, potrà immaginare quale vampata di calore potrà aver dato luogo una esplosione del genere.
L'unico giudizio che posso dare dopo aver visto queste scene è: follia pura!  ^_^



 Preciso che non ho compreso quale nesso intercorra tra il titolo dell'episodio e la sua trama...

lunedì 24 giugno 2019

"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 12



E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.

In questo dodicesimo capitolo De Riseis vira sul diario di viaggio, da Yokohama al montagnoso nord, anche se vengono fatte delle curiose deviazioni isolane... vabbè, penso che l'autore avesse il diritto di andarsene un po' dove gli aggradava.
Aggradava... aggrdava... ecco, direi che l'italiano con cui è scritto questo libro del 1895 (124 anni fa!) è più intelligibile del ridoppiaggio di Evangelion... in tutto il libro non ricordo neppure un "recalcitrante" oppure  un"fluido ematico", a distanza di 124 anni debbo ringraziare De Riseis per non avermi procurato alcun "ingente incomodo dato nel frangente" della lettura   ^_^



domenica 23 giugno 2019

Il bambino televisivo, infanzia e tv tra apprendimento e condizionamento




TITOLO: Il bambino televisivo, infanzia e tv tra apprendimento e condizionamento
AUTORE: Leonardo Trisciuzzi e Simonetta Ulivieri
CASA EDITRICE: Editori Riuniti
PAGINE: 244
COSTO: 
ANNO: 1993
FORMATO: 19 cm X 14 cm
REPEPRIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN:

Non sapevo se postare questo saggio, visto che non è prettamente sugli anime, ed essendo stato pubblicato nel 1993 non potrebbe neppure rientrare nella mia ricerca di saggistica sull'animazione/televisione che trattò il tema dei cartoni animati giapponesi nel periodo della loro prima messa in onda, quindi dal 1978 al 1985:
nel post al link ci sono gli altri titoli di questa tipologia

Ho però notato che, dal punto di vista cronologico, anticipò tutta la saggistica degli anni 90 del settore anime/manga, tranne "Il mondo dei manga, introduzione al fumetto giapponese" di Thierry Groensteen, che venne tradotto in Italia nel 1992.
I due autori (un autore ed una autrice)di questo "Il bambino televisivo" toccarono solo marginalmente l'argomento anime, un po' come fecero quelli del primo link di cui sopra, però cercarono di fare una analisi un minimo approfondita del fenomeno (paragrafo 1.4 "Una prima analisi del fenomeno").
Questo saggio si pone un po' in un limbo, successivo di un decennio al primo anime boom, anticipatore di qualche anno della saggistica del settore, basti pensare che "Anime, guida al cinema d’animazione contemporaneo" arrivò l'anno dopo.
Tra l'altro il saggio contiene un bibliografia molto dettagliata, professionale, da studiosi, che mi ha permesso di risalire ad altri titoli che potrebbero dimostrarsi interessanti.
Il saggio non l'ho letto tutto, mi sono concentrato solo sulle parti nipponiche, ma non ho, per fortuna, riscontrato nulla sulla balla dei cartoni animati giapponesi fatti al computer  ^_^
Gli autori cercano anche di riepilogare la storia dell'avvento dei cartoni animati giapponesi in Italia, commettono qualche errore di date, però nel 1993 non era facile trovare certe informazioni, specialmente per non esperti del settore.




I due studiosi, penso senza avere conoscenze sull'animazione giapponese, notarono, forse tra i primi, alcune caratteristiche visive degli anime: la dilatazione del tempo; la modifica dello spazio; l'uso di viso ed occhi per trasmettere le emozioni; la presenza di generi differenti (sportivo, sentimentale, fantascientifico etc); la targhettizzazione delle serie per sesso ed età.

giovedì 20 giugno 2019

Catalogo giocattoli Mattel - Natale 1978


Con questo catalogo natalizio della Mattel giungo a postare 5 annate consecutive, salto il 1981 (che pare recuperabile solo a prezzi da rata del mutuo casa), per riprendere con il 1982:

Mattel Natale 1976
Mattel Natale 1977
Mattel Natale 1979
Mattel Natale 1980
Mattel Natale 1982

Oltre a poter apprezzare come e quanto cambiarono in cinque anni i gusti ludici dei maschietti, perché per le femminucce le opzioni restavano abbastanza statiche, ci si potrà ricordare quale significato avesse il concetto "inflazione monetaria", visto che la Mattel inseriva i prezzi "consigliati" dei suoi articoli.
In un periodo in cui parte del popolo invoca il ritorno alla possente liretta, dimenticandosi cosa essa significasse in decurtamento del reddito, vediamo quanto i genitori dovettero sborsare ogni anno per la Roulotte di Barbie:
1976 = 13 mila lire
1977 = 16500 lire
1978 = 16500 lire
1979 = 18500 lire
1980 = 25 mila lire

Nell'arco di soli cinque anni il suo prezzo praticamente raddoppiò!
In pratica avrebbe avuto senso comprarne una decina di confezioni nel 1976 e rivenderle al mercato nero di Barbie nel 1980  ^_^
Nel 1982 la Roulotte costava 39500 lire, il triplo.
Mentre la casa di Barbie mantiene il costo di 25 mila lire dal 1976 al 1978, per salire a 29900 lire nel 1979, fino a giungere a 40 mila lire nel 1980!
Nel 1982 era salita a 55 mila lire, più del doppio rispetto al 1976.
Probabilmente la casa di Barbie, essendo il top degli accessori disponibili, aveva in partenza un costa già alto, che alla Mattel preferirono calmierare un po'.

Ok, questo non è il sito di https://www.lavoce.info/ ... torno ai giocattoli   :]



Nel 1978 Big Jim andava alla grande, forse la sua annata migliore, gli vennero dedicate  ben 23 pagine. C'è ancora molto spazio per i Big Jim western, che già dal 1979 disporranno solo di un paio di pagine, c'è il Big Jim in stile pirati dei Caraibi e proseguono i set safari/campeggio ed agente segreto.



E poi fanno il loro esordio due tipologie abbastanza importanti:
i videogiochi portatili (calcio corsa di auto );
i robottoni!

I secondi scompariranno già nel 1982, non saprei se fossero presenti nel catalogo 1981 che non è in mio possesso, ma i videogiochi vi resteranno in pianta stabile.
Da notare il povero Grande Mazinga etichettato come "Atlas Ufo Robot"... mentre per quello che resterà sempre sconosciuto, il nome venne messo corretto.
Nella descrizione degli accessori si parla espressamente di "2 potenti alabarde spaziali", ma erano 2 spade diaboliche...  >_<
Vabbè, tanto eravamo dei bimbiminkia...

mercoledì 19 giugno 2019

"Struttura semiologica ed effetti psicologici dei nippocartoons", di Maria Villa - "ikon ricerche sulla comunicazione rivista dell'Istituto A. Gemelli" n° 6 1983



"Può un contenuto violento (cioè i cartoni animati giapponesi) produrre una reazione aggressiva tale da stimolare o da bloccare il pensiero, oppure non produce alcun effetto se non una scarsa partecipazione?
E  ancora, è opportuno generalizzare il discorso considerando tutti i cartoons come messaggi violenti, o non è possibile, a parità di contenuto narrativo, effettuare delle differenziazioni strutturali tali da indurre effetti diversi?"

Furono questi i quesiti che si posero gli studiosi che fecero nel 1983 uno studio sulla violenza dei "nippocartoons".
Come si potrà leggere dall'indice sopra riportato l'analisi è abbastanza complessa, non alla portata di tutti, non alla mia, che al massimo posso comprenderne la premessa e le conclusioni, ma non lo sviluppo.
Le tabelle ivi contenute sono per me totalmente incomprensibili, e gran parte della spiegazione introduttiva sulle varie teorie inerenti l'influenza della violenza televisiva sui bambini presuppongono una conoscenza minima di psicopedagogia.
Detto tutto ciò, lo scritto è una interessante fotografia di cosa pensavano gli studiosi nel 1983, quindi ancora in periodo di anime boom (verso la fine), specialmente perché le conclusioni finali sorpresero gli stessi cattedratici, che arrivarono a discolpare, almeno parzialmente, gli anime dall'accusa di renderci tutti dei potenziali serial killer o futuri ministri dell'interno...
Il campione era di ben 180 bambini, diviso equamente in tre fasce di età (60 soggetti di 5 anni, 60 di 7 anni, 60 di 10 anni), a cui vennero sottoposte tre differenti puntate di serie robotiche:

Mazinga Z "Le conseguenze di un litigio" (puntata n° 47 della numerazione Rai, n° 52 originale);
Grande Mazinga "La campana suona per gli eroi" (puntata n° 56, l'ultima);
Astrorobot "C'è una spia tra di noi" (puntata n° 17).

Dopo la visione di ogni puntata venivano effettuate le domande ed i vari test scientifici per valutare il livello di aggressività dei bambini e quanto avessero compreso la trama.
Stante che non mi permetto di commentare la metodologia, le analisi e le conclusioni, mi chiedo se gli studiosi valutarono se i bambini più grandi (il gruppo di 10 anni) avessero già visto una o più delle tre serie presentate.
Cambia molto vedere qualcosa che si conosce da qualcosa di completamente ignoto.
Inoltre mi pare poco sensato far vedere puntate di una serie già iniziata, nel caso del Grande Mazinga addirittura l'ultima stupenda puntata!
Ammesso che nessuno dei 180 soggetti non avessero mai visto una sola puntata delle tre serie, come facevano a comprendere la trama generale da una puntata buttata lì a caso?
A mio avviso avrebbe avuto più senso far vedere la prima puntata delle tre serie, sarebbe stata una scelta più uniforme.



Le prime 17 pagine sono introduttive, ed illustrano l'influsso sui bambini delle immagini violente veicolate dalla televisione, la terminologia è molto tecnica, rimandando a teorie e nomi di esperti del settore.
Nelle restanti 16 pagine sono presentati gli obiettivi della ricerca, il campione, la metodologia, l'analisi strutturale dei "nippocartoons", l'analisi della ricerca e le conclusioni finali.
L'analisi strutturale dei nippocartoons è un pelino breve, solo tre pagine, e non mi è chiaro se gli autori avessero per loro conto visionato più puntate delle tre serie, in modo da farsi un'idea più precisa delle dinamiche tra i personaggi.

Magari a qualcuno con le conoscenze adatte questo articolo potrà tornare utile.


lunedì 17 giugno 2019

"Lotta di classe" - Mondadori Giochi (1979)



Purtroppo non ho mai giocato a "Lotta di classe", un vero peccato, perché il gioco pare veramente bello e divertente.
Bello perché, tanto per fare un esempio, non si sceglieva la "classe" con cui giocare/appartenere, ma era la sorte a sceglierla tramite il tiro dei dadi, in pratica l'unica volta nella vita in cui il tuo stato sociale non era predeterminato dalla nascita...
Bello anche perché, altro esempio, il gioco poteva semplicemente terminare senza vincitori né vinti.
Divertente essenzialmente per il testo delle caselle e, soprattutto, delle carte Probabilità, anche se forse da bambini non si riusciva ad apprezzare l'ironia intrinseca di quelle poche righe.
Ecco qualche carta Probabilità dei Lavoratori:
"Ieri hai stretto la mano al Senatore Pallino e gli hai creduto quando ha affermato di essere il candidato della classe lavoratrice. Sei troppo ingenuo. Perdi un vantaggio"

E cosa dire dello stupendo "Se, nell'ultima settimana, non hai lavato i piatti né cucinato, retrocedi di due caselle. (La discriminazione tra i sessi va a vantaggio della Classe Capitalista)". 

Da notare la contro-carta Probabilità per i Capitalisti:
"Se non hai lavato i piatti o preparata la cena questa settimana, avanza di 2 caselle. "La divisione dei sessi va a beneficio della classe Capitalista).

Potrei continuare per altre 62 frasi, visto che in tutto ci sono 64 carte Probabilità (32 per i Capitalisti e 32 per i Lavoratori), eccone altre dei Lavoratori:

"Sei appena stato messo in cassa integrazione. Se dai la colpa a te stesso, o alla concorrenza straniera, retrocedi di due caselle. Se dai la colpa ai Capitalisti, avanzi di due caselle".  ^_^

Dalla lettura di queste carte si capisce veramente quanto poco questo paese sia cambiato nelle sue problematiche di base:
"Rimborso tasse: visto che le tasse vengono trattenute ogni dalla vostra busta paga, voi operai siete gli unici che non posso barare con le tasse. Il Governo rimedia a questa eccezione raggirando i Lavoratori, tassandoli troppo e concedendo loro troppo poco, anche in materia di rimborso tasse. Prendi 2 vantaggi".

Da notare che non scrissero "evadere", ma "barare"   ^_^


Bellissima la carta autoreferenziale:
"Hanno appena licenziato un'insegnante di sinistra per aver giocato a "Lotta di Classe" con i suoi allievi. Tu aiuti la comunità ad organizzarsi per far riavere il posto all'insegnante, e guadagni 2 Vantaggi per la tua dimostrazione di solidarietà".

E cosa dire dell'utopico "I Lavoratori finalmente comprendono che il socialismo nel nostro paese, data la storia e le tradizioni, sarà ben diverso dal socialismo russo o cinese. In altre parole "lo spauracchio russo non ci fa più paura". Bel colpo. Vale 5 Vantaggi.".

Dalla lettura delle carte parrebbe che gli autori fossero un po' a favore dei Lavoratori, in senso filosofico, non di vantaggi di gioco, ecco una delle carte Probabilità dei Capitalisti:
"Le grandi imprese incamerano gran parte dei contributi del Governo. Mentre scateni un putiferio per la piccola parte che spetta ai poveri, che ne hanno veramente bisogno, approfittane ancora un po' sotto forma di 2 vantaggi."

E poi questa fu incredibilmente profetica!
"Si pubblica una foto che mostra un noto capitalista che fa le corna in pubblico. Non è saggio far sapere ai Lavoratori quello che i Capitalisti veramente pensano di essi. Salta un  turno ai dadi mentre escogiti altri modi per ingannare i Lavoratori".

Profetici e realisti!
"La Mafia ti fa una proposta che non puoi rifiutare: per 2 Vantaggi farà in modo che i Lavoratori saltino 2 turni ai dadi"."

Più realisti del Re!
"Produci deliberatamente delle auto che si sfasceranno prima del tempo al fine di sostenere la domanda di auto nuove. Questo è un buon modo di pensare da Capitalista: avanza alla successiva casella Probabilità".

Sarei curioso di capire se nella versione statunitense il tono delle carte Probabilità Capitalisti fosse il medesimo :
"Sciagura mineraria causata dall'assenza di dispositivi di sicurezza che non hai voluto installare perché, come dicevi, erano troppo costosi. Retrocedi 3 caselle finché non si calma lo sdegno dell'opinione pubblica".

Essendo io limitato alla sola lettura del regolarmente e delle carte per valutare il gioco della Mondadori posso, ovviamente, solo ipotizzare che fosse giocabile, dovrei chiedere conferma a qualcuno che ci giocava da bambino  ^_^



La dotazione della scatola non era neppure esagerata, abbastanza minimalista, ma se è pensato bene, non serve avere millemila pezzi nel gioco.




La plancia da gioco era semplicemente un gioco dell'oca, qui sotto ho "srotolato" le caselle mettendole in fila, in modo che tutti le possano leggere.

sabato 15 giugno 2019

Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica



TITOLO: Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica
AUTORE: Daniele Lombardo
CASA EDITRICE: Editori Riuniti
PAGINE: 152
COSTO: 
ANNO: 1983
FORMATO: 20 cm X 12 cm
REPEPRIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN:

La mia ricerca di saggi che trattassero di animazione giapponese tra la fine degli anni 70 e la metà degli anni 80 procede con alti e bassi, ma procede.
Ovviamente non vennero mai pubblicati saggi esclusivamente sugli anime, ma all'interno di scritti che analizzavano l'animazione in generale, oppure la televisione, c'erano paragrafi, o parti minoritarie di paragrafi, che spiegavano il fenomeno "cartoni animati giapponesi".

I saggi che ho recuperato fino ad oggi:
Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)
Capire la TV (1981) 
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)

Degli 8 saggi sopra linkati il primo è una storia dell'animazione mondiale, in cui sugli anime ci si limita ad accenni. Ho trovato interessante il saggio solo perché potrebbe essere la fonte (travisata) della panzana sull'uso del computer nei cartoni animati giapponesi.
Il secondo contiene "Goldrake" praticamente solo nel titolo, mentre al suo interno l'argomento anime quasi non è trattato, dato che si parla di editoria per ragazzi.
Il terzo tratta gli anime solo con accenni, ma l'autore ne scriveva spesso su giornali e periodici.
Il quarto è parecchio approfondito.
Il quinto è lo scritto di Gianni Rodari in cui si difendevano Goldrake e soci.
Il sesto è per ora il più completo, di matrice cattolica.
Il settimo cerca di fare un minimo di analisi, ma comunque tratta l'argomento anime in maniera assai superficiale.
L'ottavo è la traduzione italica di uno scritto francese sui piccoli telespettatori d'oltralpe, quindi non concernente la nostra esperienza.

Questa ricerca la porto avanti parallelamente a quella dell'Emeroteca Anime, ed è, a mio avviso , ad essa complementare. Infatti se per scrivere un articolo su un quotidiano magari non c'era il tempo materiale perché il giornalista si informasse bene su un argomento, anche se teoricamente sarebbe stato parte del suo lavoro... in un saggio, quindi scritto in un lasso di tempo di mesi o anni, lo spazio per l'improvvisazione sarebbe dovuto essere pari a zero.
A questo esempio farebbero eccezione gli articoli per i mensili/bimestrali/trimestrali che ho recuperato negli ultimi mesi su periodici che si occupavano di scuola ed educazione, anche in questi casi, come per i saggi, il tempo per verificare le fonti ci sarebbe stato.
Comunque, tornando alla pre-saggistica anime, ci si chiede quali fossero le fonti da cui gli autori attingessero, e purtroppo la risposta pare scontata: i quotidiani...

Infatti la balla dei cartoni animati giapponesi fatti al computer torna quasi sempre, e la si può leggere anche in questo caso.
Pare proprio che nessuno si ponesse il problema di verificare se potesse mai essere vero che negli anni 60 e 70 in Giappone esistessero veramente dei computer in grado di creare dei cartoni animati...
Nelle 152 pagine del libro sono tre i punti in cui si tirano in ballo gli anime.
La prima è un accenno in un paragrafo dal titolo "Giocattolo e cartone animato".
Il secondo punto è un paragrafo espressamente dedicato all'animazione seriale giapponese, la parte più interessante del saggio.
L'ultima è una pagina all'interno delle conclusioni finali.
Oggi, con la moltitudine di saggi pubblicati potrebbe sembrare poca cosa, ma nel 1983 erano preziosi spicchi informativi (in parte errati...).




Talvolta una didascalia dice tutto, o anche di più:
"In basso Mazinga, delle serie televisive elettroniche giapponesi che hanno invaso ormai tutte le reti mondiali. L'introduzione dell'elettronica nella produzione dei cartoni animati ha prodotto cambiamenti rilevanti sul tratto del disegno, mancano tutte le imperfezioni, l'imprevidibilità, le soluzioni geniali dei vecchi sistemi di animazione."

I cartoni animati giapponesi evolvono in "serie televisive elettroniche giapponesi", e sono vendute in tutto il mondo, tutto... oddio, probabilmente nel 1983 questo era già più corrispondente al vero  ^_^
Come mi son permesso di fare notare negli ultimi articoli dell'Emeroteca Anime, non ci limitava più a dare una informazione errata, cioè "gli anime fatti al computer", ma ci si inventava di sana pianta dei dettagli, arrivando a rimpiangere i buoni vecchi sistemi di animazione... ah si... quando tutto era fatto a mano... bei tempi!!!
Ma i disegnatori giapponesi facevano tutto a mano!!!  ^_^

venerdì 14 giugno 2019

"Banzai! Arriva il pericolo giallo", di Gianfranco De Turris - "Il Settimanale, politica cultura economia attualità" 26 dicembre 1979



Ho cercato questo articolo in lungo ed in largo, e alla fine l'ho potuto solo fotografare, ergo mi scuso per le immagini talvolta un po' fuori squadra... purtroppo quando in una mattinata si fanno cento e passa scatti, ad un certo punto non si bada più molto alla precisione   ^_^
Il titolo è degnamente apocalittico, ma il suo contenuto è sorprendentemente pro cartoni animati giapponesi, e tranne per il fatto che anche questo giornalista considera vera la bufala che quegli anime erano fatti col l'ausilio del computer, vi si può leggere delle considerazioni di buon senso.
Gianfranco de Turris, pur non essendo un esperto direttamente di animazione, si occupava di cinema, fumetti e letteratura fantasy, quindi l'ambito animato nipponico non era avulso al suo mondo, almeno in quanto "mondo fantastico".
Il giornalista difende si a spada tratta gli eroi animati giapponesi, però mi sorge il dubbio che in parte la sua presa di posizione fu dettata da "motivi politici":
gran parte della sinistra dava addosso ai cartoni animati giapponesi, ergo lui li difendeva e metteva alla berlina i radical chic dell'intellighenzia di sinistra che li demonizzavano.

Oltre ai radical chic se la prende con Umberto Eco, Silverio Corvisieri (giustamente...), la cultura radical-marxista, i maoisti, l'Unità... in pratica si toglie parecchi sassolini dalle scarpe, usando Goldrake e soci a pretesto.
Detto ciò, una difesa di buon senso resta una difesa di buon senso, e bisogna darne atto a chi la scrisse, anche considerando che i difensori degli anime erano in netta minoranza.
Il buon senso dell'articolo scema di molto nella chiusura finale dell'articolo, inerente la serie di Capitan Harlock, in cui si può leggere forse un pensiero personale sfuggito al giornalista e che vuole appioppare, non si sa bene per quale motivo ed in base a quale dato di fatto, ai cartoni animati giapponesi:
"Gli autori (di Capitan Harlock) hanno voluto criticare il femminismo da un lato e l'indifferenza dei politicanti dall'altro? L'ipotesi è fondata.".

Col senno di poi, se la classe politica giapponese e italiana degli anni 70 poteva essere considerata indifferente, quella di oggi come la si classificherebbe?
Quello che non vedo, invece, in Capitan Harlock e negli anime del periodo in generale, è l'anti-femminismo. A loro modo i personaggi femminili dei cartoni animati giapponesi furono più autonomi e rivoluzionari di quelli dei fumetti occidentali, finalmente anche le bambine italiane potevano apprezzare la figura di personaggi non per forza deboli.
La testata che ospitò l'articolo di de Turris era "Il Settimanale, politica cultura economia attualità", che dedico quasi quattro pagine agli eroi provenienti dal Giappone.



Si parte con la cronaca delle prime polemiche contro i cartoni animati giapponesi, e tranne che per quel "Vanguard(...), direi che il tutto fu ben illustrato.

martedì 11 giugno 2019

Due lettere alla redazione con risposte - "Bimbosapiens" n° 5 settembre/ottobre 1982





Con questo terzo post consecutivo, contenente due lettere alla redazione, concludo la panoramica su Bimbosapiens. Entrambe le risposte alle missive dei lettori sono paradigmatiche di quanta poca volontà di informarsi avessero sia gli addetti ai lavori che le pubblicazioni che ne ospitavano gli articoli.
Il settembre 1982 non era l'aprile 1978, mentre posso anche comprendere (ma non giustificarne le fake news) che i giornalisti ed esperti fossero stati completamente spiazzati dal successo di Goldrake, e quindi dovettero trasformarsi in conoscitori un tanto al chilo dell'animazione giapponese, non mi capacito come ben quattro anni dopo non si riuscisse a dare una informazione corretta sul tema.
Qui ci troviamo di fronte alla classica lettera di un lettore che chiede ulteriori delucidazioni su una tematica sollevata dalla redazione, quindi la quintessenza dello scopo di una pubblicazione: informare!

Fu stato espletato il compito istituzionale che ha qualsivoglia redazione di un quotidiano o rivista?
Direi ampiamente no...

Particolare attenzione  merita la prima lettera, scritta da un dodicenne (magari aiutato da un adulto, altrimenti vanno a lui tutti i miei più vivi complimenti) che non si limita ad una lagnanza rispetto all'articolo di Giannalberto Bendazzi presente nel numero di gennaio/febbraio 1982:
"Il trionfo del computer"

Giuseppe Bonelli (il dodicenne) spiega bene il suo punto di vista, ed avanza anche una teoria assai acuta per l'età dello scrivente, la risposta di Bendazzi non deve essere considerata non corretta per i giudizi negativi che lui riporta sull'animazione seriale giapponese, del tutto leciti (non la apprezzava, fine), ma perché vengono date delle informazione al ragazzino (e a tutti quelli che lessero la risposta) assolutamente prive di fondamento.
Dove Bendazzi lesse queste informazioni? Mistero.
La seconda lettera è molto più breve, e mi pare di capire che fu la redazione a scrivere la risposta ad una madre che esprimeva inquietudine per i messaggi sessualmente equivoci presenti in cartoni animati come "La Principessa Zaffiro" e "Lady Oscar".
Anche in questo caso l'argomentazione della rivista parte dal medesimo presupposto di quella precedente di Bendazzi, dando informazioni che non si comprende da dove provenissero, se non da un pregiudizio nei confronti di un prodotto seriale non occidentale: giapponese, ergo di certo creato grazie chissà a quali piani diabolici   ^_^



La disinformazione, fatta volontariamente o per pressapochismo, ha delle conseguenze, e le si può apprezzare nella lettera dell'alunno monzese di seconda media Giuseppe Bonelli, il cui incipit parte  dando per assodato che la bufala sui cartoni animati giapponesi fatti col computer fosse vera.
Come mai lo credeva?
Perché aveva letto l'articolo linkato sopra, ed aveva anche assistito ad un dibattito in cui era presente lo stesso Bendazzi:
"Condivido la sua opinione sulla meccanicità dei movimenti dei cartoni animati giapponesi, realizzati col computer, soprattutto se paragonati a quelli di Disney.".

Perché paragonare una animazione seriale televisiva fatta al risparmio, come tutta l'animazione seria televisiva (compresa quella statunitense ed italiana), con l'animazione cinematografica?
Avrebbe avuto senso mettere a confronto i film animati della Disney con i film animati della Toei ( link 1 - link 2 - link 3 ), questo si, ma non animazione cinematografica contro animazione seriale televisiva...
Ma, soprattutto, NON ERA VERO CHE I CARTONI ANIMATI GIAPPONESI FOSSERO FATTI AL COMPUTER!  ^_^

Quindi il povero Giuseppe partiva dando ragione all'illustre esperto su un fatto in cui quest'ultimo aveva torto, sarebbe cambiata l'argomentazione del ragazzo se avesse saputo la verità?
Comunque il ragazzo non si perde d'animo, non potendo difendere i cartoni animati sul versante estetico, essendo prodotti da diaboliche tecnologie avanzatissime (ma con risultati qualitativi pari a zero...), avanza un parallelismo tra gli eroi dell'epica cavalleresca e gli eroi robotici animati giapponesi.
A me non verrebbe in mente neppure oggi un argomento del genere  >_<

"E allora, perché l'eroe di una serie spaziale non può rappresentare il nostro periodo?"

Già, perché non poteva?
Perché la potevano pensare così solo i dodicenni  ^_^

domenica 9 giugno 2019

"Lady Oscar, ovvero il messaggio dell'ambiguità", di Massimo Maisetti - "Bimbosapiens" n° 5 settembre/ottobre 1982



E' veramente un peccato che il periodico "Bimbosapiens: guida animata per accompagnare i grandi nel mondo misterioso dei piccoli" ebbe vita breve, dal 1981 al 1983... perché nei pochi numeri usciti le perle contro i cartoni animati giapponesi non mancarono.
Sia chiaro, la redazione della rivista aveva tutto il diritto di criticare gli anime, come il medesimo diritto avevano gli autori degli articoli, è il merito delle critica che lascia un po' a desiderare:
"Il trionfo del computer", di Giannalberto Bendazzi - "Bimbosapiens" n° 2 gennaio/febbraio 1982

Come per l'articolo del link sopra, anche in questo caso l'autore non era a digiuno di animazione:
Massimo Maisetti  (spero non si tratti di un caso di omonimia)

Fu addirittura direttore di "ISCA Informazioni", che si occupava espressamente di animazione italiana e scrisse vari saggi sul cinema d'animazione di varie nazione europee. Quindi la redazione si avvaleva di veri esperti, non di giornalisti che si cimentavano per la prima volta con la tematica "cartoni animati".
Infatti la critica mossa da Massimo Maisetti non si ferma ai cartoni animati giapponesi, e nello specifico a Lady Oscar, ma al tipo di programmi che a noi bambini venivano offerti dalle tv locali private a dalla Rai.
Si nota, a mio avviso, nella critica all'animazione seriale giapponese, un certo risentimento (anche comprensibile) per aver messo nell'angolo quella italiana, non comprendendo che i produttori ed animatori nipponici ci permettevano di vedere delle storie, molto spesso ben articolate, con sviluppo dei personaggi e addirittura un buon numero di contenuti etico-morali. Grisù ed il Signor Rossi non solo non potevano competere a livello economico, ma neppure a livello contenutistico.
Comprendo bene le critiche di Maisetti, non capisco, invece, specialmente per un esperto del settore, come non si riuscisse a vedere quanto fossero rivoluzionari quei cartoni animati giapponesi.



Se è indubbio che tra le tonnellate di serie arrivate dal Giappone in Italia in un così breve lasso di tempo, alcune erano di certo abbastanza scarse dal punto di vista dei contenuti, altre si dimostrarono dei piccoli capolavori (Heidi, Anna dai capelli rossi, Capitan Harlock, Conan il ragazzo del futuro, etc etc), apprezzati anche oggi.
Bisogna riconosce all'autore che almeno non tirò in ballo la fandonia dell'uso del computer per creare i cartoni animati giapponesi, ma il soggetto della sua critica era, in questo caso la serie di Lady Oscar, che veniva inserita tra le serie giapponesi la cui "qualità resta però ancorata ai livelli più bassi, con risultati in qualche caso del tutto inaccettabili sotto il profilo educativo".
Osamu Dezaki, Shingo Araki e Michi Himeno ringraziano  ^_^

mercoledì 5 giugno 2019

"Il trionfo del computer", di Giannalberto Bendazzi - "Bimbosapiens" n° 2 gennaio/febbraio 1982



Quanto avrei voluto girare pagina e leggere il titolo "Non sono fatti al computer!", con relativa spiegazione di quanto fosse assurda la teoria secondo cui dei cartoni animati televisivi di metà anni 70 fossero stati creati con l'ausilio dell'elaboratore elettronico, mentre mi son ritrovato davanti il titolo opposto: "Il trionfo del computer".

Anche perché l'articolo che si può leggere sul numero 2 della rivista "Bimbosapiens", fu pubblicato nel gennaio/febbraio 1982, non 1972... nel 1982 alcuni giornalisti avevano già scritto ( e riscritto) che gli anime era tutti fatti a mano, zero computer.
Basti pensare al fatto che nell'aprile del 1979 la trasmissione del TG1 "Tam Tam" dedicò un servizio al successo degli anime, in cui veniva detto chiaramente che:

"Abituati ad associare il lavoro dei giapponesi a sofisticate attrezzature elettroniche, gli occidentali, quando apparvero i cartoni nipponici, parlarono subito di programmazione e di elaborazione elettronica.
Non è così, come mostrano queste immagini.

I disegni animati giapponesi sono il risultato del più artigianale dei lavori."

Ovviamente non era obbligatorio che i giornalisti avessero visto il servizio dei colleghi di "Tam Tam" (ed infatti è palese che non lo vide nessuno...), però se ad avere quelle informazioni c'era riuscito Giuseppe Breveglieri, voleva dire che non erano segreti industriali nipponici.
Quello che sorprende è che l'autore dell'articolo fosse Giannalberto Bendazzi, uno storico del cinema, che si occupava espressamente di animazione. Quindi non un giornalista che doveva riempire tre colonne su un quotidiano, a cui avevano appioppato l'articolino sui cartoni animati giapponesi, tematica che in lui non suscitava alcun interesse, ma un vero esperto del settore.
Bendazzi avrebbe potuto, rispetto ad un giornalista comune, fare appello a fonti dirette magari che conoscevano più di lui l'animazione giapponese, magari avrebbe potuto cercare di contattare direttamente qualche artista nipponico.
Questo articolo dimostra in quattro punti quanto ormai fosse radicata la fake news dei "cartoni animati giapponesi fatti al computer":
1) l'autore era un esperto del settore;
2) non fu scritto agli albori dell'animazione giapponese in Italia;
3) la rivista che ospitò l'articolo si occupava di educazione infantile;
4) la rivista era un bimestrale.

I punti 1 e 2 li ho illustrati sopra, per quanto riguarda il punto 3 è sufficiente rilevare che il titolo completo della pubblicazione era "Bimbosapiens: guida animata per accompagnare i grandi nel mondo misterioso dei piccoli".
Ci si trovava davanti ad un rivista di approfondimento sull'educazione infantile, non era Playboy... Infine la pubblicazione usciva ogni due mesi, forse il tempo per controllare le informazioni date in sei colonnine era ampiamente a disposizione.
Un fatto curioso riguarda sempre Bendazzi, che nel 1978 pubblicò il saggio "Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni", in cui , benché all'animazione giapponese venissero dedicate poche pagine, non c'era alcuna affermazione sull'uso del computer per creare i serial televisivi animati.
Cosa fece cambiare idea a Bendazzi?
Mistero.

lunedì 3 giugno 2019

Distribuzione temporale degli articoli sui cartoni animati giapponesi tra il 1978 ed il 1982 (aggiornato al 1 giugno 2019)



Ogni due post in cui aggiungo articoli all'indice dell'Emeroteca Anime aggiorno le varie tabelle sulla distribuzione temporale degli articoli, sempre e solo per le annate dal 1978 al 1982, quelle con maggiore impatto sulla carta stampata. Queste cinque annate assommano 853 articoli sui 907 totali che ho recuperato fino ad oggi, cioè la quasi totalità.
Rispetto ai precedenti post ( 3 dicembre 2018 24 marzo 2019 ) ho evidenziato le varie fasce numeriche mensili di articoli, non solo per farne risaltare i picchi, ma soprattutto il livello medio di interesse mostrato da quotidiani, settimanali e mensili.
Ovviamente il mese di aprile del 1980 spicca per la nevrosi che si impossessò dei giornalisti della carta stampata (ma non solo), non per nulla ho battezzato i 117 articoli sfornati in 30 giorni, con solo lunedì 7 e giovedì 17 senza (per ora), usando il livello "FOLLIA PURA".
Sarebbe stato appropriato anche "isteria collettiva", tsunami mediatico", "fake news a raffica" etc, ma il concetto non sarebbe cambiato.
Le cause di quei 117 articoli le ho spiegate più volte, quindi non vi ritornerò in questa occasione, preferisco annotare che la media in quei 60 mesi (gennaio 1978/dicembre 1982) ammonta a 14,2 articoli.
Ma anche se dal computo di quei 60 mesi elimino l'inverosimile mese di aprile del 1980 (ergo 853 - 117 = 736 : 59 mesi), la media non si discosta molto dalla precedente: 12,4 articoli al mese!
Mi chiedo se nel medesimo quinquennio ci fu un altro argomento, di pari scarso interesse nazionale/internazionale, che occupò altrento le pagine della carta stampata.
Arrivo anche a chiedermi se mai nella storia pre-web italica, un argomento tanto futile, come quello dei cartoni animati giapponesi, si avvicinò a questo livello di attenzione mediatica.
Da notare che faccio partite il mio conteggio dal gennaio 1978, mentre la serie di "Atlas Ufo Robot" giungerà solo ad aprile, infatti nei primi tre mesi si trovano solo tre articoli sugli anime.
Oltre all'aprile 1980, con i suoi incredibili 117 articoli, gli altri due mesi che salgono sul podio sono maggio 1980 (41 articoli) e dicembre 1979 (38 articoli).
Solo nel maggio 1980 si supera quota 40 articoli, e quattro sono i mesi sopra quota 30 (gennaio 79; dicembre 79; marzo 80; gennaio 81). In sette mesi si supera quota 20 articoli, mentre sono ben 20 i mesi dove ci si colloca tra i 10 e i 19 articoli mensili.
Esclusivamente in un mese non ho trovato articoli sui cartoni animati giapponesi, il marzo 1978, ergo prima di Goldrake, ma ben dopo l'esordio di Heidi.
Mi pare sottinteso che questi dati, non potendo essere (e non lo saranno mai) esaustivi, fotografano solo quello che ho recuperato fino ad oggi.
Purtroppo molte testate che conosco per certo contenere del materiale, non sono disponibili in nessuna emeroteca da me raggiungibile... per esempio di sicuro sul "Il Mattino" gli articoli abbondano... la quest continua   ^_^




Se nel precedente post con le tabelle erano ben 97 le testate che si erano occupate dei cartoni animati giapponesi, in questi due mesi e mezzo ne ho trovate altre 15:
Bimbosapiens; CM;  Cooperazione Educativa; I diritti della scuola; Ikon ricerche sulla comunicazione; Il Settimanale; Isca Informazioni; LG Argomenti; Radio Elettronica; Scuola e didattica; Scuola italiana moderna; Segnalazioni Cinematografiche; Specchio del libro per ragazzi; Studi Cattolici; Tuttolibri.

Mi auguro che l'immagine sia abbastanza grande per poterne leggere i nomi.
Le tabelle mensili qui sotto  ;)

domenica 2 giugno 2019

Altra aggiunta di articoli (109) del 1 giugno 2019 all'indice dell'Emeroteca Anime

Oramai aggiorno l'indice dell'Emeroteca Anime praticamente una volta al mese, fin troppo direi...
40 articoli il 7 febbraio, 54 il 24 marzo e ben 68 articoli il 30 aprile.
Stavolta ho riesumato addirittura 109 scritti sulla carta stampata dal 1979 al 1983, ma per far ciò, a differenza delle tre integrazioni di cui sopra, non mi sono dedicato a pubblicazioni di nicchia (vedi i 3 link), ma principalmentea due classici fra i classici:
Telesette e Telepiù  ^_^

Non che ci volesse molto ad immaginare che sulle due riviste televisive si sarebbero trovati molti articoli inerenti l'animazione giapponese, il problema era, come sempre, poterle visionare... e l'emeroteca è il luogo principe per queste ricerche.
Fino ad oggi tutti i numeri di Telesette e Telepiù presenti in indice e nei post del blog li avevo acquistati, alcuni a prezzi ragionevoli o bassi, altri a prezzi non ragionevoli, altri ancora sono rimasti sul web a prezzi senza senso, e lì rimarranno grazie alla emeroteca dove li ho trovati gratuitamente.
Ho sfogliato le annate complete di Telesette dal 1979 (primo anno in cui erano presenti anche articoli e non solo i programmi) al 1982, trovando più di 40 articoli. Mi sono quindi dedicato alle annate 1980 e 1981 di Telepiù, purtroppo, a parte il mese di gennaio 1982, il resto dell'anno non era in possesso dell'emeroteca, idem per il 1983 etc etc
Un vero peccato, perché di certo nell'annata 1982 di Telepiù gli articoli sui cartoni animati giapponesi non mancheranno, ma prima o poi...  ^_^
In due sole annate di Telepiù ho trovato il medesimo numero di scritti presenti in quattro annate di Telesette, questo profluvio di scritti sugli anime si spiega grazie alla rubrica dal titolo "Teleproteste".
Infatti Telepiù, grazie a questa pagina di "teleproteste", raccoglieva le doglianze dei telespettatori, e spesso le missive erano scritte da ragazzini e ragazzine.
Tecnicamente queste lettere non sarebbero "articoli", ma ho sempre inserito nell'indice dell'Emeroteca Anime anche questo genere di materiale, in quanto una lettera di protesta è comunque un segno di interesse da parte del pubblico (adulto o meno che sia).
Mentre, per esempio, non considero assimilabile agli articoli giornalistici la posta del lettore di "Filo diretto con..." in "Cartoni in tivù", le missive a testate di altro genere le ritengo più importanti. Principalmente perché le pubblicazioni che inserisco non erano dedicate espressamente ai ragazzi, inoltre perché la redazione avrebbe potuto tranquillamente cassarle dando spazio alle lamentele degli adulti. La redazione di "Cartoni in tivù", invece, aveva la necessità economica di dare spazio ai suoi lettori, quindi le tante pagine a loro dedicate facevano parte della "linea editoriale".
Ovviamente questa elucubrazione è del tutto personale  :]
Ergo in indice ho inserito anche i brevissimi trafiletti che riportavo le lettere di lamentela dei giovani telespettatori, lamentele che erano sia di fan dei cartoni animati giapponesi, sia di coetanei che non li gradivano, per quanto incredibile ciò possa sembrare   >_<
Gli articoli non facenti parte del duo Telesette/Telepiù alla fine sono solo dieci, e tra questi ho trovato una testata, sempre inerente il "filone scolastico", che purtroppo ebbe vita troppo breve... solo dal 1981 al 1983... un vero dramma per le mie ricerche...
La rivista in questione si chiamava "Bimbosapiens: guida animata per accompagnare i grandi nel mondo misterioso dei piccoli", era pure un bimestrale, e nei pochi numeri usciti si dedicò ai cartoni animati giapponesi cinque volte, cinque perle uniche nel loro genere  :]
Un'altra testata che ipotizzo mi avrebbe dato soddisfazioni era "Specchio del libro per ragazzi", purtroppo la si trova lacunosa praticamente ovunque, ma nei soli due numeri disponibili a Milano ho trovato un articolo sui 600 genitori di Imola dell'aprile 1980.
Infine, oltre ad un altro paio di scritti su "L'Educatore, quindicinale di pedagogia" (già presente nei post precedenti), a dimostrazione che non c'era testata che si non occupò dei cartoni animati giapponesi, ho scoperto un articolo su "Radio Elettronica, la più diffusa rivista di elettronica"

Di seguito i 109 scritti di questa infornata.