Libri su manga/anime/Giappone, editoria varia, cartoni animati giapponesi, Marvel, Guerre Stellari, Star Trek, videogiochi e giocattoli, riviste TV, articoli giornalistici. Quasi tutto rigorosamente sugli o degli anni 70 e 80.
TITOLO: Passione sakura, la storia dei ciliegi ornamentali giapponesi e dell'uomo che li ha salvati
AUTORE: Naoko Abe CASA EDITRICE: Bollati Boringhieri PAGINE: 406 COSTO: 18,5 € ANNO: 2020 FORMATO: 21 cm x 14 cm REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano CODICE ISBN: 9788833929088
Premetto che io non ho neppure una pianticella grassa sul balcone, manco la salvia ed il rosmarino, figuriamoci un ciliegio... il giardinaggio è la penultima attività che farei in vita mia, l'ultima è andare in palestra...
Questo libro, almeno ad una prima occhiata superficiale, pareva essere basato più sull'orticultura, gli incroci di specie, la tassonomia dei ciliegi, quindi totalmente avulso dai miei interessi.
Tanto per cambiare mi sbagliavo, i contenuti spaziano (effettivamente) dall'aspetto agricoli/vegetali (per così dire) alla storia del Giappone, ma è anche una biografia del protagonista inglese del libro e della sua autrice giapponese.
Inoltre è scritto (tradotto) in maniera molto scorrevole, fila liscio senza neppure accorgetene, tanto che anche le parti più botaniche mi sono piaciute.
Ringrazio quindi l'amica che me lo ha regalato facendomi scoprire un libro che autonomamente non avrei mai acquistato (grazie Susy!).
Il libro si basa per la sua quasi totalità sulla vita di Collingwood Ingram (1880-1981), un cent'unenne che dedicò gran parte della vita ai ciliegi ornamentali.
L'autrice è una giornalista (inviata di un quotidiano giapponese) e saggista, vive a Londra ed è sposata, se non ho capito male, con un inglese.
Nel maggio del 2010 Naoko Abe, dopo aver iniziato ad interessarsi al mondo dei ciliegi, scopre di poter venire in contatto con un parente di Ingram. Questo nipote possiede tutti i diari e i documenti di Ingram, che l'autrice può quindi studiare, scoprendo così che il ricco ereditiere anglosassone rese possibile la sopravvivenza di alcune varietà di ciliegi giapponesi che si pensava fossero estinte. La storia della passione di Ingram per i ciliegi ornamentali si mischia con il Giappone in quanto questi visitò il paese in tre occasioni, nel 1902, 1907 ed infine nel 1926, ed ebbe contatti con i più alti dignitari ed industriali del periodo, nei confronti dei quali perorò la causa della varietà dei ciliegi.
Ingram si rese conto che in Giappone, dall'inizio dell'era Meiji, si piantava quasi esclusivamente la varietà somei-yoshino, mentre le altre tipologie di ciliegi rischiavano l'estinzione. Il suo impegno portò a salvare numerose varietà di ciliegi nipponici, innestandole nelle piante della sua tenuta, e a distanza di anni riuscì a farle reintrodurre in Giappone.
La scomparsa delle altre varietà di ciliegio era dovuta sia ad un motivo prettamente economico (la somei-yoshino costava poco, era facile da curare e cresceva più in fretta), ma anche per una questione politico-nazionalistica. Infatti, quando le varietà di ciliegio (create in epoca Edo) erano tante, la fioritura si dipanava da marzo a maggio, mentre avere una varietà preponderante permetteva di far fiore i ciliegi tutti nei medesimi otto giorni. Questa fioritura e sfioritura contemporanea in tutto il Giappone urbano permise al regime nazionalista di instillare con più forza lo spirito di sacrifico dei giapponesi:
il suddito doveva essere disposto a morire per l'imperatore come i petali di ciliegi cadevano a terra.
L'ideologia dei Sakura vide il suo più fulgido e drammatico esempio nei kamikaze:
Domenica 13 aprile 1980 alle ore 8 e 45 minuti sulla Radio Rai Due venne mandata in onda una puntata di "Videoflash" che aveva un approfondimento sulla crociata dei 600 genitori di Imola contro i robottoni. L'argomento l'ho trattato più volte, ma è uno dei temi cardine di quel periodo:
Purtroppo ho potuto ascoltare e trascrivere solo 7 minuti e 20 secondi della parte (non saprei quantificarla) dedicata ai cartoni animati giapponesi. Dovrebbe esserci anche una seconda parte con un intervento di Giancarlo Governi (citato come Mister Super Gulp), ma non mi è stato possibile reperirla. Per queste informazioni ringrazio Massimo Nicora, che ho scoperto aver caricato pure l'intero audio su You Tube, ergo la mia trascrizione si è rivelata abbastanza inutile, ma sul web tutto è aleatorio, quindi meglio avere anche quello che venne detto riportato per iscritto.
I conduttori della trasmissione erano Giorgio Guarino e Giuseppe Nava, purtroppo il primo viene nominato prima che parli, quindi lo si può identificare, mentre la voce del secondo si confonde con una terza voce anch'essa non presentata. Ergo i conduttori risulterebbero tre. Gli ospiti, invece sono ben identificabili, Paola De Benedetti (Responsabile per i programmi per i ragazzi della Rete Due), Corrado Biggi (la controparte per la Rete Uno), infine Franco Bucarelli, conduttore della trasmissione "Game" che lanciò il sondaggio "Mazinga vs Pinocchio", che fu altra benzina sul fuoco mediatico contro i cartoni robotici giapponesi:
L'aver invitato i due responsabili dei programmi per ragazzi della Rai, all'interno di una trasmissione radiofonica Rai, che commentava anche il sondaggio "Mazinga vs Pinocchio" lanciato da un'altra trasmissione Rai, avrebbe dovuto dipanare qualsiasi dubbio sui contenuti violenti di questi cartoni animati giapponesi.
Il problema fu che si era in piena campagna mediatica contro gli anime (vedi link sopra) e la modalità "coda di paglia" era del tutto attiva e la si coglie in ogni risposta dei due direttori, mentre Franco Bucarelli, probabilmente non temendo ripercussioni sulla propria carriera, non si fa problemi a far notare i lati positivi di questa animazione robotica giapponese.
Alcune risposte ed argomentazioni della De Benedetti e di Biggi mi hanno abbastanza lasciato allibito, di certo la polemica era potente e loro vi si trovarono dentro solo per aver trasmesso dei cavoli di cartoni animati... capisco pure che non è che si potesse pretendere che sacrificassero la vita e la carriera in Rai per i cartoonisti giapponesi ^_^
Di seguito la trascrizione della trasmissione in corsivo e in grassetto il mio commento (solo per differenziarlo), da notare che ho riportato "Goldreìk" perché la pronuncia è parecchio romanocentrica, basta ascoltare l'audio di Nicora.
Prima voce conduttore (senza nome) Una nuova battaglia per gli eroi dello
spazio, 600 genitori, alunni ed insegnanti di una scuola media di
Imola hanno deciso di fare guerra a questi vari Atlas Ufo Robot. Si
battono contro Goldrake e chiedono che vengano eliminati dagli
schermi televisivi della Rai. Forse dimenticando che ci stanno anche
tanti Goldreìk sulle private. Per parlare di questo abbiamo chiamato
i responsabili della prima e della seconda rete per i programmi per i
ragazzi, che sono Paola De Benedetti, per la seconda rete, e Corrado
Biggi per la prima, e Franco Bucarelli che conduce "GAME",
una trasmissione del pomeriggio sempre della prima rete, che ha
lanciato la famosa sfida Mazinga contro Pinocchio. Dopo Franco ci dirà il risultato, ma
entriamo un po' subito in argomento, io darei la parola a Giorgio per
dare un po' di dati di ascolto prima di questa trasmissione.
Giorgio (Guarino?) I dati sono terribili, vado a leggere: i bambini da 3 ai 6 anni, gradimento,
per quanto riguarda Goldreìk 88! 88, gente, è eccezionale, una cosa
incredibile. I ragazzi dai 7 ai 14 anni, gradimento
83. Secondo me il dato più sconcertante è
che per gli adulti il gradimento è 74, cioè 74 è il gradimento che
può avere un film di grossissimo successo o lo sceneggiato, ma di
quelli dei tempi d'oro, per intenderci. Ecco adesso rispondiamo alle polemiche
subito: allora Biggi, sei un fomentatore di violenza?
Il fatto che uno dei conduttori consideri "TERRIBILI" e "SCORCENTANTI" i dati solo perché il gradimento di Goldrake era alto per ogni fascia di età, compresi gli adulti, già la dice lunga sull'obiettività della trasmissione ^_^
AUTORE: Pietro Marengo CASA EDITRICE: Edizioni Manifesto PAGINE: 343 COSTO: 5 € ANNO: 1950 FORMATO: 25 cm x 18 cm REPERIBILITA': on line CODICE ISBN:
Mi sono imbattuto su questo libro in un mercatino dell'usato, e visto che sulla copertina campeggiava l'immagine del pacifista Hirohito, mi è sembrato il caso di acquistarlo. Ho notato che su Ebay la quotazione è abbastanza più alta, se si è interessati solo ad un personaggio forse la spesa potrebbe essere esagerata.
Mi restava il dubbio di capire chi fosse il settimo dittatore, che è Cesare Minore, pensavo fosse un personaggio storico, invece è una figura inventata dall'autore (sperando di aver capito bene..), così lo tratteggia:
"... si riallaccia all'insegnamento di Cristo e segue, nella sua opera, i grandi Condottieri che lo precedettero. La sua dottrina non ha veruna originalità e perfettibilità; ha soltanto il merito di aver riunito l'azione e il pensiero di Cristo, di Alessandro il Grande, di Cesare, di Napoleone, di Mussolini e di aver realizzato le idee degli incompresi sognatori della storia del genere umano...".
Qui mi son fermato...
Va bene che ho un livello culturale basso, ma a tutto c'è un limite... preferisco l'ignoranza... comunque, per chi volesse arrecarsi danno, le sei pagine sono in fondo al post.
Ho cercato info sull'autore, e, se è il medesimo personaggio, era più a destra di tutti quelli che sono a destra oggi...
Visto le tematiche del blog io riporto solo le pagine della parte su Hirohito, non sugli altri cinque dittatori, anche se Churchill e Roosevelt, con tutti i loro difetti, non instaurarono un governo del terrore mondiale...
In realtà non l'ho capito la premessa, ma magari qualcuno ci arriva.
Parrebbe che il libro, almeno per quanto riguarda Hirohito, sia stato scritto prima della sconfitta del Giappone, visto che nel 1950, anno di pubblicazione, l'imperatore aveva ormai cambiato pelle, democratizzandosi.
Proseguendo nella lettura si capisce che è stato scritto dopo, per questo non ne comprendo il tono esaltatore dell'opera giapponese... nel 1950 si era saputo dei crimini di guerra perpetrati in tutta l'Asia, nelle pagine non ve ne è traccia.
C'è pietà per i morti di Hiroshima e e Nagasaki, non per quelli di Nanchino.
Brutte pagine da leggere, ma magari a qualcuno potranno interessare.
AUTORE: Massimo Soumaré CASA EDITRICE: Lindau PAGINE: 255 COSTO: 19 € ANNO: 2021 FORMATO: 21 cm x 14 cm REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano CODICE ISBN: 9788833536132
Quando il buon attempato Massimo Nicora mi ha sottoposto l'uscita di questo saggio ero nel dubbio se acquistarlo o meno, dal sommario i temi trattati era troppo differenti tra di loro ed alcuni non sono di mio interesse (tipo la cucina).
Vero è che finché un libro non lo leggi, non puoi esser certo quale sia il suo livello di interesse per te, ma se poi a lettura ultimata ti rendi conto che non ti ha entusiasmato, è colpa dello scritto o del fatto che già avevi il dubbio se leggerlo o meno?
Il titolo mi ha lasciato un po' perplesso, è possibile veicolare nel 2021 l'idea che esista un Giappone sconosciuto?
Di certo all'epoca chi commentava l'invasione di Goldrake e soci conosceva poco o nulla del Giappone, anche chi si occupava degli adattamenti ne era a digiuno, gli stessi spettatori adulti occasionali non conoscevano nulla della società giapponese. Forse qualcuno conosceva qualcosa della storia giapponese, fino alla seconda guerra mondiale, ma dal dopo guerra agli anni 70 imperava l'ignoranza.
Nel 2021 esiste qualche aspetto che può dirsi sconosciuto del Giappone?
Esistono numerosi siti che raccontano la quotidianità del Giappone, per chi, poi, conosce l'inglese la scelta risulta pressoché infinita.
Non parliamo della saggistica, negli anni 70 non esisteva la scelta che possiamo avere oggi, dove praticamente ogni argomento è trattato:
L'unico possibilità, a mio avviso, di affermare che esiste ancora un Giappone sconosciuto, è dato dal fatto che ad una persona non interessa il tema Giappone, ergo non leggerà nulla di ciò che è stato stampato negli ultimi 30 anni.
Chiaramente c'è anche l'aspetto della vita quotidiana del Giappone (tema non trattato nel libro), che puoi apprendere solo vivendo in Giappone o visitandolo spesso, nel secondo caso la persona non diviene un "esperto" nipponico (a mio avviso). La prima persona che ho conosciuto ad aver fatto dei viaggi in Giappone non sapeva pressoché nulla della sua storia e della società giapponese, però sapeva muoversi in treno o in metropolitana, questo faceva di questa persona un "esperto" del Giappone?
Sto divagando...
Nella prefazione a pagina 7 si può leggere questa frase a proposito del Giappone:
"Tutti ne sanno qualcosa, ma nessuno lo conosce a fondo"
Probabilmente si potrebbe dire di tutte le nazioni del mondo, un po' meno del Giappone: Indice libri
Mi rendo conto che non ho ancora trattato i temi del saggio, rimedio subito ^_^
In generale gli argomenti trattati lo sono sul versante del passato, poco riguarda l'attualità del Giappone, questo non è per forza un difetto, ma lo faccio presente come contestualizzazione temporale. Penso che più argomenti presenti nell'indice siano di nostro interesse, maggiori saranno i motivi per acquistarlo. Una bella banalità :]
Il primo capitolo, che è quello che piò ho apprezzato, si occupa delle bambole giapponesi (ningyo), con un discorso allargato anche a manga ed anime e all'uso moderno delle "love doll". Il fulcro del capitolo, però, è quello storico, con una marea di variazioni, partendo dalle statuette Dogu ed Haniwa per giungere alle action figure.
Mi sono appuntato tutte le tipologie di bambole trattate (sperando di non averne dimenticate e di averle scritte bene):
Un gioco in scatola come quello di "Sesamo Apriti" avrebbe dovuto far riflettere i giornalisti e i commentatori che dall'aprile del 1978 si lagnavano dell'invasione di merchandising tratto dai cartoni animati giapponesi.
L'enorme successo degli anime generò una valanga di materiale mai visto prima in Italia, ma la consuetudine commerciale era ben radicata da anni.
Un programma televisivo seguito dai bambini, come la trasmissione "Sesamo Apriti", generava automaticamente giocattoli, materiale editoriale vario, cancelleria scolastica etc. etc. etc.
Il limite risiedeva solo nella volontà di sfruttare economicamente il programma che aveva successo, lo vedemmo bene nel 1976 con Sandokan.
A parte la disparità di successo tra Sandokan o Sesamo Apriti e Goldrake & soci, l'unica differenza sostanziale era la provenienza territoriale del programma televisivo.
La tigre della Malesia era italiano al 100%, quindi era comunque un successo, anche se le stanzette dei bambini italiani venivano riempite (probabilmente per la prima volta in maniera pianificata commercialmente) da valanghe di oggetti.
I pupazzi statunitensi, che ci insegnavano frasi in inglese adattate in italiano(...), in qualità di alleati strategici dell'Italia, erano pressoché immuni da critiche, se non da estremisti di sinistra ^_^
I prodotti giapponesi non godevano di protettori, se non i giovani telespettatori e qualche adulto più aperto mentalmente.
Finita la filippica a caso, torno al gioco in scatola della "Editrice Giochi" ^_^
Sulla confezione ci sono i due protagonisti della trasmissione che potevamo vedere sulla Rete 2 della Rai, Berto ed Ernesto.
Il contenuto della scatola è un po' minimale, c'è da dire che il target era per un'età attorno alla prima o seconda elementare, quindi la meccanica di gioco non doveva essere molto complessa.
Il gioco di società di "Sesamo Apriti" mi ha sempre incuriosito, lo vedevo spesso nei negozi o alla Standa/Upim, poi l'avvento dei cartoni animati giapponesi ne annullo l'appeal, aggiungerei per fortuna, in quanto non pare fosse un granché :]
Tra l'altro un gioco con un regolamento come quello descritto sotto, in un contesto da case popolari in cui le zuffe erano abbastanza regolari, non avrebbe certo aiutato a pacificare gli animi... infatti, una volta che la lancetta si fermava su uno dei quattro personaggi illustrati, si aggiudicava il diritto a muovere solo chi gettava per primo il corretto gettone sull'immagine corrispondente.
Già mi vedo le risse per gettoni lanciati contemporaneamente o che non atterravano nel punto giusto, bambini che stavano fermi per tutta la partita perché magari meno veloci degli altri.
Premetto che non è mia intenzione colpevolizzare la giornalista de "La Sicilia", che nella pagina degli spettacoli nella rubrica "Telecronache" si occupò in queste sette occasioni di animazione giapponese televisiva, per eventuali giudizi negativi, le notizie che esistevano ai tempi erano veramente scarne.
Gli anime erano prodotti televisivi senza precedenti, nessuno aveva gli strumenti mediatici per valutarli, forse in questo contesto un po' di prudenza sarebbe stata preferibile, ma vale per tutti i giornalisti che se ne occuparono.
Il quotidiano era gemellato, in quanto il proprietario era il medesimo, con l'emittente "Antenna Sicilia", come ho già mostrato nel post sulla trasmissione del "Getter", quindi la linea editoriale non era per forza contro i cartoni animati giapponesi, chiaramente neppure a favore a priori.
I giornalisti ne scrivevano liberamente, e questo aspetto permette di far risaltare come l'opinione sui cartoni animati giapponesi mutò nel tempo, specialmente se si prendono in esame gli scritti di un'unica persona.
Gli scritti riportati in questo post sono i seguenti:
"La starlett meccanica", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 19 maggio 1978
"La speranza è verde", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 5 aprile 1979
"Scioperi nell'arnia", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 28 febbraio 1980
"Il pericolo giallo", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 1 maggio 1980
"Fascino di Broadway", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 7 settembre 1980
"Come prima, peggio di prima", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 5 ottobre 1980
"Cuore di Doxa", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 23 giugno 1981
"La starlett meccanica", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 19 maggio 1978
Nel maggio del 1978 eravamo agli esordi dell'animazione giapponesi sulla tv italiana, in questo caso la Rai, Goldrake aveva esordito da poco più di un mese, la piccola Heidi faceva capolino dal teleschermo dal 7 febbraio.
Il giudizio della giornalista su questa nuova animazione non è negativo, però sorprendono alcune opinioni, in particolare mi ha colpito il voler affibbiare al duo Heidi/Peter una qualche tipo di relazione che non fosse di puro affetto amicale. Mi è parso esagerato (magari stava solo ironizzando) dare all'orfanella svizzera della "fatalona consumata"... Peter si dimostra geloso, ma solo perché con l'arrivo di Clara lui non è più l'unico amico di Heidi. Quante volte ci è capitato da bambini? E forse anche da più grandicelli.
Curioso il fatto che Heidi, a causa della sua esagerata bontà, venga paragonata ad un robot (motivo del titolo), forse Goldrake aveva già influenzato i media.
Un equivoco in cui cadevano spesso i commentatori era quello di considerare il disegno dei personaggi come "bianchi" e non rappresentante i giapponesi. Non capivano che era uno stile di disegno, non voleva rappresentare un popolo in particolare. In questo caso specifico, poi, essendo l'anime ambientato in Europa, ammesso e non concesso che il tratto dei personaggi volesse essere di matrice europea, non vedo quale altra popolazione del mondo avrebbe dovuto mostrare... i malesi? >_<
"I personaggi sono profondamente bianchi, dai lineamenti agli occhi, alle movenze; eccessiva anzi la precisione dei fattori somatici, che riecheggia un certo discorso razzista".
Tra le tante critiche mosse ad Heidi lette, questa proprio non la rammento, e mi pare grandemente ingiusta.
Interessante il fatto che la giornalista riporti che la serie di Heidi era seguita anche dagli adolescenti, non solo da noi bambini.
Stoccata finale alla sigla di Elisabetta Viviani ^_^
In una mia recente spedizione in emeroteca, allo scopo di consultare i palinsesti di varie annate di "Onda TV", quando mi sono imbattuto più volte nel film "Ehi Cesare, vai da Cleopatra? Hai chiuso...", mi si è accesa una lampadina, più che altro un lampione ^_^
Da bambino questo film mi faceva letteralmente sbellicare, quindi ho comprato il DVD ^_^
Ovviamente non ricordavo di preciso la trama, né avevo in mente un critica ragionata del film, semplicemente nel mio cervello questo film era connesso indelebilmente ai concetti di divertente, ridere, bel ricordo, essere contenti.
Uno dei motivi che me lo faceva ricordare tanto vividamente, rispetto ad altre moltitudini di film, è che (sempre nel mio cervello) questo fu il primo che vidi sulle tv locali private quando, finalmente, anche a casa mia venne installata l'antenna sul balcone per poterle captare.
Era un pomeriggio autunnale/invernale del 1978, era buio, l'antennista aveva terminato il suo lavoro, accendemmo la televisione, vennero sintonizzati i canali e lasciarono acceso su questo film.
Il film ho scoperto facesse parte di una serie di lungometraggi inglesi di carattere comico, "Carry On", prodotti dal 1958 al 1978, questo in particolare è del 1964.
Ma del film cosa rammentavo?
Il tono canzonatorio della bella voce narrante, Seneca che ripeteva di continuo a Cesare "Attento alle idi di marzo!", la bellezza dell'attrice che impersonava Cleopatra, la frase finale di Cesare contro Bruto mentre lo pugnala ("fio de na...").
Dalla fine degli anni 70 ad oggi non l'avevo più rivisto, era quindi una prima visione da adulto(?).
Cosa mi sono ricordato appena le scene si susseguivano?
L'uso del dialetto nel doppiaggio, il romanesco per Marcantonio, il ciociaro(?) per Bastiano e Chiarius, infine il veneto per Seneca e la figlia Calpurnia (moglie di Cesare).
Questa è la controprova che gli adattatori italici avevano il vezzo/abitudine di inserire il dialetto nel doppiaggio di film stranieri, non solo nei cartoni animati di "Hanna & Barbera" e nei film animati di Asterix ed Obelix. Chiaramente in una trama che vedeva i romani protagonisti era troppo invitante inserirci voci del centro Italia, più strana la scelta del veneto.
Ho rammentato Bastiano che era un inventore di ruote quadrate... ^_^
Il tormentone di Cesare che mentre pronunciava "Amici, romani..." qualcuno aggiungeva "...proletari" e lui la prendeva male.
Il servo muto di Cleopatra.
La gag dell'aspide masticata e sputata da Marcantonio ^_^
Un paio di battute calcistiche su Roma e Lazio.
Mi ha sorpreso molto (negativamente), invece (considerando che si tratta di un film del 1964), ascoltare numerose battute con doppi sensi di carattere sessuale, ammiccamenti vari, certo non alla stregua della commedia sexy italica, ma comunque presenti in tutto il lungometraggio.
Purtroppo sul web non si trova nulla sui doppiatori italiani del film.
La voce narrante è assolutamente familiare, ma non sono riuscito a capire di chi fosse, mentre si riconoscono le voci di Ferruccio Amendola per Bastiano e di Oreste Lionello per Seneca. Per quanto riguarda Chiarius ho in mente il viso del doppiatore, caratterista romano, ma non riesco a trovare il nome.
Edit del 16 luglio 2021:
J D La Rue svela che il doppiatore della voce narrante è Luigi la Monica (Larry Hagman in "Strega per amore").
Devo dire che nel totale sono rimasto leggermente deluso dalla visione adulta, non che mi aspettassi di ridere quanto lo facevo da bambino, però il livello della comicità non ha retto al passare dei decenni.
I film di Totò, per esempio, hanno mantenuto integra la lor carica comica, meno quelli di Franco e Ciccio, questo si pone un gradino sotto ai due comici siciliani.
Nonostante la leggera delusione, consiglio di comprarlo.
Come si può vedere qui sopra questo film, come qualsiasi altro film del periodo, era di continuo rimpallato da un canale all'altro:
il 27 febbraio 1979 su "Antenna Nord";
il 30 marzo su "Milano TV";
il 13 maggio su "Lombardia 1 e 2".
Da notare l'anno sbagliato, il 1971.
Il film inglese era replicato in orari diversi, mattina, pomeriggio e sera, tanto era catalogato come film comico, ma le battute (secondo me) erano un po' sconvenienti per un bambino delle elementari, che comunque penso le bypassasse concentrandosi su altri aspetti comici.
Sperando di non subire l'ira di You Tube, dato che sul web non ho trovato neppure un video con il doppiaggio in italiano, ho caricato 5 video per rendere meglio, a chi lo vide da bambino come me, il ricordo di questo film.
Sottolineo il bellissimo tono ironico della voce narrante (ditemi di chi fosse, vi prego!).
Da notare una modifica sostanziale effettuata dagli adattatori italiani, che ambientarono le scene iniziali a Frosinone, da dove vengono Bastiano e Chiarius, mentre in realtà nel film la cittadina era Carlisle (c'è una pietra miliare con il suo nome).
Quindi sembrerebbe che per gli inglesi i frusinati del periodo abitassero nelle caverne, quindi una opinione un po' offensiva, ma in realtà quelli erano compatrioti del regista ^_^
Terribile la battuta che Bastiano dice a Chiarius quando questo si presenta:
Bella puntata, contenuti già visti in altri episodi di serie animate, ma comunque bella.
La voce narrante, nel riepilogare il finale dell'episodio precedente, rinomina alcuni oggetti che gli adattatori avevano battezzato in altro modo:
La "radio speciale" diviene "scatola bellica";
La "pistola a raggi ultra rapidi" diviene "pistola a raggi super alfa".
Stante che questi erano solo telefilm per bambini, quindi considerati meno che zero, non sarebbe costato molto rileggersi il copione precedente o prendersi due note a margine per i dialoghi.
Sotto questo punto di vista il mercato odierno è molto più rispettoso dei giovani fruitori di animazione e serie tv.
Inoltre il narratore svela che nella "scatola bellica"(...) era presente un ulteriore oggetto, non menzionato nella puntata precedente:
un microfilm a molecole compresse con informazioni sugli alieni.
Parole a caso ^_^
Tutti questi gadget ed informazioni giungono dal padre di Takashi, intento a guidare su Rosetta la ribellione contro la Tribù dal Sangue Nero.
La serie sta per terminare, questo è il quart'ultimo episodio, ma in questa puntata non si notano sviluppi che ne annunciano la fine, solo a conclusione della puntata la voce narrante ce lo annuncia un po' buttato lì, forse per avvisare i giovani telespettatori italiani di non perdersi l'epilogo.
Con le informazioni del padre di Takashi i nostri eroi stanno cercando di scoprire la base segreta dove si nasconde il Presidente Delitto.
La base di Delitto è sulla montagna (catena montuosa?) di Ixun(?), ho cercato su Wikipedia se esista un monte con un nome simile, ma non l'ho trovato:
Dei cinque giochi in scatola sopra linkati due li ebbi da bambino (ad altri due ci giocavo perché li avevano compagni di cortile: Goal e Concilia), il basket e la battaglia navale elettronica, e devo dire che non erano molto belli. Quindi mi sono convinto che li feci comprare a mia madre (o a mia nonna) solo ed esclusivamente per l'illustrazione sulla confezione di Sergio Minuti, che ti faceva immaginare chissà quali divertimenti infiniti, a discapito della reale giocabilità.
Ancora oggi il suo tratto lo riconosco subito, e questa non è una mia abilità usuale, non avendo molta dimestichezza con disegnati, illustratori, fumettisti etc. etc.
La controprova di questa mia capacità innata (o causata da imprinting fanciullesco) è il ritrovamento in un mercatino di questa confezione con degli adesivi che riproducono i segni dell'oroscopo illustrati dall'autore di Macerata:
Erano buttati lì, seminascosti da varie cianfrusaglie, di cui il proprietario voleva sbarazzarsi il prima possibile, per mia fortuna.
La confezione, una busta di plastica trasparente rigida, è il classico marchio degli anni 70, al massimo primi anni 80, il suo contenuto era intonso, sia la plastica che gli adesivi hanno fatto il classico suono che ti fa capire che mai nessuno li avesse aperti: "scrac"
Ho chiesto ai venditori se avessero idea da dove provenissero, e mi è stato risposto che probabilmente erano in qualche soffitta, ma non mi hanno potuto dire di quale zona d'Italia.
La datazione è chiaramente approssimativa, mi baso sui miei ricordi della busta di plastica, in quanto sugli adesivi da entrambi i lati non è stampato né l'anno né l'azienda che li fece produrre (rivista? materiale da cartoleria?).
Purtroppo su Sergio Minuti non c'è molto su libri e sul web, fa eccezione l'approfondito articolo di Mario Verger sul sito "Rapporto Confidenziale", che ormai data più di 10 anni:
AUTORE: Cristiano Brignola e Francesco Tedeschi CASA EDITRICE: Dynit PAGINE: 189 COSTO: 18 € ANNO: 2020 FORMATO: 21 cm x 15 cm REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano CODICE ISBN: 9788833551111
Solo ritornando il libreria e in fumetteria ho scoperto questo saggio su Evangelion che è uscito nel settembre del 2020, un vero peccato non averlo letto prima.
Bel libro, divertente e rivelatore, più divertente che rivelatore, non perché gli autori manchino di conoscenza sul tema, ma perché, secondo me, è proprio inutile cercare spiegazioni in questa serie di Hideaki Anno, ci ha preso tutti per il...
Premetto che vidi Evangelion nella sua prima trasmissione su MTV, ed in seguito l'ho rivisto altre 3 o 4 volte, infine nella versione cannarsiana, finché non è stata ritirata da Netflix (quindi non la terminai).
Già dall'introduzione ho riso parecchio, perché con il giusto tono leggero (si tratta di un cartone animato, non di una profezia!) gli autori analizzano la serie, ma ne mettono in evidenza anche le assurdità. Ho sorriso nel leggere un po' la presa in giro di chilometri e chilometri di scritti sul web inerenti i significati reconditi della serie.
Mi ha fatto sorridere, ma anche no... perché da un certo punto di vista potrebbe essere l'ennesima presa per i fondelli da parte della conglomerata mondiale nerd/Anno/Dynit/Cannarsi, con lo scopo finale di dirti che la serie ha un senso, solo che tu non l'hai capito :]
Quando vidi NGE su MTV non c'era il web, poca saggistica, non potevo essere influenzato da altri, ammesso ciò sia possibile, esistevo solo io ed una serie animata giapponese moderna di genere robotico/fantascientifico.
Il mio giudizio sulla serie resta il medesimo dal quella prima visione su MTV:
primo terzo della serie stupendo
secondo terzo della serie bello, ma iniziano i casini...
ultimo terzo "Che schifo", citando Asuka ^_^
Semplicemente il finale della serie è venuto molto male, è già capitato e capiterà ancora, solo che in questo caso si scatenarono orde di rivalutatori, spiegazionisti, inventori di sotto trame per non dire ciò che era banale: l'ultimo terzo della serie è fatto male.
Certo, Anno ha dato loro una grande mano, con tutti i sequel, revisioni , film, 2.0, 3.0 etc. etc.
Io faccio parte della fortunata generazione che vide "Atlas Ufo Robot" in una fascia di età (3°/5° elementare) che mi permise di fissarlo bene nei ricordi, ma non pretendevo da NGE che "sparasse i pugni", come scherzosamente scrivono gli autori nell'introduzione, volevo solo guardare un è [@220 (uso i caratteri usati dagli autori) di cartone animato giapponese con un [@220 di finale, bello o brutto che fosse, non un finale a [@220 come quello che ci ha servito il simpatico Anno...
Io non devo aver conseguito tre lauree (religione, filosofia, psicologia) per capire un [@220 di cartone animato... apprezzo le trame complesse, i personaggi tormentati (entro certi limiti), etc. etc. ma il tutto si deve comprendere un minimo.
Non voglio un cartone animato alla "Hanna & Barbera", ma neppure alla Anno Hideaki! ^_^
Il libro mi è piaciuto dalla prima all'ultima riga, gli autori fanno uno sforzo immane nel cercare di spiegarci NGE, ho scoperto un sacco di cose che non sapevo, non tutte le ho capite, ma apprezzo lo sforzo di chi ha cercato di spiegarmele.
Come si può leggere qui sopra il saggio è diviso in due parti più una appendice, la parte che ho apprezzato di meno è la seconda, ma solo perché io non digerisco tutti gli argomenti trattati, considero più sensata la fantascienza, almeno nessuno la prende per verità ^_^
Ho trovato un po' esagerata la proposta degli autori di riguardare la serie leggendo il libro, magari ci sono anche altre cose da fare in una giornata, comunque, per fortuna, lo ricordo abbastanza bene, inoltre la sinossi di ogni episodio è ben scritta.
Mi pare giusto far presente che gli autori precisano di essersi basati sul primo doppiaggio (targato MTV), non sulla versione cannarsiana, su cui ironizzano anche loro.
Nonostante tutto l'impegno degli autori a trovarci spiegazioni un po' per tutto, qualcosa è restato incomprensibile anche a loro, ed è riportato nell'appendice finale.
Edit del 15 novembre 2023
I due autori hanno pubblicato un libro anche sui quattro film:
Per la mia ricerca sui palinsesti televisivi privati locali la rivista "Onda TV" risulta particolarmente interessante, principalmente perché era di matrice lombarda, anche se ho trovato la prima edizione del Trentino (in un numero mi pare del 1979).
Le emittenti su cui si concentrava era quelle che guardavo da bambino, segnale permettendo:
Antenna 3 Lombardia; Tele Alto Milanese; Lombardia 1 (cioè Tele Lombardia); Teleradio Reporter; Milano TV; Antenna Nord.
Come sempre, purtroppo, spesso i programmi erano indicati con un genero "film", "telefilm", "cartone animato" o "disegno animato", ciò rende pressoché impossibile ricostruire la prima trasmissione delle serie animate giapponesi. Quando, nei mesi del 1979, si inizieranno a leggere alcuni nomi di anime, sarà raro trovare anche il titolo del singolo episodio, rendendo impossibile capire lo sviluppo delle serie.
Questo aspetto delle mie ricerche, cioè vedere se e come veniva rispettato l'ordine cronologico delle puntate di una serie, mi sta risultando più agevole comprenderlo tramite dei quotidiani che ebbero un editore che aveva anche una tv privata locale:
L'unico dettaglio che mi permettere di discernere (almeno ipoteticamente) se un cartone animato fosse nipponico o meno è la sua durata, prima dell'avvento degli anime i disegni animati duravo massimo 15 minuti, se si attestano sui 25/30 minuti si può ipotizzare siano nipponici.
Il bello, comunque, degli "Onda TV" è poter leggere un palinsesto dettagliato di "Antenna Nord" o "Milano TV", poterne visionare più numeri consecutivi tra il 1978 e il 1980 ti permette di capire come si modificò l'offerta televisiva delle tv locali, in questo caso Lombarde e milanesi.
In questa recensione, fatto di non poco conto, mostro il primo numero della rivista, una piccola chicca mnemonica, le pagine non erano molte, la grafica quella classica che resterà la stessa per anni..
La redazione si concentrava sui palinsesti, non era "TV Sorrisi e Canzoni" che aveva tanti articoli sui programmi e di costume, i primi "Onda TV", ma la l'impostazione perdura almeno fino a tutto il 1980, erano parchi di articoli di approfondimento, e quando erano pubblicati avevano valenza localistica, aspetto assai utile.
"Onda TV" nei primi numeri si concentra molto su "Antenna tre Lombardia", con molte copertine dedicate ai suoi conduttori, non mi è ben chiaro se magari la rivista era in qualche misura proprietà condivisa con qualche esponente del canale legnanese.
In generale i palinsesti delle emittenti lombarde svelano una serie di trasmissioni autoprodotte ormai dimenticate, ma non sempre, oltre a quelle più famose di "Antenna Tre Lombardia" ("La Bustarella", "Bingooo", "Pomofiore") o "Grand Prix " di "Antenna Nord", era un fiorire di rubriche, anche per bambini/ragazzi:
Totobugiardo, Telebigino, Classe di Ferro (Antenna tre Lombardia); Vidicon, Caccia al 13, Grappeggia Show (Lombardia 1); Lo schiaffo Bacio, Pronto chi vince, Vento di terre lontane(Tele Alto Milanese); Battaglia Navale, Superflash, Musica Market (Antenna Nord); Varietà nel cilindro, Il Quadrifoglio (Teleradio Reporter).
A dimostrazione di ciò che affermo la prima copertina della rivista vede Renzo Villa e Monica Limido, la valletta di "Bingooo" (trasmissione che a me non garbava), e il primo articolo della rivista è una intervista proprio a Villa.
Monica Limido restò ad "Antenna Tre Lombardia anche come annunciatrice:
Dalle parole di Villa si può capire un po' quella epopea delle tv locali private di fine anni 70, il famoso "far west televisivo", in cui si potevano vedere grandi professionisti della televisione assieme a neofiti del piccolo schermo, che in alcuni casi diverranno negli anni anch'essi pilastri delle tv locali e nazionali.
Al link sotto la sigla del "Bingooo", che ricordo poco proprio perché la trasmissione non la vedevo, penso che le immagini che la accompagnano siano quelle della prima versione, con i disegni:
Sono presenti alcuni di trafiletti su altri argomenti televisivi locali, segnalo quello sul quiz per ragazzi "Battaglia Navale" su "Antenna Nord", ma, soprattutto, uno sul televideo dell'emittente varesotta "Tele X", che parrebbe essere il primo videotext sul territorio nazionale!
Ho cercato info sul web, ma sembra che del servizio reso disponibile dalla tv locale di Varese "Tele X" nessuno fonte lo riporta...
Cercando articoli giornalistici sull'animazione giapponese in Italia tra la fine degli anni 70 ed i primi anni 80, mi capita sovente di imbattermi in quello che diverrà, in tempi brevi, il nuovo (ed attuale) nemico dei genitori e degli esperti di educazione:
il videogioco
Scrivere nel 1982 su cosa erano e sarebbero stati i videogames non era semplice, una decina di anni dopo poteva essere più facile intuirne il futuro e valutarli, ma all'alba (in Italia) del loro sviluppo era quasi come giudicare gli anime.
Il campo era completamente sconosciuto, specialmente per il fatto che chi ne scriveva, indipendentemente se a favore o meno, non vi si era mai accostato come fruitore.
Probabilmente la mia è la prima generazione digitale, o almeno semi digitale, tutte le precedenti erano totalmente analogiche, un pixel era come un alieno :]
Quando, in più, trovi due articoli su una rivista prettamente dedita all'analisi politico-economica e di matrice comunista, come lo era il "CESPE" (Centro studi di politica economica), la curiosità su come erano visti e trattati i primi videogiochi cresce.
Facendo qualche ricerca ho scoperto che il "CESPE" fino al 1984 era un organismo del PCI, dal 1984 lo si sarebbe previsto autonomo:
Il primo articolo è a firma di un super esperto di comunicazione, come Alberto Abruzzese, mentre il secondo scritto è ad opera di Giacomo Mazzone, che forse ai tempi non era conosciuto quanto Abruzzese.
Il primo è una analisi sui valori e i meccanismi del videogioco, il secondo si concentra sull'aspetto economico da loro movimentato.
Ammetto che non ben compreso l'articolo di Abruzzese, non mi pare osteggi il gioco televisivo elettronico, però per me ciò che scrive risulta troppo astruso.
Il fatto di dover spiegare, da adulto che non ha mai preso in mano una levetta, ad altri adulti che non hanno mai toccato una levetta, cosa sia un videogioco, doveva essere un compito immane per chiunque. Non sono in grado di comprendere se Abruzzese ci riuscì, ognuno valuti da sé lo scritto.
L'articolo di Mazzone, invece, essendo un riassunto del florido mercato dei videogiochi del periodo, resta comprensibilissimo.
L'unica cosa che non mi è chiara è il perché, a livello italiano, si trattino i flipper... mentre per quanto riguarda il mercato Usa ci viene spiegato che una delle aziende leader nei videogiochi produceva anche flipper, e quindi ha senso citarli, per il mercato italiano le aziende vendevano solo flipper, ma i flipper e i videogiochi sono due meccanismi ludici senza nesso, se non per il fatto che si usino le mani e gli occhi per giocarci.
Probabilmente l'essere di una generazione totalmente analogica come quella dell'autore, che da ragazzo avrà giocato ai flipper ma mai ai videogiochi, non gli permise di comprendere le differenze.
Differenze che si possono vedere da alcuni decenni, i videogiochi spopolano in tantissime forme e piattaforme, i flipper sono estinti ^_^
Non ho ben chiaro se è comprato il numero 2 di "Shingo Tamai - Arrivano i Superboys" nella suo primo arrivo in fumetteria o in una seconda infornata, in quanto per alcune fumetterie il secondo volume neppure era stato pubblicato e per altre era esaurito ed erano in attesa che tornasse in negozio.
Questa incertezza sulle uscite è anche dato dal fatto che sul volumetto la Dynit non riporta la data della prossima uscita, ma solo la data in cui è terminata la stampa di quello che si ha tra le mani, ergo non ho capito (e non l'hanno capito neppure nelle fumetterie, viste le risposte discordanti che ricevo) quale sia la cadenza della serie, quindicinale? Mensile? Quando capita?
Comunque, indipendentemente dal fatto che uno deve telefonare 10 volte in fumetteria per sapere se sia disponibile, alla fine me lo sono portato a casa ^_^
Come ho scritto nella recensione del numero 1, dato che di siti che commentano i manga ne esistono numerosi molto più esperti di me, e non volendo neanche spoilerare la trama ai lettori, mi sono concentrato più che altro sulla differenza grafica e di personalità tra la versione anime ed il manga.
Solo che in questo secondo numero non ci sono personaggi nuovi rispetto al primo numero, ergo non avrei nulla da mostrare ^_^
Ergo mi limiterò ad elucubrazioni (brevi) su alcune differenze comportamentali dei personaggi che mi hanno sorpreso.
Questa è l'unica scan del manga che mostro e non penso si svelare nulla, tanto avevo già fatto vedere che Misugi era presente fin dal primo numero, a parte che l'arbitro della rivincita tra prima e seconda squadra lo arbitrerà proprio Misugi!
Ho inserito questa scan perché ad un certo punto viene fischiato un "fallo di prima" contro la seconda squadra, e ho faticato, pur avendo girato pagina e visto le tavole successive, a capire che era un rigore... E l'ho capito perché si afferma che il tiro sarà arduo pararlo perché eseguito "solo da 11 metri"!
Evidentemente anche le idee degli autori del manga, come quelli dell'anime, erano un po' confuse sulle regole e le consuetudini/dinamiche presenti in una partita di calcio, forse la Dynit poteva tradurre "fallo di prima" semplicemente con "rigore", magari non sarà stato rispettoso al 100% del testo originale, ma bisognerebbe evitare cannarsismi... è un manga sul calcio e noi siamo in Italia, chi compra questo manga è cresciuto a calcio ed anime, chiamatelo come lo chiamano tutti: rigore! T_T
Spero vivamente che l'autore della traduzione ed adattamento non sia una persona a digiuno di calcio, altrimenti ci ritroveremo con un sacco di equivoci, e dato che l'evolversi di una partita visibile nelle tavole è già poco chiaro, vista la non conoscenza del gioco da parte degli autori nipponici, vorrei evitare di dover leggere le medesime pagine 4 volte per capire cosa sia successo ^_^
Tornando ai personaggi e mantenendomi più sul vago possibile, più di un personaggio ha un profilo differente rispetto all'anime.
TITOLO: Anime e Sport, grandi atleti nella realtà e nell'animazione giapponese
AUTORE: Fabio Bartoli CASA EDITRICE: Tunué PAGINE: 328 COSTO: 28 € ANNO: 2021 FORMATO: 23 cm x 15 cm REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano CODICE ISBN: 9788867904372
Siamo tutti sportivi, e se non lo siamo attivamente lo siamo televisivamente, e tutti abbiamo seguito o seguiamo tutt'ora gli anime (o i manga) di genere sportivo, il saggio di Fabio Bartoli mette assieme questi due aspetti.
Il genere "spokon" è mutato nell'arco dei decenni, i temi portanti delle serie anni 60 non sono più gli stessi di quelli che possiamo vedere oggi, lo scritto evidenzia il cambiamento dei temi assieme al cambiamento della società, che da nazione povera post seconda guerra mondiale, divenne una potenza economica. Il miglioramento dello status economico e sociale di ogni famiglia si ripercosse su come lo spot animato veniva interpretato.
Per quanto mi riguarda non ho seguito regolarmente serie animate recenti di genere sportivo, penso che l'ultima sia stata "Slam Dunk", diciamo che sono più ferrato su quelle che vedemmo in televisione dalla fine degli anni 70 ai primi anni 80, quelle del filone "sangue e sacrificio per raggiungere il top!" ^_^
L'autore, giustamente, parte dal presupposto che un fan dell'animazione giapponese non debba essere per forza un conoscitore di sport, e comunque non di tutti gli sport trattati dagli anime e dai manga. Il concetto vale anche al contrario, quindi un fan di sport agonistici potrebbe volersi accostare a come questi vennero trattati in manga ed anime, ma non conoscerne i titoli, personaggi ed autori.
Per questi due motivi tutto il saggio è inframmezzato da box informativi sia sui manga, anime, personaggi ed autori che sugli atleti citati.
Inoltre vi si può leggere 16 interviste ad atleti di ieri ed oggi, chiaramente alcuni di loro, per meri motivi anagrafici, avranno qualche aneddoto riguardante ai cartoni animati giapponesi che vedevano in televisione da bambini/ragazzini (o anche da adulti), gli intervistati più anziani o di nazioni che non trasmisero anime quando loro erano bambini (per esempio le nazioni comuniste dell'est europeo) non riporteranno ricordi.
Personalmente ho preferito le interviste di chi ha ricordato le serie che seguivano da bambini, in primis quella di Andrea Zorzi, ma ci sono delle eccezioni, tipo l'intervista a Dino Zoff, quando parla il Dinone nazionale si ascolta e basta ^_^
I primi due capitoli hanno lo scopo di introdurre il lettore al tema della storia giapponese e dello sport giapponese fino al dopo guerra. Il motivo è il medesimo dei box informativi sui nomi citati, non viene dato per scontato che si conoscano questi argomenti, poi, se uno li conosce per aver già letto altro, li si può considerare come una introduzione.
Solo dal terzo capitolo si inizia a trattare più compiutamente il tema dello sport, manga ed anime, affrontando per primo la storia della nazionale femminile di pallavolo, medaglia d'oro alle olimpiadi di Tokyo 1964, e delle serie animate che questa impresa ispirò. Molta parte del saggio è dedicata giustamente allo sceneggiatore Ikki Kajiwara, che contribuì a creare il genere spokon, basta ricordare "Tommy la stella dei Giant", "Rocky Joe" o "l'Uomo Tigre".
Tanti i temi illustrati a questa prima fase dello spokon, in cui i personaggi si sacrificavano negli allenamenti ed in gara per avere un riscatto sociale, dimostrando che con il duro lavoro si poteva raggiungere qualunque obiettivo.
Il paragrafo finale del terzo capitolo ha come tema il "catch", che noi vedemmo sulle televisioni locali commentato dal mitico Tony Fusaro ^_^
Unico del suo genere il supplemento finale al capitolo incentrato esclusivamente proprio sul "puroresu", ad opera di Dario Rotelli, veramente interessante!
Nel mostrare l'immagine qui sopra su come è strutturato il saggio, cioè i box informativi sui personaggi citati a beneficio dei lettori non esperti in uno dei due campi trattati, mi permetto di sollevare l'unica critica al saggio, inerente allo spazio pressoché nullo dedicato alla prima serie sul calcio:
Il box informativo che si può vedere nella pagina di destra è l'unico approfondimento sulla serie...
In tutto il saggio ci sarebbe numerosi punti che avrebbero dovuto tenere conto di questo misconosciuto anime (solo ora sta uscendo il manga...), per esempio nel sesto capitolo si trattano i grandi rivali sportivi, ma ci può essere altro duello che superò in rivalità quello tra l'allenatore Matsuki e Takeshi Kamioka?
E quando si tocca il tema del Giappone contro il resto del mondo, perché non si parla delle tante partite (anche a livello personale) tra la squadra di Shingo e la formazione brasiliana di Ken Santos?!
Potrei proseguire ancora, ma trovo la non considerazione della serie di Shingo Tamai molto frustrante, anche in considerazione del fatto che, invece, "Holly e Benji" (Capitan Tsubasa) son sempre citati...
Facile, hanno fatto un sacco di serie con un sacco di puntate, ovvio che da qualche parte siano riusciti a toccare un argomento sensibile...
Nell'unica sere di 52 episodi dei "Superboys", a volervi vedere o ad aver visto l'anime, i temi da approfondire sarebbero tantissimi, e ci sono tutti, e dico tutti, i temi sviscerati dall'autore.
Purtroppo, nonostante il grande successo che il cartone animato giapponese ebbe durante le sue trasmissioni nei primi anni 80, pare praticamente non sia mai stato mandato in onda nel nostro paese...
Non c'è niente da fare, la lobby oscura di "Holly e Benji" è troppo forte...
Terminato l'angolo della critica, torno al libro con il quarto capitolo, che affronta il genere spokon negli anni 70 ed 80.