Premetto che non è mia intenzione colpevolizzare la giornalista de "La Sicilia", che nella pagina degli spettacoli nella rubrica "Telecronache" si occupò in queste sette occasioni di animazione giapponese televisiva, per eventuali giudizi negativi, le notizie che esistevano ai tempi erano veramente scarne.
Gli anime erano prodotti televisivi senza precedenti, nessuno aveva gli strumenti mediatici per valutarli, forse in questo contesto un po' di prudenza sarebbe stata preferibile, ma vale per tutti i giornalisti che se ne occuparono.
Il quotidiano era gemellato, in quanto il proprietario era il medesimo, con l'emittente "Antenna Sicilia", come ho già mostrato nel post sulla trasmissione del
"Getter", quindi la linea editoriale non era per forza contro i cartoni animati giapponesi, chiaramente neppure a favore a priori.
I giornalisti ne scrivevano liberamente, e questo aspetto permette di far risaltare come l'opinione sui cartoni animati giapponesi mutò nel tempo, specialmente se si prendono in esame gli scritti di un'unica persona.
Gli scritti riportati in questo post sono i seguenti:
"La starlett meccanica", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 19 maggio 1978
"La speranza è verde", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 5 aprile 1979
"Scioperi nell'arnia", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 28 febbraio 1980
"Il pericolo giallo", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 1 maggio 1980
"Fascino di Broadway", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 7 settembre 1980
"Come prima, peggio di prima", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 5 ottobre 1980
"Cuore di Doxa", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 23 giugno 1981
"La starlett meccanica", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 19 maggio 1978
Nel maggio del 1978 eravamo agli esordi dell'animazione giapponesi sulla tv italiana, in questo caso la Rai, Goldrake aveva esordito da poco più di un mese, la piccola Heidi faceva capolino dal teleschermo dal
7 febbraio.
Il giudizio della giornalista su questa nuova animazione non è negativo, però sorprendono alcune opinioni, in particolare mi ha colpito il voler affibbiare al duo Heidi/Peter una qualche tipo di relazione che non fosse di puro affetto amicale. Mi è parso esagerato (magari stava solo ironizzando) dare all'orfanella svizzera della "fatalona consumata"... Peter si dimostra geloso, ma solo perché con l'arrivo di Clara lui non è più l'unico amico di Heidi. Quante volte ci è capitato da bambini? E forse anche da più grandicelli.
Curioso il fatto che Heidi, a causa della sua esagerata bontà, venga paragonata ad un robot (motivo del titolo), forse Goldrake aveva già influenzato i media.
Un equivoco in cui cadevano spesso i commentatori era quello di considerare il disegno dei personaggi come "bianchi" e non rappresentante i giapponesi. Non capivano che era uno stile di disegno, non voleva rappresentare un popolo in particolare. In questo caso specifico, poi, essendo l'anime ambientato in Europa, ammesso e non concesso che il tratto dei personaggi volesse essere di matrice europea, non vedo quale altra popolazione del mondo avrebbe dovuto mostrare... i malesi? >_<
"I personaggi sono profondamente bianchi, dai lineamenti agli occhi, alle movenze; eccessiva anzi la precisione dei fattori somatici, che riecheggia un certo discorso razzista".
Tra le tante critiche mosse ad Heidi lette, questa proprio non la rammento, e mi pare grandemente ingiusta.
Interessante il fatto che la giornalista riporti che la serie di Heidi era seguita anche dagli adolescenti, non solo da noi bambini.
Stoccata finale alla sigla di Elisabetta Viviani ^_^
Di seguito l'articolo ingrandito.
"La speranza è verde", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 5 aprile 1979
Il successivo articolo a tema anime della giornalista reca la data di aprile 1979, quindi un anno dopo il precedente. L'argomento principale dello scritto è il giornalino scolastico (pratica in cui eravamo tutti impiegati ai tempi) di una quinta elementare (scuola Vittorino da Feltre) , ma visto che i bambini avevano(?) scelto l'argomento violenza e vollero farne partecipe la redazione de "La Sicilia", vediamo come venne riportata la cosa sul quotidiano.
La giornalista dubita, giustamente, che gli scritti del giornalino fossero tutta farina del loro sacco. Chiunque fu impegnato in questa attività in classe si ricorda che molto dipendeva dalla maestra/o, dipendeva da quanta libertà ti lasciavano e da quanto ti volessero influenzare.
Goldrake nel giornalino scolastico compare dalla seconda pagina, quindi la giornalista ne parla.
Luigina Grasso si reca anche nella scuola, posizionata in un quartiere popolare, una scuola prefabbricata, come quella che frequentavo io.
Goldrake e Venusia diventano "improbabili e tremendi personaggi dei fumetti della TV", Zorro, invece, un sopravvissuto romantico ^_^
Io adoravo Zorro, oltre a farmi fare il mantello da mia nonna per il costume di un Carnevale, ebbi anche il gioco in scatola della Clementoni, ma i cartoni animati giapponesi erano di un altro livello.
Uno dei temi scelti ad inizio dell'anno fu la violenza ed i mass-media, quindi i cartoni animati giapponesi evidentemente rientravano perfettamente nel calderone.
"Scioperi nell'arnia", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 28 febbraio 1980
Ok, la giornalista non era proprio una fan dell'animazione giapponese, capisco non digerire Goldrake o Mazinga, ma Heidi e l'ape Maia sono abbastanza neutre se non addirittura educative.
Comunque le tonnellate di merchandising dei cartoni animati giapponesi provenivano nella quasi totalità da aziende italiche, solo i giocattoli dei robottoni arrivavano dall'Asia.
"Il pericolo giallo", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 1 maggio 1980
La primavera del 1980 è sempre la cartina tornasole del cambio di giudizio sugli anime, se poi il punto di vista non era positivo neppure prima... ^_^
L'eco della protesta anti robottoni nipponici dei 600 genitori di Imola era giunto anche in Sicilia, solo che sull'isola gli invasori animati diventano coreani :]
Comunque i soggetto degli strali scritti erano loro: Mazinga, Jeeg Robot, Ufo Robot, Goldrake.
Il fatto che a distanza di due anni dall'esordio di "Atlas Ufo Robot" molti commentatori non avessero ancora ben chiaro che "Ufo Robot" e Goldrake erano la medesima serie, mi lascia sempre perplesso, ed è la dimostrazione di una scarsa attenzione sull'argomento.
Le parole della giornalista sui cartoni animati giapponesi robotici sono molto dure:
violenti,
istigatori di violenza,
orribili,
tremendi,
incitatori alla violenza fine a se stessa,
aggressione pseudoscientifica,
nozioni distruttrici,
proiezioni di una latenza criminaloide,
mente dei disegnatori è contorta,
bellicosità demoniaca di questi eroi mostruosi,
orda di mostri elettronici.
Noi bambini eravamo: abbandonati a se stessi, piccoli robot senza più fantasia, storditi, drogati, in grave pericolo.
Se conta qualcosa, io e il mio gruppo di amici più stretti, non facevamo a botte, non facevamo dispetti, non canzonavamo i compagni di giochi, volevamo solo guadarci in pace i cartoni animati giapponesi, e alla fine ci siamo pure riusciti ^_^
"Fascino di Broadway", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 7 settembre 1980
Ai cartoni animati giapponesi è dedicato solo il terzo finale della rubrica, ma il giudizio negativo resta.
Da notare che in quel periodo l'emittente "Antenna Sicilia", del medesimo proprietario, aveva già trasmesso o stava trasmettendo almeno un paio di un anime robotici, tipo "Space/Getta Robot" e Daitarn 3.
Questo non implicava che non li si dovesse criticare, ma era implicito che la critica, oltre che alla Rai, fosse indirizzata verso le emittenti private locali.
"Come prima, peggio di prima", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 5 ottobre 1980
In questo articolo i cartoni animati giapponesi di genere robotico sono citati solo in una breve frase (giudizio negativo, ovviamente) alla fine della prima colonna, di norma non inserisco articoli con mere citazioni occasionali, altrimenti nell'Emeroteca Anime ci sarebbe millemila scritti ^_^
Questa volta ho fatto un'eccezione in quanto mi sono reso conto che, in un discorso più vasto dell'autrice di critica ai contenuti che la televisione (la Rai) trasmetteva, gli anime erano ormai parte integrante del giudizio negativo generale, anzi, confermavano le prime critiche degli anni 50 sulla carica disgregatrice della famiglia e diseducativa della TV.
L'unica fase della tv pubblica che viene salvata è quella del post seconda guerra mondiale, in cui la Rai insegnò a moltitudini di italiani analfabeti a saper un minimo leggere.
Leggendo queste critiche, anche legittime, mi chiedo come mai la giornalista fosse finita a scrivere proprio di televisione nella pagina degli spettacoli...
"Cuore di Doxa", di Luigina Grasso - "La Sicilia" 23 giugno 1981
Stavolta concordo con la giornalista quando afferma che la Rai ci propinava programmi per bambini veramente di un livello elementare, questo, però, prima di Heidi e Goldrake, che furono una rivoluzione comunicativa che perdura fino ad oggi. Chiaramente la giornalista non concorda con me, dato che inserisce l'animazione giapponese televisiva nel calderone dei programmi non educativi. Da notare come ormai nell'estate del 1981 la percezione era che la stagione degli anime in tv fosse in declino, di certo quelli robotici, benché sulle tv locali private venissero ancora ampiamente replicati.
La Luigina è brava, scrive bene, mi piace abbastanza quando analizza il giornalino della scuola, ma... non c'è niente da fare, quando scrivono dei cartoni giapponesi si trasformano, si chiudono nelle gabbie di Faraday dei luoghi comuni.
RispondiEliminaLei poi oltre che col Giappone ce l'aveva su con la Corea, chissà perché.
La Luigina mi fa venire in mente una canzone, che era una fissa di una tipa che conoscevo a inizio secolo ... erano anni che non ci pensavo :)
https://www.youtube.com/watch?v=9lbS40KU9aE
Che hit ^_^
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