TITOLO: Il paese incantato, i giardini segreti di Hayao Miyazaki
AUTORE: Lidia Zitara
CASA EDITRICE: Pendragon
PAGINE: 318
COSTO: 22
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788833645766
Parto che le solite premesse d'obbligo, per cercare di evitare equivoci, che sul web non mancano mai ^_^
Non capisco nulla di giardinaggio, in casa non ho neppure una piantina e neppure la voglio.
Non capisco nulla di paesaggistica, architettura, tecniche di disegno animato e colorazione.
Per questi motivi, oltre a cercare di illustrare il contenuto del saggio con il mio scritto, ho inserito alcune scan (quasi tutte del capitolo su "Porco Rosso"), così da evitare di scrivere castronerie su tematiche a me ignote.
Ho apprezzato il saggio in quanto affronta i film di Miyazaki da punti di vista differenti dal solito, in particolar luogo quello dei giardini, di cui l'autrice è un'esperta, trattando la tematica come professione.
Ribadendo che consiglio la lettura del libro, mi permetterò di fare qualche critica, anche perché la stessa autrice non ne lesina verso i giornalisti italici, la saggistica di settore (anime e manga), i doppiaggi nostrani dei film di Miyazaki e tante ed altre varie.
Si può dire che scriva in maniera schietta, occasionalmente un po' astrusa, almeno per il mio livello culturale, ma comunque, nella totalità del libro, comprensibile.
La lettura del libro mi ha fatto venire voglia di rivedere i film, tanto per capire se ho compreso qualcosa in più dell'apparato grafico e dei fondali.
E' importante specificare che nel saggio non c'è la sinossi precisa dei film e delle serie, ci sono solo accenni a parti, non essendo il tema del saggio, quindi chi non li ha visti non comprenderà i riferimenti descritti.
Nell'introduzione l'autrice spiega che il libro si occuperà dei "paesaggi di Miyazaki", però non nel senso generale di come l'artista espone le proprie storie ed idee, ma proprio nel senso letterale del termine "paesaggistico", comprensivo di fondali, tecniche di disegno animato e coloritura dei cell. In qualche saggio è stato proposto un approccio simile, ma non mi pare fosse una delle basi dello scritto, come è invece in questo.
Sempre nell'introduzione viene riportato che il libro
"non prenderà in esame aspetti psicologici, concettuali o tecnici, già affrontati altrove con grande capacità". Solo che "l'altrove" nel libro non è del tutto chiaramente esplicitato, perché totalmente assente la bibliografia e la sitografia. Il problema è che, se nell'introduzioni si muovono critiche alla saggistica in lingua italiana (su cui posso anche concordare, basta pensare alla
collana "Ultra Shibuya"), motivo per il quale si è attinto a quella anglosassone e poi non viene inserita la bibliografia, mi pare che si crei un corto circuito logico. C'è da dire che di norma è la casa editrice a decidere di non inserire le pagine di bibliografia e sitografia, non chi scrive il libro. Qualche informazione è comunque presente, in quanto nelle note a piè di pagina ci sono vari titoli di libri e siti, ma leggere la bibliografia e la sitografia sarebbe stato meglio.
Stante che il saggio si sarebbe dovuto occupare di paesaggio, architetture, fondali, tecniche di disegno animato, colorazione e giardini, non mancano gli off topic in tema animazione giapponese, che vanno pure bene, bastava non scrivere nell'introduzione l'opposto.
Ci sono, poi, occasionali off topic degli off topic, politica, politica estera, valutazioni su gruppi come gli otaku, maschilismo ed altro, che forse si potevano evitare. E' vero che pure io qui sul blog ogni tanto butto lì qualche battuta di attualità, ma qui non paga nessuno, pagare un libro su Miyazaki e leggere certe valutazioni descritte, risolte e sentenziate in due righe, mi ha parzialmente distolto da una lettura rilassata del libro, ma ci tornerò più sotto.
Il primo capitolo funge da spiegazione al lettore di come l'autrice venne a contatto con l'animazione giapponese, cioè in televisione. Non mi è chiara la sua età, quindi ipotizzo, da quello che scrive, sia più giovane di me, infatti a pagina 19 sposta "Lupin III" negli anni 80, mentre il ladro nipponico arrivò sia in televisione che al cinema nel 1979, fine 1979, ma sempre 1979:
Per l'autrice il colpo di fulmine fu il giorno della Befana 1987 con la trasmissione del film "Nausicaa" su "Rai 1" (
link). In questo passo viene scritto che
"per la prima volta nelle nostre vite un cartone animato si presentava come un film". Non mi è chiaro se il "nelle nostre vite" sia riferito a lei e alla sorella (con cui vide il film) o "nostre" di bambini italiani. Immagino sia la prima interpretazione, anche perché "noi" vedemmo un vero film animato in televisione quando veniva trasmesso dalle tv private locali
l'Hols/Valiant di Isao Takahata, che benché contenesse qualche canzoncina (comunque triste), aveva toni seri ed adulti.
Il secondo capitolo prende in esame i fondali e i paesaggi delle prime serie tv a cui Miyazaki partecipò (con la regia di Takahata). Stante che ognuno ha i suoi gusti, il giudizio su Heidi mi vede agli antipodi, e lo trovo pure un pelino offensivo, visto quello che la pastorella svizzero nipponica ha fatto in Italia per gli anime:
"In verità - come per molti dei prodotti per la TV che ho visto da giovanissima - se oggi mi chiedeste di rivederlo preferirei un calcio nella rotula"...
Quindi l'autrice ha scritto un paragrafo sulle parti di Heidi disegnate da Miyazaki senza rivedere la serie?
Io
Heidi l'avrò rivisto nei decenni una decina di volte, ed ogni volta l'ho trovo sempre più bello... forse il giudizio si poteva omettere o almeno evitare la confessione di non aver più rivisto la serie.
Piccola nota sulle battuta del "calcio alla rotula", non è l'unica e vi sono riportate anche battute del web, a mio avviso son cose che possono andare bene su un blog o sui social, non in un saggio.
Mia opinione :]
Ad Anna, anche sul versante dei giardini, è dedicato un po' più spazio, spero che l'autrice abbia rivisto la serie senza doversi tirare un calcio nella rotula ^_^
"Conan il ragazzo del futuro" ha un numero di pagine maggiore rispetto alle altre serie tv, e lo si esamina dal punto di vista del layout, fondali e tecniche di disegno, che poi è lo scopo finale del saggio.