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mercoledì 27 febbraio 2019
"Domenica Bis" - Inserto tv della "La Domenica del Corriere" - 5 numeri dal 29 febbraio 1976 all'8 maggio 1976
Come per gli altri due post di "Domenica Bis", inserto televisivo de "La Domenica del Corriere", non metterò tutte le scan di ogni numero presentato, ma solo gli articoli che mi sono parsi più interessanti. Infatti molti di questi articoli riguardavano programmi veramente di nicchia, di una televisione pre-boom tv locali private, programmi che probabilmente erano anche di ottima qualità, ma che penso fossero di una noia mortale ^_^
Mentre metto tutte le pagine coi programmi televisivi, che oltre ai due canali Rai (Rai 3 non esisteva ancora) presenta le tre tv "estere" che trasmettevano in italiano sul nostro territorio:
Telemontecarlo, Svizzera, Capodistria.
Questi tre canali oggi non parranno nulla di particolare, ma ai tempi rinnovarono tantissimo i palinsesti a cui eravamo abituati, obbligando la Rai a darsi un po' una svegliata artistica, come capiterà di lì a poco con le tv private.
Non solo queste tre tv estere trasmettevano in orari in cui la Rai ci faceva vedere il monoscopio, ma permettevano di vedere partite di calcio in diretta, molti più film e telefilm, ed anche più cartoni animati, benché fossero sempre i soliti di importazione statunitense, però in maggiori dosi rispetto alla Rai.
Bisogna sempre rammentare che nel 1976 la Rai non trasmetteva tutto il giorno, prendo ad esempio la pagina dei programmi del 29 dicembre 1975 di "TV Sorrisi e Canzoni" qui sotto.
La Rete 1 iniziava a trasmettere alle 12,30, ma poi smetteva dopo il telegiornale delle 13,30, e fino alle 17,00 (con il segnale orario) non c'era nulla.
La Rete 2, poi, iniziava direttamente alle 18,45...
Oggi sembrerà impossibile, ma esistevano fasce orarie SENZA programmi televisivi! ^_^
Quindi se volevi guardare un po' di tv in un pomeriggio piovoso invernale, dovevi sintonizzarti sulla Svizzera, che trasmetteva immancabilmente le partite di hockey su ghiaccio.
Ci sono cresciuto con l'hockey della Svizzera italiana!
Da notare l'avviso in alto a destra sulle trasmissioni di prova a colori della Rai, perché la Rai trasmetteva ancora in bianco e nero!
C'è da dire che i "Domenica Bis" erano un po' monopolizzati dal suo direttore, cioè Mike Bongiorno.
Quella sopra è la pagina di continuazione dell'articolo in prima, che riguardava Marcello Marchesi, il primo umorista, come li chiamavano allora, che si vide in televisione. Diciamo che fu il nonno di Crozza e soci, anche se il tema politica non fosse contemplato in Rai ^_^
E c'era di mezzo sempre la Viviani :]
lunedì 25 febbraio 2019
Il fascino dell'alchimia (volume 14) - collana "Il mondo dell'occulto"
TITOLO: Il fascino dell'alchimia (volume 14) - collana "Il mondo dell'occulto"
AUTORE: Neil Powell
CASA EDITRICE: Rizzoli
PAGINE: 144
COSTO: 8€ (variabile)
ANNO: 1976
FORMATO: 26 cm X 21 cm
REPERIBILITA':
Reperibile su internet
CODICE
ISBN:
Il fascino dell’alchimia
Stregoneria e magia
Al di là del
tempo e dello spazio
Dell'alchimia non conosco nulla, tranne qualche puntata a caso di "Fullmetal Alchemist", ho provato a vedere anche il live action, ma era troppo trash, anche per me ^_^
Quindi su questo numero inerente l'alchimia e gli alchimisti della collana "Il mondo dell'occulto", poco posso aggiungere, tranne che, un po' come quelli che leggono il futuro, se fosse stato reale, saremmo tutti alchimisti e l'oro varrebbe meno della sabbia del deserto...
Pensavo che, essendo un argomento vetusto, non ci fossero fotografie, solo illustrazioni di vecchie stampe, mentre nell'ultimo capitolo si parla degli alchimisti moderni, quindi si possono ammirare le foto di questi alchimisti del 900.
Mi sono sembrate di un certo interesse solo le pagine consecutive (su sfondo azzurro) de "Il Libro Muto" (Mutus liber), ergo le ho messe tutte.
In questo numero è presente solo una illustrazione a doppia pagina, un vero peccato, perché indipendentemente dalla bufala che raccontava, il tratto mi è sempre piaciuto.
domenica 24 febbraio 2019
L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa
TITOLO: L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Edizioni Paoline
PAGINE: 317
COSTO:
ANNO: 1981
FORMATO: 21 cm X 13 cm
REPEPRIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN:
Negli ultimi mesi sto approfondendo una piccola ricerca parallela a quella della "Emeroteca Anime", riguardante la saggistica che si occupò dei cartoni animati giapponesi nel periodo dal 1978 al 1985.
Ho pensato che una cosa fossero gli articoli scritti per i quotidiani, in cui, a causa dell'impellenza di dover andare in edicola ogni giorno, magari poteva non esserci il tempo per verificare le notizie, un'altra cosa era la saggistica inerente la televisione, l'animazione etc etc.
Un saggio lo scrivi in mesi o anni, quindi dovresti avere sempre il tempo per andare a controllare che quello che riporti non sia una bufala. C'è da dire che i settimanali e i mensili, ma anche i trimestrali, di cui riporto gli articoli, pur avendo molto più tempo a disposizione rispetto ad un quotidiano per non veicolare fake news, non è che ne fossero esenti... tipo la bufala dei cartoni animati giapponesi fatti al computer.
Dato che in quegli anni l'animazione giapponese non godeva ancora di saggistica specializzata, che in Italia verrà pubblicata solo dalla seconda metà degli anni 90, i "cartoni animati giapponesi" venivano trattati/analizzati solo collateralmente in opere che analizzavano altre tematiche (televisione, bambini e televisione, animazione, editoria per ragazzi etc etc).
Quindi sugli anime ci si deve accontentare di leggere un capitolo, più spesso un paragrafo, talvolta un accenno, ma comunque ritengo che anche queste briciole di analisi abbiano la loro importanza.
Ad oggi ho recuperato questi titoli:
Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)
Capire la TV (1981)
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)
Dei 7 saggi sopra linkati il primo è una storia dell'animazione mondiale, in cui sugli anime ci si limita ad accenni. Ho trovato interessante il saggio solo perché potrebbe essere la fonte (travisata) della panzana sull'uso del computer nei cartoni animati giapponesi.
Il secondo contiene "Goldrake" praticamente solo nel titolo, mentre al suo interno l'argomento anime quasi non è trattato, dato che si parla di editoria per ragazzi.
Il terzo tratta gli anime solo con accenni, ma l'autore ne scriveva spesso su giornali e periodici.
Il quarto è quello più approfondito di tutti (tranne questo che recensisco oggi).
Il quinto è lo scritto di Gianni Rodari in cui si difendevano Goldrake e soci.
Il sesto cerca di fare un minimo di analisi, ma comunque tratta l'argomento anime in maniera assai superficiale.
Il settimo è la traduzione italica di uno scritto francese sui piccoli telespettatori d'oltralpe, quindi non concernente la nostra esperienza.
Questo saggio edito dalle "Edizioni Paoline", cioè della chiesa cattolica, si concentra sia sull'offerta cinematografica che televisiva, e sulle conseguenze che questa "alluvione" poteva avere sulle nostre giovani menti.
Già il titolo è abbastanza apocalittico, tipo il diluvio universale, pare quasi di vedere Noè che prepara l'arca, e a bordo non si può andare al cinema o vedere la televisione...
Purtroppo, avendo scorso il saggio in biblioteca, ergo con una certa fretta, ed avendolo fotocopiato sempre in biblioteca, ergo con una certa carenza di schede prepagate, ho colpevolmente dimenticato di fotocopiare l'indice... comunque nelle 317 pagine totali trattava molti argomenti, direi un saggio assai approfondito, a cui parteciparono più autori:
R. Perino; S. Trasatti; R. Mion; G. Malizia; R.F. Esposito; M. Gamba; L. Alessandrini; M. Ajassa; D. Volpi; N. Ivaldi; L. della Fornace; C.G. Fava; G. Gamaleri; F. Bolzoni; L.M. Pignatello; B. Giacomelli; E. Ermeti; G. Soro.
Preciso che, essendo quella sopra una fotocopia in bianco e nero della copertina, il colore non è quello reale, che mi pare fosse sul grigiastro.
Uno di questi capitoli, quello ad opera di Domenico Volpi, si concentrava espressamente sul rapporto di genitori e figli coi "cartoons", dedicandovi ben 11 pagine, quindi è ad ora il maggior approfondimento saggistico che ho recuperato.
sabato 23 febbraio 2019
"L'Eco di Bergamo" vs Goldrake e Mazinga - 2 articoli in prima pagina dell'11 e 21 aprile 1980
Attualmente ho trovato solo due articoli su "L'Eco di Bergamo", che per la cronaca ai tempi era filodemocristiano (comunque di matrice cattolica), ma la loro peculiarità è che entrambi ebbero l'onore della prima pagina!
Venerdì 11 aprile 1980 in prima pagina campeggiavano notizie apparentemente più pressanti di quella dei "bambini bombardati dai mostri dello spazio". Infatti c'era stata una mega retata contro il terrorismo di sinistra, si preparavano le elezioni amministrative, era nato da poco il secondo governo Cossiga(...), e c'era sempre la questione degli ostaggi presi dai khomeinisti iraniani nell'ambasciata Usa (link).
Le prime pagine di oggi paiono da educande in confronto... eppure ben sei colonne vennero dedicate ai mostri dello spazio giapponesi che ci bombardavano, cioè bombardavano noi bambini italici, bombardavano anche me...
Questa è la misura dello sgomento che i "cartoni animati giapponesi" avevano scatenato negli adulti, 6 colonne in prima pagina!
Pikachu, Sailor Moon e Dragon Ball sucate tutti!!! muahahahahahahah ^_^
Ovviamente l'articolo di Sandro Vavassori prende spunto dalla lettera di protesta dei 600 genitori di Imola, la prima causa della tempesta mediatica perfetta che si scatenò contro gli anime nell'aprile del 1980.
In questi anni Bruno Bozzetto ha ricevuto dei premi artistici in Giappone, ma ai tempi non era molto favorevole ai prodotti animati provenienti dal Giappone, non aveva il dente avvelenato come Bonvi, però restava critico.
Comunque devo dire che fu lungimirante, e che nell'arco di 3/4 anni effettivamente i bambini arrivarono alla saturazione, ed il fenomeno anime, pur non esaurendosi mai, si ridusse di molto rispetto al periodo 78/81.
Mi rendo conto che farò la solita figura del pignolo, ma se scrivi un articolo in prima pagina, almeno i nomi giusti dei cattivi li vuoi mettere?
"Asterganga" e "Tekkam"... vabbè...
"Sono trasmissioni diseducative che seminano violenza", questo era ciò che dicevano i 600 genitori di Imola, ma cosa ne pensava Sandro Vavassori?
Era totalmente concorde... "E' difficile sostenere che queste trasmissioni possano seminare, di per sé, violenza e odio; ma che siano diseducative, e perciò violente sotto il profilo culturale, sembra inconfutabile".
Ma come... prima si esclude che possano portare il bambino ad essere violento, ma poi si afferma che, in quanto diseducative (e chi lo ha detto?), sono quindi violente (culturalmente)?
Ma che modo di ragionare sarebbe?
E poi quell'aggettivo: inconfutabile, anche se, "sembra inconfutabile"...
A Vavassori non andava bene nulla degli anime:
trama ingenua; rumori assordanti; colori accesissimi (io avevo la tv in bianco e nero...); ritmo accelerato; fatti al computer da multinazionali giapponesi(!!!); psicologie inconsistenti e ripetitive; ipnotici; culturalmente violenti, intossicanti; rincretinenti; corruttori.
Minkia, mancano le cavallette ed il maremoto...
E meno male che i giornali cattolici erano quelli moderati! :]
giovedì 21 febbraio 2019
Invasion of the Space Invaders (1982)
TITOLO: Invasion of the Space Invaders
AUTORE: Martin Amis
CASA EDITRICE: Hutchinson
PAGINE: 127
COSTO: 40/50 €
ANNO: 1982
FORMATO: 30 cm X 21 cm
REPEPRIBILITA': raro
CODICE ISBN:
Nel 2013 venne pubblicata dalla casa editrice "Isbn Edizioni" la traduzione italica di questo titolo:
L'invasione degli Space Invaders
Nella recensione del luglio 2015 avevo individuato alcune immagini del libro che mi pareva non avessero alcun nesso con uno scritto il lingua inglese del 1982.
Effettivamente, ora che ho recuperato ad una fiera del libro usato una prima edizione del saggio di Martin Amis, ho potuto appurare che l'editore italiano ci mise dentro parecchie immagini non prese dal titolo originale. Chissà perché...
La pubblicazione anglosassone ha un grande formato (30 cm x 21 cm) e molte foto a colori, mentre quella italiana ha un formato piccolo e tutte le immagini sono in bianco e nero, quindi il libro in inglese è a tratti veramente spettacolare, una gioia per gli occhi!
Al momento dell'acquisto ero un po' titubante, 45 euro per un libro in inglese, e che quindi non posso leggere, di cui ho già la traduzione in italiano, mi parevano un po' troppi... poi l'ho sfogliato... ho aperto il portafoglio è ho scucito i dindi ^_^
Attualmente c'è solo un venditore italiano su Ebay che lo mette in vendita, al modico prezzo di 175 €.
Posso affermare che, se sapete leggere l'inglese, è assai preferibile la versione originale all'edizione italica, che comunque costava 25€...
Stupenda ^_^
mercoledì 20 febbraio 2019
Megaloman (1979) - puntata 3
In questa puntata ho notato alcuni spunti che vedrò di tenere d'occhio nel proseguo della serie:
a) Takashi non va a scuola;
b) Takashi non lavora;
c) Seiji ha un'auto sportiva, ergo è maggiorenne e ricco;
d) ad ora nessuno del gruppo, tranne il bambino che andrà a scuola, si capisce cosa faccia nella vita;
e) gli stuntman che indossavano i costumi di gommapiuma erano assai coraggiosi;
f) i teatri di posa dove venivano girate le scene di combattimento dovevano possedere dei sistemi antincendio assai efficienti, oppure i responsabili erano dei perfetti incoscienti...
g) lo stuntman che impersonava Megaloman era un ottimo atleta;
h) pare che alla fine della puntata gli eroi debbano festeggiare saltando tutti assieme...
i) nel Giappone degli anni 70/80 l'incolumità fisica degli attori non era molto considerata...
Edit del 21 febbraio 2019
Il lettore "Hakata in Giappone" mi riporta alcune informazioni inerenti la puntata:
1)
in Giappone si diventa maggiorenni a 20 anni (ancora per poco, vogliono
cambiare la legge e abbassare l'età a 18), quindi Seiji dovrebbe avere almeno
vent'anni per guidare la macchina -oltre a bere e fumare-. Invece nelle
informazioni ci dicono che Seiji dovrebbe avere 17 anni, ma essendo il figlio
del padrone di un'officina, ha a disposizione un sacco di macchine.
La
macchina dovrebbe essere una Mazda RX-7, modello sportivo popolarissimo alla
fine degli anni Settanta (guarda caso quando iniziò la serie di Megaloman).
2)
confermo che lo pseudo robot è una macchina per fare il caffè. E' tornata di
moda adesso, se ne vedono spesso nei caffè eleganti.
3)
i titoli su sfondo rosso c'erano anche nel 1980, io me li ricordo bene. Hio
scoperto che servivano per "mascherare" gli ideogrammi dei titoli
originali che apparivano dopo la sigla.
4)
il titolo originale recita "Unare! Uchu kenpo" che sarebbe
[Ruggisci! Kenpo spaziale /dello spazio].
"Spaziale"
credo nel senso che Takashi l'ha imparato dal padre -astronauta esperto di arti
marziali- quando era ancora nel suo pianeta.
A
parte il fatto che "kenpo" è stato traslitterato con la emme,
cioè "kempo" -alla stregua di senpai/sempai-, direi che hanno
azzeccato il titolo.
5)
extra --> il nome del mostro è Zaninga.
"L'urlo del kempo spaziale", questo è il titolo della terza puntata, ma come cacchio faceva un bambino del 1980 a sapere cosa fosse il kempo?
Oggi basta cliccare sulla voce "kempo" di Wikipedia per scoprire che è un'arte marziale giapponese di origine cinese, probabilmente lo immaginai pure io quando vidi la puntata, però non potevo andare oltre ad una mera ipotesi.
Tra l'altro Wikipedia riporta che il kempo non implicherebbe l'uso di armi, anche se i nostri eroi ne fanno uso, comunque non sono un conoscitore delle erti marziali, ergo mi taccio.
Mi chiedo, però, se nella trasmissione televisiva del 1980 i titoli delle puntate fossero i medesimi di quelli presenti in questa versione mandata in onda in periodi più recenti. Sinceramente non rammento se su Telereporter (il canale dove guardai la serie) comparivano questi cartelli su sfondo rosso col titolo della puntata.
Chissà... magari il titolo di quella prima trasmissione sarà stato un titolo a caso, che non citava neppure il kempo... ^_^
Capitan Delitto si lagna delle sconfitte subite da Megaloman, poi ordina ad un soldato di tramutarsi in kaiju, infine lo spedisce tramite supposta spaziale sulla Terra.
Non mi è ben chiara la tecnologia che permetteva di collegare il pianeta di Rosetta alla Terra... pare si veda un tubo rosso... tipo un cannone? >_<
lunedì 18 febbraio 2019
Il fumetto "Actarus presenta Darix" N° 14 (gennaio 1981) - N° 15 (febbraio 1981) - N° 16 (marzo 1981)
Nel maggio 2014 iniziai queste mini recensioni della collana "Actarus", poi divenuta "Actarus presenta Darix", e finalmente con questi ultimi tre numeri la porto a termine, è stata a tratti una agonia...
Un'agonia perché un po' alla volta il robot Goldrake scompare, poi scompaiono gli invasori di Vega, poi scompare il senso della logica di aver acquisito i diritti per sfruttare un personaggio e non farlo, le storie diventano da para-fantascieintifiche a para-investigative, ed infine scompare pure Actarus, sostituito da Darix
Presento i numeri 14, 15 e 16 tutti assieme perché del principe di Fleed non vi è più traccia, sostituito dal fumetto simil Eterni che lo aveva affiancato dal numero 11.
Il primo numero di "Actarus" fu pubblicato nel dicembre 1979, cioè proprio quando sulla Rai la serie animata stava per concludersi, si prottrasse per altri 15 mesi, e probabilmente Goldrake non attirava più le masse dei bambini italici, distratti da altri eroi animati nipponici.
I titoli di questi tre numeri sono:
"Actarus presenta Darix" N° 14 - "Sopra i mari di Tanaghar";
"Actarus presenta Darix" N° 15 - "Il signore di Targos";
"Actarus presenta Darix" N° 16 - "Fuga dal settore 5".
Beh... anche se non mi interessava per nulla, ho potuto leggere come termina la storia di Darix!
Ah no... dimenticavo... non termina... manco la finirono...
Questa sopra è l'ultima tavola dell'ultimo numero:
"Ce la faranno Darix e Quinci a salvarsi?
Lo saprete leggendo il prossimo numero, dal titolo: Cybro"
Ce la faranno?
Bella domanda, ammesso che interessasse... e secondo me ai lettori fregava abbastanza poco...poi ci sarà stato quel povero bambino che rimase come rimasi io quando non mi fecero vedere il finale del Gaiking, di Gackeen, Jet Robot, Mazinga Z e del Baldios... cioè di emme... ^_^
I 13 numeri che vedevamo presente anche Actarus:
Il fumetto "Actarus presenta Darix" N° 13 - "L'oro del Dio sole" + "Arca" - dicembre 1980
Il fumetto "Actarus presenta Darix" N° 12 - "Gli uomini pesce" + " Vento solare" - novembre 1980
Il fumetto "Actarus presenta Darix" N° 11 - "Lo yeti" + " Meyriink il misterioso" - ottobre 1980
Il fumetto "Actarus" N° 10 - "Panico al congresso" - settembre 1980
Il fumetto "Actarus" N° 9 - "Terrore nei laghi" - agosto 1980
Il fumetto "Actarus" N° 8 - "Dischi volanti" - luglio 1980
Il fumetto "Actarus" N° 7 - "Morte nel Sahara" - giugno 1980
Il fumetto "Actarus" N° 6 - "Il triangolo delle Bermude" - maggio 1980
Il fumetto "Actarus" N° 5 - "Obiettivo Marte" - aprile 1980
Il fumetto "Actarus" N° 4 - "L'attacco di Vega" - marzo 1980
Il fumetto "Actarus" N° 3 - "L'insidia da Vega" - febbraio 1980
Il fumetto "Actarus" N° 2 - "La trappola" - gennaio 1980
Il fumetto "Actarus" N° 1 - "L'altopiano del diavolo" - dicembre 1979
domenica 17 febbraio 2019
3 giochi in scatola sul calcio (Mondadori 1966 - Giochiclub 1968 - Clementoni 1977)
Non a tutti i bambini interessava il tifo calcistico, però erano veramente pochissimi quelli che non partecipavano alle partitelle in cortile oppure rifiutavano una sfida a Subbuteo (o "Giocagoal" della Atlantic), senza contare che alla fine per il calcio arrivarono anche le console domestiche e i videogiochi portatili, ma prima ed assieme a queste versioni del gioco più amato al mondo c'erano i giochi in scatola. A tutte queste versioni giocattolose a tematica calcistica andavano sommati gli album della Panini e di altri editori.
In pratica il calcio, a partire dalla fine degli anni 60, ci veniva rifilato più spesso nelle versioni ludiche per bambini che in quelle per adulti, cioè la classica partita del campionato di Serie A.
In questo post mi focalizzerò su tre giochi in scatola:
"Il gioco del calcio" della Mondadori Giochi del 1966, versione italica su licenza della Unitoy;
"Il gioco del calcio" della Giochiclub del 1968, versione italica su licenza della Waddingtons;
"Goal" della Clementoni del 1977.
Avevo già recensito "Il gioco dello scudetto" (Editrice Giochi 1974), che a mio avviso differisce dai tre esposti qui, in quanto si tratta di un gioco a percorso con tabellone, che non prevede il posizionamento dei calciatori su un campo da calcio, con spostamento di pedine e pallone, ed una porta in cui segnare.
C'era poi un'altra categoria di giochi di calcio in quel periodo, quelli con cui simulavi la partita tramite meccanismi vari. Per esempio la Harbert aveva "Goleador" (quello con Sandro Mazzola sulla scatola) e il "Goleador Derby", la "Arkofalc" il "Calcio Mondial" (quello con gli omini a molla) e il "Dribbling Gio" etc etc.
Poi, ovviamente, c'era il biliardino (o calcio balilla) in versioni più minute per bambini.
Non è mia intenzione fare paragoni coi giochi a tema calcistico di oggi, anche perché a parte Fifa e Pes ne conosco pochi, voglio solo far presente che, a fronte di una esposizione televisiva praticamente pari a zero, eravamo coinvolti con il "soccer" dalla mattina alla sera, come fu per i cartoni animati giapponesi, anche se questi ebbero un periodo di "irradiazione" minore.
Benché tra il primo ed il terzo gioco intercorrano 10 anni, ricordo di aver visto ai tempi qualche confezione de "Il gioco del calcio" Mondadori, questo perché la vita ludica di un giocattolo era assai più lunga di quella di oggi.
Non ho mai giocato a "Il gioco del calcio" della Mondadori, però leggendo il regolamento non pareva essere malaccio, abbastanza intrigante, ma non complicato. Il tabellone che rappresenta il campo da gioco è di grande formato, misura ben 62 cm X 89 cm, ed ogni calciatore è rappresentano sia frontalmente che posteriormente, quindi con il numero di maglia. Ovviamente ai tempi i numeri andavano dall'1 all'11, niente numeri strani... niente 99, 19 o 7... ah no, il sette c'è sempre! :]
Limitandomi alla lettura del regolamento mi pare di poter ipotizzare che una partita durasse parecchio tempo, in quanto solo alla fine di una fase completa di gioco si spostava in avanti di un minuto il segnatempo, ergo 90 fasi di gioco...
Sulla confezione campeggia una immagine dell'incontro Italia-Urss del mondiale 1966, quella partita la perdemmo uno a zero, gol di Igor Cislenko al 57esimo. Gran bel gol da fuori area, quando i palloni non erano palloncini gonfiati ad elio :]
Da notare il non-commento di Carosio, nomina solo i giocatori... niente minkiate alla Caressa/Bergomi etc etc...
martedì 12 febbraio 2019
"Fantastica collezione n° 15: Opere famose dell'animazione giapponese Conan il ragazzo del futuro" - Parte 2 (10 settembre 1979)
Essendo questa una pubblicazione abbastanza corposa, ho dovuto giocoforza dividerla in tre parti:
"Fantastica collezione n° 15: Opere famose dell'animazione giapponese Conan il ragazzo del futuro" - Parte 1 (10 settembre 1979)
E' indubbio che i giapponesi erano avanti mille anni luce e 200 anni solari, rispetto alla povera italietta dell'editoria per ragazzini...
In questa seconda tornata ci sono quasi tutte le pagine patinate, mentre la prossima volta si potrà ammirare la "Enciclopedia di Conan".
Visto il carattere, in tutti i sensi, essenzialmente nipponico del prodotto, non è che io possa commentare più di tanto, mi rimetterò alle immagini ^_^
Ci sono, però, due stupende pagine con i gadget allora disponibili, e che noi non avremmo mai visto...
In questa pagina direi che venissero pubblicizzati essenzialmente prodotti da editoria o quaderni, mi resta il dubbio sull'articolo in alto a destra.
Bellissima anche la seconda pagina, tra cui spiccano le pantofole di Conan!
Le vogliooooooooooooooooooo!!! :]
Poi ci sono i model kit(?) dei mezzi della serie, delle bustine sconosciute (figurine?), i portachiavi(!!!), l'aereoplanino con le ali in polistirolo, il 45 giri della sigla, dei dolciumi ed infine un puzzle per bambini.
Chissà a quanto te le mettono su Ebay... >_<
venerdì 8 febbraio 2019
"L'allegra banda dell'angoscia - In cui con dotte citazione (e molte illustrazioni) si vede che anche Walt Disney aveva i suoi Mazinga", di Santi A. Urso - Phototeca giugno/settembre 1980
Non conoscevo la rivista fotografia "Phototeca", e quando mi sono messo a sfogliare un po' di numeri a caso ad un fiera del libro, sono rimasto sorpreso per le tante immagini forti che conteneva. Personalmente non apprezzo le immagini che colpiscono allo stomaco, oppure quelle di persone deformi scattate ai primi del 900, ciò non toglie che la rivista fosse di qualità, il mio è solo un giudizio personale. Ho quindi fatto abbastanza fatica a passare in rassegna i numeri che erano sulla bancarella, e stavo anche per interrompere la ricerca, proprio a causa di alcune immagini, pensavo che in una rivista di tal genere non ci sarebbe stato spazio per parlare di Goldrake e Mazinga, ed invece.... ^_^
Ormai lo scrivo così spesso da aver superato da parecchio la soglia della ripetitività, ma è proprio il fatto di trovare articoli inerenti gli anime su testate tanto disparate, ad essere già una prova di quanto i cartoni animati giapponesi colpirono, tra il 1978 e i primi anni 80, quasi più gli adulti che i bambini.
"Phototeca" fu pubblicata dal 1980, era una rivista ad uscita trimestrale e ogni numero era a tema, nel numero 2 del 1980 ci si occupava di "mostri, fantasmi, streghe & baccanti". Non posterò le immagini di altri articoli, ma considerando che questo numero era composto da 226 pagine, si può ben immaginare che di foto "strane" era piena la rivista.
La redazione di "Phototeca", dovendo trattare di mostri ed affini, pensò giustamente di rivolgere la propria attenzione anche all'animazione, e chi inaugurò a livello mondiale il filone dei mostri terrificanti?
I terribili giapponesi?
No, il buon(?) vecchio Walt Disney!
Per quanto mi riguarda non sono mai stato un fan della Disney, tanti suoi film d'animazione non li ho mai visti (Bambi, Biancaneve, Cenerentola etc etc), non mi ispiravano per nulla, poi leggevo Topolino, ed avevo unna smisurata simpatia per Paperino, ma non sono mai andato a vedere un film al cinema della Disney (a parte Tron e "The Black Hole"...).
L'autore dell'articolo fa notare, prevalentemente per immagini, una questione che una sparuta quota di giornalisti aveva sottolineato anche sulla carta stampata, e cioè che l'animazione Disney fosse violenta almeno quanto quella giapponese, e forse anche di più.
La parte scritta dell'articolo resta interessante, ma le immagini danno al contenuto più incisività, poi forse l'autore non conosceva nulla dell'animazione giapponese, lo si intuisce da qualche affermazione un po' avventata (ma ci viene risparmiata quella dell'uso del computer!), ma mi trova totalmente concorde con lui quando scriveva che:
"...Walt Disney aveva i suoi Mazinga. Anzi Disney ha estratto, per primo, Mazinga in quantità industriali."
E poco più sotto rincara con:
"In questo senso Disney è più feroce e manicheo di Mazinga".
Santi Urso conclude l'articolo con questa considerazione, che non può che trovarmi solidale:
"Si vedrà allora che Mazinga e Goldrake e compagnia bella si possono combattere in nome di molte idee, ma non certo perché siano più ossessivi o diseducativi dei prodotti forniti dal mondo di Walt Disney".
Perché allora tonnellate di giornalisti continuavano a contrapporre Disney all'animazione giapponese come esempio positivo?
giovedì 7 febbraio 2019
Altra aggiunta di articoli (40) all'indice dell'Emeroteca Anime
Pare proprio che non ci sia termine al numero di testate che si occuparono di animazione giapponesi dal 1978 ai primi anni 80, l'unico limite sembra essere la disponibilità di materiale da analizzare.
Per questa nuova infornata di articoli mi sono basato su una piccola intuizione inerente la polemica dei 600 genitori di Imola. Dato che i figli di questi genitori andavano alla scuola elementare di Campanella di Imola, che la lettera nacque in ambito scolastico e che fu inviata anche al Ministero della Pubblica Istruzione, ho pensato di sondare le pubblicazioni inerenti il mondo della scuola:
"Riforma della Scuola"; "Tutto Scuola"; "L'Educatore, quindicinale di pedagogia"; "Genitori e scuola, mensile per la partecipazione alla gestione della scuola".
E ci ho azzeccato ^_^
Ho trovato questi articoli assai interessanti, indipendentemente dal loro contenuto, in quanto erano riviste indirizzate prevalentemente ai docenti scolastici, quindi facevano più tendenza rispetto ad un articolo sul Corsera o su un mensile qualsiasi.
Assieme alle pubblicazioni sulla scuola, ho trovato altre numerose nuove testate che si occuparono degli anime:
"Almanacco Cinema"; "Corriere d'Informazione"; "Prima Comunicazione"; "Corrier Boy Music"; "Giornale dello spettacolo"; "Industria Toscana - Notiziario: settimanale di politica e cultura industriale"; "Phototeca"; "Lo Spettacolo, rassegna economica e sociale degli spettacoli e delle attività artistiche e culturali".
L'Almanacco del Cinema è un po' arduo da valutare se fosse una rivista o un libro... mi pare che venne pubblicato relativamente per poco, ed usciva in tre numeri all'anno, io l'ho inserito come rivista.
Ecco i quotidiani regionali:
"Il Secolo XIX"; "La Nazione"; "L'Eco di Bergamo"; "Giornale di Sicilia".
Di questi quattro quotidiani su "Il Secolo XIX" ci sono parecchi articoli, mentre su "L'eco di Bergamo" ne ho trovato silo due, ma sempre in prima pagina!
Ovviamente non ho sfogliato tutte le edizioni di tutti gli anni che mi interesserebbero, ma solo a campione alcuni periodi più importanti.
A dimostrazione che l'argomento "cartoni animati giapponesi" sollevava polemiche anche locali, ma pare non in tutte le regioni, per esempio, nei periodi che ho sfogliato, su "L'Unione Sarda" non ho trovato nulla. Quindi si direbbe che in Sardegna Goldrake e soci fossero ignorati...
Ringrazio Massimo Nicora per i "Linea"
Gli articoli trovati da dicembre ad oggi, non pochi visto che son passati solo due mesi dall'ultimo aggiornamento.
Per questa nuova infornata di articoli mi sono basato su una piccola intuizione inerente la polemica dei 600 genitori di Imola. Dato che i figli di questi genitori andavano alla scuola elementare di Campanella di Imola, che la lettera nacque in ambito scolastico e che fu inviata anche al Ministero della Pubblica Istruzione, ho pensato di sondare le pubblicazioni inerenti il mondo della scuola:
"Riforma della Scuola"; "Tutto Scuola"; "L'Educatore, quindicinale di pedagogia"; "Genitori e scuola, mensile per la partecipazione alla gestione della scuola".
E ci ho azzeccato ^_^
Ho trovato questi articoli assai interessanti, indipendentemente dal loro contenuto, in quanto erano riviste indirizzate prevalentemente ai docenti scolastici, quindi facevano più tendenza rispetto ad un articolo sul Corsera o su un mensile qualsiasi.
Assieme alle pubblicazioni sulla scuola, ho trovato altre numerose nuove testate che si occuparono degli anime:
"Almanacco Cinema"; "Corriere d'Informazione"; "Prima Comunicazione"; "Corrier Boy Music"; "Giornale dello spettacolo"; "Industria Toscana - Notiziario: settimanale di politica e cultura industriale"; "Phototeca"; "Lo Spettacolo, rassegna economica e sociale degli spettacoli e delle attività artistiche e culturali".
L'Almanacco del Cinema è un po' arduo da valutare se fosse una rivista o un libro... mi pare che venne pubblicato relativamente per poco, ed usciva in tre numeri all'anno, io l'ho inserito come rivista.
Ecco i quotidiani regionali:
"Il Secolo XIX"; "La Nazione"; "L'Eco di Bergamo"; "Giornale di Sicilia".
Di questi quattro quotidiani su "Il Secolo XIX" ci sono parecchi articoli, mentre su "L'eco di Bergamo" ne ho trovato silo due, ma sempre in prima pagina!
Ovviamente non ho sfogliato tutte le edizioni di tutti gli anni che mi interesserebbero, ma solo a campione alcuni periodi più importanti.
A dimostrazione che l'argomento "cartoni animati giapponesi" sollevava polemiche anche locali, ma pare non in tutte le regioni, per esempio, nei periodi che ho sfogliato, su "L'Unione Sarda" non ho trovato nulla. Quindi si direbbe che in Sardegna Goldrake e soci fossero ignorati...
Ringrazio Massimo Nicora per i "Linea"
Gli articoli trovati da dicembre ad oggi, non pochi visto che son passati solo due mesi dall'ultimo aggiornamento.
lunedì 4 febbraio 2019
"CID Giocattoli Natale 1979" - seconda parte
Visto il corposo numero di pagine, dovuto per forza dividere in tre parti questo stupendo catalogo della CID, mentre la prima parte era dedicata quasi esclusivamente ai maschietti, questa seconda si basa sui giocattoli per femminucce, cioè bambole e "giochi da femmina".
"Giochi da femmina"... a parte il fatto che è penso sia capitato a tutti di essere coinvolti in questi giochi "casalinghi" tipicamente femminili, sarebbe interessante che qualcuno/a facesse una analisi su quanto i cartoni animati giapponesi emanciparono i giochi per bambine o almeno i personaggi a cui ispirarsi.
Leggerei con piacere uno studio approfondito (perché accenni alla questione mi pare che già esistano in vari saggi sull'animazione nipponica) su come gli anime modificarono l'immaginario delle bambine italiane, perché comunque noi maschietti avevamo i fumetti dei supereroi , Big Jim e Guerre Stellari, tanto per fare tre esempi, le nostre amiche avevano la Barbie e i giochi da femmina...
Prima di Goldrake le bambine avevano quasi esclusivamente come riferimento personaggi non combattenti, giocattoli non avventurosi, erano condannate a replicare nei giochi quello che vedevano fare alle madri: accudire bambolotti frignanti, cucinare, stirare, pulire casa, fare la spesa...
Questo catalogo è un ottimo esempio della mancanza totale di fantasia che i giocattoli per bambine incarnavano, almeno noi potevamo sognare di andare nello spazio o diventare eroici soldati (ognuno scelga una guerra a caso), per le nostre amiche, invece, solo giochi che le preparavano al futuro lavoro dell'organizzazione casalinga.
Tralasciando che per le bambine del 1978 Actarus fu il primo bel tenebroso della loro vita, ed alcune di loro pare non si siano ancora riprese da questo imprinting, nella serie c'erano due eroine buone ed altre schierate sul versante dei cattivi: Venusia, Maria, Mineo, Shira, Naida, Rubina.
In questa lista non ho inserito Lady Gandal (nella seconda versione) perché comunque appariva come una donna adulta, non come una ragazza in cui immedesimarsi, però ci sarebbe anche lei da aggiungere alla lista.
Sia chiaro, la serie di articoli presenti in queste pagine sono molto belli, creati da aziende, spesso italiane, che producevano giocattoli di qualità, però mi son sempre parsi giocattoli noiosi... limitanti della fantasia di una bambina.
Certo, quando poi ho scoperto che neanche due riviste femministe come "Quotidiano Donna" ed "Effe"non riuscirono a cogliere la modernità delle serie animate giapponesi, che davano alle bambine delle eroine meno stantie di quelle che erano imposte loro dalla società, un po' mi sono cascati i maroni... i personaggi vecchi non andavano bene, quelli nuovi non andavano bene...
"L’abominevole bambina delle nevi", di Marina Valcarenghi - Effe (mensile femminista autogestito) n° 10/11 ottobre/novembre 1978
"La teledipendenza è peggio della scarlattina", di Francesca Lazzato, Federica Giulietti e Loretta Bondi - "Quotidiano Donna" 23 aprile 1980
Però ho il dubbio che io stia andando off topic... ergo spazio a bambolotti, passeggini e stoviglie! ^_^
domenica 3 febbraio 2019
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private
TITOLO: La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private
AUTORE: Ivano Cipriani
CASA EDITRICE: Editori Riuniti
PAGINE: 142
COSTO: 5 €
ANNO: 1980
FORMATO: 20 cm X 13 cm
REPEPRIBILITA': on line
CODICE ISBN:
Ho recuperato un altro saggio del 1980 sulla televisione in cui c'è un piccolo accenno ai cartoni animati giapponesi, non approfondito quanto in "Capire la TV", che resta, a mio avviso, il libro che più si sofferma sugli anime, ma comunque Ivano Cipriani ci regala una perla informativa, la solita:
"Da un punto di vista industriale questi prodotti (i cartoni animati giapponesi) rappresentano una grossa novità tecnica, essendo realizzati grazie al computer".
Ivano Cipriani scriveva in quel periodo su "Paese Sera", e su quelle pagine si occupò anche lui di Goldrake (il primo articolo del post):
8 articoli di "Paese Sera" (1978/79/80), un quotidiano non avverso ai cartoni animati giapponesi
Personalmente non trovo giustificabile la pubblicazione di una "fake news" (come si dice oggi) con la scusa che su un quotidiano il tempo per la verifica delle notizie è scarso, anche se ogni giorno devi pubblicare un articolo, questo non implica l'autorizzazione ad inventarsi cose... ergo trovo ancor meno accettabile che in un saggio, avendo a disposizione settimane o addirittura mesi, non ci si prenda la briga di verificare se una cosa scritta corrisponda alla realtà. Con l'aggravante che Ivano Cipriani si occupava di cinema e televisione, basta leggere la sua biografia, quindi avrebbe dovuto avere la possibilità di trovare informazioni sull'animazione giapponese.
L'autore non poteva contattare qualcuno che avesse rapporti di lavoro in campo cinematografico col Giappone, per chiedere un colloquio con qualcuno che conoscesse un minimo l'animazione giapponese?
Non sarebbe stato un bello scoop quello di stroncare la balla dei cartoni animati giapponesi fatti al computer?
Mi pare comunque giusto sottolineare che Cipriani, a differenza di tanti suoi colleghi, non demonizzò gli anime, almeno nell'articolo che ho recuperato io.
Come ho scritto sopra, le righe dedicate ai cartoni animati giapponesi sono veramente poche, ma ci sono anche un paio di immagini.
La prima è quella qui sopra, e la didascalia merita tanto:
"Si preferisce puntare sulla fantascienza: è il boom dei disegni animati, con eroi metà macchine e metà uomo, ispirati ai robot"
Comprendo benissimo che il libro non fosse dedicato ai bambini, l'adulto che lo aveva fra le mani nel 1980 guardava la foto e non era interessato a chi fosse il personaggio animato in questione, però quel viso era di qualcuno, e quel qualcuno non aveva NESSUN nesso né con la didascalia né con i brevi concetti espressi sugli anime nelle pagine successive.
Ovviamente quel viso è di Ryu Stella Cadente, della serie "Ken Falco e il Superbolide - Machine Hayabusa".
Quindi, rispetto alla breve didascalia, confrontandola con la foto, si può affermare che:
1) l'anime di "Ken Falco il Superbolide" non era fantascientifico, ma di guida, ergo sportivo;
2) Ryu non era l'eroe, ma l'antagonista dell'eroe, seppur non cattivo;
3) Ryu Stella Cadente non era metà macchina e metà uomo, era umano al 100%, come tutti i personaggi della serie;
4) Nella serie di Ken Falco non ci sono personaggi ispirati ai robot.
E allora prendiamo l'immagine di una pecora, tanto è uguale :]
E' fin comico che, con tutti gli anime robotici che davano in televisione a tutte le ore, chi fece la foto al televisore riuscì ad imbroccarne uno che non era né robotico né fantascientifico! ^_^
Forse farò la figura dell'inutile pignolo, ma perché, in un saggio sulla televisione come questo, sotto la foto di Mike Bongiorno la didascalia riporta il nome corretto, mentre sotto la foto di un personaggio animato ci sono scritte cose a caso?
venerdì 1 febbraio 2019
"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 8
E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.
Per questo ottavo capitolo ho trovato poco interessante la descrizioni delle rappresentazioni diplomatiche occidentali a Tokyo, forse il fatto che siano passato 120 anni ne riduce l'appeal.
Benchè io non sia un patito dei tatuaggi, ho trovato leggibile il secondo capitolo dal titolo "I Betto e il tatuaggio". I "Betto" o "Bettos" erano i garzoni giapponesi delle scuderie, ed erano assai tatuai, chissà se avevano qualche nesso con gli yakuza, peccato ci si soffermi poche righe sull'argomento.
Dal successivo paragrafo sulle feste e i ricevimenti si intuisce che gli occidentali dovevano fare una viva piena di stenti e noia a Tokyo...
"In generale lo studio della politica giapponese è appena appena cominciato; è ancora un abbozzo; solo il futuro potrà dirci se riuscirà un buono ovvero un cattivo quadro".
Verrà fuori un cattivo, un cattivissimo quadro...
Segue una descrizione della allora situazione politca nipponica, comprese le biografia degli uomini di governo più influenti.
Alle pagine 240 e 241 si ribadisce che i giapponesi, secondo De Riseis, non avevano grande entusiasmo per i propri sovrani, rispetto per il Mikado, ma a quanto pare non il fanatismo che verrà loro efficacemente inculato nei decenni successivi.
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