CERCA NEL BLOG

venerdì 31 maggio 2013

Storia del Giappone


TITOLO: Storia del Giappone
AUTORE: Rosa Caroli e Francesco Gatt
CASA EDITRICE: Editori Laterza
PAGINE: 311
COSTO: 18€
ANNO: 2008
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788842081647

Ho apprezzato il libro fino all'inizio dell'era Meiji o poco dopo, ma dai primi dei 900 fino ai giorni nostri i contenuti sono meno validi. Forse il maggior numero di accadimenti storici, specialmente nel periodo prebellico e bellico, ha obbligato gli autori a non approfondire troppo i temi. La parte “contemporanea”, poi, è molto superficiale. Se si volesse approfondire la storia contemporanea del Giappone sarebbe meglio rivolgersi ad altri 2 libri: “Storia del Giappone contemporaneo” di Jean-Marie Bouisson edito da il Mulino e “Il Giappone contemporaneo” di Daniela De Palma edito da Carocci. Per quanto riguarda il periodo prebellico e bellico meglio leggere, oltre al già citato “Storia del Giappone contemporaneo” che tratta anche quella fase, “L'esercito dell'Imperatore” di Jean-Luois Margolin edito da Lindau e “Mass media e consenso nel Giappone prebellico” di Marco Del Bene edito da Mimesis. Per quanto riguarda l'era Meiji è più indicato “Il ritratto dell'Imperatore” di Koji Taki edito da Medusa.
Comunque la parte che riguarda la storia giapponese fino all'era Meiji mi ha affascinato, riporterò a grandi linee solo questa parte, prendendo in esame gli accadimenti storici che mi erano già famigliari per averli visti e letti in anime e manga (e qualche film), quindi legati a ciò che ho visto e letto io da bambino e meno. Mi ha divertito ritrovare gli scenari reali di storie irreali.
Il periodo Kofun (250-300 d.C.) prende il nome dal tipo di monumenti funerari, che erano corredati di grandi sculture in terracotta, dette Haniwa. All'inizio le Haniwa avevano forme di case, poi di oggetti militari, animali ed anche umane. Le tombe più importanti di questo genere furono rinvenute nella regione di Yamato (l'attuale zona della provincia di Nara).

Tra il secondo e terzo secolo si trovano le prime tracce delle Uji, comunità con una gerarchia a clan. Dove ogni componente riteneva di discendere da un comune antenato divino (Ujigami), al cui vertice c'era il capoclan (Uji Kami). Iniziarono a formarsi confederazioni di Uji, di queste il clan Yamato divenne il più potente, grazie al fatto che il suo Uji no Kami (capoclan) dichiarava di discendere dalla massima divinità celeste, la dea del sole Amaterasu.
All'interno del clan Yamato i Soga cercavano di conquistare il potere, questi nel 592 uccisero l'Imperatore (loro parente) ed insediarono la prima Imperatrice, l'Imperatrice Suiko, che regnò fino al 628. L'imperatrice Suiko in realtà non comandava, era un Principe, sposato con una donna del clan Soga ad essere il reggente (Sessho).
Gli Emishi (antenati degli ainu) occupavano il nord-est del Giappone e premevano sulle frontiere dell'Impero, specialmente tra il settimo e il nono secolo. In questo stesso periodo nacque una casta di militari professionisti, bushi o saburai (in seguito samurai), anche allo scopo di stabilire l'ordine nei vari territori sconvolti da sommosse e scontri fra clan rivali e dai briganti che infestavano le campagne.
Nel 1185 durante una battaglia navale affondò la nave che trasportava l'Imperatore bambino Antoke, assieme a lui sprofondò e si perse uno dei 3 oggetti sacri della famiglia imperiale (ancora oggi) , la spada. La vittoria contro il clan di Antoke fu riportata da Minamoto Yoritomo, che creò il governo amministrativo del paese, il Bakufu (governo della tenda), presieduto dallo Shogun, che col tempo avrebbe marginalizzato l'Imperatore impossessandosi del comando reale del paese. Nel 1192 la corte imperiale investì Yoritomo del titolo di Seiitai Shogun (Grande generale conquistatore di barbari). L'appellativo fu dato perché Yoritomo sottomise gli Emishi, dopo ciò lo Shogun iniziò la conquista del potere. La casta militare che con lo Shogun Yoritomo stava conquistando il potere era divisa in 3 livelli gerarchici:
I Gokenin, pochi vassalli che avevano sostenuto gli Yoritomo da diverse generazioni.
I Samurai, che disponevano di cavalli e di seguaci.
I Zusa (fanti), senza cavalli ed elaborate armature.
A tutti i livelli di classe militare era imposto l'obbligo di obbedienza verso il superiore, oltre alla lealtà, l'onore, il coraggio, la disciplina e la frugalità, da ciò si sarebbe generato il culto del Bushido. Dopo la morte dello Shogun Yoritomo nel 1193 alcuni Imperatori cercarono di riconquistare il potere, ma vennero esiliati e fu imposto un Imperatore gradito agli Hojo, eredi di Yoritomo. In questo periodo Qubilay Qan cercò di invadere 2 volte (1274 e 1281) il Giappone con una flotta d'invasione di 40000 uomini la prima volta e 160000 la seconda. Il clan Hojo dette battaglia, ma furono 2 tempeste (“il vento divino” o Kamikaze) distinte a spazzar via la flotta mongola. La “vittoria” contro Qubilay Qan dette prestigio agli Hojo, ma decretò la fine del loro Bakufu. I costi della difesa costiera, di allestimento delle truppe e di risarcimento dei caduti non potevano essere ripagati con una vittoria che non aveva fruttato alcun bottino. Tra chi richiedeva una ricompensa c'erano i templi e i santuari (buddisti e schintoisti) che avevano (o ritenevano di avere) il “merito” dell'intervento del “vento divino”. Approfittando di questo scontento verso gli Hojo l'Imperatore Go Daigo cercò di riconquistare militarmente il potere. Gli Hojo gli inviarono contro un esercito guidato da Ashikaga Takauji, che però tradì gli Hojo unendosi all'esercito di Go Daigo, gli Hojo assediati compirono il suicidio rituale. Infine nell'era Kenmu (1334) Go Daigo cercò di restaurare il potere della corte imperiale, ma non aveva la forza per spodestare il Bakufu. Fu quando Go Daigo concesse il titolo di Shogun a suo figlio che Takauji lo rovesciò, sostituendolo con un imperatore a lui comodo, facendosi nominare Shogun nel 1338.
Il periodo (1338-1573) successivo che vide avvicendarsi 15 membri del clan Ashikaga alla carica di Shogun è chiamato Muromachi. In questo periodo, seppur con alti e bassi, il potere del Bakufu Ashikaga declinò in favore del potere militare di capi locali. Ciò diede vita a varie sommosse e guerre, al culmine di questa decadenza ci fu la guerra Onin (1467, primo anno dell'era Onin), che iniziò un lungo periodo di guerre civili. Questo periodo venne chiamato periodo Sengoku o “dei territori belligeranti”, e durò circa un secolo.
Nel 1543 arrivarono i portoghesi che introdussero il cattolicesimo. I Daimyo (i signori locali) convertiti erano chiamati Kirischitan Daimyo, ma lo scopo della loro conversione era spesso di natura commerciale e militare, perché gli europei introdussero in Giappone anche una potente arma, Il Tanegashima, l'archibugio. Fu il Daimyo Obu Nobunaga ad iniziare a porre fine, grazie agli archibugi e alla ricchezza generata dagli scambi con i portoghesi, alla frammentazione del Bakufu, ponendo termine agli Shogun Ashikaga e al periodo Muromachi. Alla morte di Nobunaga, assassinato da un suo vassallo, nel 1582, erano state riunificate circa 30 province su 68. Il suo successore fu Toyotomi Hideyoshi che ultimò l'unificazione del Giappone sotto il suo Bakufu. Una volta riunificato il paese la tolleranza verso il cattolicesimo cessò, essendo terminata la sua utilità militare. Hideyoshi mori della seconda spedizione d'invasione della Corea, nel 1598. Alla morte di Hideyoshi si riaprirono le ostilità fra i 5 Daimyo (che, invece, avrebbero dovuto assicurare la continuità del potere del figlio di Hideyoshi, Hideyori) più forti per la supremazia del potere. Nella battaglia di Sekigahara del 1600 ebbe la meglio Tokugawa Ieyasu, che 3 anni dopo fu nominato Shogun e spostò la sede del Bakufu a Edo. Tra i provvedimenti che Ieyasu prese per mantenere il potere ci fu il Mibun, l'organizzazione sociale a caste bloccate. Un contadino sarebbe rimasto tale per sempre, come lo sarebbe rimasto un samurai o un eta (intoccabili), anche se poi taluni, di solito i mercanti, riuscirono a salire di status grazie a matrimoni con samurai impoveritisi. Inoltre Ieyasu pose sotto il governo del Bakufu i templi buddisti, che in passato erano stati centri di potere, ed instaurarono il controllo sullo shintoismo e sulla religione in generale. Per ultimo cacciarono gli stranieri europei, che con la loro religione cattolica, potevano minare l'autorità unica dello Shogun. Nel 1635 il Giappone entrava nell'era Sakoku, “paese chiuso”. I quasi 3 secoli di “pax Tokugawa” non furono in realtà tali, numerose rivolte contadine dovettero essere sedate, specialmente da metà del 1700 in poi, a causa di varie carestie e dell'alta imposizione fiscale dovuta al disastroso stato delle finanze del Bakufu. E' nel periodo Tokugawa che si cristallizzarono le regole sociali relative alla pietà filiale (ko) e di lealtà ed obbedienza (chu) verso i superiori e a subordinare i propri interessi a quelli della comunità di appartenenza. Nacque anche una nuova classe sociale, i Chonin, formata da artigiani e mercanti.
La crisi del Bakufu fece nascere un movimento che rivalutava la figura dell'Imperatore e spingeva sul forte sentimento nazionalista e shintoista. Il nazionalismo era nato anche in opposizione ai timori, provenienti dalla Cina, della superiorità tecnologica e militare occidentale, e dalle paure di essere assoggettati dai “barbari bianchi”, questo movimento si chiamò Kokugakusha. L'arrivo del commodoro Perry del 1853 obbligò il Bakufu a riaprire (kaikoku) il paese, ponendo fine a quasi 3 secoli di chiusura agli stranieri (sakoku). Ma questo causò il veloce sgretolarsi del potere dei Tokugawa e la fine del Bakufu e dello Shogun. La stipula dei “trattati ineguali” del 1858 con le potenze occidentali generò altro malcontento, specialmente nella popolazione che si identificava nel fronte Joi (espulsione dei barbari). Fino a che nel 1868 una coalizione anti bakufu e pro Imperatore invase Edo e scaccio i Tokugawa, dando il via alla Restaurazione Meiji.

Nessun commento:

Posta un commento