TITOLO: Interno giapponese, tracce di un dialogo tra Oriente e Occidente
AUTORE: Tiziano Tosolini
CASA EDITRICE: EMI (edizione missionaria
italiana)
PAGINE: 206
COSTO: 12€
ANNO: 2009
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788830718081
Il libro è strutturato in piccoli capitoli, in forma molto giornalistica, non eccessivamente approfonditi, ma taluni punti di vista restano interessanti.
Gli argomenti trattati sono numerosi, quello religioso e filosofico ha la predominanza, tanto che le prime 40 pagine (e altri capitoli del libro) non solo non le ho capite molto (visti i temi trattati che conosco poco), ma non parlano neppure della società giapponese. Quindi che ha conoscenza di questi argomenti potrà meglio apprezzare il libro.
In seguito si affrontano temi come la scuola giapponese, la famiglia, la politica, l'etica e la moralità, filosofia e religione orientale, arte e cultura e tanti altri differenti aspetti.
Secondo Tosolini un giapponese che si converte al cattolicesimo si emancipa dalle gruppo e dal suo conformismo, cercando di affermare una sua personalità e responsabilità nella, e verso, la società.
Questo libro ha il valore di una testimonianza sul Giappone dal punto di vista di un religioso e di una religione che non è mai riuscita a farsi accettare dai giapponesi.
Tralasciando la validità di alcuni giudizi sulla società giapponese, tutto è soggettivo, ci sono alcuni capitoli che mi hanno sorpreso, ne commenterò solo tre:
Sulla politica l'autore si sorprende, lui cattolico italiano, che in Giappone abbia governato consecutivamente lo stesso partito (LDP) dal dopo guerra ad oggi. Ma in Italia non capitò lo stesso con la DC fino al 1994? Tosolini si chiede anche grazie a cosa LDP (che letto al contrario è PDL...) ha mantenuto il potere? Corruzione, clientelismo, spesa pubblica usata per assicurarsi i voti, lobby politiche, l'appoggio statunitense contro i partiti d'opposizione. Assomiglia molto a come la DC si assicurò il consenso.
Sull'etica e la moralità giapponese il giudizio è abbastanza negativo (anche giustamente), senza il cristianesimo, che i giapponesi rifiutano, ci si considera responsabili dei mali commessi solo se pescati in fragrante. Detti come “non c'è vergogna lontano da casa” sottolineano che “se non ti fai scoprire da chi ti conosce allora sei moralmente ineccepibile”. A me questo modo di vedere la morale ricorda molto l'italico e cattolico “si fa, ma non si dice”.
Sulla parità fra uomo e donna l'autore fa notare che c'è da fare ancora molto in Giappone. La donna è stata sempre sottomessa all'uomo nella storia del Giappone, e le leggi sulla parità sono ancora molto spesso scritte solo sulla carta, non sono la prassi. Verrebbe da chiedersi se, in Italia, i diritti e le conquiste delle donne sono stati raggiunti grazie alla chiesa cattolica, da come scrive Tosolini parrebbe di si.
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