TITOLO: Manga Academica vol. 2, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese
AUTORE: vari
CASA EDITRICE: Società
Editrice La Torre
PAGINE: 110
COSTO: 10,50€
ANNO: 2009
FORMATO: 20
cm X 15 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788896133033
In questo numero ci sono
quattro tra articoli, tesi o studi sui manga e anime, più le
recensioni di 3 libri e una piccola classifica di 10 siti su anime e
manga da visitare.
Il primo
interessantissimo scritto è di Marco Pellitteri ed è incentrato
sulla saggistica di anime e manga. Fondamentalmente è una critica al
settore allo scopo di avere studi più validi. L'autore individua 3
rischi in cui può incorrere chi decide di scrivere un saggio su
anime e manga.
Scrivere un'opera
meramente enciclopedica, come il Dizionario dei cartoni animati
(citato quasi esplicitamente da Pellitteri), che si prefigge di
essere dettagliato e omni comprensivo e poi incorre in errori e
mancanze.
Scrivere saggi di volume
ridotto su tematiche troppo ampie incorrendo in semplificazioni ed
errori dovuti a fonti poco attendibili.
Scrivere saggi non
analitici ma militanti, nei quali si difende a priori, seppur con
affetto, il prodotto manga e anime.
Un'altra critica di
Pellitteri è rivolta a quei saggisti che non riportano nei loro
libri la bibliografia preesistente, sia quando ciò è dovuto ad
ignoranza che quando è dovuto a malafede.
La parte finale del suo
intervento spiega molto bene il perché della esiguità di saggistica
tradotta dal giapponese all'italiano, quella in inglese è più
accessibile essendo una lingua più conosciuta. Questo comporta una
ulteriore mancanza di informazioni e dati per chi vorrebbe scrivere
di e su anime e manga. Infine nota che l'Italia, nonostante sia il
paese europeo con la maggior penetrazione di anime e manga, vanta
pochissimi saggi tradotti in inglese. Questa ultima parte penso che
sia collegata al fatto che il suo “Il drago e la saetta” dovrebbe
essere tradotto in inglese.
Il secondo scritto è di
Chiara Androne e riguarda come sono trattati gli anime e i manga su
internet. Vengono analizzati i forum, i siti e i blog. Di ognuna di
queste tipologie ne vengono citati e analizzati alcuni. Inoltre
l'autrice fa alcune considerazioni interessanti, seppur troppo brevi,
sui fansub e i mezzi che questi utilizzano per diffondere le “loro
opere”, cioè il P2P.
Francesco Calderone fa
una ricerca sui lettori di manga, lo studio ha analizzato anche altri
aspetti complementari al manga: gli anime; i gadget; i libri; le
colonne sonore o OST (BGM). Questo studio è stato eseguito su un
campione di 150 persone e ha generato 3 tipologie (che vengono
analizzate) di lettori di manga: i moderati; gli appassionati; i
coinvolti. Personalmente non mi riconoscono per nulla in quella che
dovrebbe essere la mia categoria, “i moderati”. Comunque la
ricerca resta interessante. Nelle conclusioni si nota che nessuno
delle 150 persone del campione può essere considerata un otaku,
nell'accezione negativa giapponese, cioè un alienato sociale.
Il quarto scritto è
forse il più interessante di tutti, è scritto da Asuka Ozumi e
analizza le onomatopee (pare che ci siano più di 2000 onomatopee in
Giappone) e gli ideofoni (ciuf ciuf, splash, sgrunt) nei manga e nei
romanzi, e la loro difficile traduzione in onomatopee italiane (visto
che nel nostro idioma vi sono solo 275 onomatopee).
Gli studiosi giapponesi
fin dal 1978 hanno provveduto a definire per categoria le loro
onomatopee.
Giongo: esprimono rumori
della natura e suoni in generale, pinpon (il suono del campanello)
Giseigo: esprimono voci
di essere umani o versi di animali, wanwan (l'abbaio del cane)
Giyogo: esprimono
caratteristiche legate a sfere sensoriali differenti da quella
uditiva relativa a esseri animati, urouro (bighellonare,
gironzolare)
Gijogo: esprimono stati
d'animo e sensazioni relative all'essere umano, zukinzukin (dolore
acuto o pulsante)
Gitaigo: esprimono
caratteristiche legate a sfere sensoriali diverse da quella uditiva
relative a oggetti inanimati, kirakira (scintilio)
Tuttavia le categorie
sono state semplificate a 2: giongo (giongo+giseigo) e gitaigo
(gitaigo+gijogo+giyogo).
Vengono presi in esame un
romanzo, Kitchen di Banana Yoshimoto, e due manga, Nana (vol 14) e
Naruto (vol 30). Viene ben spiegato con esempi scritti come e perché
sono state tradotte le onomatopee.
Nel romanzo le onomatopee
sono state tradotte nel 1,4% dei casi con un'altra onomatopea; nel 9%
con un avverbio; nel 28,3% con un aggettivo; nel 18,9% con un
sostantivo; nel 10,4% con un verbo; nel 15,1% con perifrasi; nel 17%
vengono omesse. Delle 365 onomatopee del romanzo l'85,7% erano
gitaigo.
Nei 2 manga le onomatopee
vengono tradotte con onomatopee italiane nel 17,4% dei casi; nel 1,1%
con onomatopee inglesi; nel 48,4% con onomatopee italo-inglesi; nel
31,5% con traduzioni creative; nel 1,6% dei casi sono omesse. Nei 2
manga le 562 onomatopee erano per il 93,4% giongo e per il 6,6%
gitaigo.
Le percentuali sono
riferite al romanzo e ai 2 manga presi in esame.
In alcuni manga le
onomatopee vengono lasciate in giapponese, in quei casi sarebbe
necessario inserire una nota per la loro spiegazione.
Alla fine del libro sono
riportate tre recensioni, la prima del libro Il fumetto in Giappone
di Gianluca Di Fratta. La seconda sulla terza edizione di Mazinga
Nostalgia di Marco Pellitteri (un po' di sano conflitto d'interessi).
La terza sulla collana I Love Anime della Iacobelli Edizioni. In
quest'ultima riferiscono correttamente che il prossimo numero sarà
su Gundam, ma non scrivono che la collana non sarà più questa, ma
Japan File.
Infine la top 10 (come è
scritto nel libro) dell'informazione su anime e manga del web.
Visto il costo
ragionevole del libro vale la pene di es
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