TITOLO: I giorni dell'apocalisse, 6 – 9 agosto 1945
AUTORE: Giorgio Bonacina e Raffaella
Bonetti
CASA EDITRICE: Mursia
PAGINE: 150
COSTO: 14,9 €
ANNO: 1985
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: ?
Questo libro è
stato scritto nel 1985, quindi durante la “guerra fredda”, le
notizie storiche non ne risentono, di non attuale c'è solo l'ultimo
capitolo, che tratta della situazione geopolitica legata
all'escalation nucleare tra Usa e Urss di quegli anni, ma è un
capitolo breve. Chi ha memoria di quel periodo ci ritroverà fatti
conosciuti, chi non ne ha mai letto potrà apprendere qualcosa.
Per il resto il
libro tratta gli accadimenti tecnologici e politici che portarono al
doppio sgancio atomico sul Giappone, il tutto dal punto di vista
statunitense, in gran parte.
Statisticamente le
atomiche americane distrussero solo il 3% delle aree edificate,
l'altro 97% era già stato distrutto dai bombardamenti convenzionali.
Il secondo
capitolo narra velocemente ed esaurientemente la storia delle prime
scoperte sull'atomo fino alla creazione della pila atomica di Fermi,
finanziata dagli USA.
Il terzo capitolo
spiega come furono scelti gli equipaggi dei B-29 che sganciarono le
atomiche.
A Truman spettava
la decisione di usare l'atomica contro il Giappone, molti suoi
consiglieri erano favorevoli, allo scopo di piegare la resistenza
nipponica, altri lo erano meno. Venne proposto di preavvertire il
governo giapponese dello sgancio, in modo che potesse evacuare l'area
interessata, cosicché ci sarebbero stati solo danni materiali.
L'idea venne scartata perché i giapponesi, ormai avvertiti,
avrebbero avuto più possibilità di abbattere il B-29, oppure
avrebbero potuto concentrare in quell'area tutti prigionieri USA. Un
altro dubbio era dovuto al timore che l'ordigno atomico non sarebbe
esploso, e quindi sarebbe finito tra le mani degli scienziati
nipponici.
Venne anche
proposto di sganciare la prima atomica su un'isola deserta, alla
presenza di rappresentanti dell'ONU e del Giappone, se dopo questa
“dimostrazione” non ci fosse stata la resa si sarebbe stati
“moralmente” autorizzati a sganciarne una sul Giappone.
Venne fatto anche
un sondaggio consultivo/informativo fra tutti coloro che conoscevano
il segreto della bomba. Il 46% era favorevole al lancio sul Giappone,
ma con preavviso; il 26% ad invitare delegati giapponesi negli USA
per una dimostrazione; il 15% all'uso senza preavviso sul Giappone;
l'11% all'esplosione pubblica su un'isola deserta; per il 2%
l'atomica doveva restare segreta.
Ma la decisione
spettava a Truman, e questi voleva preservare la vita dei soldati
americani, ponendo fine alla guerra il prima possibile. Secondo
alcune stime del tempo, in caso di invasione del suolo giapponese,
sarebbero morti in circa un milione di soldati USA, senza contare i
civile e i militari giapponesi.
Il 26 luglio 1945
i governi di Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina presentarono la
richiesta di resa al Giappone, senza menzionare l'arma atomica,
l'ultimatum sarebbe scaduto il 2 agosto. Il governo di Tokyo non
attese, il 27 luglio, per radio, rifiutò ogni resa.
Gli obbiettivi per
il primo sgancio del 6 agosto erano Hiroshima, Nagasaki e Kokura,
città scelte perché non erano state bombardate convenzionalmente
(in particolare Hiroshima), quindi le infrastrutture erano integre e
gli effetti della bomba atomica sarebbero stati più eclatanti e più
facilmente valutabili, rispetto ad una città già distrutta.
Hiroshima era stata indicata dal comando militare come obbiettivo
primario.
Nel punto
dell'esplosione atomica, che i giapponesi chiamarono Pikadon
(lampo-tuono), morirono 30000 persone all'istante, più che morire
furono disintegrati molecolarmente. Tra i 100 e i 2000 metri
dall'epicentro morirono 5000 persone, in 5-7 secondi, arsi vivi dal
Pikadon. Altre 9000 persone, fuori dai primi due cerchi, oppure al
coperto, morirono in modo atrocemente doloroso nei momenti
successivi. Il numero preciso degli abitanti di Hiroshima non era
conosciuto, comunque una stima valuta le vittime totali da un minimo
di 170000 a un massimo di 240000.
Il 7 agosto il
Presidente Truman fece un discorso radiofonico in cui annunciava al
mondo l'uso dell'atomica su Hiroshima, ma dal Giappone nessuna resa,
anche se durante la riunione del gabinetto imperiale ci fu qualche
voce in tal senso, zittita dai militari.
Quindi l'8 agosto
iniziò la missione per il secondo raid atomico. La città obbiettivo
era Kokura, ma c'era un forte vento e nubi sulla città, in vece su
Nagasaki, obbiettivo secondario, le condizioni meteorologiche erano
migliori. La bomba, causa nubi, venne sganciata un poco a caso,
finendo nella zona meno abitata della città, le vittime furono
60000-80000.
Erano pronte
all'uso altre tre bombe atomiche, non fu necessario impiegarle,
l'imperatore Hirohito obbligò i militari, nonostante tutto ancora
contrari, alla resa incondizionata.
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