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domenica 26 maggio 2013

Il ritratto dell'Imperatore


TITOLO: Il ritratto dell'Imperatore
AUTORE: Koji Taki
CASA EDITRICE: Medusa
PAGINE: 233
COSTO: 22€
ANNO: 2005
FORMATO: 22 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788876980084

Una lunga recensione, ma l'argomento necessita di qualche spiegazione.
Lo spirito di obbedienza dei giapponesi ha le sue radici nell'era Meji, obbedienza che durante la seconda guerra mondiale fece dei giapponesi dei soldati spietati e dopo la guerra dei lavoratori instancabili.
Solitamente è chiamata Restaurazione Meji, perché riportò al potere l'imperatore, spodestando lo Shogun nel 1869 ad opera dell'imperatore Mutsuhito, o meglio dei tecnocrati che crearono la Restaurazione Meji.
Questo saggio storico cerca di spiegare la genesi di questa obbedienza analizzando un fattore apparentemente secondario, il ritratto dell'Imperatore ovvero la Go-Shin-Ei (letteralmente “La sua vera immagine”). E cerca di far comprendere anche la venerazione verso la Go-Shin-Ei che è nata in quel periodo ma che si è prolungata fino alla fine della seconda guerra mondiale con Hirohito.


L'arrivo delle Navi Nere del commodoro statunitense Perry obbligarono il bakofu (governo dello shogun Tokugawa) ad aprire le frontiere che erano restate chiuse per 250 anni. Questo avvenimento diede il colpo finale allo shogunato. Alcuni politici illuminati (Toshimichi Okubo, Tomomi Iwakura, Hirobumi Ito) compresero il rischio che il Giappone fosse colonizzato dalle più avanzate nazioni occidentali. Per evitare ciò dovevano obbligare il paese (e il popolo in primis) a modernizzarsi velocemente, eliminando le vecchie tradizioni, come i samurai, per assorbire la tecnologia occidentale. Ma prima di questo dovevano dare un nuovo governo al paese, scelsero la figura dell'imperatore, che in quei 250 anni era rimasta sempre in disparte.
Il primo compito dell'imperatore Mutsuhito fu quello di unificare il paese (dopo aver sconfitto l'ultimo discendente dello shogun Tokugawa), creare un sentimento di nazione. Fino a quel momento gli imperatori rimanevano nella corte imperiale per tutta la vita, disinteressandosi del popolo, ed anche il popolo non aveva nessuna considerazione per l'imperatore, lo consideravano lontano dalla vita comune. La prima operazione che in tecnocrati decisero fu lo spostamento della capitale a Tokyo nel 1868, e per far ciò l'imperatore dovette farsi vedere dal popolo. Tutto il viaggio fu un modo per far capire ai giapponesi che stava iniziando una nuova era.
Vennero messe in atto una serie di disposizioni legislative per far si che il popolo iniziasse a venerare l'imperatore, in modo da creare il senso dello stato, e di conseguenza l'obbedienza totale. La nascita dello Shintoismo Nazionale fu una di queste tappe, la trasformazione dell'imperatore in un dio. In seguito Mutsuhito fece regolarmente dei viaggi in tutte le parti del Giappone, proprio allo scopo di farsi vedere materialmente dai suoi sudditi. Il confucianesimo diede una grande mano a chi voleva modellare all'obbedienza i giapponesi. Infatti una delle basi della morale confuciana è il rispetto e devozione versi i genitori, quindi anche verso i superiori, ergo verso l'imperatore.
A questo punto diventava importante anche la figura (intesa come immagine, foto, dipinto) dell'imperatore. Il governo cercava un modo per rendere più capillare la venerazione (e il timore) verso l'imperatore. Era vietato fotografare l'imperatore, ed anche commercializzare la sua immagine. In quel periodo era anche necessario far conoscere ai governanti delle altre nazioni il nuovo Giappone (che si stava modernizzando a tappe forzate, non più un paese feudatario, ma una nazione) e quindi il suo giovane imperatore. Si decise perciò di fare una prima foto ufficiale all'imperatore (che nel frattempo, in nome della modernità, aveva dismesso gli abiti tradizionali in favore di quelli occidentali) da distribuire ai diplomatici stranieri.
Passarono alcuni anni (15), quella prima foto era ormai troppo datata, troppo giovane l'immagine di Mutsuhito rispetto all'uomo che era diventato, ma l'imperatore non gradiva essere fotografato. Venne perciò assunto l'italiano Edoardo Chiossone (che ai tempi lavorava già in Giappone presso la zecca dello stato), esperto in ritratti in acquaforte, incisione e litografia, per fare un disegno dell'imperatore. Ma il ritratto doveva essere fatto senza che l'imperatore se ne accorgesse. Chiassone osservò di nascosto Mutsuhito durante un impegno ufficiale, e fece alcuni schizzi. Dopo aver disegnato il ritratto dell'imperatore questo disegno fu fotografato.
Fu questa la prima Go-shin-ei, che poco dopo venne distribuita in tutte le scuole (quindi ai giovani e alle loro famiglie) del Giappone per essere venerata ed onorata con tanto di riti obbligatori. Questa immagine (la foto di una litografia) era come se fosse l'imperatore in carne ed ossa, non c'era nessuna differenza per i Giapponesi. Grazie a questa foto (ed ovviamente non solo) venne inculcata nel popolo la cieca ed assoluta obbedienza verso l'imperatore.
Concludendo, questo saggio permette di fare un tuffo nell'era Meiji e comprendere quali furono i meccanismi ed i motivi che spinsero i governanti dell'epoca a creare una società tanto opprimente, che però gli oppressi non consideravano tale, dato che erano onorati di servire (e morire) per l'imperatore. Veramente un bel libro pieno di tante curiosità ed analisi, forse ancora oggi validi.

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