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venerdì 31 maggio 2013

I giorni dell'apocalisse, 6 – 9 agosto 1945


TITOLO: I giorni dell'apocalisse, 6 – 9 agosto 1945
AUTORE: Giorgio Bonacina e Raffaella Bonetti
CASA EDITRICE: Mursia
PAGINE: 150
COSTO: 14,9 €
ANNO: 1985
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: ?

Questo libro è stato scritto nel 1985, quindi durante la “guerra fredda”, le notizie storiche non ne risentono, di non attuale c'è solo l'ultimo capitolo, che tratta della situazione geopolitica legata all'escalation nucleare tra Usa e Urss di quegli anni, ma è un capitolo breve. Chi ha memoria di quel periodo ci ritroverà fatti conosciuti, chi non ne ha mai letto potrà apprendere qualcosa.
Per il resto il libro tratta gli accadimenti tecnologici e politici che portarono al doppio sgancio atomico sul Giappone, il tutto dal punto di vista statunitense, in gran parte.
Statisticamente le atomiche americane distrussero solo il 3% delle aree edificate, l'altro 97% era già stato distrutto dai bombardamenti convenzionali.
Il Progetto Manhattan costò 2 miliardi di dollari dell'epoca, ma vi fu un altro progetto, antecedente (1941) ma correlato, che ne costò più di 3 miliardi, il Progetto V.L.R. (Very Long Range – Bombardamenti a lunghissimo raggio). Il problema di colpire (bombardare) il Giappone esisteva da prima del Progetto Manhattan, infatti coi vecchi B-17 o B-24 non si raggiungeva il suolo nipponico. Fu quindi creato ex novo il B-29 Superfortress (Superfortezza volante), il primo bombardiere intercontinentale, che aveva un'autonomia di 8000 km. I B-29 non sganciarono mai neppure una bomba sull'Europa, erano stati progettati per distruggere il Giappone dall'alto. Il primo bombardamento al suolo nipponico fu il 5 giugno 1944, da quel momento il Giappone non era più “intoccabile”, m ciò non spezzò il loro spirito combattivo. L'attacco in se fu un fallimento militare, una sola bomba colpì le acciaierie Yawata, ma fu un enorme shock psicologico per i militari, che erano convinti della loro invulnerabilità aerea. Inizialmente i bombardamenti non furono efficaci, la USAAF usavano il bombardamento diurno di obbiettivi specifici, nel marzo del 1945 il generale LeMay cambiò tattica passando all'Area Bombing, cioè la distruzione indiscriminata con bombe incendiarie. Il primo bombardamento su Tokyo il 10 marzo 1945 provocò dalle 130000 alle 25000 vittime civili. I successivi bombardamenti in tutto il Giappone misero in ginocchio la popolazione e la produzione bellica/alimentare, ma i militari non si arrendevano, quindi al Progetto V.L.R. Fece seguito il Progetto Manhattan.
Il secondo capitolo narra velocemente ed esaurientemente la storia delle prime scoperte sull'atomo fino alla creazione della pila atomica di Fermi, finanziata dagli USA.
Il terzo capitolo spiega come furono scelti gli equipaggi dei B-29 che sganciarono le atomiche.
A Truman spettava la decisione di usare l'atomica contro il Giappone, molti suoi consiglieri erano favorevoli, allo scopo di piegare la resistenza nipponica, altri lo erano meno. Venne proposto di preavvertire il governo giapponese dello sgancio, in modo che potesse evacuare l'area interessata, cosicché ci sarebbero stati solo danni materiali. L'idea venne scartata perché i giapponesi, ormai avvertiti, avrebbero avuto più possibilità di abbattere il B-29, oppure avrebbero potuto concentrare in quell'area tutti prigionieri USA. Un altro dubbio era dovuto al timore che l'ordigno atomico non sarebbe esploso, e quindi sarebbe finito tra le mani degli scienziati nipponici.
Venne anche proposto di sganciare la prima atomica su un'isola deserta, alla presenza di rappresentanti dell'ONU e del Giappone, se dopo questa “dimostrazione” non ci fosse stata la resa si sarebbe stati “moralmente” autorizzati a sganciarne una sul Giappone.
Venne fatto anche un sondaggio consultivo/informativo fra tutti coloro che conoscevano il segreto della bomba. Il 46% era favorevole al lancio sul Giappone, ma con preavviso; il 26% ad invitare delegati giapponesi negli USA per una dimostrazione; il 15% all'uso senza preavviso sul Giappone; l'11% all'esplosione pubblica su un'isola deserta; per il 2% l'atomica doveva restare segreta.
Ma la decisione spettava a Truman, e questi voleva preservare la vita dei soldati americani, ponendo fine alla guerra il prima possibile. Secondo alcune stime del tempo, in caso di invasione del suolo giapponese, sarebbero morti in circa un milione di soldati USA, senza contare i civile e i militari giapponesi.
Il 26 luglio 1945 i governi di Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina presentarono la richiesta di resa al Giappone, senza menzionare l'arma atomica, l'ultimatum sarebbe scaduto il 2 agosto. Il governo di Tokyo non attese, il 27 luglio, per radio, rifiutò ogni resa.
Gli obbiettivi per il primo sgancio del 6 agosto erano Hiroshima, Nagasaki e Kokura, città scelte perché non erano state bombardate convenzionalmente (in particolare Hiroshima), quindi le infrastrutture erano integre e gli effetti della bomba atomica sarebbero stati più eclatanti e più facilmente valutabili, rispetto ad una città già distrutta. Hiroshima era stata indicata dal comando militare come obbiettivo primario.
Nel punto dell'esplosione atomica, che i giapponesi chiamarono Pikadon (lampo-tuono), morirono 30000 persone all'istante, più che morire furono disintegrati molecolarmente. Tra i 100 e i 2000 metri dall'epicentro morirono 5000 persone, in 5-7 secondi, arsi vivi dal Pikadon. Altre 9000 persone, fuori dai primi due cerchi, oppure al coperto, morirono in modo atrocemente doloroso nei momenti successivi. Il numero preciso degli abitanti di Hiroshima non era conosciuto, comunque una stima valuta le vittime totali da un minimo di 170000 a un massimo di 240000.
Il 7 agosto il Presidente Truman fece un discorso radiofonico in cui annunciava al mondo l'uso dell'atomica su Hiroshima, ma dal Giappone nessuna resa, anche se durante la riunione del gabinetto imperiale ci fu qualche voce in tal senso, zittita dai militari.
Quindi l'8 agosto iniziò la missione per il secondo raid atomico. La città obbiettivo era Kokura, ma c'era un forte vento e nubi sulla città, in vece su Nagasaki, obbiettivo secondario, le condizioni meteorologiche erano migliori. La bomba, causa nubi, venne sganciata un poco a caso, finendo nella zona meno abitata della città, le vittime furono 60000-80000.
Erano pronte all'uso altre tre bombe atomiche, non fu necessario impiegarle, l'imperatore Hirohito obbligò i militari, nonostante tutto ancora contrari, alla resa incondizionata.

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