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domenica 28 novembre 2021

"Onda TV" dal 9 al 15 aprile 1978 - quinto numero della rivista


Questi primi numeri di "Onda TV" hanno delle caratteristiche comuni:
sono Antenna3lombardia centrici;
contengono poco scritto, massimo tre articoli, dei quali solo il primo a due pagine;
il numero di pagine non arriva a 30.

L'ultimo aspetto mi permette di non mettere sotto stress il mio povero scanner...   ^_^
Se qualche appassionato volesse mai redigere una storia di "Antenna 3 Lombardia" in stile nicoriano dovrebbe per forza recuperare le prime due annate di "Onda TV", in quanto gli articoli sono quasi sempre sulle trasmissioni di questa tv privata.
Questa volta in copertina ci sono Enzo Tortora e Lucio Flauto, e all'interno c'è un'anteprima sui nuovi spettacoli dell'emittente privata, in pratica un monopolio   :]
 



Interessante il riquadro in terza pagina, in cui la redazione rende conto del risultato attuale del sondaggio postale dove i telespettatori dovevano compilare una scheda con la classifica delle televisione più viste.
Oltre al fatto che è la stessa redazione a sentirsi un po' in imbarazzo perché "Antenna 3 Lombardia" risultava più vista della Rete 1 Rai, fatto abbastanza improbabile, tanto che ci tengono a precisare che loro non sono il "giornale di Antenna 3", ci viene spiegato che "Onda TV" era venduta in tutta la Lombardia più le province di Novara, Vercelli, Alessandria, Piacenza e Parma.
Sapere il bacino distributivo di "Onda TV" era una curiosità che avevo da tempo, visto che le emittenti erano sempre lombarde/milanesi.
Per quanto riguarda i palinsesti non c'è nulla di eclatante, ma l'aver postato cinque numeri con i programmi delle tv locali lombarde (purtroppo il numero 2 è solo tramite foto), può permettere di capire quale fosse l'offerta concorrenziale alla Rai. 
Sul versante nipponico c'è il film d'animazione "Il gatto con gli stivali" (martedì su Lombardia 1), dove incredibilmente viene riportato correttamente il regista Kimio Yabuki, il solito "Kimba il leone bianco" (martedì su Bergamo tv)

Peccato che spesso film, telefilm e soprattutto cartoni animati non vengono presentati con il loro titolo.
Il motivo per il quale i magazzini della case di produzione giapponesi di animazione vennero saccheggiati sta in questi un po' striminziti palinsesti delle tv locali, dove film, telefilm e cartoni animati erano vecchi come il cucco, l'unica cosa nuova era il numero disponibile a tutte le ore dei film e i programmi autoprodotti.
Ovviamente il terzo aspetto attrattivo erano i film vietati ai minori trasmessi da alcuni emittenti dopo mezzanotte (e non sempre dopo).


sabato 27 novembre 2021

"Goldrake e i pericoli della violenza in TV", di Luigi Serravalli - "L'Adige" 9 aprile 1980



Trovare un articolo su Goldrake e soci nella pagina degli spettacoli era usuale e pure logico:
programma tv = pagina degli spettacoli televisivi

A dimostrazione di quanto il tema "cartoni animati giapponesi" fosse diventato importante si può considerare il fatto che un numero non basso di articoli venne pubblicato in terza pagina, la pagina culturale allestita da ogni quotidiano.
Come si può vedere dall'immagine sopra a pagina tre de "L'Adige" del 9 aprile 1980, in pieno tsunami mediatico contro gli anime, tra un articolo su una mostra d'arte ("Pietro Annigoni", spero sia lui...) ed uno sulla scuola in Trentino, campeggiava il dibattito sul nostro Goldrake e la violenza in TV.
Posso ipotizzare che, a differenza della pagina degli spettacoli, dove magari gli articoli erano un po' frettolosi e poco approfonditi (in fondo si trattava solo di programmi televisivi), in terza pagina il contributo venisse un minimo programmato.
C'era un giornalista che veniva inviato ad una mostra, ad un dibattito pubblico oppure che si interessava di un argomento specifico, dandogli il tempo di approfondire la tematica.
Ovviamente non a livello di una (pre) saggistica, ma comunque con più tranquillità di un articolo usa e getta della pagina degli spettacoli, non la più importante di un quotidiano.
Un altro fattore, quindi, era che un articolo sulla prestigiosa terza pagina di un quotidiano si presumeva dovesse essere più ponderato, si presumeva...
L'articolo prende spunto dal convegno "Ragazzi, cinema e TV" svoltosi a Milano, a cui partecipò anche Giannalberto Bendazzi, un esperto del tema animazione, ma che sul versante nipponico dimostrò di essere un po' deboluccio.
Nonostante fosse stata la terza pagina ad ospitare l'articolo, questo si è dimostrato un mix di cattiva comprensione dei contenuti e della trama dell'anime, non conoscenza della tematica "animazione giapponese" e, purtroppo, ha forse voluto essere uno scritto alla "sbatti il mostro in prima pagina", anzi, terza pagina   ^_^
Quando si arriva a paragonare i prodotti della Toei (ergo Goldrake per primo) a quello che fece il nazismo (citato a distanza di 35 anni dalla sua fine, quindi ancora vivido negli adulti) agli ebrei, in quanto Hitler era Goldrake e gli ebrei il nemico Vega, o non si era capita la trama dell'anime oppure non si era capita la storia...
Sarebbe bastato accendere la televisione un paio di ore, facendo zapping alla ricerca di qualche anime robotico, per capire che erano i cattivi ad essere emuli, nei gesti, nei nomi e nelle divise, degli assassini nazifascisti. 
Magari l'autore dell'articolo avrebbe potuto incrociare il cancelliere Doppler o il maresciallo Hidler, comprendendo che in Danguard l'ideologia dei cattivi era quella nazista e che in Getta Robot uno dei capi era un Hitler con le corna, che ha almeno un valore di scherno verso il dittatore.
Invece no, Goldrake dovette subire l'onta di essere paragonato pure ai nazisti... la più terribile delle accuse, e cosa c'è di più diseducativo se non un cartone animato che veicola l'ideologia nazista?
Potrà mai un genitore sano di mete far vedere al proprio figlio un eroe in stile Hitler?



Ma perché secondo i giornalisti e gli esperti noi accoglievamo acriticamente la violenza visibile in Goldrake?
Io capivo bene che c'era la violenza dell'aggressore e quella di colui che si difendeva, non fosse solo per il fatto che la vivevamo tutti i giorni a scuola o in cortile, visto che il bullismo nasce come nome oggi, ma la pratica, seppur non amplificata dai social, è sempre stata praticata.
Per quegli adulti dovevamo essere veramente dei grandissimi minkioni...
Ma si poteva (o si può) pretendere che un bambino si interessi all'attualità politica?
Certo che vedevo e capivo che c'era il terrorismo, la mafia, i rapimenti, la corruzione, ma li mettevo da parte per giocare, mica mi ci mangiavo il fegato come faccio oggi che sono adulto...
L'autore parte una un presupposto chiaramente fallace, cioè che non fosse ben definita la figura di Actarus/Goldrake, era umano o tecnologico?
Ma che razza di dubbio era?   >_<
Actarus era il pilota di Goldrake, immagino come l'autore fosse il guidatore della sua auto.
Non avevo dubbi sulla diversità tra un tassista e il suo taxi, non vedo perché avrei dovuto avere problemi ad individuare chi e cosa fossero Actarus e Goldrake...
boh...

venerdì 26 novembre 2021

C'era una volta Goldrake, la vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la tv e il mercato del giocattolo in Italia - tomi 1 e 2



TITOLO: C'era una volta Goldrake, la vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la tv e il mercato del giocattolo in Italia - tomi 1 e 2
AUTORE: Massimo Nicora
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 567 (tomo 1) + 439 (tomo 2) = 1006
COSTO: 24,5 € + 24,5 € = 49 €
ANNO: 2021
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 978889613359 (tomo 1) + 
978889613360 (tomo 2)



Quattro anni fa era uscita la prima edizione di "C'era una volta Goldrake, la vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la tv italiana" scritto da Massimo Nicora, da alcuni giorni è pubblicata la seconda edizione, che differisce parzialmente per il titolo e, soprattutto, per il numero di pagine, ben 346 in più.
Come scrivo spesso ci sono seconde edizioni e seconde edizioni, se mi ristampi il medesimo libro lo scopo è solo quello di rendere di nuovo disponibile un titolo non più reperibile, avendo la prima edizione non comprerò mai la seconda.
Se vengono aggiunti ulteriori contenuti dovrò valutare quanto questi siano abbastanza motivanti per spenderci altri soldi.
Infine ci sono le false seconde edizioni, cambio del titolo e della copertina, ma contenuti identici, siamo al limite della truffa morale... ma non è chiaramente questo il caso.
Il titolo di questa edizione è un pelino differente, con aggiunta finale de "il mercato del giocattolo in Italia", in quanto l'autore ha inserito un capitolo assai corposo non solo sugli articoli a tema Goldrake che vennero prodotti ai tempi, ma anche sulla storia di alcune delle aziende che cavalcarono la lucrosa invasione animata goldrakkiana:
Mattel, Ceppi Ratti, Fabianplastica, Avo Film, Silma, Ariete, Ersa, Euromach, Technofilm, Mupi, Sarti, A&M Casarini, Reel, Elah-Doufur, Sperlari, Ovomaltina, Ferrero, Aldimport, King's Holiday, Toys International, New Gioco, Safa Rio France, Pegaso, Consorzio Centro Creativo, Mondadori, Edierre, Genoso, Telecart, R-Air, Farmer Italy, Diana Elite, Romani Pelletterie, AL Italy, Multiprint, Magnolia, Diadora, Linea Zero, Studio 3P, Emmeti, Ceramica Moltrasi, Ampatoys, Atlantic, Clementoni, Omed Giocattoli, Alma, Cosmec, Ginpel, Gherzi, Melux, Fanny, Dal Negro.

Non si tratta solo di giocattoli, ma dei Super 8, abbigliamento, cartoleria, dolciumi, lampade, articoli da spiaggia, etc. etc. etc.
Non per tutte queste aziende si può trovare la loro storia, ma dove è stato possibile Massimo Nicora ha proceduto come per le testimonianze sui protagonisti dell'arrivo di Goldrake in Italia, sono stati interpellati i proprietari, chi vi ha lavorato e collaborato, i figli dei proprietari.
La storia della Mupi è bellissima, e solo questa meriterebbe l'acquisto dei due volumi, ma altrettanto interessanti sono le storie raccontate per la Fabianplastica, la A&M Casarini, la Reel, la Elah-Doufur, la Atlantic.
Tanto per fare un esempio, da queste testimonianza dirette si apprende quel era la prassi per poter avere una concessione dalla Sacis per sfruttare il marchio di "Atlas Ufo Robot".
Non sono presenti solo capitoli nuovi, ma in gran parte di quelli presenti nella prima edizione sono stati aggiunti paragrafi o parti di paragrafi.
Per esempio il paragrafo sui cartonati della Giunti Marzocco, Edizioni Flash e Walk Over sono una parte nuova e dettagliata.
C'è poi il capitolo di più di 200 pagine sugli articoli della carta stampata, con corpose aggiunte rispetto alla prima edizione, che rendono perfettamente il clamore che "Atlas Ufo Robot" ebbe sull'opinione pubblica.
I documenti nuovi riguardano anche la stampa francese, che condivise con la nostra le medesime polemiche con gli stessi attori, giornalisti, esperti veri e finti esperti, tuttologhi, insegnanti, genitori etc. etc. etc., lo stesso campionario ma in lingua francese   ^_^
Consiglio di mettere a confronto l'indice della prima edizione (recensione linkata sopra) con l'indice qui sotto, così ognuno potrà farsi un'idea delle parti nuove e degli argomenti trattati.




Questa qui sopra è la foto che sul web gira da parecchio in cui a sinistra si vedrebbe Nicoletta Artom, colei senza la quale non avremmo visto Goldrake, la sua scopritrice italica, ma la signora è invece Federica Taddei...
Massimo Nicora ha avuto il permesso da parte del figlio di Nicoletta Artom di pubblicare alcune foto della madre, così finalmente potremmo vedere la persona che ebbe la lungimiranza di far comprare e trasmettere "Atlas Ufo Robot" alla Rai.
E stato bello poter vedere il suo viso, era un aspetto che mi mancava, ci tenevo. 
Non so spiegare il perché, visto che non sono una persona particolarmente curiosa/pettegola, ma mi ha fatto piacere.

domenica 21 novembre 2021

"Temple e Tamtam" ("Fūsen shōjo Temple-chan" - 1977) - puntata 1


Stavolta ho voluto provare a recensire una serie che da bambino non ho seguito, canticchiavo la sigla, ma devo aver visto ben poche puntate, altrimenti ne ricorderei qualcosa. 
L'anime aveva una trama e dei personaggi indirizzati a bambini troppo più piccoli di me, non per nulla era del genere "kodomo".
Dopo "Julie rosa di bosco""Arrivano i Superboys" (scorrere i post dopo il manga) e Megaloman, volevo cimentarmi in qualcosa di completamente differente, e penso che le vicende di "Temple e Tamtam" siano agli antipodi rispetto alle gesta sportive di Shingo Tamai e ai combattimenti di Takashi Shishido.
Il tratto del disegno risulta molto gradevole, non paragonabile alle brutture estetiche di "Julie rosa di bosco" ed "Arrivano i Superboys", assai "pastelloso" quanto quello de "Il fantastico mondo di Paul", sempre della Tatsunoko e mandato in onda in Giappone poco prima di questo, con cui condivide l'ambientazione fantasiosa.
Non ho avuto la forza di ricercare una eventuale prima data di trasmissione in Italia, visto che venne mandato in onda dalle emittenti private, che raramente (specialmente all'inizio dello sbarco sulle tv private) comunicavano i titoli dei cartoni animati alle riviste televisive. Trovare il titolo "Temple e Tamtam" in un qualsiasi palinsesto non esclude in qualsivoglia modo che non fosse stato trasmesso settimane o mesi prima dalla medesima emittente o da un'altra.





Per cercare di datare un minimo l'anime in Itala mi è venuto in soccorso il doppio CD pubblicato nel 2001 "Le sigle d'oro dei cartoni animati", nel cui libretto interno Detto Mariano riportò le date delle varie composizioni.
Il 5 novembre 1979 alle ore 15 avvenne la registrazione, la data del 45 giri è del 1979, quindi, presumibilmente, venne mandato in onda tra la fine del 1979 e i primi mesi del 1980.
Comunque non prima che venisse composta ed incisa la sigla  ^_^





La prima traccia (che ho pescato dai miei articoli) sulla carta stampata di "Temple e Tamtam" è l'annuncio (assieme a "George" e "Judo Boy") il 9 marzo 1980 sul quotidiano "La Sicilia" per la trasmissione sull'emittente "Antenna Sicilia" (stesso editore) che avvenne l'11 marzo 1980 alle ore 18,00.
Chiaramente ciò non implica che sia la prima trasmissione in assoluto.
La trama descritta per "Temple e Tamtam" non è proprio corretta, anche un po' contraddittoria... come può essere la destinazione della bambina ignota, se è in cerca della sua casa nel villaggio "Erba Fresca"?
I compagni di viaggio non li incontra durante il suo vagabondaggio, ma nella prima puntata, quando si è persa, ed il gruppo entra nella mongolfiera senza chiedere il permesso.
Da notare che "Judo Boy" e "Temple e Tamtam" vengono indicata per i "più piccini", il che può essere corretto per la bambina in mongolfiera, ma Kurenai Sanshiro (scritto "Sauchiro") non lo si può proprio considerare adatto ai "più piccini", poi noi vedevamo tutto, ma ciò dimostra che le emittenti private non sapevano nemmeno cosa mandavano in onda...

La serie non è mai stata pubblicata in VHS o DVD (per quello che è a mia conoscenza), quella che propongo è una registrazione dalla rete tv "Amica 8 - Italia 8" (ringrazio Valentina per avermela girata più di 15 anni fa, alla fine è tornata utile!).
Sinceramente, a differenza delle ultime due serie che ho recensito, non ho la più pallida idea di cosa mi aspetti, non credo si vedranno trame particolarmente azzardate o colpi di scena, nessun Bairok o Tempei Matsuki, spero che i 26 episodi non siano eccessivamente pallosi   ^_^

sabato 20 novembre 2021

"Il televisore questo elettrodomestico", di Ivano Cipriani - "Il giornale dei genitori" ottobre/novembre 1977


Per quanto riguarda gli articoli dell'Emeroteca Anime ho trovato ben 13 scritti in cui la redazione de "Il giornale dei genitori" si occupò tra il marzo del 1979 ed il gennaio del 1983 a vario titolo dei cartoni animati giapponesi. Questa rivista mensile era di matrice pedagogica, uno dei suoi direttori fu Gianni Rodari, quindi era normale che si occupasse dei programmi trasmessi dalla televisione, che tanto influenzavano noi bambini (e gli adulti).
Con l'arrivo degli anime in Italia il dibattito sulla dannosità della televisione si scatenò come mai prima, il nemico era l'alieno nipponico che non aveva santi nel paradiso politico/culturale italiano, ma la rivista si occupò dell'elettrodomestico anche prima dell'avvento di Goldrake e soci.
Quale era il suo punto di vista nell'era pre-goldrakkiana?
Per inquadrare meglio lo scritto preciso che del suo autore, Ivano Cipriani, ho trovato ben 9 articoli che trattarono dei cartoni animati giapponesi, inoltre scrisse nel 1980 il saggio "La Televisione".
Preciso che la posizione di Cipriani verso gli anime non era di condanna assoluta, non era molto informato in merito, ma ho letto ben di peggio da parte di altri esperti.
L'articolo è del numero di ottobre/novembre 1977, quindi i personaggi citati che andavano in voga erano FuriaSandokan e Lassie, tutti di matrice non nipponica, anzi, uno era 100% italiano.
Noi bambini (compresi quelli un po' più grandi di me nel 1977) eravamo già influenzati dai programmi televisivi, come si può leggere nel saggio pubblicato nel 1976 "I bambini e la tv, la prima ricerca sull'esperienza televisiva dai 3 ai 6 anni", lo eravamo a maggior ragione a fine 1977.
L'elettrodomestico televisione era già usato come baby-sitter elettronico (come scrive lo stesso autore) prima dell'avvento di "Atlas Ufo Robot", come oggi lo sono i tablet o gli smartphone, ma i programmi che fungevano da catalizzatori della nostra attenzione (che quindi non si riversava per alcune ore sui nostri genitori) non erano visti come particolarmente preoccupanti, destava timore maggiormente il tempo passato davanti ad essa, più che i programmi trasmessi.
Solo con l'arrivo dei cartoni animati giapponesi i due fattori, tempo davanti alla tv e programmi della tv, si fonderanno generando polemiche mai viste prima e nemmeno dopo.
Ivano Cipriani cerca di dare alcuni consigli su come moderare l'influenza della televisione, consigli pratici, tipo non guardarla al buio, che è un buon consiglio sia per bambini che per adulti, per il resto si chiede, un po' rassegnato, cosa in realtà si possa fare per ridurne il potere sui giovani.
Tra l'altro l'autore non propugna di vietare la televisione ai bambini, come alcuni fanatici facevano ancora nel 1977 e nel 1978...
Quello che mi colpisce è che a fronte della non ancora presenza dell'animazione seriale nipponica in tv questo dibattito non ebbe eco sul resto della carta stampata, ogni tanto qualcuno lo tirava fuori, ma il tema non interessava.
Avremmo dovuto aspettare il nemico animato giapponese per saldare la santa alleanza contro la pericolosità della televisione   ^_^



Qui sotto lo scritto un po' più ingrandito.

martedì 16 novembre 2021

"Uomo Tigre il campione" Box DVD 1/2/3 - Yamato Video (edizione 2019)



Ho trovato i tre cofanetti dell'Uomo Tigre (e di altre serie) mostruosamente scontati alcuni mesi fa, ed un po' alla volta mi sono visto tutte le 105 puntate. Era dalla prima messa in onda che non rivedevo questo anime, se non per qualche episodio visto a caso su varie emittenti locali.
Inutile dire che dal punto di vista grafico l'animazione è orripilante, probabilmente fin più brutta di quella de "Arrivano i Superboys" (scendere un po' per l'anime), a questo va aggiunto il solito doppiaggio approssimativo, ma che ho notato avere una caratteristica strana:
magari in una stessa puntata i dialoghi contraddicono o dimenticano accadimenti narrati da poco, oppure le risposte dei personaggi sono tecnicamente a caxxo, ma sul lungo termine viene mantenuto sempre il ricordo di ciò che è già capitato. 

Spesso dei fatti narrati decine di episodi prima vengono riesumati e i dialoghi li illustrano chiaramente, si può affermare che l'adattamento è talvolta fallace a breve o brevissimo termine, quasi sempre corretto a medio lungo termine.
Non mi sono azzardato a fare una recensione dettagliata di 105 episodi, ma quando una puntata conteneva qualche curiosità me la sono segnata, quasi mai spoiler sulla trama, che ho evitato di svelare/ricordare.
Mi sono reso conto che quasi tutti i punti più importanti dell'anime li avevo visti e a grandi linee li rammentavo, in qualche occasione sono rimasto sorpreso dall'evolversi di alcuni fatti, che evidentemente ai tempi mi persi.
Ammetto che in più di una occasione ho fatto scorrere avanti veloce la riproduzione del DVD per saltare i combattimenti non epici, tanto alla fine si svolgevano tutti con il medesimo canovaccio.
Guardando la serie da adulto posso anche capire e convenire su qualche preoccupazione che ebbero gli adulti dei primi anni 80 nel vedere alcuni combattimenti, praticamente il ring era cosparso di sangue, sangue a litri, fiotti di sangue, sangue che colava... un massacro...
Non per nulla sul retro di ogni cofanetto è presente l'avviso "VISIONE IN PRESENZA DI UN ADULTO", un adulto non impressionabile, aggiungo io   ^_^
Dato che questa recensione non vuole svelare nulla della trama, mi sono evitato il problema di scegliere quale massacro meritasse di essere mostrato, perché i combattimenti ben oltre il cruento sono parecchi.
C'è da dire che se da una parte ricordavo la violenza degli scontri, anche se non a questo livello, non rammentavo altri aspetti della sceneggiatura, in particolare l'aspetto sociale in cui Naoto Date si muove, cioè la povertà, in alcuni casi la povertà estrema.
Naoto non si occupa solo degli orfani della casa amministrata da Ruriko e Vazuki, ma girando il paese e il mondo non perde mai occasione di aiutare i bambini che versano in miseria.
Alla fine della serie (episodio 100) si racconta la storia della famiglia del piccolo Yoshibo, che vive nell'orfanotrofio di Ruriko e Vazuki. Stante qualche errore nel doppiaggio, il padre si fa vivo all'orfanotrofio e chiede di riprendere Yoshibo, glielo avevano lasciato perché non potevano crescerlo, ma hanno altri due figli più piccoli. Yoshibo, una volta incontrato il fratello minore, si reca dalla madre, i tre vivono in un luogo fatiscente. Il padre non vive con loro.
Questa non è l'unica storia incentrata sulla miseria più nera, si vede che nel 1969, in un Giappone sempre più ricco, oltre a resistere sacche di povertà, gli sceneggiatori vollero rammentare al pubblico come si viveva dopo la guerra.
E sulla guerra ci sono un paio di puntate a tema Hiroshima, il dramma della guerra e la speranza nella pace, le mostro più sotto.
Altri due temi che ritornano spesso sono quelli dell'inquinamento, come in quasi tutte le serie del periodo, e quello della sicurezza stradale!
Si vede che l'inizio della motorizzazione privata nipponica causò numerose vittime, tanto da meritare una sensibilizzazione televisiva in una cartone animato.
Tutto il primo gruppo di scan si limita a mostrare i cofanetti, i DVD, i booklet etc. etc., dopo questa parte ho selezionato un ristretto numero di curiosità da commentare, ma ne avrei potute mettere il doppio.
In alcune occasioni fanno capolino lettere dattiloscritte ed articoli di quotidiani in inglese. Visto che ho scovato un sito che traduce il testo direttamente dall'immagine, anche se non è sempre una traduzione perfetta, ero curioso di leggermi gli affari di Naoto Date   ^_^
Ad un certo punto Daigo Daimon e Naoto attendo la sfida da parte dei vertici di Tana delle Tigri, nell'episodio 76 arrivano due missive che annunciano il combattimento, entrambe sono scritte a macchina e sono in inglese. 
Chissà quali argomenti i capi di Tana delle Tigri usarono, magari qualche segreto che nemmeno Naoto voleva svelarci!



Sono lettere commerciali in cui vennero aggiunti i nomi dei temuti lottatori di Tana delle Tigri!
Vabbè, tanto né noi bambini italiani e neppure quelli nipponici al momento della trasmissione eravamo in gradi di capire lo scritto   ^_^

domenica 14 novembre 2021

Manga Academica vol. 14, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese



TITOLO: Manga Academica vol. 14, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese
AUTORE: Autori vari
CASA EDITRICE: Società  Editrice La Torre
PAGINE: 123
COSTO: 14,50 
ANNO: 2021
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': online
CODICE ISBN: 9788896133583


Ed ecco per il 14esimo anno consecutivo il nuovo numero della "Manga Academica", rinnovo i complimenti alla casa editrice per la costanza e la perseveranza nella missione in cui si sono impegnati, cioè analizzare vari aspetti di manga ed anime, a cui si può tranquillamente aggiungere cinema e videogiochi giapponesi.
La "Manga Academica" è unica nel panorama saggistico italiano.
In questo numero sono presenti cinque contributi:
un profilo storico del personaggio di colore di Yasuke;
una analisi sul film di Makato Shinkai "5 cm al secondo";
un raffronto tra i due telefilm statunitensi anni 60 con streghe e il genere majokko;
l'analisi sulla transmedialità in manga, anime e videogiochi;
la cucina degli Ainu nel manga "Golden Kamui".

Tre dei cinque contributi (il 2°, 4° e 5°) sono una specie di "seconda parte", in quanto gli stessi autori avevano trattato il medesimo (più o meno) argomento in numeri passati della "Manga Academica", in due casi su tre nel precedente tredicesimo numero.
Vedremo se il prossimo anno ci sarà la terza parte  ^_^

Il primo contributo riguarda la serie Netflix "Yasuke", un samurai di colore, che quando è uscita ho guardato subito con curiosità, anche se la grafica di quel genere non mi attira, purtroppo non ho ancora terminato il primo episodio... (correggo), il secondo episodio, ma non sapevo che la figura di Yasuke fosse realmente esistita nel contesto medioevale giapponese e questi avesse interagito veramente con Oda Nobunaga. A questo punto, dopo la contestualizzazione storica del personaggio, proverò a rivederlo, vediamo su supero lo scoglio della prima puntata   ^_^
Yasuke compare in documenti del periodo, giapponesi ed occidentali (dei missionari europei), tra il 1581 ed il 1582, arrivò in Giappone come schiavo/valletto/guardia del corpo del prete Alessandro di Valignano. Sono riportati gli scorci di brani in cui se ne parla.
Quello dei missionari cristiani nel medioevo giapponese è un argomento che ho trattato sul blog, quindi l'ho trovato molto interessante, anche se l'anime è terribile...   ^_^
Metto tre recensioni di libri su questo tema, anche se è trattato in altri post:

Per quanto riguarda il secondo contributi mi toccherà essere antipatico come lo fui l'anno scorso, in quanto l'autore è il medesimo, l'argomento è lo stesso e, purtroppo, lo scritto è altrettanto astruso (per me).
Si vede che non ho ancora raggiunto la fama mondiale sufficiente per imporre il mio punto di vista ad autori e case editrici, ma prima o poi il mondo sarà mio! (semicit.)   ^_^
Non è simpatico essere antipatici, anche perché l'autore è un appassionato come me e criticare il suo lavoro non è una bella cosa, ma io non ci ho capito nulla, come l'anno scorso:

Poi non comprendo proprio in cosa consista l'eccezionalità di questo film di 63 minuti (titoli compresi), chiaramente può piacere, anche piacere moltissimo (a me la prima visione non era dispiaciuta), ma elevarlo a film rivoluzionario del cinema d'animazione mi pare eccessivo.
Stante che il linguaggio dello scritto (e di quello dell'anno scorso) risulta per il mio basso livello culturale illeggibile, ergo incomprensibile, quindi mi è sfuggita l'unicità del film di Makoto Shinkai.
Comunque, nel caso il prossimo anno ci fosse la terza parte, spero sarà mediata da un po' di spirito divulgativo  :]

sabato 13 novembre 2021

"I Quindici: i libri del come e del perché" - Volumi 8 e 9 (1968)


Come ho già scritto più volte non ero un bambino lettore, alcuni di questi volumi de "I Quindici" penso di non averli mai aperti, altri così poco che ancora paiono nuovi, mantengono lo stesso odore che di stampa del 1968  ^_^
I volumi 8 e 9 non mi sono dispiaciuti, il soggetto erano "le cose":
l'ottavo spiegava come funzionano (in alcuni casi come "funzionavano") le cose che ci circondavano, che per un bambino, ma anche un adulto è sempre un aspetto interessante;
il nono come si fanno le cose attorno a noi, forse ancora più interessante del precedente.

Ho notato negli ultimi anni un proliferare di programmi made in Usa che illustrano i processi produttivi di un oggetto, specialmente dal punto di vista alimentare.
Immagino che i bambini statunitensi che crebbero con la versione originale de "I Quindici", una volta diventati adulti ed entrati nel mondo della televisione, si ricordarono di questi due volumi, perché il concetto alla base dei due prodotti è il medesimo.
Che poi la matrice sia totalmente a stelle e strisce lo dimostra la scan qui sotto   ^_^



Ditemi voi chi in Italia nel 1969 aveva l'aria condizionata, non dico in casa, ma neppure negli uffici o in ospedale...
In realtà non mi pare sia molto ben spiegato il principio di funzionamento di un condizionatore dell'aria... ma, soprattutto, a che gioco in scatola giocavano i due bambini?  :]



Mi ha sbalordito e pure parecchio inorridito, invece, una scheda del nono volume, dove si vede una povera balena sventrata per estrarle l'ambra grigia, che neppure sapevo esistesse e il cui scopo mi pare che fosse fondamentalmente inutile rispetto all'uccisione di una balena...
Si vede che i tempi sono cambiati, anche se non abbastanza per smettere di uccidere i cetacei...  >_<

Proseguo con l'indice dell'ottavo volume.

giovedì 11 novembre 2021

TV Sorrisi e Canzoni n° 49 dal 9 al 15 dicembre 1979 - “Torna Goldrake”, di Nicoletta Artom + “Remi piange e i ragazzi si divertono”


Visto che nel precedente post ho recensito l'ultimo cartonato della "Edizioni Walkover" "Il trionfo di super Goldrake - Atlas Ufo Robot serie 2000", perché non inserire il numero di "TV Sorrisi" in cui c'è la copertina di Goldrake con il disegno preso in prestito dal cartonato?
Detto fatto, anche perché dopo quattro "Onda TV" consecutivi mi era stato richiesto di tornare ai "TV Sorrisi e Canzoni"  :]
Essendo un numero del periodo natalizio le pagina sono molte, ben 116, ho quindi dovuto omettere parecchi articoli (vedi il sommario), le pagine dedicate alla pubblicità sono molte, anche in questo caso ne ho saltate molte, alcune perché messe in numeri del medesimo periodo.
Oltre alla copertina dedicata al ritorno di Goldrake, l'articolo sul robottone è a firma Nicoletta Artom, colei che scoprì "Atlas Ufo Robot", infine c'è un servizio fotografico sui giocattoli dedicati a Remi, ben 20 diversi articoli, a dimostrazione del fatto che eravamo in pieno anime boom.
Un altro aspetto interessante di questo numero è che sabato 15 dicembre 1979 iniziò le trasmissione il terzo canale della Rai, e un articolo di quattro pagine ci spiega in anteprima quali sarebbero stati i programmi visibili.
Ho inserito un'intervista a Leonardo Sciascia, un doppio articolo su "Fantastico" in cui è intervistato il maestro Tony De Vita (mi stava simpatico) e c'è uno scritto del duo Grillo/Ricci, un intervista ad Andrea Giordana per l'ennesima replica di Sandokan... un articolo si "Happy Days.
Nonostante abbia tagliato un po' di materiale i temi non mancano.
L'inserto delle tv locali è del centro est e, a differenza di quello lombardo o milanese, consta di una sola pagina di emittenti per ogni giorno della settimana. Sono presenti parecchi "cartoni animati" nei palinsesti delle tv locali, purtroppo nemmeno uno con il titolo... che peccato.


Quanto aspettai il ritorno di Goldrake sulla Rete 2 della Rai... lo avevamo visto per l'ultima volta subire l'amputazione del braccio da parte di King-Goli il 12 gennaio (1979), dovemmo attendere per 11 mesi... penso che non capitò mai più che un cartone animato subisse uno stop così prolungato per poi venir ripreso e concluso.
Le didascalie le inserisco ingrandite più sotto, comunque in quella in alto si accenna al mistero sulla ferita di Actarus, sottolineando che è l'unico superstite del pianeta Fleed, cosa falsa.


Diciamo che il riassunto della Artom fu un pelino troppo riassunto, poi non poteva sapere che quel ragazzo che pilotava quell'obbrobrio del TFO non era un pilota alla prima armi, ma il veterano di Mazinga Z.
Da notare che la Artom, per riferirsi agli alieni venuti da Vega, non usa "veghiani", ma "veganiani, che personalmente a me suona meglio, anche se forse non sarà corretto.
La Artom, terminata la sintenticissima sintesi, analizza un po' i contenuti innovativi della serie.

lunedì 8 novembre 2021

"Il trionfo di super Goldrake - Atlas Ufo Robot serie 2000"- cartonato "Edizioni Walkover" dicembre (?) 1979



Ormai ben sette anni fa postai una recensione del primo cartonato di Goldrake della "Giunti Marzocco" dell'aprile 1978, in quell'occasione feci notare la forte somiglianza dei disegni e dei soggetti con l'album di figurine francesi "Goldorak - Americana France Album" del 1978, penso di essere stato l'unico ad aver notato questo aspetto, solo grazie al fatto che ho entrambi gli articoli.
Stavolta, invece, non credo proprio che svelerò nulla, ma per me il cartonato della "Edizioni Walkover" con le ultime puntate di Goldrake è stata una scoperta (trovato quasi intonso da poco), quindi, in considerazione della vastità e la provvisorietà del web, farò alcune considerazioni, di certo già fate da altri  ^_^
Intanto il testo deriva di nuovo da qualche edizione francese, in quanto, come nel cartonato "Giunti Marzocco" il ranch di Rigel non si chiama "Betulla Bianca", ma "Rocket Ranch".
Inoltre è presente il nome "Duke Fleed" e pure un inusuale "Alcor Kabuto"...

I disegni restano abbastanza scarsini, pur non raggiungendo la bruttezza di quelli amatoriali del cartonato Giunti Marzocco", che comunque conteneva anche belle tavole.
Preciso che ho riportato la prima e l'ultima storia completamente, per il reso ho inserito i disegni e la prima pagina con il titolo di ogni racconto.



Edit dell'11 novembre 2021:

La prima e più importante curiosità è che a pagina 20 e 21 è presente il disegno a doppia pagina che venne utilizzato per la copertina del "TV Sorrisi e Canzoni" n° 49 del 9/15 dicembre 1979, in cui si annunciava il ritorno sugli schermi televisivi di Goldrake:
a sinistra la doppia pagina del cartonato della "Edizioni Walkover";
a destra la copertina di "TV Sorrisi".

Ho sempre pensato che l'avessero presa da qualche scena dell'anime, ed invece mi sono rivisto la puntata n° 64 a cui si ispira la storia del cartonato, e quella scena non esiste (spero).



Rispetto al cartonato "Giunti Marzocco" di cui sopra, in questa pubblicazione ci sono più riquadri con delle scene prese direttamente dalla serie televisiva, ma la particolarità pare sia che queste vennero scattate durante una proiezione.
Infatti spesso le immagini hanno i bordi non centrati, mostrando un nero non uniforme ai lati, oltre al fatto che le parti chiare sono flashate...

sabato 6 novembre 2021

Catalogo giocattoli Mattel 1973


Come si vede dall'appunto a penna questo catalogo Mattel è del gennaio 1973, il più vecchio postato fino ad oggi tra quelli dell'azienda statunitensi:


La parte più corposa del catalogo è dedicata a Barbie e ai suoi accoliti del periodo, tra cui un irsuto Ken, seguono i giochini per i più piccini, diverse tipologie di bambole, Big Jim (solo tre pagine...), tante macchinine Mebetoys, le piste Sizzlers ed infine qualche giocattolo vario.
Tutti gli articoli sono comprensivi di prezzi in lire, cosa sempre interessante per capire quanto facemmo svenare i partenti, io nel 1974 ero ancora troppo piccolo per assillare  :]
Trovo molto bello questo catalogo, anche la parte dedicata alla Barbie, grazie fondamentalmente a quel tamarro di Ken   ^_^

"Un nuovo Ken davvero in gamba!
Ha i capelli veri.
E se lo desideri, puoi mettergli i baffi, le basette o la bellissima barba che vengono forniti come accessori.
Ken capelli veri ha le gambe pieghevoli"

La didascalia alle tre immagini dice tutto, la disco music si stava per imporre e già la Mattel aveva il suo Ken in versione basettoni, c'è anche una coppia di Barbie e Ken da discoteca!
Da notare che veniva specificato che lo spasimante di Barbie poteva piegare le gambe, chissà se ebbero lamentele da parte dei piccoli consumatori italici.
Comunque con Big Jim non c'era bisogno di specificarlo, lui aveva le articolazioni, tutte... 
Tutte le didascalia meritano una attenta lettura, qualche chicca la si trova.


La linea di giocattoli che mi ha colpito è quella delle piste con le macchinine a batteria ricaricabile. 
Oggi siamo abituati, fin nauseati, a dover ricaricare continuamente device, ma nel 1973 era una novità ludica. La Mattel inventò questa pista in cui non potevi decidere la velocità delle macchinine, come con la Polistil, ma, invece, sceglievi quando ricaricare il mezzo, in modo da evitare che ti si esaurisse sulla pista.
Ho trovato anche uno spot statunitense del periodo, molto bella come idea.

Ricomincio dall'indice del catalogo.

giovedì 4 novembre 2021

Figurine Panini, storia di un impero industriale di una famiglia e di un fenomeno di costume



TITOLO: Figurine Panini, storia di un impero industriale di una famiglia e di un fenomeno di costume
AUTORE: Nunzia Manicardi
CASA EDITRICE: Guaraldi
PAGINE: 295
COSTO: 10 
ANNO: 2000
FORMATO: 22 cm x 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 7988880491992



Lo scorso marzo avevo recensito un altro saggio sulla "Panini", "Panini, storia di una famiglia e di tante figurine", pubblicato nel 2020.
Quello che recensisco oggi fu pubblicato nel 2000 e trovo sia più esaustivo ed interessante, inoltre più corposo, infatti, benché le pagine siano minori, il carattere di scrittura è molto più piccolo, ergo più parole scritte.
Ci sono anche più informazioni sull'aspetto industriale e finanziario della Panini, compresi i vari cambi di proprietà fino al 2000, a cui seguì quello che vede l'attuale assetto.
Uno degli aspetti poco presenti nell'altro saggio era quello prettamente produttivo, qui molto più approfondito, poco più sotto inserisco un racconto di Umberto Panini a titolo di esempio.
I due saggi meritano la lettura, questo un po' di più, a mio avviso.
Vengono presentate le testimonianze di molti dirigenti storici della Panini (tra i tanti Arrigo Beltrami e Alfredo Roma), che vissero sia la nascita dell'azienda che il primo poco felice cambio di proprietà.
Rammento che ai tempi seguì sulla stampa con sommo dispiacere quelle continue vendite della Panini, anche perché nel periodo in cui furono in mano a Robert Maxwell le cose andarono male.
Non ci sono solo i ricordi dei manager e dei Panini stessi, ma anche di amici, parenti e dipendenti, tra le tante c'è la testimonianza del fotografo ufficiale della Panini, Franco Vignoli.  

Sia il saggio quello del 2020 che questo non contemplano informazioni sugli album dei cartoni animati giapponesi, a parte un piccola citazione di Heidi presente in questo del 2000 a pagina 89 (scan qui sotto) ed un accenno al fatto che tra le poche nazioni in cui la Panini non sbarcò mai ci fu il Giappone, ma non viene spiegato il perché.



Più volte i protagonisti (famiglia Panini e loro collaboratori) ribadiscono il concetto che era difficile immaginare se un album avrebbe incontrato il favore  dei loro piccoli clienti, come esempio viene fatto quello dell'album della nipponica Heidi, a cui nessuno di loro dava alcun credito, ed invece...   ^_^
I gusti dei bambini, di allora e di oggi, sono difficile da classificare, tematiche che gli adulti della Panini ipotizzarono potessero avere successo furono dei flop, altre figurine prodotte con un certo scetticismo andavano esaurite appena la bustina arrivava in edicola.
A questa regola facevano eccezione gli album sul calcio, ovviamente  :]
Un aneddoto interessante riguarda il destino delle figurine di collezioni che si dimostrarono poco richieste, che finivano direttamente nell'inceneritore. Questo perché gli edicolanti avevano diritto al reso pagato della merce, e quindi costava di più lasciare in circolazione figurine poco richieste piuttosto che bruciarle tutte.

martedì 2 novembre 2021

"Perché i manga hanno conquistato i nostri ragazzi", Walter Veltroni - "Corriere della Sera" 2 novembre 2021: ovvero quando gli "adulti" si accorgono di un fenomeno che esiste da decenni







Stamattina prima di recarmi a lavoro ho buttato la solita occhiata ai quotidiani online che uso per informarmi, passando in rassegna la homepage del Corsera trovo questo articolo a firma di Walter Veltroni, clicco e leggo.
Clicco, leggo e rimango un po' stranito, spiazzato, temporalmente sfasato, quasi sbalordito, un po' attonito  ^_^
Tutto il ragionamento di Veltroni parte dal solito sudcoreano "Squid Game" di Netflix, che ha generato la classica ondata semi isterica che ad intervalli regolari pervade genitori, esperti, insegnanti, giornalisti, associazioni varie etc. etc. etc.
"Squid Game" l'ho visto, mi è piaciuto, molto la prima metà, un pelino meno la seconda metà, ma non ci ho visto nulla di preoccupante... alla fine è simile al nipponico  "Alice in Borderland".
Certo, se non si conosce il genere, "Squid Game" pare chissà cosa...
"Alice in Borderland" è ancor più violento, perché (sperando di non ricordare male) i partecipanti (di sicuro i tre amici) non vi entrano volontariamente e non possono neppure uscirne con un voto a maggioranza come capita in "Squid Game". 
I giocatori di "Alice in Borderland" ci si trovano dentro a forza, non scelgono di parteciparvi, da ricordare che in "Squid Game" il gioco viene inizialmente annullato, la gran parte dei giocatori ci ritorna di propria iniziativa sapendo che è un gioco mortale.
In queste settimane mi sto divertendo a leggere gli articoli su "Squid Game", specialmente quelli più allarmistici, che raccontano di bullismo e di giochi pericolosi in classe causati dalla serie Netflix.
Non era mia intenzione fare un post su questi articoli inerenti la pericolosità educativa di "Squid Game", io mi limito alle polemica contro i cartoni animati giapponesi del decennio 1978/88, però poi ho letto questo articolo di Walter Veltroni.
Il giornalista, politico, scrittore e regista (elenco da Wikipedia) non si schiera contro "Squid Game", quello che mi ha colpito sono le considerazioni a latere sul successo della cultura popolare orientale.
All'inizio dell'articolo Veltroni fa presente che al primo piano della libreria Rizzoli in Galleria a Milano, dove prima c'era l'ufficio di Enzo Biagi, "ora c'è il reparto dedicato ai fumetti manga", io non vado in quella libreria da prima del Covid, ma i manga al primo piano già c'erano... oppure io ho capito male a quale primo piano si riferisce Veltroni.
Abbastanza orrendo leggere quel "fumetti manga", che è come scrivere "fumetti fumetti giapponesi"... manga è già sinonimo di fumetti, mica c'è bisogno di specificare che sono fumetti, si scrive manga e basta.
Parlando della cultura orientale veicolata dai manga Veltroni si sorprende (pare sorpreso) che le librerie siano pieni di 14/15enni in cerca di "fumetti manga", secondo lui il fenomeno è esploso anche grazie al successo di "Squid Game".

lunedì 1 novembre 2021

Manga "Shingo Tamai - Arrivano i Superboys" n° 5 e 6 (Dynit)


Come per gli altri post cercherò di ridurre al minimo eventuali spoilerate, mi limiterò al raffronto tra i personaggi dell'anime e quelli del manga, più qualche esagerata incongruenza presente negli ultimi due numeri...
Parto con il finale del numero 5, dove si può trovare un piacevole approfondimento di Alessandro Apreda sugli autori del manga, l'unico presente nei 6 volumi totali.
L'arrivo dei fratelli Kamioka, primo caso in cui graficamente i personaggi sono differente dall'anime, alla fine del precedente volume fa proseguire la storia sul medesimo versante.
Perché i due odiano Matsuki? etc. etc. etc.
Nel quinto numero compare tutta la sotto trama del pallone del vero padre di Shingo, con annessi e connessi, ma gli autori ebbero qualche problema di memoria quando si trattò di disegnare questo pallone...

Nell'anime il pallone è disegnato sempre come quello di destra, che nel vederlo oggi pare più da pallavolo, ma almeno i disegnatori della serie animata furono coerenti.
Nel manga capita che la prima volta che vediamo il pallone a pagine 29  questo ha i classici esagoni bianchi e neri, ma quando si tratta di riparlarne lo troviamo trasformato nel modello dell'anime.
Il secondo personaggio difforme dalla sua rappresentazione animata è il padre biologico di Shingo.