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domenica 3 marzo 2019
I bambini e la tv, la prima ricerca sull'esperienza televisiva dai 3 ai 6 anni
TITOLO: I bambini e la tv, la prima ricerca sull'esperienza televisiva dai 3 ai 6 anni
AUTORE: a cura di Piero Bertolini e Riccardo Massa
CASA EDITRICE: Feltrinelli economica
PAGINE: 273
COSTO: 5€
ANNO: 1976
FORMATO: 18 cm X 11 cm
REPEPRIBILITA': online
CODICE ISBN:
Dato che ritengo ormai assodato che la messa in onda di Goldrake e di Heidi furono i due momenti in cui tutto l'immaginario di quella generazione e delle successive cambiarono per sempre, con conseguenti polemiche e psicosi di massa, cerco informazioni su cosa pensavano gli adulti a proposito di quello che guardavamo prima del 7 febbraio e del 4 aprile 1978.
Se lo sbarco degli anime fu, per la gran parte dei commentatori ed esperti adulti del tempo, una iattura sociale e culturale, vuol dire che le trasmissioni per bambini precedenti a quelle due date erano perfette, o comunque meno inquietanti.
Più nello specifico mi interessa capire quale fosse il rapporto tra televisione e bambini prima che i cartoni animati giapponesi rivoluzionassero i programmi di intrattenimento per i più piccoli.
A soddisfare parzialmente questa mia curiosità è stato il saggio "I bambini e la TV", che per la prima volta riporta un'indagine sull'esperienza televisiva dei bambini dai 3 ai 6 anni.
Ovviamente nel saggio non sono citati, perché non ancora giunti in Italia, i cartoni animati giapponesi, visto che lo studio venne eseguito intorno al 1975/76.
Essendo questo un libro pubblicato nel 1976, vuol dire che gli intervistati di 6 anni avevano la mia età, e, assieme a quelli di 3 anni, nel giro di meno di due anni verranno investiti dal successo di Heidi e Goldrake.
Premetto che il saggio, che consta di ben 270 pagine, non l'ho letto tutto, in quanto lo scritto è indirizzato ad esperti del settore educativo/pedagogico, ergo la terminologia non è alla mia portata, mi sono concentrato sulle testimonianze dirette dei bambini e sulle conclusioni finali.
A pagina 249/250 ("Conclusioni finali") si può leggere:
"Insomma, i bimbi dai 3 ai 6 anni guardano spesso la televisione, la guardano in tutti i giorni e in tutte le ore, e guardano spesso tutti i tipi di programmi, anche quelli ufficialmente ed esclusivamente dedicati agli adulti, facendo così venir meno ogni rilievo a tali distinzioni e a tali caratterizzazioni.
Dunque il video è risultato il giocattolo più gettonato dai bambini."
Gli autori riportano i ragionamenti dei mie coetanei, che raccontano a loro modo quello che vedevamo in televisione (prima degli anime), però, per quanto mi riguarda, questi ricordi sono ormai praticamente scomparsi, sostituiti dalla potenza espressiva dei cartoni animati giapponesi. Rileggendo questi loro pensieri mi sono effettivamente tornati in mente alcuni flash di programmi che seguivo anch'io, alcuni dei quali vennero replicati ampiamente negli anni successivi (tipo Zorro o Tarzan).
Le pagine coi discorsi dei bambini sono una piccola istantanea di quello che ci piaceva guardare in televisione fino al 1976, quel poco che c'era in televisione, perché i programmi per bambini erano pochini...
Quello che mi pare di aver compreso del saggio, specialmente dalle conclusioni finali, è che il successo di Heidi e Goldrake, seguito a ruota da tutti gli altri eroi animati giapponesi, era già televisivamente in gestazione nel 1976, aspettava solo che giungesse il momento del "parto".
In parte questo successo si avrà con Sandokan e con Furia, sebbene la deflagrazione totale avverrà solo dopo il 4 aprile 1978, ma al momento in cui i ricercatori intervistarono i 1100 bambini di questo studio, tutto era già pronto per accadere.
I ricercatori si focalizzano su come e quanto i programmi televisivi influenzassero tre aspetti della vita del bambino: il disegno; il gioco; il linguaggio.
Una delle accuse degli adulti, semplici genitori o esperti che fossero, verso i cartoni animati giapponesi fu proprio che modificarono questi tre aspetti:
disegnavamo Goldrake; giocavamo a Goldrake; parlavamo di Goldrake e ne imitavamo il gergo.
A pagina 114 si può leggere che i disegni a tema televisivo erano già allora influenzati per il 50% dai cartoni animati, seguiti al 29% dai telefilm, ne consegue che quando sulla scena arriverà una animazione con dei contenuti mai visti primi, con trame non autoconclusive e con personaggi molto carismatici, le percentuali non potranno di certo risultare inferiori...
Dalle parole dei bambini e dalle considerazione dei ricercatori, si comprende che non furono Goldrake e soci i colpevoli dei nostri cambiamenti di abitudini ludiche e di linguaggio, ma semplicemente che queste serie animate giapponesi capitarono nel posto giusto al momento giusto.
La televisione già influenzava i nostri gusti, i nostri giochi e il nostro modo di esprimerci, per comprenderlo basta leggere tutti i commenti dei bambini sui personaggi televisivi e sui prodotti delle pubblicità.
Ovviamente l'impatto degli anime fu tanto "devastante" in virtù della loro carica innovativa, quindi del successo che incontrarono tra i bambini, e non solo tra di loro.
Prendendo ad esempio il "Triangolo del fuoco", si potrebbe affermare che le polemiche sulla diseducatività degli anime nacquero grazie a tre elementi:
1) bambini teledipendenti;
2) successo;
3) giapponesità dei cartoni animati.
Per "bambini teledipendenti" non intendo bambini inebetiti piantati davanti alla tv tutto il giorno, ma già abituati a guardare regolarmente i programmi televisivi, e da questi già influenzati prima dell'arrivo degli anime.
Quindi, stante che il primo e più importante fattore era già presente, si dovette attendere che un programma avesse un enorme successo, cioè Goldrake, e che il soggetto non fosse un prodotto né italiano né statunitense.
Un programma giapponese, alieno, sia geograficamente che artisticamente, senza nessun santo protettore nel paradiso informativo italiano, poteva tranquillamente essere accusato di "traviare" le nuove generazioni.
Una volta messi assieme i tre elementi del triangolo, si sviluppò l'incendio mediatico, che raggiunse il "flash over" nell'aprile 1980, per poi estinguersi un po' alla volta, ma senza mai far venire meno la disinformazione che accompagnò le polemiche.
In tutte le scan del saggio ho lasciato il numero di pagina, in quanto in alcuni casi sono pagine non consecutive.
Questa è una delle tabelle con le divisioni in percentuali inerenti le preferenze dei 1100 soggetti dello studio, sono diverse per età, per sesso e per ceto sociale.
Due degli elementi che i ricercatori analizzavano nel comportamento dei bimbi erano il disegno e gioco.
Alcune pagine consecutive in cui si analizza il linguaggio dei bambini.
Un paio di anni dopo, al posto di Zorro, Tarzan, Titti e Silvestro, ci saranno Heidi, Goldrake e Mazinga, ma il linguaggio è essenzialmente lo stesso: di derivazione televisiva.
I programmi televisivi ci influenzavano potentemente anche prima dell'arrivo degli anime, solo che gli eroi animati giapponesi furono più potenti di Carosello, Giocagiò, Zorro e Tarzan.
Viene di nuovo analizzato il linguaggio dei bambini, in questo caso se ne prendono tre a campione, due femmine ed un maschio.
Tom Grattan... Tom Grattan... La guerra di Tom Grattan!
Ricordo le immagini della sigla, nulla del telefilm.
Riguardo ad un telefilm del genere, trasmesso all'interno dei programmai per ragazzi, mi chiedo se fosse più alieno vedere un personaggio che viveva le sue avventure durante la prima guerra mondiale non in prima linea, ma in Inghilterra, oppure una cartone animato fantascientifico con guerre tra robot?
Le "Conclusioni finali" sarebbero da leggere, a mio avviso, tenendo bene a mente le polemiche che susciteranno i cartoni animati giapponesi (Emeroteca anime) e lo studio Rai/Mesomark dell'aprile 1980:
"I bambini e la televisione: La fruizione televisiva infantile nella programmazione multirete" - Servizio Opinioni Rai (aprile 1980) - parte 1
"I bambini e la televisione: La fruizione televisiva infantile nella programmazione multirete" - Servizio Opinioni Rai (aprile 1980) - parte 2 (fine)
Si noteranno numerose similitudini nelle argomentazioni.
Inserisco l'indice per far comprendere quali siano i contenuti del saggio.
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