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domenica 14 aprile 2019

Hikikomori, i giovani che non escono di casa



TITOLO: Hikikomori, i giovani che non escono di casa
AUTORE: Marco Crepaldi
CASA EDITRICE: Alpes
PAGINE: 124
COSTO: 13€
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPEPRIBILITA': reperibile a Milano
CODICE ISBN: 9788865315521


Il saggio l'ho trovato estremamente interessante e scritto in maniera comprensibile, quindi sui tanti suoi lati positivi mi dilungherò successivamente, ergo parto subito che lei tre pecche che, a mio avviso, ho riscontrato:
1) è troppo breve;
2) non sono state tenute separate le esperienze in Giappone da quelle in Italia;
3) l'autore non ha una esperienza diretta del fenomeno hikikomori in Giappone.

Il punto uno non implica che il saggio sia superficiale, meglio qualche pagina in meno, che tante pagine in più piene di supercazzole incomprensibili, semplicemente mi sarebbe piaciuto leggere più scritto.
Il punto due è, a mio avviso un "errore", in quanto le due società (Giappone ed Italia) sono troppo diverse per numerosi aspetti inerenti gli hikikomori, trattarle assieme tende a fare confusione.
Anche il punto tre non è poi determinante, Ruth Benedict non era mai stata in Giappone, ma molte sue analisi si dimostrarono corrette.
Riguardo a questo punto, anche se l'autore non è mai stato in Giappone per verificare la situazione hikikomori in loco, dal saggio si apprende che è in contatto coi giapponesi che se ne occupano giornalmente. Quindi nel libro sono riportate anche casistiche recenti, non solo prese da saggi italiani scritti in passato.
C'è un altro appunto che posso avanzare al saggio e riguarda l'introduzione, in cui si afferma che il fenomeno hikikomori sarebbe nato negli anni 80. In realtà qualche anno fa sono incappato del tutto casualmente in un articolo del 27 novembre 1981 su "La Stampa", in cui il giornalista (Alberto Gaino) riportava la testimonianza di un docente giapponese su un particolare tipo di assenteismo scolastico in Giappone, questi alunni presentavano le seguenti caratteristiche fin dagli anni 60(!):
isolamento; rifiuto di parlare con genitori, insegnanti ed amici; auto confinamento in casa; abbandono scolastico.

Fenomeno hikikomori in un articolo de "La Stampa" del 27 novembre 1981 - "Molto onorevoli ospiti del Sol Levante" di Alberto Gaino



Tutte le volte che in un saggio che recensisco c'è scritto che il fenomeno hikikomori è nato negli anni 80 o 90, riposto l'articolo in questione, ma mi sa che nessuna delle persone che scrive saggi sugli hikikomori legge questo blog   :]
Quelle poche righe sono importanti perché negli anni 80, e ancor di più negli anni 60, non c'era il web, i videogiochi non erano online, inoltre manga ed anime non avevano l'importanza che ricoprono oggi. I "pre-hikikomori"se ne stavano chiusi nella stanza a leggere libri o a non far nulla.
Quindi chi accusa web, videogiochi, anime e manga di essere la causa del fenomeno hikikomori, leggendo quelle poche righe, dovrebbe comprendere di essere nel torto.
Tra chi non commette questo grossolano errore c'è l'autore di questo saggio che, anzi, cerca di stroncare la correlazione hikikomori/web-videogiochi-anime-manga.
Marco Crepaldi è il presidente dell'associazione nazionale "Hikikomori Italia", quindi conosce bene il fenomeno italiano.
Consiglio la lettura di questo saggio, oltre che per la sua leggibilità, perché informa positivamente il lettore, cercando di stroncare i luoghi comuni sugli hikikomori, che ho purtroppo potuto leggere in altri saggi su questo argomento (link).
Nel primo capitolo si parte con lo spiegare cosa non è hikikomori, tanto per cercare di far chiarezza nella disinformazione generale dei superficiali media nostrani:
non è dipendenza da internet;
non è depressione;
non è fobia sociale, schizofrenia o autismo;
gli hikikomori non sono eremiti.

Segue quindi la sua definizione di hikikomori, e dato che a livello mondiale non esiste ancora una definizione sanitaria condivisa, spesso è mal valutata.
La spiegazione di cosa sia hikikomori è breve, comprensibile e condivisibile (per quanto poco valga il fatto che io vi concordi).
Nel secondo capitolo si stila un identikit dell'hikikomori, stante che chiunque lo può diventare, Marco Crepaldi cerca di individuare le caratteristiche comportamentali che lo rendono più favorevole.
Nel successivo paragrafo si danno i numeri del fenomeno hikikomori tramite un sondaggio del governo giapponese eseguito nel 2016 tra 5000 famiglie scelte a campione. Tra i giapponesi dai 15 ai 39 anni gli hikikomori sarebbero 541 mila, tra questi il 35% è isolato da almeno 7 anni. Considerando i criteri assai rigidi del sondaggio, visto che il governo giapponesi ha tutto l'interesse a ridurre la platea dei soggetti, probabilmente il numero degli hikikomori giapponesi è assai maggiore, basti pensare che nel sondaggio non erano considerati i ritirati over 40 e veniva considerato hikikomori solo chi si era autorecluso da più di sei mesi.
Nel capitolo numero 3 l'autore individua tre fasi precedenti alla decisione di rinchiudersi nella propria stanza:
1) malessere per i rapporti con gli altri e sollievo per la solitudine;
2) ci si rende conto che isolandosi si sta meglio emotivamente e si riducono le occasioni di socializzazione;
3) si troncano i rapporti anche con la famiglia e web, che nel precedente step erano presenti.

Di seguito sono elencate quattro tipologie di hikikomori, basate sulla causa che originò l'autoisolamento: alternativo; reazionale; dimissionario; a crisalide.

Ovviamente ognuna delle quattro tipologia è ben illustrata e resa facilmente comprensibile.
Nel quarto capitolo sono elencate è spiegate le cause che portano a fare hikikomori:
la pressione di realizzazione sociale;
la paura di essere giudicati;
depressione esistenziale e apatia;
dinamiche genitori-figlie disposizioni temperamentali

Il quinto capitolo è incentrato sul ruolo della scuola che, in Italia come in Giappone, e spesso il luogo dove si crea il disagio che spinge il giovane a scegliere l'isolamento.
E' questo uno dei punti del saggio in cui l'alternanza di situazioni inerenti il Giappone e l'Italia mi ha creato più confusione, forse si sarebbero dovute tenere ben separate le due situazioni geografico-sociali.
Questo capitolo sulla scuola si sofferma sulle seguenti questioni:
il bullismo; il ruolo degli insegnanti; la standardizzazione dell'apprendimento.

Molto interessante l'ultimo paragrafo, in cui sono gli stessi hikikomori nostrani a dirci in cosa la scuola li abbia traditi. Chiaro che questo paragrafo è essenzialmente riguardante l'Italia.
Il penultimo capitolo cerca di offrire delle soluzioni al problema che vivono gli hikikomori.
Tra i tanti aspetti sollevati mi ha colpito quello che conoscevo poco, cioè gli "estrattori di hikikomori".
Negli ultimi tempi in Giappone si è creato un lucroso mercato di professionisti, pagati profumatamente dai genitori, che promettono di "curare" gli hikikomori, a costo di "tirarli" fuori dalla loro stanza a forza...
Ho scoperto anche l'esistenza del sito http://www.hikikomori-news.com/
Spero sia quello giusto, perché, ovviamente, non conosco gli ideogrammi...
L'aspetto importante di questo capitolo, ma di tutto il saggio, è che l'autore avanza proposte su come aiutare gli hikikomori (italiani) nate dalla sua esperienza personale, sia cosa fare, ma soprattutto cosa non fare, per esempio "tirare fuori" a forza un hikikomori dalla sua stanza...
L'ultimo capitolo illustra le attività dell'associazione "Hikikomori Italia".





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