CERCA NEL BLOG

sabato 18 dicembre 2021

Anime System, il successo polimediale dell'animazione giapponese



TITOLO: Anime System, il successo polimediale dell'animazione giapponese
AUTORE: Marc Steinberg
CASA EDITRICE: Tunué
PAGINE: 364
COSTO: 29 
ANNO: 2019
FORMATO: 24 cm x 15 cm
REPERIBILITA': disponibile in libreria
CODICE ISBN: 97888967903496



Nella nota introduttiva di Marco Pellitteri il lettore viene avvisato che questo è uno studio accademico, che analizza l'origine e gli sviluppi della dimensione pubblicitaria e merceologica dell'animazione giapponese in Giappone.
L'avviso è importante perché parte dello scritto è abbastanza ostico, per lo meno lo è stato per me.
Mi pare che comprai il saggio a fine 2019, in questi due anni ho provato a leggere il libro quattro volte (con questa), le altre tre abbandonai dopo la seconda prefazione, quella dell'autore. Mi spaventò (ed anche un po' demoralizzò) la possibilità che tutto il resto dello scritto potesse essere impostato come le due prefazioni, cioè in stile accademico.
Non solo vengono riportati concetti che sono parecchio al di là delle mie capacità di comprensione, ma spesso vi si possono leggere singoli vocaboli sconosciuti (sempre per me)...
Chiaramente, come preciso sempre, la casa editrice e l'autore non sono responsabili della mia ignoranza, ma fare opera di divulgazione, cercando di scrivere in maniera più semplice quando un libro non è più indirizzato solo ai circoli accademici, non è ancora reato   ^_^
Questa quarta volta mi sono imposto di terminare il libro, ci sono riuscito, ma con l'escamotage di saltare i paragrafi che erano palesemente per me incomprensibili, l'alternativa era laurearmi in marketing, sociologia e massmediologia   :]
Devo dire che, leggendo tutto il libro, debbo modificare in parte il mio pregiudizio che mi faceva droppare il saggio alle prefazioni. Infatti in tutti i punti in cui l'autore illustra l'evoluzione degli anime in tv e di come sia cambiato il rapporto tra animazione giapponese, giocattolo e pubblicità i concetti li ho capiti, perché è più che altro una rievocazione storica/cronologica dei fatti.
Le parti del saggio in cui ci si addentra sul versante accademico sono restate abbastanza oscure, oppure chiare solo in parte, ammesso io abbia veramente compreso le parti che mi pare di aver capito...
Detto ciò, anche nei punti più alla mia portata poi ti si parano davanti termini che ti spiazzano, quando ho letto "coalescenza" volevo essere tumulato... ma uno dei top è stato leggere "ex nihilo"... ho quindi cercato il significato di questo latinismo, pensavo fosse qualcosa di assai complesso, mentre significava solo "dal nulla, da zero"... ecco, cosa sarebbe cambiato in fase di traduzione scrivere "dal nulla" al posto di "ex nihilo"?!
Conclusa la parte sfogatoio da frustrazione dovuta ad ignoranza, ci tengo a precisare che lo scritto, dove l'ho capito, è stata una lettura interessante, e di certo chi conosce i temi trattati potrà apprezzarlo maggiormente.
Per questo motivo mi sono permesso di scannerizzare 5 pagine (inserite dopo le mie elucubrazioni) in cui è l'autore stesso a spiegare i contenuti del saggio, così non ci si dovrà basare sul mio punto di vista.

Il primo capitolo ripercorre la storia della produzione e della prima trasmissione televisiva di "Tetsuwan Atom" nel 1963, che è poi uno dei soggetti del saggio. 
In questo capitolo, tra le tante informazioni interessanti, si può leggere che nel 1933 solo il 4% dei film di animazione (ovviamente la tv non esisteva) era basato su un manga, nel 1964 il 90% delle opere animate (serie tv) derivava da manga. Nel 2005 si scese al 67,7%, mentre il 18,6% era basato su romanzi, videogiochi o altre opere, e solo il 15,7% erano produzioni d'animazione originali.
Il termine "anime" diventa di uso comune nel 1977, quanto Osamu Tezuka in una intervista parla di "i miei anime". Prima di ciò il termine "anime" era usato dalla metà degli anni 60 da parte degli addetti ai lavori. Per molti anni dal 1963 il termine usato per le serie tv fu quello di "terebi manga", cioè "fumetto televisivo", molto simile all'italiano "fumetti in tv" di "Supergulp!".
Viene spesso citato il teatrino kamishibai come ispirazione tecnica per l'animazione ridotta di "Tetsuwan Atom" del 1963, a noi può sembrare strano come accostamento perché mai vedemmo quel primissimo "Astroboy", rispetto a quello gli anime che vennero trasmessi da noi dal 1978 erano animazione super fluida  ^_^

        

Visto che tutto il saggio tratta di "Tetsuwan Atom" del 1963, mi pare il minimo vedere la prima puntata.
Sinceramente non avevo mai visto quanto quegli animatori dovettero ridurre l'animazione per poter portare a termine ogni episodio con il bassissimo budget a loro disposizione, fa impressione la quantità di scene praticamente fisse, ma per i bambini del 1963 era il top, bisogna sempre contestualizzare.

Nel secondo capitolo si prende spunto dall'11esimo episodio di "Tetsuwan Atom", dove al post di un personaggio della serie appare un tubetto di "Marble" (tipo Smarties), dei dolciumi della "Meiji Seika" (che era l'unico sponsor della serie televisiva), per spiegare come nacque il rapporto "personaggio degli anime" e pubblicità. Il capitolo indaga la connessione tra la "Meiji Seika" e "Tetsuwan Atom", e come questo abbia generato la transmedialità e la polimedialità degli anime.
Tezuka vendette "Tetsuwan Atom" sottocosto alla tv che lo trasmise, ergo doveva rientrare dei costi, la sua strategia di rientro economico era basata sul far guadagnare lo sponsor e sulla vendita della serie negli Usa. Tezuka pensò bene di utilizzare lo stesso sistema che la Disney aveva introdotto come prassi in Giappone per lo sfruttamento di un personaggio di fantasia.
In origine il testimonial della "Meiji Seiko" era una bambina di nome Yukari Uehara (Marble chan), che un po' alla volta venne sostituita da Atom. Ho cercato qualche spot tv della bambina, ma purtroppo si chiama come una sciatrice degli anni 80, ergo trovo solo spot sportivi.
A questo proposito alcuni anni fa avevo postato un libretto giapponese con le pubblicità dei prodotti da bambini tra gli anni 60 e 70, e nelle prime scan si possono vedere proprio sia Yukari Uehara che Atom sponsorizzare i prodotti della "Meiji Seiko"!






Il caso della vita... quando trovai questi due libricini alla Hoepli di Milano li comprai subito, non sapevo neppure il perché, il blog era lontano da esistere, costavano pure cari, sono tornati utili un sacco di volte   ^_^



Viene raccontato ed analizzato il primo gadget omaggio distribuito dalla "Meiji Seiko" con i dolci Marble, dei semplici adesivi, ma che grazie al fatto che raffiguravano Atom ebbero un successo stratosferico. Da quel momento Atom divenne il testimonial di innumerevoli prodotti. Il personaggio di Tezuka attraeva i prodotti da pubblicizzare e questi, grazie ad Atom, "uscivano dal televisore" per diventare reali nei negozi e nelle stanze dei bambini giapponesi.

Il terzo capitolo illustra più aspetti del concetto giapponese coniato nel 1964, proprio a proposito degli adesivi di Atom, dal nome "mono komi", cioè "comunicazione delle cose". Questa comunicazione delle cose si sviluppo tramite i giocattoli legati all'animazione seriale giapponese, il "masu komi gangu", il "giocattolo massmediale". Viene ripercorsa la storia dei "personaggi finzionali" come Atom utilizzati per giocattoli ed altro.
Il terzo paragrafo si concentra su una questione che anche in Italia, nel periodo della prima invasione dei cartoni animati giapponesi dal 1978 in poi, si leggeva spesso sulla carta stampata, cioè che i giocattoli tratti dagli anime (robottini in primis) limitassero la fantasia ludica del bambino, perché troppo perfetti, inoltre veicolavano una storia inventata da altri, a cui il bambino si doveva adattare.
A parte il fatto che io le storie per giocare me le inventavo da me... 
L'autore riporta varie argomentazioni di studiosi che concordano su questo aspetto poco fantasioso dei "giocattoli televisivi", cercando di spiegare, però, anche i lati positivi del nuovo modo di giocare.
Pur con tanti anni di ritardo ho apprezzato lo scritto, perché mi ha aiutato a capire alcune dinamiche che vivemmo da bambini.
Molto bello anche il paragrafo sui giocattoli di latta e su come cambiarono con l'avvento di un personaggio tanto forte mediaticamente come Atom.

Il quarto capitolo si concentra sulle strategie di sinergia polimediale da parte dell'editore Kadokawa. Vengono illustrati i termini media mix, marketing media mix, anime media mix.
Non ho capito molto, ergo rimando alle scan sotto con la spiegazione dell'autore   ^_^
Nel quinto capitolo si parla ancora delle strategie polimediali della Kadokawa, analizzando altri fattori sfuggiti al capitolo precedente. Questo capitolo tocca il tema degli anime prodotti dalla casa editrice Kadokawa.
Anche in questo caso ho capito pochino, ergo soprassiedo   :]



 

2 commenti:

  1. spot della Meiji con Yukari Uehara: https://fb.watch/9_5IN6ROZV/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie ^_^
      E' proprio la stessa bimba della pubblicità a colori!
      Certo che essere rimpiazzati da un personaggio animato non avrà fatto contenti i genitori della bambina, un sacco di soldini in meno in spot.

      Elimina