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domenica 29 marzo 2020

“Atlas Ufo Robot contro il signor Rossi”, di Giannalberto Bendazzi - “Cinema sessanta” settembre/ottobre 1980


Questo articolo fa parte dell'ultima micro aggiunta marzolina all'indice dell'Emeroteca Anime, ed è uno dei motivi che mi ha spinto ad inserire solo 12 articoli.
Quando sfoglio una pubblicazione, giro una pagina e mi ritrovo davanti ad un titolo come quello dell'articolo, mi sento come un cane da tartufi che ha scovato la sua immobile preda fungina... ecco... forse non è la metafora migliore che potevo trovare... quella del minatore che cerca l'oro è più decorosa  ^_^
Minatore o cane che io sia, mi resta da capire perché Goldrake avesse dovuto per qualsiasi motivo combattere il signor Rossi, era necessario?
L'unica cosa che i due avevano in comune consisteva nella loro forma di cartoni animati, per il resto i due personaggi erano assolutamente imparagonabili, facendo parte di due generi differenti.
Penso che il primo a cui si facesse un torto paragonandoli, era proprio Bruno Bozzetto, che creò un personaggio mille mila anni luce lontano da Goldrake, e che partiva giocoforza battuto contro il robottone giapponese.
Immaginando il ring dove, per l'autore dell'articolo, si scontravano i due boxer animati, avremmo visto:
nell'angolo tricolore un ometto basso, poco affascinante, goffo, per nulla eroico, di comportamento italico, le cui storie duravano pochi minuti in episodi autoconclusivi, spesso senza dialoghi, in trame fondamentalmente tristi con disegni poco fluidi;

nell'angolo del Sol Levante un megarobot potentissimo, pilotato da un supereroe alieno, combattimenti mozzafiato, colpi di scena, tanti personaggi differenti con svariate caratterizzazioni psicologiche, episodi di 20 e passa minuti con una trama che si dipanava in più di 70 puntate, presenza di dialoghi da seguire per comprendere la trama, con disegni innovativi pieni di colori sgargianti (io lo guardavo in bianco e nero...), musiche coinvolgenti, sigle da cantare a perdifiato (e mi fermo qui).

Perché paragonarli?
Io lo guardavo da bambino il cartone de "Il signor Rossi", e con tutto il totale ed assoluto rispetto per un grande regista come Bozzetto, lo trovavo triste... ma veramente triste... giusto la successiva sigla "W la felicità" era orecchiabile.
Perché un esperto del settore come Giannalberto Bendazzi li volle mettere a confronto?
Ad oggi ho trovato quattro articoli di Bendazzi che tratta l'argomento "cartoni animati giapponesi", con questo ne ho pubblicati tre:
 "Il trionfo del computer", di Giannalberto Bendazzi - "Bimbosapiens" n° 2 gennaio/febbraio 1982
 Due lettere alla redazione con risposte - "Bimbosapiens" n° 5 settembre/ottobre 1982 

A cui bisogna aggiungere un saggio del 1978 sull'animazione in cui si facevano brevi accenni su quella nipponica:
Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni

Dei quattro articoli di Bendazzi, questo è quello più vecchio, settembre 1980, quindi successivo di qualche mese allo tsunami mediatico dell'aprile precedente contro Goldrake e soci... quale fu la posizione del giornalista e storico del cinema su quelle polemiche?
Lo scopriremo alla fine dell'articolo su Goldrake ed il signor Rossi, in un commento a parte.
Intanto mi sono dovuto andare a cercare cosa significasse "corrusco"   ^_^
Ovvio che se ci sono arrivato io a capire che Goldrake e il signor Rossi non erano paragonabili, ci era arrivato anche Bendazzi, che lo specifica subito all'inizio dell'articolo, però non comprendo, quindi, perché si insista dopo l'incipit  :]
Stante che io sono un ignorante di animazione, ma come si può affermare che il cartone animato di Bruno Bozzetto fosse disegnato meglio di quello di "Atlas Ufo Robot"?!
Nel dubbio mi sono andato a rivedere qualche puntata del mite impiegato italico, e sinceramente i disegni sono fin più scattosi di quelli giapponesi!
Senza considerare gli sfondi non definitivi e il tratto più confuso (non saprei esprimere meglio il concetto).
L'unico motivo per il quale si doveva premiare il signor Rossi era dato dal non essere più un bambino, e magari conoscere Bruno Bozzetto di persona.


Ok, forse ci siamo:
"Evidentemente qualcosa funziona, nell'uno, e non funziona nell'altro.
Che cosa?
Con molto candore, confesso che non lo so."

Lo sapevamo noi bambini di allora, bastava chiedercelo   ^_^
Era semplicissimo, uno era coinvolgente, l'altro deprimente...
Tralasciamo l'errore nell'affermare che "Atlas Ufo Robot" entrò in produzione alla Toei nel 1976, quando la prima puntata giapponese fu nell'autunno del 1975, ai tempi certe informazioni erano difficili da ottenere. Dubbia anche la fonte secondo cui nel 1976 i cartoni animati di genere "science fiction" erano ormai fuori moda in Giappone.
I giudizi successivi nascono dalla poca conoscenza reale della situazione delle case di produzione in Giappone, però, stante questa difficoltà ad avere notizie attendibili, non sarebbe stata preferibile una maggiore prudenza?




Per fortuna Bendazzi fa notare che "la ripetitività" di Goldrake era pari a quella di tutti i serial animati o meno che fossero.


Bendazzi non lo poteva sapere, non avendo visto le tonnellate di anime che vedemmo noi, ma furono proprio i cartoni animati giapponesi a far morire qualche protagonista e molti co-protagonisti.
La "non-invincibilità" in Goldrake non succedeva, ma il altre serie accadde, e colpì moltissimo noi piccoli telespettatori, che non ci aspettavamo uno sviluppo del genere.


Nulla da eccepire in questa parte dell'analisi  ^_^



Era sempre sul versante dei buoni sempre buoni e dei cattivi sempre cattivi che naufragavano tutte le analisi degli esperti del periodo... se è vero che i buoni restavano buoni, non era assolutamente vero il contrario, ma solo un adulto che non seguiva le puntate di Goldrake, in quanto adulto, ma insisteva a scriverne dotte analisi, poteva affermare che i cattivi restavano cattivi.
Rubina aveva un corpo deforme?
Il comandante Mineo aveva una fisionomia distorta?
La scienziata Shira aveva il ghigno sghembo?
Io non trovavo orrendi i mostri spaziali di Vega, incutevano timore, in quanto emanazione dei cattivi, ma molti di questi avevano un mecha bellissimo.


Da questo punto si passa all'analisi de "Il signor Rossi":
"La ripetitività e i topoi sono elusi in continuazione...".

Non so, a me ogni episodio pareva uguale all'altro, ma forse ero troppo piccolo per capirli.
Sinceramente di comico nel signor Rossi non vedevo molto, era tipo il cartone animato ungherese "Gustavo", me lo guardavo, ma era anch'esso deprimente... poi arrivarono i giapponesi e questi cartoni tristi vennero messi da parte.


All'inizio della pagina si butta lì il "calcollatore elettronico" usato non ben capito per cosa e da chi, pareva strano che il computer non fosse citato...




Nell'articolo è presente un breve commento sulle polemiche della primavera 1980, in cui Bendazzi esprime il proprio punto di vista.
Bendazzi riassume in cinque punti le accuse di genitori, insegnanti ed esperti contro i cartoni animati giapponesi.
L'unico punto su cui eccepisce è il primo, ergo sugli altri quattro concordava.
Direi che il punto 4, considerando che c'è chi come me ne parla e scrive (ci guadagna uno stipendio) ancora dopo 40 e passa anni, non era del tutto campato in aria, siamo in parte una "generazione di condizionati"    ^_^
Gli altri punti derivavano sempre e solo dal non seguire le serie animate su cui si polemizzava.


4 commenti:

  1. Ciao! Ti avevo mandato un'email parecchio tempo fa, ma evidentemente non è arrivata a destinazione. Ti volevo chiedere il permesso di utilizzare alcune pagine pubblicitarie da te scannerizzate da TV Sorrisi e Canzoni per una pagina di Facebook che gestisco. Naturalmente non toglierò la dicitura del tuo blog dalle immagini e se mi dai il permesso e ti fa piacere potrei anche linkare il tuo blog nel post in cui riporto le tue immagine. Grazie!

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    1. Figurati, fai pure ;)
      Se vuoi, specificando il post e la pubblicità, dandomi il tempo di farlo, carcare l'immagine originale senza logo.
      Inviami tramite la mail del modulo di contatto l'eventuale elenco, però, magari, non riuscirò subito.

      Ciao

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