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martedì 3 marzo 2020
"I cartoni animati: il genere fantascientifico", di Fawzia Mascheroni - "Religione e scuola: mensile per l'animazione culturale e la ricerca religiosa" ottobre 1982
Una enorme fonte di articoli sono state le riviste collegate alla scuola, ma anche le riviste religiose hanno dedicato spazio ai cartoni animati giapponesi, e quando una pubblicazione è indirizzata sia alla scuola che alla religione, si ottiene il massimo ^_^
In realtà, la testata "Religione e scuola", ha dedicato solo due articoli nelle sette annate (dal 1978 al 1984) che ho passato in rassegna, però mi hanno dato un sacco di soddisfazione :]
Come prima immagine ho messo il sommario del numero di ottobre 1982 per mostrare quale fossero le tematiche trattate, cioè la difesa dell'insegnamento della religione a scuola: Quindi il target della rivista erano gli insegnanti di religione (basta leggere i titoli delle rubriche), e poi magari qualche genitore cattolico particolarmente fervente.
Quando ho consultato la rivista non ho fatto caso all'articolo di pagina 83, perché mi sarebbe piaciuto capire quale fosse il problema con Galileo, mi pareva che fosse assodato il fatto che i problemi erano degli altri, non di Galileo...
Un vero peccato che la redazione abbia dedicato all'animazione giapponese solo due articoli, visto che mi son parsi abbastanza pugnaci ^_^
E' nel leggere queste riviste, che con cartoni animati non avevano nessun nesso, che rimango perplesso quando mi rendo conto che pubblicazioni su fumetti e fantascienza ignorarono il fenomeno anime in Italia nella suo primo approdo:
"Verso le stelle - La rivista mensile di ogni appassionato di fantascienza"
"Aliens - Rivista di fantascienza"
Edit del 4 marzo:
Al link sotto anche il secondo articolo
"I cartoni animati del genere feuilleton", di Fawzia Mascheroni - "Religione e scuola: mensile per l'animazione culturale e la ricerca religiosa" dicembre 1982
Il sottotitolo evidenzia chi fosse per l'autrice il nemico principale, cioè le televisioni, poi chi fosse complice delle tv per inerzia, cioè genitori ed educatori.
Ma chi "corrompeva" l'anima dei giovani studenti cattolici?
I "sanguinari e violentissimi" cartoni animati giapponesi! ^_^
La giornalista (o insegnante) riporta uno stralcio di un articolo apparso su "La Repubblica" il 26 luglio 1980, per fortuna io lo avevo già postato:
"Discutendo con i bambini di Mazinga e di fantasia", di Lella Longoni - "La Repubblica" 26 luglio 1980
A scanso di equivoci i cartoni animati vengono divisi subito in due gruppi, quelli su cui è ormai inutile soffermarsi, cioè gli statunitensi Disney ed "Hanna & Barbera", e poi quelli verso cui è indispensabile concentrare l'attenzione, quelli di fantascienza e strappalacrime, guarda caso entrambe le catogorie sono animazione giapponese.
Sia chiaro, l'autrice aveva tutto il diritto di sollevare dubbi sulla bontà formativa dell'animazione seriale nipponica, proprio in quanto la rivista si occupava di insegnamento, seppur religioso.
Magari sarebbe stato utile informarsi un po' meglio, visto che non si era più nel 1978, anno in cui arrivarono in Italia gli anime.
In considerazione del fatto che l'articolo incitava gli insegnanti (nella figura di un moderatore totalmente schierato) a sollevare in classe la questione degli scarsi contenuti dell'animazione giapponese, suggerendo su quali concetti contro gli anime far leva con gli studenti, ho trovato lo scritto assai inquietante.
Non solo l'autrice suggerisce di iniziare un dibattito in classe per stigmatizzare l'animazione giapponese, manco fosse una droga... ma imbocca passo passo gli insegnanti su cosa dire/replicare, con lo scopo finale di dimostrare al bambino/scolaro quanto stesse sbagliando a trovare piacevoli quei cartoni animati non statunitensi.
Ciò che mi ha sorpreso (ed inquietato) nell'articolo è che l'autrice suggeriva agli insegnanti con quali argomenti far fronte alle eventuali contestazioni di qualche sparuto bambino che avesse insistito a non condividere la demolizione/demonizzazione dei cartoni animati giapponesi.
Per uno studente, specialmente delle elementari, non era facile opporsi al proprio insegnante, c'era proprio bisogno di doverlo "convertire" a tutti i costi?
Tra l'altro il maestro era stato "imboccato" da una terza persona che non aveva conoscenze sull'argomento del dibattito(?).
Ma questo sarebbe il ruolo dell'insegnante per una pubblicazione scolastico-religiosa?!
Intanto si cerca di focalizzare quali siano i tratti salienti di un cartone animato fantascientifico.
Quindi un cartone animato sarebbe di genere fantascientifico quando sono presenti uno o più robot giganti?!
E Capitan Harlock?
E "Galaxy Express 999" ?
Il bello è che mettono una immagine proprio di "Galaxy Express 999", che non presenta robot giganti del tipo di Goldrake, Jeeg, Mazinga etc.
I piloti non erano "sempre orfani di entrambi i genitori":
non lo era il pilota del Gundam (con entrambi i genitori!!!);
non lo erano i piloti del Gakeen;
non lo era il pilota di Jeeg;
non lo era il pilota del Trider G7
etc
etc
Non è vero che "generalmente" esisteva un altro personaggio-robot femminile innamorata del protagonista.
Le "robottone" sono presenti solo in Mazinga Z ed il Grande Mazinga, due serie robotiche su le tante che arrivarono in Italia dal 1978 al 1982... solo due!
Nella maggior parte dei casi il nemico era comandato da una donna? O_o
No, solo in una minoranza dei casi!
La didascalia alla scena del "Galaxy Express 999" ci informa che dal 1978 al 1980 furono trasmessi 20 mila cartoni animati, l'80% di questi, cioè 16000, acquistati all'estero.
16 mila cartoni animati non italiani?!?! O_O
Forse ci si riferiva al numero delle puntate totali?
Può essere che dal 1978 al 1980 in Italia siano state trasmesse 16 mila puntate di cartoni animati non italiani?
A me pare una cifra un po' buttata lì a caso...
Mentre effettivamente i buoni restavano sostanzialmente buoni per tutta la serie (con delle momentanee eccezioni, tipo Tetsuya Tsurugi), non corrisponde assolutamente al vero che tutti i cattivi restassero tali. Gli esempi da fare in merito sarebbe così tanti, che solo un adulto totalmente disinteressato a seguire qualche puntata consecutiva di quegli anime poteva ignorarli... oppure un adulto che partiva dal presupposto che bisognasse stigmatizzare i cartoni animati giapponesi come se fosse una missione religiosa.
"Qui i ragazzi forse obietteranno che la guerra trova nella realtà quotidiana riscontri concreti".
Non sia mai!
Se gli alunni si permetteranno di obiettare, l'autrice dell'articolo avrà già trovato un secondo argomento per stroncare la rivolta.
Ma l'insegnante non era dotato di capacità argomentative proprie?
Aveva bisogno del suggeritore contro una ventina di bambinetti?
Per l'autrice l'uso della violenza per difendersi da una invasione non era accettabile, ma ai nazifascisti come ci eravamo opposti? Con la richiesta di tregua?
Il ragionamento si basa tutto sulla non conoscenza dell'argomento...
Dalle trame di alcune serie robotiche si capivano anche le motivazioni che avevano spinto gli invasori ad attaccare la Terra, e c'era anche chi cercava in qualche modo di intavolare un dialogo con chi aveva mosso il primo attacco, inoltre all'interno dei cattivi una figura di spicco proponeva la pace, ma semplicemente il capo supremo rifiutava ogni accordo.
Sarebbe bastato seguirsi qualche puntata consecutiva, oppure chiedere ai bambini, mica eravamo scemi...
"Stabilito che i programmi televisivi considerati sono deleteri per la formazione del bambino..."
Ma chi lo avrebbe stabilito?
Con quali argomentazioni?
Nello spiegare il perché ci piacessero quei cartoni animati, mi pare che si dimostri di non averlo compreso per nulla, o comunque di essersi fermati alle ovvietà.
Fa impressione il metodo che l'autrice illustra per spingere, alla fine dell'articolo, lo studente a cambiare idea sul programma a cartoni animati che trovava tanto bello ed emozionante...
Ma questa non è violenza?
Ma il non plus ultra della disinformazione lo si ha alla fine di questo ultimo trafiletto, che è a parte rispetto all'articolo, in cui si riescono a scrivere cose senza alcun fondamento...
L'articolo di Beniamino Placido su "La Repubblica" del 29 aprile 1980 lo potete leggere tutto al link sotto, verso la fine del post:
"Arriva Goldrake: Marx, salvaci tu", di Beniamino Placido - "La Repubblica" 29 aprile 1980
"... ai piccoli telespettatori dagli occhi a mandorla, infatti, quegli spettacoli erano stati da tempo vietati. Nel 1980 le varie reti televisive giapponesi hanno trasmesso una media di sole tre ore settimanali di cartoni animati: LE ULTIME IMMAGINI DI MAZINGA E GOLDRAKE SONO APPARSE SUGLI SCHERMO NEL 1968"
Per l'autrice, che non rivela la sua fonte informativa, in Giappone le serie robotiche erano state sostituite da serie di ottima qualità di carattere favolistico e folkloristico.
In un articolo di Vittorio Zucconi dell'aprile 1983 (quindi 7 mesi dopo questo) si commentavano tre serie nipponiche che, secondo Fawzia Mascheroni, erano di ottima qualità:
The Kabocha Wine (in tv luglio 1982);
Maicching Machiko-sensei (in tv ottobre 1981);
Patalliro! (in tv primavera 1982).
Secondo me, se le avesse viste, avrebbe rivalutato subito Mazinga e Goldrake! ^_^
"Dopo Heidi e Mazinga dal Giappone arriva il fumetto erotico", di Vittorio Zucconi + "Lady Oscar, dama ambigua nella rivoluzione francese", di c.d.c. - Tuttolibri 16 aprile 1983
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Ciao bello il tuo blog, ora ti seguo via mail, anche se di solito non lo faccio. Mi piace oltre al fantasy, molto anche la fantascienza. Spero che vorrai passare a fare un giro da me al Rifugio https://ilrifugiodeglielfi.blogspot.com/ e che vorrai lascirmi per il mio blog fantasy il tuo follow.back. buon mercoledì sera :-)
RispondiEliminaCiao, grazie dell'apprezzamento.
EliminaPurtroppo io non sono molto social ^_^
Cerco di dedicare il tempo che posso al blog, evitando altre pratiche web :]
La cosa inquitante è il piano a tavolino per farci cambiare idea... ad ogni nostra obiezione, si era già pensato ad una ulteriore controobiezione... alla fine potevamo solo aver torto... non era previsto che i cartoni animati potessero avere un qualche contenuto valido.
RispondiElimina