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giovedì 23 gennaio 2014

Il sistema educativo giapponese 1945/2002



TITOLO: Il sistema educativo giapponese 1945/2002
AUTORE: Daniela De Palma
CASA EDITRICE: Aracne Editrice
PAGINE: 81
COSTO: 7 €
ANNO: 2003
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788879994965

Purtroppo ho scoperto questo libro solo ora, visto che il soggetto del saggio lo trovo estremamente interessante, nonostante sia stato pubblicato nel 2003. Manga ed anime ci hanno messo in contatto con la scuola giapponese così costantemente che quasi ci sembra che si una nostra scuola adottiva. Termini come “ronin” (riferito ad uno studente”), ijime (o bullismo), capoclasse, turni di pulizie, test di ammissione, festival della scuola, club scolastici, che non hanno nessun nesso col sistema scolastico italiano fanno parte del nostro immaginario. Gran parte delle trame di manga ed anime hanno un contatto con la scuola, da quelle in cui è solo un corollario, a quello in cui è il fulcro della storia. Dalle serie robotiche, basti pensare a Trider G7, a quelle sentimentali, comiche o sportive, senza contare i lungometraggi animati, per esempio “La collina dei papaveri” dello Studio Ghibli.
Personalmente, per quel che può valere, ritengo che la scuola giapponese (ma penso valga per qualsiasi sistema scolastico al mondo) sia contemporaneamente la causa e l'effetto sia dei lati positivi che di quelli negativi della società giapponese. L'impressionante propensione dei giapponesi alla lettura (giornali, riviste, libri, qualsiasi cosa) nasce dalla scuola, come anche la capacità di mantenere al passo il mondo del lavoro (e la nazione) con le nuove tecnologie. Poi ci sono i lati negativi, che in parte sono creati dalla scuola giapponese stessa, ma per altri aspetti sono solo un effetto delle storture di una società che sacrifica l'individuo rispetto al gruppo.
Il libro fornisce una piacevole panoramica della scuola giapponese, a dire il vero più sul versante delle problematiche, peccato che è portatore di due difetti: il primo è l'anno di stampa (che non è responsabilità dell'autrice), il secondo è una eccessiva scarsità dello scritto.
Bisogna considerare che ci sono solo 81 pagine nel libro, inoltre lo spazio tra una riga e l'altra è ampio, e molto è lo spazio di bordo pagina. Mantenendo le 81 pagine si sarebbe potuto sfruttare meglio la pagina, direi, ad occhio e croce, raddoppiando la parte scritta, ed aumentando l'approfondimento (a tal proposito basta guardare la scan di una pagina che mostro più sotto).
Sovente le tematiche sono illustrate brevemente, senza addentrarsi sulle cause di certe problematiche, molte sono le statistiche riportate (ormai vecchie di più di un decennio), e moli i fatti di cronaca nera riguardanti studenti e professori, ma manca un accurato approfondimento sul perché siano capitate. Questo libro, più che un saggio sulla scuola giapponese, lo si può considerare un articolo giornalistico molto approfondito.
Detto ciò, secondo me il libro merita di essere letto, anche per il prezzo che, una volta tanto, è popolare, oltre al fatto che è l'unico libro che riassume tante tematiche inerenti la scuola giapponese.

All'inizio del saggio viene fatta una breve panoramica della storia della scuola giapponese dall'era Meiji fino alla fine della seconda guerra mondiale (per chi non conosce nulla di quel periodo è una buona lettura), si passa quindi alla riforma scolastica attuata dagli americani (allo scopo di estirpare il nazionalismo ed il militarismo), passando alla riforma giapponese del 1952, appena dopo che gli Usa conclusero l'occupazione. Fu proprio questa (contro)riforma giapponese a reintrodurre il dirigismo da parte del Ministero dell'Educazione (un esempio è la scelta da parte del Ministero dei testi scolastici, con relative censure dei fatti storici non graditi), che nella riforma americana aveva perso potere. La riforma del 1952 aumentò la disciplina, visto che molti giapponesi lamentavano che la scuola “americana” fosse troppo poco severa. Inoltre negli anni successivi la riforma vennero introdotti i famigerati test di ammissione, perché gli aspiranti universitari erano di gran lunga maggiori rispetto ai posti disponibili.
Il capitolo quattro spiega bene la struttura della scuola giapponese (fino al 2002, non mi pare sia stata modifica in questo decennio, ma potrei sbagliare), che inizia con i sei anni di scuola elementare (dai sei a 12 anni), a cui fanno seguito tre anni di scuola media inferiore (questi primi nove anni sono quelli della scuola dell'obbligo), seguiti da tre anni di scuola media superiore (per accedervi bisogna affrontare il primo terribile test d'ammissione a 15 anni), infine i quattro anni di università (e nuovamente bisogna affrontare il test d'ammissione a 18 anni).
In Giappone i disabili (fisici o psichici), i ciechi e i sordi hanno scuole apposite, oppure sono raggruppati in “classi speciali”, se l'handicap è lieve, composte solo da disabili all'interno di una scuola con studenti non disabili.
C'è da dire che le “scuole speciali” permettono agli studenti affetti da gravi disabilità di concludere comunque il medesimo programma degli altri studenti, oltre a cercare di ridurre le problematiche del loro handicap. Il lato negativo è, a mio avviso, la separazione netta all'interno della scuola per gli studenti affetti da lievi disabilità, in pratica le “classi speciali” sono dei ghetti.
A livello universitario esistono dei corsi biennali, ma questi sono frequentati prevalentemente da ragazze, per questo motivo sono considerati corsi di scarso rilievo.
Il quinto capitolo si sofferma sulle distorsioni del sistema scolastico giapponese
Per accedere sia alle scuole medie superiori di prestigio che e alle università di prestigio, oltre ai test di ammissione, è importante il curriculum studentesco, che raggruppa tutta la storia dello studente. Solo chi vanterà una carriera scolastica di successo potrà trovare lavoro nelle aziende più importanti e nella burocrazia statale, ed è questa la causa dello alto stress dei due esami (quello dei 15 anni e quello dei 18 anni), tanto da essere chiamati “jiken jigoku”, “esami infernali”.
Per poter superare gli esami di ammissione gli studenti frequentano dei corsi supplementari, allo scopo di memorizzare il numero più alto possibile di informazioni, infatti una delle critiche al sistema scolastico nipponico (ma noi ci stiamo arrivando) è il suo valore meramente nozionistico.
Durante gli ultimi due anni di scuola media inferiore gli studenti vengono sottoposti a vari “test di simulazioni”, in base ai risultati i professori indirizzano lo studente verso la sua “fascia di capacità” (per scuole di alto, medio e basso prestigio). Questo in pratica provoca, già intorno ai 14/15 anni, la fine di qualsiasi sogno di un futuro migliore per tutti quegli studenti non particolarmente dotati, che a sua volta scatena una forte frustrazione ed in certi casi violenza, specialmente bullismo, verso gli studenti bravi o deboli.
Solitamente in manga ed anime si parla sempre dell'esame dei 18 anni per l'ammissione all'università prescelta (il cui fallimento trasforma lo studente in ronin), in realtà questo esame è il secondo che i futuri universitari devono affrontare. Il primo è l'esame del “Centro per l'ingresso all'università”, che consiste in una prova selettiva su base nazionale per valutare il livello di preparazione dello studente. Questo primo esame si effettua a gennaio, e solo chi lo passa può sostenere il più difficoltoso secondo esame per l'accesso alle università, esame la cui severità è decisa autonomamente da ogni università.
Come già accennato i corsi supplementari permettono di migliorare notevolmente le chance di superamento del test d'ammissione all'università, questi corsi sono effettuati dalle “junku”, le scuole private, ma, per assurdo, anche per essere accettati nelle junku è necessario sostenere un esame d'ammissione. In questo modo le junku più prestigiose, cioè quelle col tasso più alto di ammissione finale alle università, possono permettersi rette più alte. Questo introduce il conseguente problema del sistema scolastico giapponese: solo le famiglie ricche possono permettersi di pagare, oltre alle rette delle università private più importanti, i corsi alle junku più prestigiose.
Sono raccontati numerosi atti di violenza (veramente allucinanti) accaduti negli anni 90 nelle scuole giapponesi (anche numerosi abusi sessuali da parte di docenti verso studenti minorenni), assieme ad una serie di statistiche (del medesimo periodo) sulla “delinquenza scolastica”. La maggior parte di questi atti di violenza avvengono nelle scuole medie inferiori, prima che avvenga la “scrematura” degli studenti meno capaci ad opera dei “test di simulazione”.
Un altro aspetto della violenza scolastica è il fenomeno del bullismo, “ijime” (l'autrice vi dedica solo due pagine), che può sortire due effetti: l'assenza più o meno prolungata da scuola (o l'abbandono scolastico); il suicidio.
Le scuole hanno un comportamento omertoso verso gli atti di bullismo, infatti se i soprusi divenissero pubblici l'istituto potrebbe essere declassato.
Forse perché il saggio è del 2003 non è mai citato il fenomeno hikikomori ( Hikikomori ) tra gli effetti del bullismo, in realtà l'autrice riporta altre terminologie (tokokyoshi : rifiuto della scuola; gakkokyofu: fobia della scuola) e altri sintomi degli studenti vittime del bullismo scolastico (isolamento dal gruppo; frustrazione; violenza verso i genitori), che sono tra i sintomi degli hikikomori.
L'alto livello di studio richiesto dal sistema scolastico fin dalle elementari causa vari problemi di salute negli studenti: calo della vista sistematico; obesità; depressione; stanchezza cronica (dovuto allo studio durante la notte).
Il sesto capitolo è incentrato sul dibattito politico in Giappone sulla riforma del sistema scolastico allo scopo di eliminare le storture evidenziate, ovviamente riguarda un dibattito svolto nella società giapponese negli anni 90. Nel dibattito, tra le tante questioni, emersero le responsabilità dei genitori: un padre assente ed una madre che spesso era la fonte primaria dello stress dei figli/studenti (specialmente maschi).
Queste madri vennero soprannominate “kyoiku mama”, “madri fissate con l'istruzione”.
L'altra soluzione/proposta individuata fu quella di modificare gli anni scolastici, passando da dei cicli 6-3-3-4, che comportano due esami di ammissione, a dei cicli 6-6-4, con un solo esame per l'università.
Nel momento della pubblicazione del libro, nonostante il dibattito politico, fondamentalmente nulla era cambiato del sistema scolastico giapponese (e mi pare che nulla sia cambiato in questo decennio, a parte qualche aggiustamento legislativo minore), nelle conclusioni finali l'autrice cerca di spiegare il perché di questa ostilità al cambiamento:
la tradizione confuciana (che in epoca Meiji fu la madre dell'istruzione nozionistica); la conservazione delle gerarchie di potere tra il sistema educativo e il mondo politico/finanziario; l'enorme giro d'affari della preparazioni degli esami (rappresentato non solo dalle junku, ma anche dalle librerie specializzate, dagli insegnati privati, dalle case editrici, finanche dalle aziende produttrici di cancelleria e suppellettili come scrivania e lampade).


Ecco la scan di una pagina del libro, che evidenzia quanto lo scritto è stato "splmato" sulla pagina.



La quarta di copertina.



4 commenti:

  1. Mi risultava un commento a questa rece, ma ora non c'è più O_o
    Ergo non rispondo :]

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  2. Riporto il post scomparso di Alessandro (Montosi?):
    Il commento - forse - era il mio , ma come già altre volte in passato §__§ non mi è proprio apparso.
    Avevo messo anche altri commenti su altre recensioni : manco quelli apparsi #___#
    Ci riprovo. ^___^
    A questa rece avevo commentato: NOOO!!! che questo libro l'avevo appena comprato ero venuto qui per consigliartelo - convinto di esser riuscito a trovare un libro su Giappone Anime Manga che tu non avevi... - arrivo qua e lo trovo recensito °___°
    Allora ti chiedevo se avevi altri libri che stai leggendo o leggerai , così mi facevi evitare di perdere tempo a provare a batterti in velocità >__< senza contare che quando chiedo di libri sul Giappone nelle librerie mi guardano strano... O__O

    Alla recensione su Garada K7 - i commenti li metto tutti qui sperando che appaiano - ti chiedevo che fine ha fatto la collezione - se l'hanno interrotta o se hanno cambiato periodicità - e scrivevo che il mio giornalaio mi ha procurato solo la prima uscita perchè in media ha 50 richieste ecc.

    E poi nella recensione a Entertainment Bible N. 48 Super Robot Daizukan dicevo
    FAVOLOSO!

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    1. Alessandro, forse dovresti loggarti per rispondere, anche se io non ho inserito nessun tipo di filtro, misteri di blogspot...
      Quindi vorresti un'anteprima dei libri che posterò?
      Più o meno Coming soon:
      "1615, un giapponese in viaggio verso Roma";
      "Osaka 1615"
      "Venti parole da un altro mondo";
      "Onore e spada";
      "Japan pop";
      E poi ho trovato un libro di viaggio scritto da un italiano ai primi del 900!

      Effettivamente quando compro più di un libro sul Giappone mi pare di avere fra le mani "Le ore" ^_^

      Su Garada rispondo là ;)

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  3. Alessandro, mi sa proprio che blogspot ti detesta... i tuoi messaggi non compaiono, e spesso manco mi arrivano in posta elettronica! Quindi se non ti rispondo sappi che, probabilmente, nulla mi è arrivato, riprova ;)

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