TITOLO: Il sistema educativo
giapponese 1945/2002
AUTORE: Daniela De Palma
CASA EDITRICE: Aracne Editrice
PAGINE: 81
COSTO: 7 €
ANNO: 2003
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788879994965
Purtroppo ho
scoperto questo libro solo ora, visto che il soggetto del saggio lo
trovo estremamente interessante, nonostante sia stato pubblicato nel
2003. Manga ed anime ci hanno messo in contatto con la scuola
giapponese così costantemente che quasi ci sembra che si una nostra
scuola adottiva. Termini come “ronin” (riferito ad uno
studente”), ijime (o bullismo), capoclasse, turni di pulizie, test
di ammissione, festival della scuola, club scolastici, che non hanno
nessun nesso col sistema scolastico italiano fanno parte del nostro
immaginario. Gran parte delle trame di manga ed anime hanno un
contatto con la scuola, da quelle in cui è solo un corollario, a
quello in cui è il fulcro della storia. Dalle serie robotiche, basti
pensare a Trider G7, a quelle sentimentali, comiche o sportive, senza
contare i lungometraggi animati, per esempio “La collina dei
papaveri” dello Studio Ghibli.
Personalmente, per
quel che può valere, ritengo che la scuola giapponese (ma penso
valga per qualsiasi sistema scolastico al mondo) sia
contemporaneamente la causa e l'effetto sia dei lati positivi che di
quelli negativi della società giapponese. L'impressionante
propensione dei giapponesi alla lettura (giornali, riviste, libri,
qualsiasi cosa) nasce dalla scuola, come anche la capacità di
mantenere al passo il mondo del lavoro (e la nazione) con le nuove
tecnologie. Poi ci sono i lati negativi, che in parte sono creati
dalla scuola giapponese stessa, ma per altri aspetti sono solo un
effetto delle storture di una società che sacrifica l'individuo
rispetto al gruppo.
Il libro fornisce
una piacevole panoramica della scuola giapponese, a dire il vero più
sul versante delle problematiche, peccato che è portatore di due
difetti: il primo è l'anno di stampa (che non è responsabilità
dell'autrice), il secondo è una eccessiva scarsità dello scritto.
Bisogna considerare
che ci sono solo 81 pagine nel libro, inoltre lo spazio tra una riga
e l'altra è ampio, e molto è lo spazio di bordo pagina. Mantenendo
le 81 pagine si sarebbe potuto sfruttare meglio la pagina, direi, ad
occhio e croce, raddoppiando la parte scritta, ed aumentando
l'approfondimento (a tal proposito basta guardare la scan di una
pagina che mostro più sotto).
Sovente le tematiche
sono illustrate brevemente, senza addentrarsi sulle cause di certe
problematiche, molte sono le statistiche riportate (ormai vecchie di
più di un decennio), e moli i fatti di cronaca nera riguardanti
studenti e professori, ma manca un accurato approfondimento sul
perché siano capitate. Questo libro, più che un saggio sulla scuola
giapponese, lo si può considerare un articolo giornalistico molto
approfondito.
Detto ciò, secondo
me il libro merita di essere letto, anche per il prezzo che, una
volta tanto, è popolare, oltre al fatto che è l'unico libro che riassume tante tematiche inerenti la scuola giapponese.
All'inizio del
saggio viene fatta una breve panoramica della storia della scuola
giapponese dall'era Meiji fino alla fine della seconda guerra
mondiale (per chi non conosce nulla di quel periodo è una buona
lettura), si passa quindi alla riforma scolastica attuata dagli
americani (allo scopo di estirpare il nazionalismo ed il
militarismo), passando alla riforma giapponese del 1952, appena dopo
che gli Usa conclusero l'occupazione. Fu proprio questa
(contro)riforma giapponese a reintrodurre il dirigismo da parte del
Ministero dell'Educazione (un esempio è la scelta da parte del
Ministero dei testi scolastici, con relative censure dei fatti
storici non graditi), che nella riforma americana aveva perso potere.
La riforma del 1952 aumentò la disciplina, visto che molti
giapponesi lamentavano che la scuola “americana” fosse troppo
poco severa. Inoltre negli anni successivi la riforma vennero
introdotti i famigerati test di ammissione, perché gli aspiranti
universitari erano di gran lunga maggiori rispetto ai posti
disponibili.
Il capitolo quattro
spiega bene la struttura della scuola giapponese (fino al 2002, non
mi pare sia stata modifica in questo decennio, ma potrei sbagliare),
che inizia con i sei anni di scuola elementare (dai sei a 12 anni), a
cui fanno seguito tre anni di scuola media inferiore (questi primi
nove anni sono quelli della scuola dell'obbligo), seguiti da tre anni
di scuola media superiore (per accedervi bisogna affrontare il primo
terribile test d'ammissione a 15 anni), infine i quattro anni di
università (e nuovamente bisogna affrontare il test d'ammissione a
18 anni).
In Giappone i
disabili (fisici o psichici), i ciechi e i sordi hanno scuole
apposite, oppure sono raggruppati in “classi speciali”, se
l'handicap è lieve, composte solo da disabili all'interno di una
scuola con studenti non disabili.
C'è da dire che le
“scuole speciali” permettono agli studenti affetti da gravi
disabilità di concludere comunque il medesimo programma degli altri
studenti, oltre a cercare di ridurre le problematiche del loro
handicap. Il lato negativo è, a mio avviso, la separazione netta
all'interno della scuola per gli studenti affetti da lievi
disabilità, in pratica le “classi speciali” sono dei ghetti.
A livello
universitario esistono dei corsi biennali, ma questi sono frequentati
prevalentemente da ragazze, per questo motivo sono considerati corsi
di scarso rilievo.
Il quinto capitolo
si sofferma sulle distorsioni del sistema scolastico giapponese
Per accedere sia
alle scuole medie superiori di prestigio che e alle università di
prestigio, oltre ai test di ammissione, è importante il curriculum
studentesco, che raggruppa tutta la storia dello studente. Solo chi
vanterà una carriera scolastica di successo potrà trovare lavoro
nelle aziende più importanti e nella burocrazia statale, ed è
questa la causa dello alto stress dei due esami (quello dei 15 anni e
quello dei 18 anni), tanto da essere chiamati “jiken jigoku”,
“esami infernali”.
Per poter superare
gli esami di ammissione gli studenti frequentano dei corsi
supplementari, allo scopo di memorizzare il numero più alto
possibile di informazioni, infatti una delle critiche al sistema
scolastico nipponico (ma noi ci stiamo arrivando) è il suo valore
meramente nozionistico.
Durante gli ultimi
due anni di scuola media inferiore gli studenti vengono sottoposti a
vari “test di simulazioni”, in base ai risultati i professori
indirizzano lo studente verso la sua “fascia di capacità” (per
scuole di alto, medio e basso prestigio). Questo in pratica provoca,
già intorno ai 14/15 anni, la fine di qualsiasi sogno di un futuro
migliore per tutti quegli studenti non particolarmente dotati, che a
sua volta scatena una forte frustrazione ed in certi casi violenza,
specialmente bullismo, verso gli studenti bravi o deboli.
Solitamente in manga
ed anime si parla sempre dell'esame dei 18 anni per l'ammissione
all'università prescelta (il cui fallimento trasforma lo studente in
ronin), in realtà questo esame è il secondo che i futuri
universitari devono affrontare. Il primo è l'esame del “Centro per
l'ingresso all'università”, che consiste in una prova selettiva su
base nazionale per valutare il livello di preparazione dello
studente. Questo primo esame si effettua a gennaio, e solo chi lo
passa può sostenere il più difficoltoso secondo esame per l'accesso
alle università, esame la cui severità è decisa autonomamente da
ogni università.
Come già accennato
i corsi supplementari permettono di migliorare notevolmente le chance
di superamento del test d'ammissione all'università, questi corsi
sono effettuati dalle “junku”, le scuole private, ma, per
assurdo, anche per essere accettati nelle junku è necessario
sostenere un esame d'ammissione. In questo modo le junku più
prestigiose, cioè quelle col tasso più alto di ammissione finale
alle università, possono permettersi rette più alte. Questo
introduce il conseguente problema del sistema scolastico giapponese:
solo le famiglie ricche possono permettersi di pagare, oltre alle
rette delle università private più importanti, i corsi alle junku
più prestigiose.
Sono raccontati
numerosi atti di violenza (veramente allucinanti) accaduti negli anni
90 nelle scuole giapponesi (anche numerosi abusi sessuali da parte di
docenti verso studenti minorenni), assieme ad una serie di
statistiche (del medesimo periodo) sulla “delinquenza scolastica”.
La maggior parte di questi atti di violenza avvengono nelle scuole
medie inferiori, prima che avvenga la “scrematura” degli studenti
meno capaci ad opera dei “test di simulazione”.
Un altro aspetto
della violenza scolastica è il fenomeno del bullismo, “ijime”
(l'autrice vi dedica solo due pagine), che può sortire due effetti:
l'assenza più o meno prolungata da scuola (o l'abbandono
scolastico); il suicidio.
Le scuole hanno un
comportamento omertoso verso gli atti di bullismo, infatti se i
soprusi divenissero pubblici l'istituto potrebbe essere declassato.
Forse perché il
saggio è del 2003 non è mai citato il fenomeno hikikomori ( Hikikomori )
tra gli effetti del bullismo, in realtà l'autrice riporta altre
terminologie (tokokyoshi : rifiuto della scuola; gakkokyofu: fobia
della scuola) e altri sintomi degli studenti vittime del bullismo
scolastico (isolamento dal gruppo; frustrazione; violenza verso i
genitori), che sono tra i sintomi degli hikikomori.
L'alto livello di
studio richiesto dal sistema scolastico fin dalle elementari causa
vari problemi di salute negli studenti: calo della vista sistematico;
obesità; depressione; stanchezza cronica (dovuto allo studio durante
la notte).
Il sesto capitolo è
incentrato sul dibattito politico in Giappone sulla riforma del
sistema scolastico allo scopo di eliminare le storture evidenziate,
ovviamente riguarda un dibattito svolto nella società giapponese
negli anni 90. Nel dibattito, tra le tante questioni, emersero le
responsabilità dei genitori: un padre assente ed una madre che
spesso era la fonte primaria dello stress dei figli/studenti
(specialmente maschi).
Queste madri vennero
soprannominate “kyoiku mama”, “madri fissate con l'istruzione”.
L'altra
soluzione/proposta individuata fu quella di modificare gli anni
scolastici, passando da dei cicli 6-3-3-4, che comportano due esami
di ammissione, a dei cicli 6-6-4, con un solo esame per l'università.
Nel momento della
pubblicazione del libro, nonostante il dibattito politico,
fondamentalmente nulla era cambiato del sistema scolastico giapponese
(e mi pare che nulla sia cambiato in questo decennio, a parte
qualche aggiustamento legislativo minore), nelle conclusioni finali
l'autrice cerca di spiegare il perché di questa ostilità al
cambiamento:
la tradizione
confuciana (che in epoca Meiji fu la madre dell'istruzione
nozionistica); la conservazione delle gerarchie di potere tra il
sistema educativo e il mondo politico/finanziario; l'enorme giro
d'affari della preparazioni degli esami (rappresentato non solo dalle
junku, ma anche dalle librerie specializzate, dagli insegnati
privati, dalle case editrici, finanche dalle aziende produttrici di
cancelleria e suppellettili come scrivania e lampade).
Ecco la scan di una pagina del libro, che evidenzia quanto lo scritto è stato "splmato" sulla pagina.
La quarta di copertina.
Mi risultava un commento a questa rece, ma ora non c'è più O_o
RispondiEliminaErgo non rispondo :]
Riporto il post scomparso di Alessandro (Montosi?):
RispondiEliminaIl commento - forse - era il mio , ma come già altre volte in passato §__§ non mi è proprio apparso.
Avevo messo anche altri commenti su altre recensioni : manco quelli apparsi #___#
Ci riprovo. ^___^
A questa rece avevo commentato: NOOO!!! che questo libro l'avevo appena comprato ero venuto qui per consigliartelo - convinto di esser riuscito a trovare un libro su Giappone Anime Manga che tu non avevi... - arrivo qua e lo trovo recensito °___°
Allora ti chiedevo se avevi altri libri che stai leggendo o leggerai , così mi facevi evitare di perdere tempo a provare a batterti in velocità >__< senza contare che quando chiedo di libri sul Giappone nelle librerie mi guardano strano... O__O
Alla recensione su Garada K7 - i commenti li metto tutti qui sperando che appaiano - ti chiedevo che fine ha fatto la collezione - se l'hanno interrotta o se hanno cambiato periodicità - e scrivevo che il mio giornalaio mi ha procurato solo la prima uscita perchè in media ha 50 richieste ecc.
E poi nella recensione a Entertainment Bible N. 48 Super Robot Daizukan dicevo
FAVOLOSO!
Alessandro, forse dovresti loggarti per rispondere, anche se io non ho inserito nessun tipo di filtro, misteri di blogspot...
EliminaQuindi vorresti un'anteprima dei libri che posterò?
Più o meno Coming soon:
"1615, un giapponese in viaggio verso Roma";
"Osaka 1615"
"Venti parole da un altro mondo";
"Onore e spada";
"Japan pop";
E poi ho trovato un libro di viaggio scritto da un italiano ai primi del 900!
Effettivamente quando compro più di un libro sul Giappone mi pare di avere fra le mani "Le ore" ^_^
Su Garada rispondo là ;)
Alessandro, mi sa proprio che blogspot ti detesta... i tuoi messaggi non compaiono, e spesso manco mi arrivano in posta elettronica! Quindi se non ti rispondo sappi che, probabilmente, nulla mi è arrivato, riprova ;)
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