TITOLO: Alle mie amate sorelle
AUTORE: Nakajima Shoen
CASA EDITRICE: Aracne Editrice
PAGINE: 128
COSTO: 9 €
ANNO: 2012
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 978885485008
Nel primo capitolo
la traduttrice, Chiara Candeloro (il cui libro nasce dalla sua tesi
di laurea), redige un profilo storico della condizione della donna
nell'epoca Meiji. Per esempio si dovette introdurre il termine “robu”
dall'inglese “love” per spiegare il concetto di “amore
spirituale”, non legato alle passioni, visto che non esisteva una
parola in giapponese per riportare un tale sentimento. Infatti fu
proprio il contatto, non voluto, con gli occidentali che generò la
prima spinta alla rivendicazioni da parte delle donne giapponesi di
maggiori diritti all'interno e fuori il nucleo famigliare. La
“contaminazione” occidentale sui diritti delle donne avvenne
tramite le scuole gestite da occidentali e tramite le riviste
femminili (spesso dirette da giapponesi cristiani), proprio queste
ultime permisero la nascita di una generazioni di scrittrici
“femministe”, tra cui la cristiana Nakajima Shoen. Una parte di
queste scrittrici non rivendicava la parità assoluta con gli uomini,
accettando il ruolo femminile nella società giapponese (moglie e
madre), ma pretendevano la fine delle discriminazioni all'interno del
matrimonio e della donna nella società: il concubinaggio, la
prostituzione, l'aborto, il diritto al voto, l'istruzione, l'eredità
etc.
Il secondo capitolo
illustra brevemente (tre pagine) la vita, terminata a soli 37 anni,
di Nakajima Shoen. Basta accennare che a soli 16 anni
fu chiamata a corte per istruire l'imperatrice Shoken. A 19 anni era
già la più importante conferenziera del Giappone, e fu anche la
prima donna a parlare in pubblico, motivo per il quale fu arrestata e
messa in prigione.
Dal terzo capitolo
viene tradotto lo scritto della Nakajima dal titolo “Alle mie amate
sorelle”, “Doho shimai nitsugu”, pubblicato dal 1884 (la
Nakajima era nata nel 1863!) in dieci parti sul giornale liberale
“Jiyu no Tomoshibi” (“Il faro delle libertà”). Lo scritto
tradotto da Chiara Candeloro è corredato dalle note del professor
Takada Chinami.
I dieci interventi
della Nakajima sono rivolti direttamente alle sue compatriote (ed
anche agli uomini), smontando e ridicolizzando le tesi di allora
degli uomini che motivavano l'inferiorità della donna per
giustificarne la sottomissione.
Il testo penso che
resti comprensibile anche a chi non conosca il periodo storico e la
situazione sociale in cui visse l'autrice, meglio sarebbe, comunque,
integrare questa lettura con qualche libro storico: Saggistica storica (non solo di epoca Meiji)
Nakajima Shoen
inizia così il suo scritto:
“Mie amate
sorelle, maggiori e minori, perché siete così irragionevoli? Perché
i vostri animi sono insensibili? Molte persone si risentono e non
approvano che io mi rivolga in questo modo impertinente a tutte le
sorelle del mondo, probabilmente pensano che io sia impazzita, o
perlomeno ridicola; ma non sono forse proprio le donne a dover sapere
quello che ho da dire? Da donna matta quale sono, ho approfittato
quindi della sezione letteraria di questo giornale, il Jiyu non
tomoshibi; che io sia pazza o ridicola, in entrambi i casi temo che
la gente comune mi deriderà, ma sappiate che se voglio rivolgermi in
modo gentile alle nostre sorelle compatriote c'è un motivo profondo,
ovvero sono sinceramente preoccupata per il mio paese.”
Di seguito
illustrerò molto succintamente (quindi con qualche forzatura) il
contenuto dei dieci interventi di Nakajima Shoen.
Nel primo intervento
contesta la superiorità maschile basata sulla forza fisica.
Nel secondo equipara
la sottomissione della donna alla legge del più forte in campo
animale, inoltre elenca una serie di donne giapponesi e straniere di
importanza storica.
Nel terzo spiega
che, se il numero di uomini famosi è incommensurabilmente maggiore
di quello delle donne famose, ciò è dovuto solo alla maggiore
istruzione maschile.
Nel quarto contesta
la superiorità maschile dovuta alla maggiore ricchezza, in quanto le
donne non ereditavano mai nulla.
Nel quinto argomenta
come l'amore tra uomo e donna implica il rispetto reciproco, se il
rapporto è basato sul potere dell'uomo sulla donna non vi può
essere amore, causando l'infelicità della coppia e dello stesso
uomo.
Nel sesto
ridicolizza l'idea che la parità tra uomo e donna non possa esistere
perché altrimenti il matrimonio sarebbe una continua lite (dato che
la moglie non dovrebbe più obbedire al marito), portando al divorzio
sistematico delle coppie.
Nel settimo si
rivolge direttamente agli uomini (dato che la rivista era letta anche
da uomini) chiedendo loro che senso abbia il loro sforzo di
modernizzare il paese senza riconoscere pari diritti alle donne.
Nell'ottavo si
chiede quando i diritti vennero tolti alle donne, continuando a
chiedersi perché gli uomini non si decidano a restituire questi
diritti e perché non si vergognino di non farlo. Concludendo col
domandarsi perché, se l'uomo è così superiore, non riconosca il
suo errore.
Nel nono la Nakajima
nota come l'uomo si lamenti della reazione (protesta) femminile, ma
questa nasce dal sopruso dell'assenza dei diritti, basterebbe far
cessare l'ingiustizia per far finire la protesta femminile.
Nel decimo ed ultimo
intervento smonta una delle argomentazioni preferite dagli oratori
giapponesi per giustificare la sottomissione della donna giapponese,
cioè che neanche in occidente esiste la parità tra uomo e donna. La
Nakajima, pur ammettendo che ciò sia vero, fa risaltare i casi in
cui la donna occidentale gode di maggior rispetto e tutele.
Concluse le
argomentazioni di Nakajima Shoen la traduttrice analizza il testo dal
punto di vista linguistico, ovviamente questa parte risulterà
interessante per chi conosce il giapponese scritto.
Il successivo
capitolo analizza le capacità argomentative degli scritti politici
di Nakajima Shoen, che utilizzava contemporaneamente la logica e i
sentimenti.
L'ultimo capitolo è
incentrato sulle difficoltà di tradurre un testo del genere, e della
metodologia utilizzata per tradurre gli scritti di Nakajima Shoen,
anche questo capitolo risulterà interessante per chi conosce il
giapponese scritto.
La quarta di copertina:
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