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venerdì 30 luglio 2021

Passione sakura, la storia dei ciliegi ornamentali giapponesi e dell'uomo che li ha salvati


TITOLO: Passione sakura, la storia dei ciliegi ornamentali giapponesi e dell'uomo che li ha salvati
AUTORE: Naoko Abe
CASA EDITRICE: Bollati Boringhieri
PAGINE: 406
COSTO: 18,5 €
ANNO: 2020
FORMATO: 21 cm x 14 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788833929088


Premetto che io non ho neppure una pianticella grassa sul balcone, manco la salvia ed il rosmarino, figuriamoci un ciliegio... il giardinaggio è la penultima attività che farei in vita mia, l'ultima è andare in palestra...
In passato avevo già letto un libro che trattava dei ciliegi in fiore, Il fantasma tra i ciliegi, topografie di primavera a Tokyo, ma era una analisi antropologica/sociologica sull'hanami e le varie consuetudini associate.
Questo libro, almeno ad una prima occhiata superficiale, pareva essere basato più sull'orticultura, gli incroci di specie, la tassonomia dei ciliegi, quindi totalmente avulso dai miei interessi.
Tanto per cambiare mi sbagliavo, i contenuti spaziano (effettivamente) dall'aspetto agricoli/vegetali (per così dire) alla storia del Giappone, ma è anche una biografia del protagonista inglese del libro e della sua autrice giapponese.
Inoltre è scritto (tradotto) in maniera molto scorrevole, fila liscio senza neppure accorgetene, tanto che anche le parti più botaniche mi sono piaciute.
Ringrazio quindi l'amica che me lo ha regalato facendomi scoprire un libro che autonomamente non avrei mai acquistato (grazie Susy!).
Il libro si basa per la sua quasi totalità sulla vita di Collingwood Ingram (1880-1981), un cent'unenne che dedicò gran parte della vita ai ciliegi ornamentali.
L'autrice è una giornalista (inviata di un quotidiano giapponese) e saggista, vive a Londra ed è sposata, se non ho capito male, con un inglese.
Nel maggio del 2010 Naoko Abe, dopo aver iniziato ad interessarsi al mondo dei ciliegi, scopre di poter venire in contatto con un parente di Ingram. Questo nipote possiede tutti i diari e i documenti di Ingram, che l'autrice può quindi studiare, scoprendo così che il ricco ereditiere anglosassone rese possibile la sopravvivenza di alcune varietà di ciliegi giapponesi che si pensava fossero estinte. La storia della passione di Ingram per i ciliegi ornamentali si mischia con il Giappone in quanto questi visitò il paese in tre occasioni, nel 1902, 1907 ed infine nel 1926, ed ebbe contatti con i più alti dignitari ed industriali del periodo, nei confronti dei quali perorò la causa della varietà dei ciliegi.
Ingram si rese conto che in Giappone, dall'inizio dell'era Meiji, si piantava quasi esclusivamente la varietà somei-yoshino, mentre le altre tipologie di ciliegi rischiavano l'estinzione. Il suo impegno portò a salvare numerose varietà di ciliegi nipponici, innestandole nelle piante della sua tenuta, e a distanza di anni riuscì a farle reintrodurre in Giappone.
La scomparsa delle altre varietà di ciliegio era dovuta sia ad un motivo prettamente economico (la somei-yoshino costava poco, era facile da curare e cresceva più in fretta), ma anche per una questione politico-nazionalistica. Infatti, quando le varietà di ciliegio (create in epoca Edo) erano tante, la fioritura si dipanava da marzo a maggio, mentre avere una varietà preponderante permetteva di far fiore i ciliegi tutti nei medesimi otto giorni. Questa fioritura e sfioritura contemporanea in tutto il Giappone urbano permise al regime nazionalista di instillare con più forza lo spirito di sacrifico dei giapponesi: 
il suddito doveva essere disposto a morire per l'imperatore come i petali di ciliegi cadevano a terra. 

L'ideologia dei Sakura vide il suo più fulgido e drammatico esempio nei kamikaze:

Paradossale il fatto che questa varietà "nazionalistica" di ciliegio somei-yoshino (la più piantata anche attualmente in Giappone) non esisteva fino agli anni 60 del 1800.
Ingram, invece, si opponeva l'omogeneità dei ciliegi, che considerava uno spreco di bellezza e biodiversità (come si direbbe oggi, ma lui lo affermava negli anni 20 del 900!), mentre il governo puntava ad uniformare tutto, dal pensiero ai ciliegi. 
Il ciliegio era ormai diventato un simbolo del nazionalismo militarista, invocato in ogni modo come esempio di sacrificio per l'imperatore.
In pratica questa è la biografia di Collingwood Ingram e della sua passione per i ciliegi, in particolare focalizzato sul suo rapporto con i ciliegi ornamentali giapponesi. 
Nell'edizione internazionale del libro l'autrice, però, ha dovuto inserire varie capitoli che illustrassero i concetti e la storia prettamente giapponese, rendendo il saggio più di un mini trattato di botanica. Ne consegue che chi conosce qualcosa di quel periodo storico si troverà più a suo agio tra le pagine del libro, ma anche chi ne è a digiuno lo troverà interessante per come il tutto è stato amalgamato, e forse potrà trovare qualche spunto per approfondire altri temi storici.
Si alternano capitoli con la biografia di Ingram a capitolo prettamente storici sul Giappone, capitoli che trattano le condizioni di vita in Giappone dall'epoca Edo all'attualità (in misura minore). Leggere i titoli dei paragrafi nell'indice che mostro a fine post aiuterà a comprendere i temi trattati che proseguono quasi sempre in ordine cronologico.
L'autrice riporta anche i ricordi dei suoi genitori, classe 1931, che vissero da bambini la propaganda militarista, non nasconde (cosa non comune) i crimini di guerra commessi dai giapponesi, soffermandosi sul trattamento disumano verso i prigionieri militari e civili.
Sarei solo curioso di sapere se nell'edizione nipponica il saggio contenga ugualmente tutte le pagine di denuncia del militarismo giapponese.

 

2 commenti:

  1. Ne verrebbe fuori un bel film, di quelli che incassano poco ma sono carini da vedere. La storia di una persona sensata che si oppone a un'insensatezza.
    Ma che rompicoglioni questi nazionalisti, io ammiro un bel ciliegio e devo pensare a quant'è bello morire per l'Imperatore ... ma mi facciano il piacere!

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  2. Non l'ho inserito nella rece, ma nella biografia di Ingram viene raccontato che non frequentò mai scuola perché era cagionevole di saluto, studiò sempre a casa.
    Non che io stia scoprendo chissà cosa, ma la mortalità infantile per i coetanei di Ingram era altissima (scritto anche nel libro), lui era stramegaricco di famiglia ed è campato fino a 101 anni.
    Il coetaneo figlio di un minatore sarà vissuto fino a 40 anni, se gli andava bene e se superava i 18 anni...
    Funzionava così e, seppur non come in quei tempi, funziona così anche ora.

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