Quando ho visto la serie Netflix su Lupin mi sono reso conto di quanto, per uno che è cresciuto con il Lupin III animato dai giapponesi, sia difficile abituarsi ad un Lupin differente, benché vidi per primo il telefilm (sceneggiato) francese di "Arsenio Lupin".
Di quest'ultimo ho un ricordo parecchio annebbiato, non mi pare mi piacesse molto, direi che ne vidi qualche puntata sulla "Svizzera Italiana", ma perché lo seguiva mia nonna.
Per quanto riguarda il Lupin Netflix non che non lo abbia gradito (molto bello), ma ogni volta che vedevo la scritta arancione "LUPIN" su sfondo nero immediatamente avevo la sensazione mancasse qualcosa, cioè il "III".
Quando i giornalisti ed esperti affermavano che i cartoni animati giapponesi ci condizionassero avevano una certa ragione, ma non per quello che temevano loro, la violenza, ma per l'imprinting definitivo sul nostro immaginario.
Questo post nasce da un paio di curiosità che ho notato vedendo il Lupin moderno e da qualche considerazione generale sul potere dell'animazione seriale nipponica, potere dato dalla capacità di creare storie innovative che generano interesse nel telespettatore, piccolo o grande che sia.
Chiaramente non pretendo che le mie elucubrazioni siano le prime del genere :]
Intanto è giusto riconoscere che le serie animate giapponesi degli anni 70 hanno dato una seconda, anche terza e quarta vita a tutta una serie di romanzi europei che altrimenti sarebbero caduti in grande misura nell'oblio.
Basti pensare ad Heidi, Anna dai capelli Rossi e a tutti gli anime del genere "World Masterpiece Theater", infine anche al personaggio creato da Georges Descrières.
Nel 2021 i francesi fanno riemergere dal dimenticatoio il loro personaggio, che nei decenni passati è rimasto vivo grazie alle serie e ai film animati giapponesi, e pensano bene di citare gli autori nipponici, direi nello specifico Hayao Miyazaki, inserendo proprio la Fiat 500 gialla.
Premetto che sul Lupin di Netflix non effettuerò spoiler, se non quello dell'immagine sopra, dove possiamo vedere la mitica 500 gialla!
Mi pare ovvio che nel 2021 in Francia la Fiat 500 non possa essere considerata un mezzo comune di trasporto, ciò implica che gli autori della serie abbiano voluto omaggiare Lupin III di matrice nipponica.
Mi sono quindi andato a cercare, tanto per curiosità, quando la Fiat 500 fa la sua prima apparizione nella prima serie (in giacca verde, l'unica che merita di essere vista) e nei film.
Una volta tanto mi sono tornati utili gli art book e i pamphlet giapponesi che comprai un po' di impulso negli anni in varie fiere del fumetto.
La prima volta (sperando di aver controllato bene...) che compare una Fiat 500 è nella 16esima puntata della prima serie, quando Fujiko entra in scena all'inizio dell'episodio. La puntata è quella dal titolo "Rapina alla gioielleria". L'auto verrà usata anche per la fuga, che si interrompe a causa di un pneumatico forato, espediente usato in seguito di nuovo da Miyazaki nel film del 1979.
L'artbook è il seguente:
Nella medesima pubblicazione c'è una pagina intera dedicata all'utilitaria italiana.
Inserisco anche il "Perfect Book" del 2004 (non ancora recensito), la puntata in questione venne trasmessa in Giappone il 6 febbraio 1972.
Queste sopra sono alcune scene con l'ingresso della Fiat 550, però bianca.
Da notare il pneumatico bucato a fine fuga.
La Fiat 500 diventa gialla nel 1979 con "Lupin III - Il castello di Cagliostro", dove il pneumatico si affloscia poco prima del mitico inseguimento per salvare Clarisse.
Nel Lupin targato Netflix il nostro eroe ha a che fare con il carcere (evito di entrare nel particolare), ma ciò capita anche nello sceneggiato francese del 1971 e pure della serie animata nipponica del 1971!
Dato che la scena è simile, immagino che entrambi presero spunto dai romanzi, ho quindi cercato di capire chi, tra i francesi del 1971 e i giapponesi sempre del 1971 lo fece per primo.
Come si può vedere sopra Arsenio Lupin viene arrestato (in realtà si fa arrestare), evita di fuggire dal carcere volontariamente, perché vuole farlo solo quando gli tornerà utile.
La puntata in questione, la quarta, venne trasmessa in Francia nella primavera del 1971, in Italia il 12 settembre del 1971.
L'episodio "L'evasione di Lupin", il quarto (puntata eccezionale), in cui Lupin III resta volontariamente in carcere fino all'ultimo minuto prima dell'esecuzione venne trasmessa in Giappone il 14 novembre 1971.
Praticamente i due episodi vennero trasmessi quasi contemporaneamente, se pensiamo al 1971.
Purtroppo, non avendo mai letto i romanzi di Arsenio Lupin, non posso sapere in quali termini gli autori francesi e giapponesi si ispirarono ad essi per la trame di queste due puntate.
Come il nonno anche il nipote usa la barba come travestimento per evadere, sarebbe da capire se in Giappone venne trasmesso lo sceneggiato francese prima della serie animata, cosa della quale dubito, visti i tempi che esistevano in quegli anni per impostare ed adattare un telefilm.
L'artbook è il seguente:
Secondo me se c'è un'ispirazione da parte giapponese viene dai romanzi (che non ho letto neanche io), perché le date dei telefilm sono davvero troppo vicine.
RispondiEliminaSul castello di Cagliostro ricordo che a fine anni 80 acquistai una cassetta in edicola, dove stranamente le voci dei doppiatori erano diverse. Niente affatto brutte, anzi la voce di Jigen decisamente migliore che nella 2. serie, ma Lupin non è Lupin senza Del Giudice. Chissà se esiste anche un doppiaggio con le voci "regolari". Mi sembrava di sì.
Perché poi, ovviamente, la trama la vede per la prima volta il telespettatore durante la prima trasmissione, ma bisognerebbe sapere quando gli sceneggiatori l'abbiano messa per iscritto.
EliminaE' comunque interessante che due gruppi di sceneggiatori elaborarono una trama con delle similitudini alle due estremità del pianeta, in un'epoca in cui non vigeva di certa la interconnessione in tempo reale, e per l'influenzare le altrui opere di fantasia erano necessari anni ed il successo internazionale. Oggi ci si rende conto che alcuni temi vengono ripetuti anche se l'opera originale ha avuto poco successo.
Addirittura, rifacendomi al micro microcosmo di blog e forum, ci sono esperti, saggisti e giornalisti che per scrivere articoli per i quali sono pagati, perché sarebbe la loro professione, usufruiscono di scritti di appassionati che li avevano messi on line per pura passione, senza, e qui sta il problema, manco citare la fonte gratuita ^_^
Spero che il concetto siano chiaro.
Per la VHS mi pare che il primo doppiaggio presentasse qualche voce originale, se fai una ricerca sul web dovresti trovare informazioni più precise.
Il concetto è chiaro, ma qui si entra nel terreno dell'etica. Non vale solo per i blog, io quando raccoglievo materiale per la tesi mi stupii molto di scoprire che un intero capitolo di un recente libro di un noto saggista e giornalista televisivo, il cui cognome inizia per A e finisce per ugias, era tutto copiato da un vecchio articolo di non ricordo chi, apparso su un numero di Storia Illustrata degli anni 70 (li leggevo da ragazzo).
EliminaIo se fossi un blogger metterei questo avviso:
"Chiunque è libero di utilizzare il materiale e gli scritti presentati nel blog, anche senza citarne la fonte, consapevole in questo caso di essere uno stronzone che verrà acconciamente sputtanato in un apposito post"
ahahah ^_^
EliminaLa mia sfortuna o forse fortuna è che io non ho i social, quindi mi è impossibile far notare l'eventuale furbata al diretto interessato/a.
La cosa comica è che quando qualcuno usa una fonte gratuita sul web per una sua opera con nome e cognome, diviene lui o lei la fonte ufficiale, e quindi, in via teorica, il tizio che mise per la prima volta l'informazione gratuitamente sul web, sarebbe passibile di non rispettare il copyright ^_^