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martedì 30 giugno 2015

Heidi, un mito della montagna



TITOLO: Heidi, un mito della montagna
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Cahier Museomontagna
PAGINE: 142
COSTO: 10€ circa
ANNO: 2004
FORMATO: 20 cm X 20 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:

Questo libro è stato pubblicato in occasione dell'omonima mostra torinese su Heidi nel 2004 a Torino, e prende in considerazione, oltre al romanzo originale, gran parte delle successive rivisitazioni cinematografiche e televisive della pastorella svizzeronapoletana. Infatti i natali di Heidi paiono proprio essere in parte italici, in quanto la madre del papà della bambina era di Napoli. Questa cosa la si evince dalla lettura del romanzo originale (LINK), ma in questo libro uno dei contributi sottolinea espressamente la cosa.
Gli autori hanno scritto dei contributi che cercano di spaziare su vari aspetti della notorietà di Heidi, partendo sempre dal romanzo fino ad arrivare al cartone animato giapponese di Isao Takahata, che, a mio avviso, ha conferito al romanzo originale una notorietà mondiale e, aggiungerei, eterna, che probabilmente non avrebbe mai raggiunto. Prova ne è il nuovo cartone in computer grafica che riprende gli stessi personaggi di Takahata, che quindi sono diventati i veri personaggi di Heidi per tutti i bambini/e ed ex bambini/e:


Mentre l'approfondimento sul romanzo di Johanna Spyri l'ho trovato veramente interessante, tutte le parti che si concentrano sulla Heidi di Takahata sono meno convincenti. Intanto viene sempre affiancato Miyazaki (con varie sue dichiarazioni non su Heidi) a Takahata nella regia del cartone. Per Takahata non deve essere una cosa simpatica vedere che negli anni le sue opere vengono regolarmente assegnate anche a Miyazaki, mentre quelle di Miyazaki restano dell'autore reale... Anche questo libro ha questa tendenza, nonostante che nella scheda dell'anime di Heidi correttamente Miyazaki non compaia, in quanto non si occupò della regia.
Il primo contributo di Enrico Camanni riepiloga le pubblicazione dell'800 che iniziarono a creare il mito della montagna rigenerante, creando il fenomeno del turismo montanaro.
Giuseppe Valperga scrive quello che, per quanto mi riguarda, è il pezzo più interessante. Per esempio spiega che Heidi diventa bionda e con gli occhi azzurri coi film di Shirley Temple, e vi rimane fino all'anime di Takahata, che la riporta alla sua fisionomia più mediterranea.
Finché si occupa del romanzo originale e dei film dagli anni 30 il suo intervento l'ho trovato assai valido, meno quando passa al cartone giapponese, forse, a causa dell'età, non aveva mai visto l'anime. Infatti del cartone ne parla ben poco, concentrandosi su Miyazaki(?!) e su alcuni aspetti della società giapponese, che non mi sono parsi attinenti all'anime.
Sinceramente ho trovato questa considerazione un po' sorprendente:



 
Charlotte Tshumi analizza le diversità tra le varie illustrazioni delle edizioni in lingua tedesca dal 1881 al 2000.
Peter Dollinger, dopo l'accenno di Giuseppe Valperga, concentra il suo bel contributo solo sulla Heidi nipponica. Quello che non ho capito è il perché continui a chiamare la serie tv “film d'animazione”, pur aggiungendo che era formata da 52 puntate. In questo caso Heidi non è riconosciuta solo a Takahata, ma addirittura ad un trio: Miyazaki, Takahata, Kotabe.
Una cosa interessante di questo contributo è la testimonianza di Leo Kirch, proprietario della Taurus Film, che smentisce che l'anime di Heidi sia una coproduzione nippo-tedesca:
Molti anni fa negozia con la produzione di Heidi, la Zuyo, l'acquisto della serie su scala mondiale. Non si è trattato di una coproduzione con noi della Kirch (Tauris Film)”.
Spesso sul web, e su qualche libro, si legge il contrario.
In “Heidi sugli schermi” si ripercorre la filmografia di Heidi, comprese le serie tv.
In “Heidi contemporanea” si mostrano alcune opere artistiche sulla pastorella.

A riporva del successo mondiale della Heidi di Takahata ecco un manifesto argentino.





Nella città turistica svizzera di Heidi sono venduti i gadget della Heidi giapponese, una contaminazione che è diventata, alla fine, la vera rappresentazione di Heidi.
Da notare che nella vetrina si vedono i peluche di Nebbia (presente anche sul pulmino), inventato da Takahata.





Stesso libro che ho recensito, ma di edizione successiva, infatti c'è la fascetta che richiama il cartone, a dimostrazione di quanto la Heidi animata abbia rigenerato la Heidi cartacea:

Heidi (romanzo di Johanna Spyri)




Un po' di cartelloni cinematografici.




Si può leggere qualcosa sulla proiezione di Heidi al cinema anche in questo post:

Heidi, Goldrake, Mazinga e Remì al cinema - articoli degli anni 1978/79/80







L'indice del libro.


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