Ad un certo punto alcuni giornalisti spostarono un po' (ma proprio un pochino) il mirino delle polemiche dai "cartoni animati giapponesi" alla televisione (anche nel senso di programmazione) e ai genitori, che alla fine erano i due soggetti a cui realmente si poteva ascrivere qualche responsabilità. La prima metteva in onda programmi potenzialmente diseducativi, a detta degli stessi adulti, i secondi permettevano ai figli di vederli, giustificandosi che la colpa era della programmazione televisiva, e che loro non riuscivano a dissuadere i propri pargoli dal fruirne. Ovvio che lasciare che i bambini stessero davanti alla tv evitando di rompere i maroni agli adulti era anche una bella comodità, però questa prassi faceva nascere nei genitori un forte senso di colpa, che scaricavano in primis sugli anime, e secondariamente sulla televisione.
Personalmente ho visto alcune serie in compagnia dei miei famigliari, Goldrake con mia madre e mia nonna materna, Bem con mia nonna materna (a cui piaceva parecchio), Heidi con mio padre e mio nonno paterno (che non aprezzava molto), però non mi dispiaceva per nulla guardarmeli anche in santa pace, senza quegli adulti che, alla fine, non è che cogliessero sempre la bellezza della puntata in questione. Quindi, a dire la verità, non mi son mai sentito "abbandanato" davanti alla tv, forse anche in qualità del mio essere figlio unico, però, a quanto pare, il problema per gli adulti sussisteva eccome.
Il primo titolo mostrato sopra è del quotidiano l'Unità del 25 marzo 1980 a firma di Daniele Pugliese, e non si limita al solito tiro alzo zero contro gli anime, che comunque è presente, visto che come capita spesso in questi articoli si equipara la visione dei cartoni animati giapponesi alla dipendenza per droga, che ai tempi era una piaga molto sentita e presente. Oltre ad informarci che esisteva un CGD, Centro Democratico Genitori (oggi sarebbe un partito politico...), che si batteva contro l'imperversare degli anime, c'erano dibattiti in cui ci si chiedeva se magari qualche responsabilità l'avevano pure mamma e papà. Non manca il solito esperto del momento (Marco Dallari, docente di pedagogia all'accademia di belle arti di Bologna), protagonista di una serie di topiche madornali, a cui il giornalista chiede come mai i bambini gradiscano di più i cartoons giapponesi all'orso Yoghi.
Questo posso anticiparlo io: perchè l'orso Yoghi era una cagata pazzesca! (cit.)
L'espertone Dallari ammette che l'orso Yoghi, con la sua lentezza e fissità delle immagini, era inguardabile, anche perchè, spiega, messo a confronto con un prodotto "fatto con il calcolatore elettronico su cui si programmano tutte le possibili azioni del corpo umano: si disegna la prima e l'ultima scena e il calcolatore fa il resto", può solo risultare più brutto.
Ma da dove le tirava fuori queste informazioni il professor Dallari? Uno si aspetta che insegnando all'accademia di belle arti possa avere un minimo di infarinatura delle tecniche di animazione, invece zero assoluto. Le perle di Dallari non finisco qui, trasforma gli animatori giapponesi, che in realtà disegnavano TUTTO a mano, in "programmatori", in fondo era tutta roba fatta al computer, no? Ed afferma che questi erano prevalentemente disegnatori maschi, visto che producevano cartoni più per maschi che per femmine. Chi? Dove? Quando? Perchè un professore universitario deve spingersi ad affermare cose tanto campate in aria?
Dallari non condanna gli anime, nonostante parli espressamente di una "violenza di Goldrake", invita i genitori a stare più vicini ai propri figli, però in mezzo spara un sacco di cavolate.
Il primo maggio 1980 sulla prima pagina de Il Resto del Carlino c'è un articolo, con tanto di vignetta, sulla tv baby sitter, l'autore è riportato solo con le iniziali: S. Pagn.
Il contenuto è più critico verso i robottoni che nei confonrti dei programmi e i genitori, come il titolo poteva lasciare immaginare, infatti nei confronti degli anime il quotidiano bolognese fino ad ora (ed inseguito) non era stato per nulla tenero.
Comunque il giornalista ci prova e riprova a fare la domanda che accusino Goldrake e Mazinga di uccidere la fantasia, ma la maestra si limita a rispondere che il proprio figlio ha un sacco di fantasia, magari, aggiungo io, anche grazie a Goldrake e Mazinga.
Non contento, visto che l'intervistata non abbocca, il giornalista si rivolge ad u'altra insegnante che, invece, considera più negativo l'influsso degli anime robotici.
A causa loro noi: disegnavamo solo robot, parlavamo come loro, diventavamo sempre più violenti, non parlavamo coi compagni, attaccavamo, non giocavamo, facevamo solo la lotta.
Ma dove insegnava questa? All'asinara?
Infatti prima di Goldrake e Mazinga i bambini non si picchiavano mai.
Il giornalista ritira fuori la questione della fantasia uccisa da robot giapponesi, qualcuno deve dirgli ciò che lui vuole gli venga detto, e lo troverò di certo.
Di nuovo l'Unità il 5 aprile 1980 torna sulla programmazione Rai e sui cartoni animati giapponesi, l'articolo è di Maria Silvia Farci, si riporta di una conferenza dove i capi della Rete 1 volevano proporre una programmazione più educativa, anche per smorazre le polemiche sullo sfruttamento commerciale degli anime proposti dalla Rai.
Primo passo mettere a confronto Pinocchio e Mazinga. Perchè, dico io?
Ai dirigenti Rai vengono mostrate due lettere che esaltano i poteri di Mazinga, una delle due è di una persona anziana, manco di un bambino, cosa mai volevano provare?
La cosa più sbalorditiva che quei bambini sono oggi adulti e si scagliano contro i cartoni di oggi e dei bimbi.
RispondiEliminaIo li guardo alcuni con mio figlio e devo dire che pur non apprezzandoli alcuni li trovo beceri e altri ben fatti.
E poi siamo li entrambi, mamma a papà a spiegargli cosa è reale e cosa è fantasia. Le caus e i perchè di certe scene.
Come dicevi tu, era ed è il senso di colpa di farsi sotituire dalla tv che ci fa spingere a demonizzare i cartoni.
A volte capita anche a me di voler stare in pace e i cartoni o la tv sono un ottimo appiglio. Solo che poi mi scoccia quando lo vedo letteralmente ipnotizzato tanto da non sentire se lo chiami!!!
A me la cosa che ha sbalordito di più è leggere un dovìcente universitario che si inventa cose a caso.
EliminaTra l'altro, il cattedratico in questione, solca ancora le aule magne, spero con una maggiore inforamzione in tema anime e manga...
Probabilmente anche tuo figlio (non metto il nome per la privacy) ha piacere, qualche volta, di vederseli in santa pace, senza nessuno che faccia commenti ;)