TITOLO: L'evoluzione del Giappone
AUTORE: Yotaro Sugimura
CASA EDITRICE: Istituto italiano per il medio ed estremo oriente
PAGINE: 61
COSTO: 13€
ANNO: 1936
FORMATO: 24 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:
Leggere
saggistica storica è ovviamente indispensabile per capire meglio il
Giappone che va dai primi del 900 fino alla fine della seconda guerra
mondiale, però penso che, dove possibile, sia preferibile recuperare
direttamente scritti del periodo. In modo da avere una testimonianza
diretta, non mediata da nessuno, sul pensiero di quei giapponesi, che
fece scivolare la nazione verso un disastroso epilogo.
Nel
1936 a Yotaro Sugimura, ambasciatore del Giappone in Italia, viene
richiesto di partecipare ad una conferenza per spiegare la situazione
politica del Giappone. Il presente scritto di Yotaro Sugimura riporta
le sue considerazioni politiche e sociali. Parte dall'analisi dei
gabinetti Saito e Okada, allora ancora in carica dopo l'assassinio
del primo ministro Inukai avvenuto il 15 maggio 1932. Nonostante il
suo ruolo di ambasciatore Sugimura esprime opinioni abbastanza nette,
descrivendo con debito anticipo la deriva dittatoriale che la nazione
imboccherà.
Un
altro motivo che mi fa considerare importanti questi libri un po'
datati è che sono a prova di negazionismo storico, si può
contestare ciò che un saggista scrive della storia, non ciò che un
testimone racconta. Per esempio, nel raccontare la biografia del
primo ministro Saito, l'ambasciatore spiega agli italiani del 1936
che questi fu per 8 anni governatore della Corea, e che i coreani “lo
consideravano come un padre”.
L'ambasciatore
illustra le personalità più importanti dei vari dicasteri e la
posizione del partito di maggioranza (seiyukai) e di minoranza
(minseito) verso il governo Saito.
Inizia
ad elencare le cause della crisi politica, economica e sociale che
attanagliava il Giappone, iniziando da quelle di origine esterna: il
senso di accerchiamento nato dopo l'uscita del Giappone dalla Società
delle Nazioni, a causa del voto contrario di questa per l'invasione
giapponese della Manciura nel 1931 (cosiddetto “incidente di
Mudken”).
I
problemi interni erano dati dalla crisi dei partiti parlamentari, e
dal crollo di fiducia dei cittadini nella democrazia parlamentare, i
cui esponenti politici erano spesso corrotti ed incapaci. In pratica
il politico per farsi eleggere contraeva pesanti debiti, che il basso
stipendio da parlamentare non poteva ripianare, ergo si facevano
corrompere o regalare beni per ripagare il prestato,
disinteressandosi della reale situazione dei loro elettori.
Fondamentalmente
si opponeva due schieramenti che avevano, però, il medesimo fine,
“l'unanimità nazionale”, ma metodi differenti per raggiungerla.
I partiti volevano che la si ottenesse spontaneamente, i
totalitaristi con la forza.
Di
questa situazione ne beneficiavano i militari, che avevano il
consenso della popolazione, mentre i capitalisti erano odiati da
tutte le altre classi sociali. I militari erano visti come coloro che
si interessavano al bene della nazione senza secondi fini, a
differenza dei capitalisti, e se un fanatico nazionalista assassinava
un politico liberale o un industriale la condanna era solo quella dei
giudici (quando venivano condannati), non della popolazione.
Yotaro
Sugimura illustra sia la posizione dei militari e i loro obbiettivi
politici, che la situazione economica dei contadini, quella
istituzionale del periodo.
L'ambasciatore
confidava che il nuovo governo Okada avrebbe formato una elites tra
le figure di spicco della società giapponese, questo avrebbe reso
inutile l'instaurarsi di una dittatura militare per risolvere i
problemi della nazione.
Nella
seconda parte del suo scritto l'ambasciatore cerca di spiegare lo
stato dello sviluppo industriale e sociale, ricordando il passato
culturale della nazione. Paragona spesso la storia culturale italiana
a quella giapponese. L'ambasciatore spiega come il Giappone è
abituato a assimilare culture differenti, lo fece con quella indiana
e cinese, adattandole alle proprie peculiarità, e che la medesima
operazione l'ha compiuta con gli insegnamenti occidentali.
Non
mancano gli accenni alla linea dinastica imperiale risalente al tenno
Jimmu, alla sua discendenza divina e all'unicità della razza
giapponese.
Illustra
brevemente anche altri aspetti: lo shintoismo, il buddismo, la setta
Nichiren e il suo profeta, lo zen, il confucianesimo, il bushido e lo
shogunato Tokugawa.
Nel
raccontare dell'arrivo dei portoghesi nel 1542 e del proselitismo
cristiano ad opera di Francesco Saverio riporta, direi
correttamente, i motivi che ne causarono l'espulsione dal Giappone,
omettendo, però, di citare i massacri dei cristiani giapponesi.
Termina il suo excursus storico con l'arrivo del commodoro Perry nel
1853, l'aggressione occidentale e la rivolta contro lo shogun che
portò alla Restaurazione Meiji. Raccontando dello sviluppo
scientifico ed industriale, che il Giappone raggiunse in così breve
tempo, si rammarica perché molte antiche tradizioni si sono perse o
si stavano perdendo.
Ho trovato pure un video con l'ambasciatore, impagabile la musichetta di sottofondo... zazaza!
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