La doppia pagina sul quotidiano "Avanti!" del PSI è abbastanza impattante sia graficamente che come titolo, anche se poi il contenuto, in realtà, verte più che altro sull'assenza di una produzione italica di serial televisivi ad uso interno e da esportazione.
Considerando che gli articoli vennero pubblicati nell'aprile del 1981, quindi giusto un anno dopo lo tsunami mediatico della primavera 1980 contro i cartoni animati giapponesi, mi ha sorpreso un pochino vedere tirato in ballo Mazinga, con tanto di immaginone centrale, oltre alla sequenza di Goldrake.
Alla fine nei tre scritti i cartoni animati giapponesi sono poco o per nulla criminalizzati (fin quasi ignorati), semplicemente vengono equiparati ai telefilm statunitensi che invadevano la televisione pubblica e le reti private locali, quindi a prodotti che impoverivano economicamente il tessuto produttivo nostrano del settore e colonizzavano culturalmente la società italiana. Su quest'ultimo aspetto, a dire il vero, in uno degli scritto non si condanna neppure questa "contaminazione culturale straniera", in quanto portatrice di valori che potevano anche arricchire la nostra società.
Resta la bellezza dei titoli:
"Da Furia a Mazinga la nuova colonizzazione";
"Come difendersi dai mostri giapponesi e dagli eroi americani".
Peccato che anche i giapponesi avevano degli eroi, noi parteggiavamo ed ammiravamo prima gli eroi, gli Actarus, gli Hiroshi Shiba, i Ken Falco, i Tetsuya Tsurugi etc. etc. etc., ma loro li vedevano tutti come mostri, era questo il più grosso cortocircuito culturale e generazionale tra chi scriveva sulla carta stampata e noi che li guardavamo in televisione.
L'importante sarebbe che oggi non si facesse il medesimo errore di ieri. Per esempio "Goldrake U" non bisogna guardarlo pensando a Goldrake, paragonando troppo le due serie, bisogna fruirne come un omaggio.
La querelle sull'invasione delle fiction straniere è proseguita per anni, senza che nessuno mettesse in campo, tranne sparute eccezioni, una solida produzione di telefilm italiani, per non parlare dell'animazione italiana. Quest'ultima, però, non poteva competere in tema di contenuti ed interesse con quella giapponese, solo un folle avrebbe proposto di produrre un cartone animati italiano da opporre a quello giapponese... infatti non venne mai fatto.
Di questa doppia pagina ho selezionato tre articoli a tema anime:
"Da Furia a Mazinga la nuova colonizzazione" - 3 articoli Avanti! 16 aprile 1981:
"Come difendersi dai mostri giapponesi e dagli eroi americani", di Vittorio Giacci
"Un patrimonio che possiamo ancora salvare", di Mario Gallo
"Ormai basta un pugno di telefilm per conquistare un continente", di Pino Caruso
In quanto son citati i cartoni animati giapponesi o suoi personaggi (pure un "Mazinka"...), mentre ho omesso lo scritto in alto a destra "Dipendenza dal prodotto straniero ed emorragia di capitali", in quanto si concentra solo sulle dinamiche (non) produttive.
Piccola puntualizzazione sulla numerazione delle due pagine.
Quella di sinistra è la numero 8 e quella di destra la numero 17, questo perché in mezzo la redazione ci piantò uno speciale sui trasporti :]
Tutti gli scritti nascono da un convegno del club Rosselli dal titolo omonimo "La nuova colonizzazione (da Furia a Mazinga)", con relativo acceso dibattito che, a quanto apre, vide posizioni differenti.
Nella colonna centrale in neretto è riassunto il dibattito, lo inserisco poco più sotto.
Gli anime quasi l'avevano scampata, solo citati genericamente, ma alla fine il giornalista non vuole esimersi da un giudizio basato un pelino sul nulla, di certo non dalla visione ripetuta ed attenta:
"Un po' come, nei cartoni animati giapponesi il disegno tende a scolorire la pelle e ad occidentalizzare gli occhi, si nota una capacità di adattamento dei modelli narrativi ad un presunto inconscio collettivo audiovisivo internazionale che rischia di appartenere sempre più ad un unico, indifferente, pubblico televisivo mondiale."
Di nuovo salta fuori la bufala che i giapponesi disegnavano i tratti dei personaggi volendoli occidentalizzare, considerando che era l'aprile del 1981, l'autore avrebbe già avuto le informazioni per non affermarlo.
Nel 1981 questo "inconscio collettivo audiovisivo internazionale" degli anime non esisteva e neppure un "pubblico televisivo mondiale" degli anime, oggi decisamente si, visto il successo dei tratti distintivi dell'animazione nipponica, riproposti anche in produzioni europee e statunitensi.
Il riassunto del convengo.
Purtroppo gli altri due articoli qui sotto son stati scannerizzati con il problema a cui accennavo sopra, cioè con in mezzo lo speciale sui trasporti, quindi la prima colonna è divisa tra pagina 8 e pagina 17, arduo leggerla...
Gli eserciti servono ancora per occupare un paese, ma con i telefilm e le serie animate si è conquistato lo streaming ^_^
L'inevitabilità del successo di questi serial animati e non venne giustamente predetta dall'autore dell'articolo, non si può tornare indietro...
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