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lunedì 13 aprile 2020

"Numero monografico sul tema Bambino-video: un difficile rapporto" - "Vita dell'Infanzia" n° 11/12 agosto/settembre 1980 - parte 2 di 4



Dopo lo tsunami mediatico della primavera 1980 contro i cartoni animati giapponesi, durante cui ne furono scritte veramente di tutti i colori (per comprendere appieno questo mio giudizio consiglio di passare in rassegna gli articoli dell'indice dell'Emeroteca Anime), ci fu chi, invece, cercò di effettuare una analisi più approfondita della situazione.
Va dato merito, pur con 40 anni di ritardo, alla redazione della rivista "Vita dell'infanzia" dell'impegno che profusero nello speciale pubblicato nell'agosto 1980, che non solo trattava dell'animazione seriale giapponese, ma in generale degli effetti della televisione su noi bambini.
Al tema "bambino e video" furono dedicati ben 17 articoli, di questi "solo" nove erano incentrati a vario livello di analisi sui cartoni animati giapponesi, i restanti si occupavano dei risvolti educativi/diseducativi della televisione.
Ammesso sia importante, e chiaramente non lo è, non ho trovato sempre corrette le critiche agli anime, ma ciò non toglie nulla al valore dell'approfondimento messo in campo dalla rivista, se anche gli altri giornalisti/esperti avessero dedicato il medesimo impegno negli scritti su questo tema, forse la mia "Emeroteca Anime" non sarebbe spesso (non sempre) la galleria degli orrori (o fake news) che è diventata  ^_^
La terminologia degli scritti, considerando il target della pubblicazione, è abbastanza tecnica, ma comunque quasi sempre accessibile. I giudizi negativi su anime e televisione non sono quasi mai apocalittici, benché si intuisca che alcuni degli autori proprio non la digeriva la televisione, men che meno digerivano i cartoni animati giapponesi. Le valutazioni positive sulla televisione e gli anime vanno considerate più altro sul versante del non essersi allineati ai giudizi negativi della maggioranza della carta stampata del periodo. La gran parte degli autori degli articoli non considerava l'animazione seriale nipponica trasmessa dalla televisione italiana come il male assoluto, muovevano delle critiche, ma consideravano anche alcuni lati positivi, sempre tenendo conto che si trattava di adulti che valutavano dei programmi con un linguaggio audio/visivo mai vista prima in Italia, quindi anche loro erano "ignoranti" sugli anime.
La copertina del numero l'ho trovata molto bella:
un bambino ed una bambina che guardano Actarus a colori mentre si trasforma in Goldrake/Duke Fleed, la sala è buia, illuminata solo dal tubo catodico.
Ok, io lo guardavo in bianco e nero, la sala non era al buio (a casa mia, tranne per il film serale, la luce era accesa), guardavo Goldrake con mia nonna e/o mia mamma, ma l'atmosfera fu ben colta.
Devo dire che non è stato facile scoprire l'esistenza di questa pubblicazione monografica, di cui sono venuto a conoscenza grazie a varie ricerche in emeroteca, e neppure riuscire a trovarla nel suo totale.
Spero che la sua lettura completa possa tornare utile sia a chi cerca di studiare quel periodo televisivo, visto il valore analitico di queste pagine, ma possa restare interessante anche a chi, come me, cerca solo di comprendere quanto fu importante l'avvento dei cartoni animati giapponesi.




Dato che sovente viene citato lo studio del Servizio Opinioni della Rai pubblicato sempre nell'aprile 1980, ne inserisco i due link:
"I bambini e la televisione: La fruizione televisiva infantile nella programmazione multirete" - Servizio Opinioni Rai (aprile 1980) - parte 1

"I bambini e la televisione: La fruizione televisiva infantile nella programmazione multirete" - Servizio Opinioni Rai (aprile 1980) - parte 2 (fine) 

Chi ne avrà voglia potrà anche andarsi a leggere gli articoli giornalistici citati negli scritti, dato che in gran parte li si trova nell'indice dell'Emeroteca Anime.

Lo speciale di "Vita dell'infanzia" consta di be 61 pagine, quindi ho ritenuto il caso dividere il post in quattro parti, perché, in pratica, è un piccolo saggio, in questa seconda parte ci sono i seguenti articoli:
"Considerazioni psico-pedagogiche sul bambino televisivo", di Roberto Eynard (pag. 16);
"Educazione al mezzo per capirne i messaggi", di Anna Maria di Pietro (pag 19);
"I nuovi eroi dei cartoni animati e dei fumetti: gli Ufo Robot", di Tommaso Pagano (pag. 23);
"Reti televisive nazionali e perivate: la fruizione infantile dei programmi", di Agata Piromallo (pag. 27).

Lo scritto di Roberto Eynard, usando come base un testo di un precedente studioso (Pierre Bertaux), raffronta l'apprendimento del bambino di 20 anni prima, con il bambino televisivo del 1980.
Anna Maria di Pietro, prendendo spunto dalle polemiche dell'aprile/maggio precedente contro i cartoni animati giapponesi e la televisione, riporta il pensiero dei bambini, concludendo che gli anime non fossero né diseducativi né educativi.
Tommaso Pagano affronta direttamente la questione "Atlas Ufo Robot" e soci cercando di calarsi nei nostri gusti di allora, e difendendo quello che era il nostro diritto di guardare ciò che ci piaceva, dato che il fatto che gli anime piacessero, era più che motivato. Ottimo articolo, peccato non ebbe spazio sulla carta stampata generalista.
Il contributo di Agata Piromallo è incentrato sul rapporto televisione (pubblica e privata) e i programmi per bambini, tra cui gli anime (Goldrake, Mazinga e Jeeg), comunque uno scritto interessante, resta sempre la questione che gli adulti parlavano di serie che non guardavano, e si capisce da ciò che scrivevano.
I link della quatro parti in cui ho suddiviso lo speciale:
parte 1
parte 2
parte 3
parte 4
Buona lettura.




































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