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lunedì 13 aprile 2015
"Allegri bimbi: oggi si piange"- di Andrea Monti - Epoca 16 maggio 1981
L'accusa di essere dei cartoni animati lacrimosi era una delle più ipocrite, non dico falsa, ma ipocrita. Visto che quando era la Walt Disney a far singhiozzare i bambini con l'atroce Bambi ed il triste Dumbo, tutto andava bene, erano film di alto livello educativo, ma se era Candy Candy a strapparci qualche lacrimuccia (o più spesso a spappolarci i cosiddetti...), si gridava alla scandalo.
In un altro paio di post ho toccato l'argomento delle polemiche giornalistiche sulla lacrima facile degli anime ( "Allegri che c'è da piangere" e "Lacrime giapponesi" ), ed anche questo articolo, supportato dal più classico degli espertoni, uno psicoanalista, è più o meno del medesimo tono.
Da notare che in prima pagina è presente un rimando all'articolo, l'ennesima prova di quanto tenessero banco i "cartoni animati giapponesi" sui giornali.
Il giornalista parte con un riassunto della situazione preoccupante in cui versavano i bambii italiani, assediati dagli orfani piangenti giapponesi, ovviamente canna alla grande la sinossi di alcune serie, e poi fa le domande allo psicoanalista in base alle sue errate informazioni.
Informazioni sbagliate che si desumono anche dai titoli, quando mai l'ape Maya piangeva e faceva piangere?
Forse non l'avrà mica confusa con l'ape Magà?
Andrea Monti parte con un tono leggerissimamente drammatico, che, a leggerlo oggi, fa piangere me...
Mancano solo le cavallette, il terremoto, il maremoto, il serbatoio vuoto e la gomma a terra...
Anche con le didascalie ci vano giù duri.
Ci sarebbe stato da aggiungere, ad onor del vero, che "Peline story" era tratto da un racconto di Malot, mica se la erano inventata i giapponesi.
Il pressapochismo dei giornalisti italici sorprende anche nelle piccole cose, visto che il cartone di Bia non era per nulla drammatico. Al giornalista sarebbe bastato guardarne mezza puntata per capirlo.
Andrea Monti non ha ancora dato il meglio di se, lo fa nel proseguo dell'articolo.
Dopo un acceno di criminalizzazione dei profitti giapponesi sugli anime, mentre i profitti americani o italiani sui cartoni delle rispettive nazionalità andavano bene, fa intuire che i giaponesi pianificassero l'esportazione dei loro cartoni nel mondo, mentre, in realtà, eravamo noi ad andarli a cercare in Giappone.
Già il fatto che il giornalista si permetta di insultarmi Heidi mi fa imbufalire :] ma almeno avesse evitato di paragonare Candy a Marilyn Monroe, dove? chi? come? quando?
E della trama di Candy Candy non ne azzecca una, e dico una...
Mentre della trama dell'ape Maya... non ne azzecca una nemmeno in questo caso... però ho la conferma che ha sbagliato proprio serie animata. La chiama ape Maya, ma ri riferisce all'ape Magà, piccolo errore...
Io vidi la serie di Charlotte per poche puntate, ma non mi pare che la madre ricomparisse con un altro uomo, dove l'avrà mai visto?
Cosa aveva di lacrimoso la principessa Zaffiro? Era una storia di avventura, o almeno io la vedevo così, non l'ho mai paragonata a Candy Candy, anche se devo ammettere che non ho visto tutta la serie della principessa Zaffiro.
Ed è il momento dell'intervento dell'espertone.
Io ho appreso cosa fossero gli "anni del riflusso" nel 1990 circa... dubito che gli autori nipponici avessero pensato agli anni del riflusso in Italia quando inventavano queste storie.
E certo, per i giapponesi il concetto "cattolico della divina provvidenza" era pane di tutti i giorni, lo avevano ben presente in ogni momento della loro giornata, anche davanti all'altarino shinto e buddista di casa...
Una madre, una chiesa, un partito... ma cosa si è fumato questo?
Oh, ma sai quanto costa un televisore, magari a colori?!?!
Il sommario.
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E i robottoni erano troppo violenti, e le ragazzine troppo tristi.... quanto accanimento per nulla.
RispondiEliminaS.
Però a distanza di tanti anni acquista un senso comico :]
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