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lunedì 25 agosto 2014

Giappone soprannaturale. Mostri, demoni e animali mutaforma nell'immaginario del Sol Levante



TITOLO: Giappone soprannaturale. Mostri, demoni e animali mutaforma nell'immaginario del Sol Levante
AUTORE: Marta Fanasca
CASA EDITRICE: Libreriauniversitaria Edizioni
PAGINE: 102
COSTO: 9€
ANNO: 2014
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788862924962

Lo scopo dell'autrice, oltre ad illustrare l'importanza del folklore nella cultura nipponica, è quello di valutare quanto dei racconti sugli yokai è sopravvissuto nel Giappone contemporaneo. Infatti i mostri, spiriti e demoni iniziarono a perdere d'importanza nella società giapponese in epoca Meiji, l'era della tecnologia e della scienza, mentre nella precedente era, quella Tokugawa, avevano raggiunto il massimo della popolarità. Marta Fanasca mixa i semplici racconti folkloristici con altri fattori: sfumature linguistiche; rapporto con la letteratura e l'arte; studi sociologici ed antropologici.
Arrivando a mettere assieme uno scritto sempre interessante, probabilmente il migliore disponibile fino ad oggi sul soprannaturale in Giappone, anche considerando il prezzo esiguo del saggio. Le sole 100 pagine di cui è composto non traggano in errore, il formato del libro è abbastanza grande e il carattere in cui è scritto è ridotto, considerando che arriva a toccare fino ai giorni nostri, penso sia una lettura obbligata per gli appasionati di mostri e spiriti giapponesi.
Nel primo capitolo, oltre ad una spiegazione linguistica (presente in tutto il saggio) del carattere usato per scrivere “yokai” (“yo” = qualcosa che attrae/incanta; “kai” = apparizione/mistero), si ripercorre la storia dei mostri dai racconti del “Nihon Ryoiki” (823 DC) fino all'epoca Meiji.
Nel raccontare l'evolversi degli yokai nel tempo e la nascita continua di nuovi fenomeni paurosi l'autrice spiega il significato del carattere usato per scrivere “mononoke”, il significato inteso quando venne coniata la parola in epoca Hein: “mono” = qualcosa di non specificabile, strano, senza una chiara forma, straordinario, da temere come una forza esterna; “ke” = incertezza/mistero.

Spesso l'autrice fa riferimento a yokai presenti in dipinti e stampe dell'epoca, che, però, non sempre sono mostrate nel libro, che pur presenta un certo numero di immagini.
Uno dei fattori che scatenarono la popolarità dei racconti di yokai in epoca Tokugawa fu lo sviluppo dell'editoria, incentivata dalla richiesta di nuovi svaghi, una conseguenza di questa popolarità fu la nascita dello “yokaigaku”, lo studio degli yokai.
Tra i divertimenti dell'epoca Tokugawa due erano diretta emanazione del fascino che i giapponesi nutrivano (e nutrono) per i mostri, fantasmi e demoni: misemono e kaidan.
Il misemono era una fiera del fantastico, una manifestazione dove venivano esposti oggetti occidentali, animali strani, ma anche i classici fenomeni da baraccone all'europea. Il misemono, pian piano, acquistò una connotazione fantastica e soprannaturale.
Il kaidan erano i racconti e le storie con yokai, i cui caratteri significano: “kai” = strano/misterioso; “dan” = parlare/narrare.
Tra i tanti generi di kaidan divenne popolare la consuetudine di raccogliersi in gruppo la notte per raccontarsi cento kaidan, ma questo stesso svago era qualcosa di spaventoso, infatti arrivati al 100esimo racconto qualcosa di orrendo sarebbe capitato. Questo particolare kaidan si chiamava “hyakumonogatari kaidankai”, “riunione per raccontare cento kaidan”, e scene simili le si son potute vedere sia egli anime che nei manga scolastici.
Gli yokai influenzarono anche l'arte giapponese, dai dipinti, alle stampe, fino alle ukiyo-e.
Il secondo capitolo si concentra sul periodo storico tra l'era Meiji e la fine della seconda guerra mondiale. Con l'avvento dell'era della modernizzazione forzata della società giapponese attuata dall'imperatore Meiji anche gli yokai parvero diventare obsoleti, era fin disdicevole mostrarsi superstiziosi agli occidentali. La nomenclatura Meiji cercò di far aver paura ai giapponesi a mostrarsi superstiziosi, la paura ella superstizione, si chiedeva al popolo di non credere più in yokai e sciamani, ma alla scienza occidentale.
Ormai gli yokai erano diventati fenomeni paranormali da indagarsi, e furono molto gli studiosi nipponici che in quegli anni presentarono i loro studi razionali su spiriti e mostri. E' in questo periodo che il termine “fushigi”, che fino ad allora aveva significato “lo strano/il meraviglioso/il misterioso/il miracoloso”, acquista la stessa valenza di yokai. Uno degli studiosi più importanti del periodo fu Inoue Enryo, che stilò tutta una serie di nuove classificazioni sui misteri soprannaturali, con lo scopo finale di far risaltare “i veri misteri” (shinkai) a discapito della semplice superstizione. Altri due studiosi apportarono nuova linfa allo studio degli yokai: Yanagita Kunio e Ema Tsutomo.
Il primo si concentrò sullo studio del folklore (minzokugaku), con carattere più scientifico, il secondo analizzò gli yokai e gli enge (creature mutaforma), creando la branchia del “fuzokushigaku”.
In campo non scientifico, o para-scientifico, va menzionato lo scrittore Lafcadio Hearn ( "Al mercato dei morti""Storie di spettri giapponesi" ), che fece conoscere agli occidentale i racconti sugli yokai.
Il terzo capitolo parla degli yokai nel Giappone contemporaneo, dal dopoguerra ai giorni nostri, dove il nuovo veicolo per raccontare storie di mostri, spiriti e demoni sono il cinema (con il successo di Godzilla), l'animazione (Bem il mostro umano) e i manga (GeGeGe no Kitaro).
La letteratura continua ad usare gli yokai, ma sono gli autori di film, di serie animate televisive e di manga a far rinascere le storie sugli yokai. Il primo mangaka a scrivere una storia di successo sugli yokai fu Mizuki Shigeru ( "Enciclopedia degli spiriti giapponesi" ; Enciclopedia dei mostri giapponesi A-K ; "Enciclopedia dei mostri giapponesi M-Z"  ), che nel 1959 disegnò “GeGeGe no Kitaro”. Le opere di questo mangaka danno vita ad un nuovo “yokai boom”, generando l'interesse degli studiosi, tra cui Ikeda Yasaburo e Miyata Noboru, che approfondiscono la presenza di yokai e yurei (spiriti) nelle città metropolitane. Oltre a dar conto di fatti di cronaca che coinvolsero yokai (come la psicosi collettiva riguardo la “kuchisake onna” nel 1979), l'autrice elenca ed analizza i film horror e d'animazione che hanno riportato al centro dell'attenzione gli yokai: il film “Ringu” (The Ring); i film dello Studio Ghibli.
Gli yokai vennero usati anche allo scopo di combattere la crisi economica nelle città rurali dovuta allo spopolamento, puntando sul folklore locale creando musei e luoghi di divertimento, ed incentivando le visite ai templi che possedevano reliquie di yokai.
In appendice sono riuniti e descritti i tipi di yokai più famosi: kitsune; tanuki; yurei; kappa; tengu; rokurokubi; kirin; umibozu; hitotsume kozo; akaname; gashadokuro; yuki onna.
Riguardo alla “donna delle nevi, la “yuki onna”, chi si ricorda la puntata in cui la regina Himika arruola una recalcitrante “dama delle nevi” contro Jeeg? Penso che quella puntata fu il mio primo contatto con un yokai.











4 commenti:

  1. bellissima recensione e libro interessantissimo

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  2. Ero indecisa se prenderlo o meno ma la tua recensione mi ha convinto! :D

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