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lunedì 9 giugno 2014

Il ritorno dei genitori di Imola VS Goldrake & Mazinga - Il Resto del Carlino di Bologna aprile 1980 (3 articoli di Lidia Golinelli)



Giovedì 10 aprile 1980 sulla prima pagina de Il Resto del Carlino di Bologna troneggiava questo titolo molto pacato, per nulla schierato a priori. Che poi io mi chiedo, proprio in quella zona d'Italia, che era piena di comunisti, si tira fuori addirittura il diavolo? Non sarebbe stato più insultante Andreotti? Forse erano cattocomunisti...
Già in un altro post avevo dato spazio ai mitici 600 genitori di Imola, questa volta ho recuperato ben tre articoli a firma della stessa giornalista, Lidia Golinelli, che apparvero in un solo mese, direi che la giornalista era la Torquemada del quotidiano versus gli anime.
Altro inchiostro fu speso in quel mese di aprile contro i "cartoni animati giapponesi" (li posterò più avanti), e se è vero che Il Resto del Carlino non era un quotidiano di importanza nazionale è comunque l'ennesima prova di un certo isterismo collettivo che colse, oltre i bambini pro-Goldrake (ma eravamo bambini!), anche gli adulti anti-Goldrake (ma erano adulti...).

Solo il giorno prima, sempre Lidia Golinelli, sempre su Il Resto del Carlino, scrisse un altro articolo sui genitori di Imola che si erano ribellati allo strapotere mediatico di "Goldrake Mazinga &C."


Il terzo articolo di Lidia Golinelli, sempre su Il Resto del Carlino, è a data venerdì 11 aprile 1980, ergo il giorno dopo quello che ho presentato per primo, quindi vennero scritti ben tre articoli in tre giorni sul medesimo argomento (cioè i genitori di Imola). Questa volta la mira della giornalista si modifica un po', dai robottoni alla programmazione televisiva. Avvisandoci in primis, però, che i 600 genitori di Imola son stati affiancati da quelli di Castello d'Argile! Sticazzi!




Torno al primo articolo, quello che demonizza Goldrake, non fosse altro perchè lo equipara al diavolo... innalzando, nel contempo, lo statunitense Topolino in paradiso. Lo si potrebbe chiamare il "Lidia Golinelli 1".



Lidia Golinelli racconta della paura di uno dei 600 genitori di Imola che teme che il figlio di tre anni si lanci nel vuoto per emulare Actarus, e sarà questa dichiarazione a spingere Bonvi a scrivere che un bambino di tre anni si lanciò dal frigorifero per imitare Goldrake.



Un dottore ci racconta che i bambini abbandonano in fretta i giochi in cortile, fanno in fretta i compiti, oscurano la stanza, e si immergono nella visione di questi "cartoni animati giapponesi". Ammetto che talvota capitava che noi si tornasse a casa per guardarci una puntata di un anime, in fondo erano programmi seriali, se ti perdevi un episodio potevi non capire bene la storia. Ammetto altresì che facevamo i compiti in fretta, mica eravamo scemi... però smentisco gategoricamente (a nome di tutti i miei coetanei e coetanee di allora) che si oscurasse la stanza per vedere gli anime...
Un'altra esperta conferisce a Topolino la patente di lettura sana, mia cara Dottoressa Anna Sanniti del consorzio sociosanitario di Imola, i "cartoni animati giapponesi" erano cartoni animati da guardarsi in tv, non lettura, non ci vuole un genio per capire che non si possono paragonare due medium differenti. Non ci arrivò neanche la giornalista Lidia Golinelli. Almeno la Dottoressa Anna Sanniti (del consorzio sociosanitario di Imola) riconosce che i personaggi degli anime non erano tutti negativi, ma il contesto si.




Arriva la terza esperta, Maria Rosa Franzoni assessore ai servizi sociali, secondo la quale i "cartoni animamti giapponesi" trasmessi all'ora di cena impedisco il dialogo fra genitori e figli. Mentre quando il bambino si doveva sorbire il telegiornale il dialogo era molto serrato, classica era la frase "fammi sentire il telegiornale"... pare quasi che gli adulti fossero più seccati dal non potersi guardare in pace il TG che dal contenuto degli anime.
Poteva mancare l'opinione del prete? No...


Lidia Golinelli conclude l'articolo solevando due questioni, la tv come baby-sitter e i giocattoli, su cui farò un post più avanti.
Però mi chiedo, ma perchè accusare solo i "cartoni animati giapponesi" di voler vendere giocattoli? La Walt Disney non metteva in commercio fumetti, cartoni animati, film d'animazione, giocattoli, pupazzi etc etc etc?





Il secondo articolo ("Lidia Golinelli 2"), del 9 aprile, già dal titolo ripropone una questione che pareva proprio non entrare nel cervelo degli adulti di allora, quelli che noi vedavamo per loro erano "fumetti in tv".



Ad onor del vero i genitori di Imola non si prefiggevamo lo scopo di eliminare Goldrake e soci dalla tv (anche perchè non si illudevano di poterci riuscire), ma solo di sollevare la questione che la loro programmazione fosse troppo invadente, ed effettivamente non evavano tutti i torti, visto che iniziavano alle 7 del mattino e terminavano all'ora di cena, e li si poteva vedere su tutte le tv private ed anche sulla Rai.
Come al solito, però, quando si argomenta su una questione senza conoscerla si rischia che prima o poi qualcuno ti sbugiardi, ed anche se è passato un po' di tempo non mi sottraggo al divertimento ^_^




Secondo questo papà suo figlio, quando lui gli chiedeva come fosse andata a scuola, forse gli rispondeva unendo i pugni per imitare Hiroshi Shiba, oppure recitava l'incipit del Gundam, e meno male che non lo affettava come Goemon Ishikawa 32esimo!




Il maestro Aldo Pelliconi della terza B denuncia il degradarsi della convivenza civile in classe, manco fossimo stati nel film "I guerrieri della notte"!




Quindi se un bambino guarda o legge i prodotti Disney e poi li disegna va tutto bene, se lo stesso bambino guarda o legge gli eroi robotici (ma non solo loro) giapponesi e poi li disegna il comportamento è abnorme, mancando di spontaneità, libertà e fantasia.




L'accostamento ai cartoni animati giapponesi di termini riguardanti la droga era una spiacevole consuetudine, il cui top (negativo) venne raggiunto da Alberto Bevilacqua.
E' anche curioso che quando, invece della "violenza robotica", venivano trasmessi i vari Remì, Heidi e Candy Candy, le critiche riguardavano l'eccessiva lacrimosità di questi anime.





Tocca al "Lidia Golinelli 3", che modifica un po' il tiro delle contumelie, regalandoci, comunque, delle didascalie molto pacate.




Un esempio di "psicosi collettiva"... cioè solo dei bambini che disegnano tutti assieme.




Ecco il personaggio diseducativo, da notare come la foto è la stessa di un altro articolo presentato sul settimanale Oggi, sempre nell'aprile del 1980.






Alla fine qualcuno si sforza di usare il cervello, non è poi tanto difficile, chi ha smesso di parlare con chi? E la colpa è di Goldrake?






Torna la questione della tv usata come baby-sitter, come in seguito saranno usati i videogiochi.




Gratta gratta i genitori (una parte di loro) di allora chiedevano alla TV di fare quello che loro non riuscivano a fare, spegnerla.




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