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venerdì 14 giugno 2019

"Banzai! Arriva il pericolo giallo", di Gianfranco De Turris - "Il Settimanale, politica cultura economia attualità" 26 dicembre 1979



Ho cercato questo articolo in lungo ed in largo, e alla fine l'ho potuto solo fotografare, ergo mi scuso per le immagini talvolta un po' fuori squadra... purtroppo quando in una mattinata si fanno cento e passa scatti, ad un certo punto non si bada più molto alla precisione   ^_^
Il titolo è degnamente apocalittico, ma il suo contenuto è sorprendentemente pro cartoni animati giapponesi, e tranne per il fatto che anche questo giornalista considera vera la bufala che quegli anime erano fatti col l'ausilio del computer, vi si può leggere delle considerazioni di buon senso.
Gianfranco de Turris, pur non essendo un esperto direttamente di animazione, si occupava di cinema, fumetti e letteratura fantasy, quindi l'ambito animato nipponico non era avulso al suo mondo, almeno in quanto "mondo fantastico".
Il giornalista difende si a spada tratta gli eroi animati giapponesi, però mi sorge il dubbio che in parte la sua presa di posizione fu dettata da "motivi politici":
gran parte della sinistra dava addosso ai cartoni animati giapponesi, ergo lui li difendeva e metteva alla berlina i radical chic dell'intellighenzia di sinistra che li demonizzavano.

Oltre ai radical chic se la prende con Umberto Eco, Silverio Corvisieri (giustamente...), la cultura radical-marxista, i maoisti, l'Unità... in pratica si toglie parecchi sassolini dalle scarpe, usando Goldrake e soci a pretesto.
Detto ciò, una difesa di buon senso resta una difesa di buon senso, e bisogna darne atto a chi la scrisse, anche considerando che i difensori degli anime erano in netta minoranza.
Il buon senso dell'articolo scema di molto nella chiusura finale dell'articolo, inerente la serie di Capitan Harlock, in cui si può leggere forse un pensiero personale sfuggito al giornalista e che vuole appioppare, non si sa bene per quale motivo ed in base a quale dato di fatto, ai cartoni animati giapponesi:
"Gli autori (di Capitan Harlock) hanno voluto criticare il femminismo da un lato e l'indifferenza dei politicanti dall'altro? L'ipotesi è fondata.".

Col senno di poi, se la classe politica giapponese e italiana degli anni 70 poteva essere considerata indifferente, quella di oggi come la si classificherebbe?
Quello che non vedo, invece, in Capitan Harlock e negli anime del periodo in generale, è l'anti-femminismo. A loro modo i personaggi femminili dei cartoni animati giapponesi furono più autonomi e rivoluzionari di quelli dei fumetti occidentali, finalmente anche le bambine italiane potevano apprezzare la figura di personaggi non per forza deboli.
La testata che ospitò l'articolo di de Turris era "Il Settimanale, politica cultura economia attualità", che dedico quasi quattro pagine agli eroi provenienti dal Giappone.



Si parte con la cronaca delle prime polemiche contro i cartoni animati giapponesi, e tranne che per quel "Vanguard(...), direi che il tutto fu ben illustrato.



Non conoscendo le polemiche legate ai fumetti di Mao, non mi esprimo, e comunque anche solo immaginare che qualcuno potesse apprezzare i fumetti di Mao, mi lascia basito...
Presumo ci si riferisca a questo volume:


Per fortuna ero troppo piccolo, e non ho mai corso il rischio di diventare un maoista...




Si prosegue con una panoramica di altri articoli sinistrorsi contro i cartoni animati giapponesi.
Un articolo di Maisetti l'ho postato da poco:
"Lady Oscar, ovvero il messaggio dell'ambiguità", di Massimo Maisetti - "Bimbosapiens" n° 5 settembre/ottobre 1982

Come scrivevo sopra la difesa di de Turris e di buon senso spicciolo, aiutata da una buona cultura del fantastico, ergo le tematiche degli anime per l'autore non erano sconosciute.
Da "Il mostro buono" inizia la contestazione delle critiche provenienti da sinistra, ma a dire il vero non solo da sinistra.



"Disegni sciatti e mediocri? E' una affermazione abbastanza ridicola, non solo perché sul mercato c'è di molto peggio, ma perché oggettivamente gli Ufo-Robot, grazie anche ai computer del Sol Levante, sono ben disegnati, originali e fantasmagorici.".

Non c'è nulla da fare, di destra, di centro o di sinistra, ma la balla dei computer giapponesi che creavano intere serie animate negli anni 60 e 70 aveva attecchito così tanto, che abbracciava tutto l'arco costituzionale... era omni-partisan...
A parte ciò, e non sarebbe neppure corretto farne una colpa al giornalista, visto che era una balla che ripetevano praticamente tutti, bisogna far notare l'apprezzamento estetico verso gli anime, questo erano in pochi a scriverlo.
Di nuovo azzeccata la contro critica verso chi accusava gli anime di essere solo un veicolo per vendere prodotti, Walt Disney e soci no?




Una difesa a 360 gradi dell'immaginario dei cartoni animati giapponesi, sarebbe stato bella leggerla su una testa di maggiore rilevanza, e magari più spesso a sinistra.




Le altre due pagine dell'articolo.



Addirittura nell'indice misero Hiroshi in moto!


5 commenti:

  1. Un bell'articolo, scritto con intelligenza e competenza, l'obbiettivo forse non tanto ma considerando il livello politico attuale c'è da mangiarsi le mani.

    P.S. la balla dei computer non limiti politici :P

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    1. Si, un articolo ragionevole.
      Sul fantasmagorico computer giapponese che disegna i cartoni animati nipponici, ci si potrebbe scrivere un libro :]

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  2. La gran parte della stampa di sinistra che ho recuparato erano anti-cartoni animati giapponesi, c'erano, però, delle eccezioni.

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  3. Bè la considerazione di Turris ( famoso come uno dei maggiori esperti italiani di Lovecraft ) sull' antifemminismo di Harlock hanno si un senso : in fondo lui e il suo esercito di uomini combattono contro un popolo alieno di sole donne.
    Certo nella serie ci sono personaggi femminili forti nel gruppo di Harlock, così come mazoniane "buone", però la metafora della lotta tra sessi mi pare evidente .

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    1. Magari Matsumoto ce l'aveva solo con le mazoniane ^_^

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