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domenica 29 giugno 2014

Godzilla 2014



TITOLO: Godzilla 2014
AUTORE: Luigi Cozzi e Riccardo Rosati
CASA EDITRICE: Profondo Rosso
PAGINE: 149
COSTO: 19€
ANNO: 2014
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788898896097

Questo non è il primo libro pubblicato su Gojira/Godzilla, personalmente ne ho tre (Recensioni libri su Godzilla) e questo non aggiunge molto agli altri, se non per un aspetto molto italico di Godzilla, l'adattamento italiano del 1977 ad opera di Luigi Cozzi. Questi è anche uno degli autori del saggio, e quindi racconta con dovizia di particolari come si arrivò alla versione a colori e stereofonica del film del 1954, con annessi numerosi aneddoti personali, anche divertenti.
Per il resto il saggio è formato da sei capitoli, il cui contenuto illustro appena sotto, e contiene numerosissime immagini, purtroppo tutte in bianco e nero, visto il costo del libro, ben 19 euro, forse ci si poteva aspettare almeno delle immagini a colori.
Magari Luigi Cozzi pensa di far uscire una nuova versione di questo saggio fra una ventina d' anni, come fece per Godzilla, con una colorazione in Spectrorama70?

Capitolo 1
Godzilla: da uno a tre filmografia
Breve analisi del primo film datato 1954.

Capitolo 2
Da Gojira a Godzilla
Il film del 1954 è messo a confronto con l'edizione americana del 1956, “Godzilla, king of the monsters”, che subì un nuovo montaggio per il mercato, con l'inserimento di un protagonista a stelle e strisce (Raymond Burr).
Questo confronto tra Gojira e Godzilla è svolto per mezzo di una dettagliata sinossi (10 pagine per Gojira e 17 pagine per Godzilla) delle due trame, allo scopo di evidenziare cosa venne eliminato e cosa aggiunto tra la versione del 1954 e quella del 1956, che fu quella proiettata nei cinema italiani nel 1957. Per far risaltare le differenze di trama e di adattamento sono riportati i nuovi dialoghi con Raymond Burr, con l'aggiunta di note specifiche riguardanti le scene girate ex novo ed inserite nella pellicola originale, e altre note per evidenziare i punti più assurdi della nuova trama.

Catalogo giocattoli Standa - Natale 1979



I vecchi cataloghi di giocattoli sono a mio avviso un buon modo per ripercorrere il cambiamento che subì l'immaginario dei bambini nel periodo tra la fine degli anni 70 ai primi anni dell'80, anche in virtù della scossa che i "cartoni animati giapponesi" diedero all'industria del giocattolo nostrana. In realtà, più che una scossa, la florida industria italiana del giocattolo subì un vero tracollo. I nuovi giocattoli ispirati agli eroi nipponici e i primi videogiochi elettronici colsero gli imprenditori italiani alla sprovvista, e molte gloriose aziende iniziarono una lenta china verso il fallimento, il cui emblema fu, a mio parere, quello della lombarda Atlantic.
Altro motivo che mi spinge a collezionari questi cataloghi è che costa molto meno che reperire anche solo in minima parte i giocattoli veri ivi mostrati.
E poi il "questo ce l'avevo anch'io!" è sempre un bel ricordo che riaffiora con piacere.
Nel Natale del 1979 eravamo in pieno boom Goldrake, ed a fianco dei classici bambolotti e macchinine si vedevano i primi giochi ispirati agli eroi degli anime, qualche volta in anticipo rispetto alla serie che ancora non era neppure trasmessa in televisione. Questo perchè bisognava sfruttare in fretta la nuova gallina nipponica dalle uova d'oro, infatti sono numerosi gli articoli riguardanti i "cartoni animati giapponesi", non solo Goldrake, ma anche Capitan Harlock, Remì e l'intramontabile Heidi.
Più commovente di tutto il resto è il prezzo di ogni giocattolo, diligentemente riportato per ogni articolo, e se una statuina del Presepe costava intorno alle mille lire, un robottone arrivava a 20 mila lire, quindi un prezzo non economicissimo. Per fortuna a pagina tre del catalogo, come è riportato nell'angolino inferiore destro, ci sono due buoni sconto da 1000 e da 5000 lire T_T





sabato 28 giugno 2014

Il mondo dei fiori e dei salici, autobiografia di una geisha




TITOLO: Il mondo dei fiori e dei salici, autobiografia di una geisha
AUTORE: Masuda Sayo
CASA EDITRICE: O barra O Edizioni
PAGINE: 173
COSTO: 14€
ANNO: 2014
FORMATO: 20 cm X 13 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788897332671


Mi è capitato sovente di avere qualche diverbio sul web con appassionati del Giappone, in realtà più fanatici che appassionati, riguardo al considerare la geisha una prostituta oppure no. Personalmente ho sempre trovato fastidioso il voler elevare a rango di “artista” l'attività di una geisha, fingendo di non vedere quale fosse la sua attività principale, e, in particolare, fingendo di non vedere come quella donna fosse diventata geisha: venduta dalla famiglia da bambina e privata della libertà.
Di certo, se una geisha era particolarmente dotata, poteva guadagnarsi una fama tale da avere lei il potere contrattuale più forte nel rapporto col cliente, ma la moltitudine di loro era solo carne da vendere, e qualche ballo o una musica suonata con lo shamisen non le rendevano artiste.
Rispetto ad una semplice prostituta di un postribolo la geisha era una privilegiata, con un buon “danna” (l'amante) poteva fare la vita della signora, ma le altre? E per arrivare a quell'apice della loro carriera “artistica” cosa avevano sacrificato?
Spero che tutti gli appassionati del Giappone che hanno questa infatuazione per la vita della geisha leggano questo bel libro, e spero che ne traggano qualche insegnamento.
In questo libro c'è la storia di Masuda Sayo scritta da Masuda Sayo stessa, in cui racconta la sua vita dall'età di 5 anni fino ai 32, con dentro tutta la sua esperienza da geisha, e tutte le sue sofferenze di donna.
Quasi inutile dire che il libro è triste, mi ha ricordato il film d'animazione “Una tomba per le lucciole” dello Studio Ghibli, non per la tematica, ma per il medesimo clima di disperazione e solitudine, anche se Masuda Sayo non finisce come i due piccoli protagonisti del film di Isao Takahata.
Masuda Sayo nasce nel 1925, il suo essere figlia illegittima le causa una vita di stenti e maltrattamenti fin dalla tenera età di 5 anni, durante i quali lavora come bambinaia, in realtà come schiava, fino a 12 anni. A 12 anni viene venduta dalla madre all'okiya (casa di geisha) Tokenoya (“La casa del bambù”) nei pressi della stazione termale di Suwa. Dopo 4 anni di duro apprendistato fa il suo debutto come geisha, cioè a 16 anni, sopporta questa vita per 10 anni, quando, pur di allontanarsene, si arrabatta a fare qualsiasi lavoro, anche per la necessità di mantenere suo fratello minore.

giovedì 26 giugno 2014

Il successo di Heidi, 4 articoli de "La Stampa" del maggio/agosto 1978 ("Heidi agli sgoccioli"!)







Spesso ci si dimentica che se Goldrake fu il primo cartone animato dichiaratamente "giapponese", il che provocò tutte le polemiche sul "pericolo giallo", Heidi anticipò il suo successo senza le medesime accese polemiche, probabilmente facendosi schermo della coproduzione tedesca. Il fatto di essere un cartone animato ambientato in Europa e tratto da un racconto europeo misero Heidi al riparo da grandi contestazioni, anche se qualche mugugno già si poteva leggere, specialmente nel momento in cui i giornalisti si accorsero di quei nomi giapponesi che campeggiavano nei credits: Yoichi Yabate (Faria?) o Yoichi Yatabe, Isao Takanata o Isao Takamata.
Lasciamo perdere che i nomi giusti sarebbero stati Yoichi Kotabe ed Isao Takahata, però il giornalista nostrano non poteva esimersi dall'informare il lettore su questi giapponesi che facevano un cartone su una storia europea, come si permettevano? Ma soprattutto, come si permetevano di avere così tanto successo?
Il 26 maggio il quotidiano torinese "La Stampa" pubblica un articolino che dava conto del successo di pubblico e di vendite del merchandising avuto da Heidi, iniziando a muovere qualche critica e facendo una profezia veramente azzeccata:
"Non è necessario maltrattare Heidi, è agli sgoccioli, e tutto dunque andrà a posto da sé".
Sono passati appena 36 anni e Heidi viene trasmessa ancora in televisone, la trovi in edicola, in libreria e nei negozi di giocattoli. Un vero peccato che dell'autore dell'articolo si possano leggere solo le iniziali (e. rz.), altrimenti avrei cercato altre sue profezie.

mercoledì 25 giugno 2014

Go Nagai Robot Collection 23 Generale Scarabeth




Il primo generale delle armate di Mikenes ad essere presentato nella Go Nagai Robot Collection è il Generale Scarabeth, il comandante dei mostri guerieri insettiformi. In Giappone i bambini sono (o erano?) abituati ad avere come animaletto un coleottero, spesso nei vecchi cartoni animati giapponesi abbiamo visto gabiette con scarabei cervi o rinoceronti, quindi Scarabeth non poteva che essere un generale.
Sinceramente nell'anime non avevo mai fatto caso alle sue zampe da pollo... magari non furono manco mostrate, anche perchè sono ridicole... probabilmente se ne vergognava lui stesso... continuerò a ricordarlo con simpatia dalle ginocchia in sù.
La posa di questa 23esima uscita mi pare una di quelle classiche dei Generali di Mikenes, mentre sovraintendono alle operazioni di guerra.
Nel mio esemplare ci sono le immancabili sbavature, ormai sono da considerarsi il marchio di fabbrica della GNRC, le più visibili sono sul becco della testa, sugli artigli della mano sinistra, sui polsi e le braccia.
Il viso sul torace, a differenza del Generale Nero, mi pare più che accettabile.
Rimane la questione della scala scelta per i cattivi de "Il Grande Mazinga", Scarabeth è alto poco più di 13 cm, un pelino più alto del Generale Nero e della medesima altezza del Ministro Argos (vedi immagine più sotto).
Magari i Generali di Mikenes potevano farli un pelino più piccoli, sempre ricordando che la "Go Nagai Robot Collection" non prometteva modellini in scala, ma solo "un’imperdibile collezione di modellini perfetti in ogni dettaglio. Inoltre in ogni uscita un libretto ricco di storie, tavole di fumetti, schede tecniche, interviste e segreti". 
Quindi, obbiettivamente, se il Generale Scarabeth è più alto del Generale Nero, non si può fare alcuna lamentela, mentre sui "modellini perfetti in ogni dettaglio" e il "libretto ricco di storie, tavole di fumetti, schede tecniche, interviste e segreti" si potrebbero muovere all'incirca 23 critiche (tipo il numero delle uscite).
Mi chiedo, tra l'altro, in quale punto dei 23 fascicolini-ini-ini usciti fino ad ora siano presenti le interviste...


martedì 24 giugno 2014

Giochiamo a Giochi Senza Frontiere - 1979



Anche "Giochi Senza Frontiere" , come numerosi altri argomenti di questo blog, fa parte di quell'immaginario televisivo che può essere apprezzato solo se è stato vissuto. Vedere in tv la squadra italiana che ci rappresentava in "Giochi Senza Frontiere" era un po' come tifare per la nazionale di calcio, con la differenza sostanziale che lo show televisivo era visto da tutta l'Europa occidentale, da alcuni paesi dell'est Europa e dalle nazioni africane del bacino del Mediterraneo.
Su Youtube si possono trovare ancora alcune puntate caricate da appassionati: Forio d'Ischia a Giochi Senza Frontiere - Vichy 1971
Questo libro non è incentrato direttamente su "Giochi Senza Frontiere", il suo intento era quello di far giocare noi bambini di allora a "Giochi Senza Frontiere" (ognuno potrà valutare quanto erano realizzabili materialmente i giochi proposti, e se a costi accessibili), restano le belle immagini di varie gare svolte in giro per l'Europa, che riescono bene ad evocare lo spirito del programa e la sua professionalità.
Nel libro di Adolfo Perani e Guy Lux ci sono 56 belle foto, che in parte mostrano anche il dietro le quinte dello spettacolo, in cui si possono intravedere cavi, monitor, luci e ponteggi.
In una delle prime pagine si parla brevemente della tasmissione televisiva, dando delle informazioni che mi erano sconosciute: apprendo che dobbiamo ringraziare il Generale De Gaulle per "Giochi Senza Frontiere", almeno una buona idea gli venne.
Il libro annuncia per l'edizione del 1980 la new entry Giappone!
A memoria non mi pare proprio che il Giappone partecipò mai, chissà se era una notizia attendibile, e chissà come mai non vedemmo mai le città giapponesi in "Giochi Senza Frontiere".


                                      
       

Ho montato un breve video con una parte delle immagini del libro, la prima sigla è quella degli anni 70, la seconda degli anni 80.
                                               


                           


domenica 22 giugno 2014

Il Giappone tra est e ovest, la ricerca di un ruolo internazionale nell'era bipolare



TITOLO: Il Giappone tra est e ovest, la ricerca di un ruolo internazionale nell'era bipolare
AUTORE: Oliviero Frattolillo
CASA EDITRICE: Franco Angeli
PAGINE: 173
COSTO: 26€
ANNO: 2014
FORMATO: 23 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788820475055

Mi son sempre interessato come lettore di quotidiani e di saggistica storica alla politica estera giapponese del dopoguerra, mi ha sempre incuriosito, forse perché vi trovavo delle analogie con l'Italia, anch'essa costantemente in bilico tra la ricerca di una propria linea e l'obbligo di seguire quella statunitense.
In particolare il periodo post bellico giapponese è poco analizzato dalla saggistica italiana, quindi la lettura di questo libro era per me quasi obbligatoria.
Ne sono rimasto solo parzialmente soddisfatto, intanto per il ridotto numero di pagine scritte (solo 173, perché fino a pagina 200 c'è la bibliografia e l'indice dei nomi) per un costo di 26 euro, mica 26 mila lire.
Resta interessante la parte di analisi tra le due guerre, e dal dopoguerra agli anni 70, troppo ridotta la parte del periodo dagli anni 80 ai primi del 90, periodo in cui termina l'analisi di Frattolillo.
Per evitare mie eventuali incomprensioni del saggio inserisco subito l'obbiettivo dell'autore espresso a pagina 9:
Obbiettivo principale di questo volume è analizzare le relazioni politiche e diplomatiche giapponesi nello schema della contrapposizione Est-Ovest, mettendo in luce il peso determinante che la struttura del sistema internazionale (inteso come “variabile indipendente”) e il rapporto privilegiato di Tokyo con Washington (qui considerato come “variabile interveniente”) hanno esercitato nella mancanza costruzione di un efficace dialogo diplomatico su temi di high-politics tra il Giappone e gli attori con i quali si è interfacciato.”.
Chiaro? No?
Non sarà di certo la “Premessa” a firma di Gustavo Cutolo a chiarirvi le idee. O meglio, se la vostra padronanza dell'inglese è buona o ottima non avrete problema a leggerla, ma se siete un poveraccio come me che l'inglese lo mastica appena farete assai fatica, perché il cortese Gustavo Cutolo inserisce una quantità spropositata di citazioni in inglese, ovviamente senza uno straccio di traduzione a fondo pagina...
Anche la parte scritta dall'autore soffre di questa totale mancanza di rispetto verso il lettore non “anglofilo”, ma in misura assai occasionale (per fortuna), mentre la premessa di Gustavo Cutolo è praticamente illeggibile.
Ammetto che, pur avendoci provato, la “Premessa” l'ho dovuta saltare, ecco un esempio di com'è scritta: 



Da notare, e con questo chiuderò la questione delle mancate traduzioni, che in altri punti del libro sono stati tradotti gli scritti di intellettuali o politici giapponesi, mi chiedo se quello che è stato fatto per il giapponese (visto che gli ideogrammi sono poco conosciuti), non potesse essere fatto anche per le parti scritte in inglese o in francese. Forse 26 euro sono pochi per tradurre tutto il libro in italico.
Nel primo capitolo l'autore, per meglio far capire la politica estera giapponese del dopoguerra, spiega la situazione politica in Giappone negli anni 20 e 30. 

giovedì 19 giugno 2014

Opuscolo giapponese sul film live di Lady Oscar - 1979/80 (ベルサイユのばら)



Nel 1979 venne girato l'ormai famigerato film dal vivo dal pretenzioso titolo "Lady Oscar". Penso che quando si giudica questo lungometraggio sarebbe necessario sforzarsi di ricordarsi che è antecedente rispetto alla serie tv, anche se ciò non è facile. Personalmente non ho mai letto il manga, è l'anime lo adoro così tanto che mi è praticamente impossibile vedere il film senza paragonarlo alla serie tv, infatti, alla fine, "Lady Oscar the movie" risulta assai deludente, sotto quasi tutti gli aspetti.  Si salva ben poco del film:
il doppiaggio, visto che venne utilizzato il cast della serie tv (tranne Malaspina per il padre di Oscar, e forse Rosalie e Jeanne de la Motte, le cui voci mi sono parse diverse);
l''ambientazione, dato che venne girato proprio a Versailles;
e aggiungerei, gusto personale, la colonna sonora, che nonostante sia un po' ripetitiva, e non sempre ben amalgamata con le scene, è molto orecchiabile.
Piccolo ricordo personale: il film trasmesso su Italia 1 una sera nel periodo natalizio del 1982, quello che doveva essere un bel regalo delle reti Fininvest si trasformò in una ciofeca memorabile.
Comunque il film fu un flop anche in Giappone, tanto per chiarire che non sembrò blasfemo solo a noi italiani, e lì il manga era ben conosciuto ed il film atteso. Per pubblicizzarne l'uscita venne pubblicato questo opuscolo, in cui, oltre a rendere edotti i giapponesi sugli attori scelti per il cast, immagino si cercasse di spiegarne la trama.
Ovviamente non posso essere certo del suo contenuto, perchè il testo è in giapponese.
Rimane il valore testimoniale di ciò che i giapponesi si aspettavano e non ebbero, ed anche una serie di belle immagini contenute dell'opuscolo. Ho scannerizzzato al meglio tutto il testo in giapponese nel caso possa risultare interessante a qualcuno/a che lo possa leggere.
L'aver trovato questo opuscolo assai vintage mi ha fatto venir voglia di rivedere il film (pessima idea...), e dopo le scan ho inserito un certo numero di immagini tratte dal lungometraggio: le più originali.
Salto un poco l'ordine numerico delle pagine per mostrare subito come l'attrice scozzese, che venne scelta per impersonare Oscar Francois de Jarjayes, si presentava al pubblico giapponese, ammesso sia sua opera (ringrazio Andrea/Drayke per avermi tradotto meglio di quanto mai avrei potuto fare io lo scritto di Catriona MacColl).

Miei cari amici Giapponesi,
E’ con grande piacere che vi presento oggi il fantastico film di Jacques Demy, “Lady Oscar”.
Lady Oscar è il personaggio dei miei sogni con la sua passione e la sua forza volta a cercare il significato della vita. Quanto ero eccitata quando fui scelta per recitare questo ruolo, e quanto sono emozionata ora con il benvenuto datomi da tutte le persone Giapponesi.
Sono sicura che apprezzerete e condividerete le fantastiche avventure di “Lady Oscar” tanto quanto ho fatto io, e ammirerete questo film il quale ho trovato essere il più bel film che io abbia mai visto.
Catriona MacColl

Si può anche soprassedere sulle prime due mie sottolineature in neretto (non poteva mica scrivere che il film era una merda e che lei manco sapeva chi fosse Oscar), ma affermare addirittura che il film di "Lady Oscar" sia "il più bel film che io abbia mai visto" fa nascere un certo numero di dubbi su quanti film vide Catriona MacColl fino al 1979...



mercoledì 18 giugno 2014

Go Nagai Robot Collection 22 Dianan A



La 22esima uscita della Go Nagai Robot Collection vede protagonista la terza, ed ultima, robottona (anche se il disegno della copertina la fa sembrare più una "robattona"...) dei Mazinger: Dianan A.
Da bambino la vidi solo nei lungometraggi su Goldrake e Mazinga, tipo "Il Grande Mazinga, Getta Robot G, UFO Robot Goldrake contro il Dragosauro", dato che la trasmissione dell'anime di Mazinga Z fu interrotta dalla Rai prima che Dianan A arrivasse sulla scena.
Il modellino non è malaccio (alto 10,5 cm), a parte la ormai classica posa da pugile che hanno tutte e tre i robot femmina (vedi immagine più sotto).  Chissà come mai, forse il modellista è un appasionato di box.
I particolari non mancano (come le sbavature), lo scrive un non-collezionista, addirittura è riportata in rilievo la ruota anteriore della Scarlet Mobile. L'unica imperfezione abbastanza visibile nel mio esemplare riguarda l'interno coscia della gamba destra, che presenta una linea non continua, con alcune levigature irregolari.
Sul web si possono leggere tantissime critiche a questa collezione (molte le muovo io su questo blog), direi tutte giuste, non ultima quella riguardante il rapporto qualità/prezzo, corretta anche questa.
Quello che trovo, invece, un po' assurdo è il tono della critica verso chi ha deciso, per un motivo o per un altro (magari solo per alloccaggine), di preseguire la collezione. Alla fine i soldi ognuno li spende come preferisce, finchè non vengono chiesti in prestito a quelli che ci criticano di cosa si impicciano?!
Ma fatevi i "GoNagaiRobotCollection" vostri! :]



domenica 15 giugno 2014

Star Trek Destinazione Cosmo - 1980 (con analisi sulla serie tv) + articolo Corsera 23 dicembre 1979



Tra i tanti film di fantascienza made negli anni 70 bisogna annoverare anche quello che permise il ritorno sulla scena dell'equipaggio della nave stellare Enterprise. Nonostante il mio spirito critico non si fosse completamente formato questo primo film non mi piacque molto, sarà stato perchè vedere Kirk e soci così invecchiati (specialmente il signor Spack, come veniva chiamto nella prima versione italica) rispetto alle puntate che vedevo in quello stesso periodo il sabato sera tardi (alle 22 circa!) su Telemontecarlo mi colpì un po'. Sarà stato perchè c'era quel tizio che pretendeva di essere il capitano dell'Enterprise al posto di Kirk. Sarà stato per l'aliena pelata... ma penso che il motivo principale fosse stato che mi resi conto che la trama non era mica originale, dato che l'avevano presa dalla stupenda puntata dal titolo "La sfida". E poi, secondo me, la trama della puntata televisiva è più bella di quella del film, con un finale meno banale.
Più o meno contestualmente al film (proiettato al cinema a Pasqua 1980, vedi l'articolo del Corsera più sotto) venne pubblicato dalla casa editrice "EC" ("Editrice Cenisio") il fumetto "Star Trek Destinazione Cosmo", in allegato al numero 52 di Batman (aprile 1980), che riproponeva la trama del film (identica tranne che per un punto), con l'aggiunta di un interessantissimo articolo di analisi sulla serie tv, penso il primo apparso in Italia.
Da notare che il fumetto è ascritto a nientepopodimenoche Stan Lee, coi disegni di Dave Cockrum e Klaus Janson, infatti lo stile del disegno è quello classico (per me) della Marvel Editoriale Corno.
L'articolo è scritto da Tom Rogers, e si conclude con un glossario per aiutare i prossimi spettatori del film con il linguaggio del mondo Star Trek, anche se il glossario contiene un errore madornale...
Curioso il fatto che nell'indice a pagina 60 sia presentata un'intervista a Jesco von Puttkamer (ingegnere aereospaziale della Nasa), che scrisse alcune delle sceneggiature della serie tv e fu consulente di questo film, ma l'interessantissima intervista non c'è!
Nella recensione di questo fumetto inserirò per primo l'articolo di Tom Rogers, che, invece, era posta alla sua fine.





sabato 14 giugno 2014

Il Corsaro Nero - Clementoni - anni 70



Ormai siamo abituati a giochi in scatola assai complessi, pagine e pagine di regole, la cui complessità è inversamente proporzionale al piacere di leggerle e poi di giocare. Considerando i decenni passati ed il fatto che pian piano i giocatori quasi masochisticamente pretendono giochi più complessi, questo gioco de "Il Corsaro Nero" è quasi l'optimum tra semplicità e giocabilità, pocchissime regole, tanto divertimento.
La Clementoni mise in commerio questo gioco negli anni 70, non sono riuscito a trovare l'anno preciso, ma è comunque il primo gioco in scatola ispirato al corsaro di Salgari. In seguito, nel 1978, la Editrice Giochi ne produrrà una versione ben più povera con Kabir Bedi come testimonial, che fa bella mostra di se sulla scatola (come per il gioco di Sandokan).
Questo primo gioco de "Il Corsaro Nero" potrebbe essere nato sulla scia  del film del 1971 con Terence Hill, ma è solo una mia elucubrazione.
Personalmente da bambino ci ho giocato tantissime volte, e preferivo schierarmi dalla parte della Spagna, un po' in ossequio al detto "Franza o Spagna purchè se magna", e in parte per una mia fissa sulla legalità. In fondo un corsaro è sempre un corsaro, "come una testa rotta è sempre una testa rotta" (cit.), ergo è un poco di buono che vive infrangendo le leggi, in Italia si troverebbe bene, penso...
Come al solito l'apertura della scatola è stata un tuffo al cuore, era proprio come la ricordavo, specialmente le navi, delle sagome di velieri in un banale polipropilene monocromatico, ma piene di ricordi d'infinite battaglie.

Nella conversione su Youtube il video è diventato un po' veloce, però si comprende lo stesso il senso profondo di un'emozione.


                          


mercoledì 11 giugno 2014

Go Nagai Robot Collection 21 Nave Madre



Da bambino vidi tutti i cartoni animati giapponesi in bianco e nero, questo perché acasa dei miei la tv a colori arrivò solo verso il 1986, quindi i colori di questi anime li potevo ammirare solo a casa di amici o sui fumetti. Devo dire che mi posso ritenere fortunato che l'arretratezza tecnologica esistente a casa dei miei genitori mi abbia risparmiato dal nausente rosa della Nave Madre...
Ora che quel rosa è tra le mie mani non ho cambiato idea... mi fa sempre venire in mente il sommergibile rosa del mitico film hollywoodiano "Operazione Sottoveste", ma quella era una commedia, mentre la Nave Madre dovrebbe incutere timore, incute solo imbarazzo. Forse le truppe di Vega avevano finito la vernice grigia come in "Operazione Sottoveste"?
Questa Nave Madre è alta circa 7 cm e larga circa 8/9 cm, quindi fino ad ora non è paraganoabile ad altri pezzi usciti per questa collezione, dato che il Big Shooter è un mezzo più piccolo. Quando verranno pubblicate le altre astronavi dei cattivi si potrà valutare se saranno tutte nella medesima scala.
Qualche estemità del mio pezzo è un po' storta, le antennine superiori ed inferiori (che poi la si può copovolgere senza problemi) e anche un paio delle lamine blu, la colorazione non ha sbavature evidenti.
I "fori" neri intorno tutta la nave sono in leggero rilievo negativo, quindi leggermente incavati.
Per fortuna hanno inserito nel box un piedistallo, cosa non scontata, attenzione, però, a posizionare ben equilibrata la Nave Madre, perchè ha la tendenza ad inclinarsi.



lunedì 9 giugno 2014

Il ritorno dei genitori di Imola VS Goldrake & Mazinga - Il Resto del Carlino di Bologna aprile 1980 (3 articoli di Lidia Golinelli)



Giovedì 10 aprile 1980 sulla prima pagina de Il Resto del Carlino di Bologna troneggiava questo titolo molto pacato, per nulla schierato a priori. Che poi io mi chiedo, proprio in quella zona d'Italia, che era piena di comunisti, si tira fuori addirittura il diavolo? Non sarebbe stato più insultante Andreotti? Forse erano cattocomunisti...
Già in un altro post avevo dato spazio ai mitici 600 genitori di Imola, questa volta ho recuperato ben tre articoli a firma della stessa giornalista, Lidia Golinelli, che apparvero in un solo mese, direi che la giornalista era la Torquemada del quotidiano versus gli anime.
Altro inchiostro fu speso in quel mese di aprile contro i "cartoni animati giapponesi" (li posterò più avanti), e se è vero che Il Resto del Carlino non era un quotidiano di importanza nazionale è comunque l'ennesima prova di un certo isterismo collettivo che colse, oltre i bambini pro-Goldrake (ma eravamo bambini!), anche gli adulti anti-Goldrake (ma erano adulti...).

Solo il giorno prima, sempre Lidia Golinelli, sempre su Il Resto del Carlino, scrisse un altro articolo sui genitori di Imola che si erano ribellati allo strapotere mediatico di "Goldrake Mazinga &C."


Il terzo articolo di Lidia Golinelli, sempre su Il Resto del Carlino, è a data venerdì 11 aprile 1980, ergo il giorno dopo quello che ho presentato per primo, quindi vennero scritti ben tre articoli in tre giorni sul medesimo argomento (cioè i genitori di Imola). Questa volta la mira della giornalista si modifica un po', dai robottoni alla programmazione televisiva. Avvisandoci in primis, però, che i 600 genitori di Imola son stati affiancati da quelli di Castello d'Argile! Sticazzi!




Torno al primo articolo, quello che demonizza Goldrake, non fosse altro perchè lo equipara al diavolo... innalzando, nel contempo, lo statunitense Topolino in paradiso. Lo si potrebbe chiamare il "Lidia Golinelli 1".

domenica 8 giugno 2014

Ken il guerriero (collana fumetto n°4)



TITOLO: Ken il guerriero (collana fumetto n°4)
AUTORE: Barbara Perego
CASA EDITRICE: Edizioni Lo Vecchio
PAGINE: 47
COSTO: 5€ circa
ANNO: 199?
FORMATO: 28cm X 23cm
REPERIBILITA':Reperibile su internet
CODICE ISBN:

La casa editrice “Edizioni Grafiche Enrico Lo Vecchio” negli anni 90 ha pubblicato molti speciali monografici sui personaggi degli anime, penso che sia stata tra le prime a interessarsi al fenomeno. Qui sul blog in un unico post ho raggruppato tutto ciò che comprai ai tempi oppure ho recuperato in questi anni: 
Speciali monografici Edizioni Lo Vecchio
Alla scorsa Lucca Comics and Games ho trovato un altra di queste pubblicazioni, con soggetto “Ken il guerriero”, la parte scritta non è moltissima, anche perché la monografia, in virtù del suo grande formato, è più che altro una raccolta di immagini da staccare, dietro le quali si cerca di effettuare un approfondimento sulla serie. Probabilmente quando fu pubblicata aveva più valore per le immagini, mancando il web o gli artbook, oggi, invece, resta interessante per la parte scritta, in quanto è uno dei primi tentativi (o il primo) di analisi della serie.
Il maggior spazio è dato alla sinossi dell'anime (“La Storia”), che si conclude con l'inizio della seconda serie, quando Lynn e Burt diventati adulti aiutano Ken. Segue quella che il titolo presenterebbe come rassegna dei personaggi (“I Personaggi”), ma che in realtà si limita ad evidenziare le similitudini tra i personaggi dell'anime ed alcuni attori hollywoodiani del periodo. Nella parte “Un guerriero per salvare il mondo” si analizza brevemente il tratto e i contenuti del manga. Infine si passa ad una breve presentazione degli autori del manga (“Gli Autori”).
Questa collana "Collana Fumetto" raccoglie alltre tre numeri, antecedenti a questo, incentrati su altrettanti supereroi statunitensi: Superman, Batman e l'Uomo Ragno.



venerdì 6 giugno 2014

Alla ricerca di Atlantic - Andrea Angiolino "Il Curioso" settembre 2001


Una decina di anni prima della monumentale opera "Viaggio nell'Atlantic", composta da quattro volumi ( Volume 1, Volume 2, Volume 3, Volume 4 ) che vivisezionano ogni aspetto dell'azienda di giocattoli lombarda, sulla rivista mensile di collezionismo "Il Curioso" veniva pubblicato un articolo che riassumeva le informazioni reperibili allora.
Ovviamente rispetto ai quattro volumi di "Viaggio nell'Atlantic" il contenuto è minimale, resta, comunque, una testimonianza del fatto che i "soldatini di plastica" si erano ben sedimentati nei ricordi e nell'affetto degli ex bambini degli anni 70.
L'utilità dell'articolo scritto da Andrea Angiolino è quella di rievocare velocemente una storia molto lunga e travagliata di una delle aziende di giocattoli italiani più importanti, anche a livello internazionale, e permettere di accostarsi, se si fosse interessati, ai volumi auto prodtti da Mauro Menghini.
L'articolo, formato da quattro pagine, si focalizza solo sui soldatini e su qualche altro articolo Atlantic, non dando conto dello sterminato numero di giocattoli nati dagli anni 60 in poi, quando l'azienda aveva un carattere artigianale e i soldatini di plastica non esistevano ancora.



Per chi non lo sapesse l'Atlantic, nel periodo del calo di vendite dovute al cambio di gusti dei bambini italiani che si erano spostati dai soldatini ai robot giapponesi, cercò di cavalcare l'onda del successo dei "cartoni animati giapponesi" con delle linee di giocattoli di Goldrake e Capitan Harlock.


mercoledì 4 giugno 2014

Go Nagai Robot Collection 20 Ministro Amaso




Personalmente non ho un preferito tra i tre ministri di Himika, ognuno di essi mi è sempre piaciuto per un motivo diverso. Penso che Amaso lo gradivo per la sua forma in pietra, ma anche per la voce donatagli da Renzo Stacchi.
Essendo questa collezione basata sui manga di Go Nagai, e non sugli anime (a parte Takeru in Jeeg), per quanto Amaso non corrisponda precisamente ai nostri ricordi resta fedele al disegno del manga. C'è anche da dire che nella serie tv, per esempio, la capigliatura in pietra era spesso modificata in grandezza e lunghezza.
Questo Amaso è alto circa 8 cm, più o meno quanto Hiroshi Shiba cyborg, anche se penso sia più corretto fare un paragone di dimensioni con la Regina Himika (più sotto una foto della coppia).
La postura del modellino è accettabile, lo si può immaginare mentre impartisce ordini ad un mostro Aniba, la colorazione del mio pezzo è fatta bene, e, addirittura, il bastone è quasi completamente dritto! Non come quello della mia povera Regina Himika...



Go Nagai Robot Collection 07 Venus Alfa



Ai tempi mi ero perso la settima uscita, Venus Alfa, anche se non è più una novità ecco il robot pilotato da Jun Hono. Il disegno usato per la copertina del fascicolino-ino-ino-ino è, come è già accaduto, un po' equivoco, infatti Venus è posta, se non proprio a 90°, almeno a 70°...
Ed anche la posa del modellino, seppur non osè, è particolare, non Venus inginocchiata mentre sta per lanciare i Missili Digitali, ma una posa pugilistica.




Posa simile a quella di Afrodite A, e infatti, visto che ormai i modellini si stanno accumulando, mi sembra una buona idea farle boxare, anche se le scene di femmine che si picchiano non sono mai belle a vedersi.
Più sotto posto una serie di foto di famiglia con i robot mazinghiani tutti assieme.




martedì 3 giugno 2014

Libro pop-up Banso di "Le avventure dell'Ape Magà" (Konchu Monogatari Minashigo Hutch) - 1970



Direttamente dal santo sepolcro del Mandarake di Shibuya (di nuvo grazie a Marco e Cinzia) ecco il libro pop-up dell'ape Magà, una delle serie più atroci, ma belle, arrivare in Italia. L'immagine della copertina mi fa tornare in mente di aver letto da qualche parte che la scelta italiana di trasformare il fuco Hutch nell'ape Magà, oltre ad avergli regalato un sacco di tempo in più  da vivere, creò qualche imbarazzante dubbio sulla sua identità sessuale nei bammbini della fine degli anni 70/primi anni 80. Infatti il fuco Hutch si invaghisce di una farfalla, immagino quella della copertina (l'anime lo vidi solo da bambino), sentimento che per un'ape femmina come Magà fu un pelino anomalo.
Solo chi vide quel primo adattamento (visto che i succesivi ridoppiaggi ne hanno attenuato la drammaticità) può comprendre quante traversie doveva affrontare l'ape Magà in una singola puntata. Quasi sempre, vado a memoria, l'insetto con cui faceva amicizia all'inizio della puntata moriva alla fine dell'episodio... tanto che pare che nel bosco nessuno volesse più parlare con Magà.
Come al solito ho fatto un breve video per mostrare la bellezza di questo pop-up, inserendo come sottofondo una delle sigle originali giapponesi, mi son sorpreso assai nel notare quanto l'inizio assomigli ad una delle sigle jappo de "Il Grande Mazinga".



                           


lunedì 2 giugno 2014

TV Sorrisi e Canzoni n° 4 25/31 gennaio 1981


Rispetto al precedente numero di "TV Sorrisi e Canzoni" che ho postato qui sul blog, questo è di due mesi prima, ergo i programmi delle tv private sono presentati ancora in un fascicolino spillato (e staccabile) a centro pagina, dato che fu proprio dal numero 11 del 1981 che i palinsesti delle tv private vennero inseriti nelle stesse pagine della Rai.
In copertina ci sono due big della tv italiana, l'inossidabile coppia formata da Raimondo e Sandra. Personalmente li ho sempre adorati, da bambino propendevo di più per la Mondaini in virtù del suo Sbirulino, da grande ho iniziato ad apprezzare l'ironia di Vianello. Inutile esprimere la profonda delusione (fin dolore) quando dal 1994 in poi la coppia fece stabilmente propaganda per il loro padrone... persino in piena campagna elettorale, fuori da ogni regola e da ogni rispetto del prossimo...
Preferisco ricordarli come sono in questa copertina e nell'articolo di presentazione del loro show serale con Heather Parisi: "Stasera niente di nuovo".
Imperdibile l'articolo su Jiucas Casella, che ha imperversato per altri decenni sulla tv nazionale, i cui effetti nocivi ancora possiamo apprezare sulle persone della mia generazione...
Non mancano gli articoli sulla situazione politica ed economica di allora, che in alcuni casi ci fa dubitare che siano passati più di 30 anni.