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sabato 3 dicembre 2022

Anime Cult - Immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante (n° 2)



Secondo numero della bella rivista "Anime Cult", mi è piaciuta quanto il primo numero, salvo due aspetti più uno organizzativo non legato agli articoli.
In questo numero sono presenti ben sei(!) interviste:
a Cristina D'Avena;
a Rumiko Takahashi;
a Yoshiko Watanabe;
ai Kappa Boys (prima parte);
a Claudia Bovini direttrice di Star Comics;
a Claudio Maioli autore della sigla di "Ken il guerriero".

Quale di queste sei è nobilitata della parte inferiore della copertina con tanto della dicitura "INTERVISTA ESCLUSIVA"?
Quella a Rumiko Takahashi, peccato che venne fatta a gennaio 2019 in Francia... ok, non era mai stata tradotta dal francese e pubblicata in Italia (sicuri? il web è sterminato), ma considerando che nel primo numero era stata pubblicata un'altra "INTERVISTA ESCLUSIVA" a Go Nagai del 2007(...), temo che la redazione di "Anime Cult" sia affetta dalla sindrome delle "interviste esclusive retrodatate"   ^_^
Non che l'intervista alla Takahashi sia brutta, ma sono passati quattro anni... tutte le altre cinque interviste le ho trovate altrettanto interessanti, se non di più, oltre che attuali. 
In special modo quella di Yoshiko Watanabe, personaggio poco conosciuto che meriterebbe maggiore approfondimento sulla sua carriera italiana legata alle riviste in cui le disegnava:

Spero di non trovare nel terzo numero un'intervista a Hayao Miyazaki del 1979, ovviamente ESCLUSIVA e MAI PUBBLICATA PRIMA IN ITALIANO  ^_^



Come si può vedere, rispetto al primo numero (che era stato spedito fuori abbonamento), ho postato immagini digitali, in quanto non ho materialmente con me la rivista cartacea, ma solo il PDF della versione digitale (inserita automaticamente nell'abbonamento).
Nel primo numero avevo spiegato che, visto il costo assai vantaggioso dell'abbonamento avevo optato per questo, ma quando mi ero informato telefonicamente con i gentili e disponibili addetti della "Sprea Editori" avevo espressamente chiesto se l'invio per posta della rivista era tracciato e con spedizione di circa cinque giorni, quindi non una spedizione ordinaria, con tempi lungi.
Ed ero stato tranquillizzato su questo aspetto: spedizione tracciabile e celere.
Poi nel primo numero c'era anche la pubblicità dell'abbonamento, che confermava questa informazione telefonica, la conferma è anche in questo secondo numero, in cui si promette la "CONSEGNA GARANTITA ENTRO 48H", dove immagino che "H" stia per ore.
Perché non ho aspettato la rivista cartacea per fare questa recensione ed ho usato le immagini del PDF?
Perché ieri mi è giunta la mail che ho affiancato alla pubblicità dell'abbonamento con spedizione in 48 ore, in cui mi si avverte che le Poste Italiche non garantiscono tempi di consegna prevedibili, e quindi potrebbero volerci fino a 14 giorni... poi magari arriva lunedì, però a me era stata garantita la spedizione in tempi brevi, cosa ribadita nella pagina qui sopra di questo numero due.
Come la mettiamo?
Sia chiaro, a me va bene anche aspettare 15 giorni, mica me la devo mangiare la rivista, ma semplicemente avrei voluto saperlo PRIMA di fare l'abbonamento, non dopo, avrei valutato il da farsi. 
Non si può sempre scaricare la colpa sulle disastrate poste italiane, che è come sparare sull'Ucraina... una casa editrice dovrebbe sapere (come dimostrano nella mail inviatami ieri) i tempi medi di consegna per la tipologia di spedizione inclusa nell'abbonamento.
Preciso che il primo numero mi era arrivato in tempi record perché avevo pagato la spedizione di circa 5 euro, essendo fuori dal pacchetto dell'abbonamento, che partiva dal numero due.



L'alto aspetto che non ho gradito, di un numero per altro del tutto meritevole, è l'editoriale di Alessandro Agnoli (CEO della Sprea Editori) in cui già il titolo mi ha lasciato perplesso:
"Revisionismo storiografico per la censura"

Cioè?   O_o

Forse ho capito leggendo l'editoriale, in cui il CEO "riabilita" la figura di Alessandra Valeri Manera:




Alessandro Agnoli ritiene che:
In quel periodo tutti eravamo indignati per le censure e i riadattamenti che i prodotti del Sol Levante subivano, soprattutto quelli trasmessi nelle reti nazionali. Il capro espiatorio di tutti i mali era molte volte la povera Alessandra Valeri Manera (responsabile della programmazione per ragazzi di Fininvest) – che invece oggi è riconosciuta giustamente come una visionaria che seppe importare per più di 15 anni anime di qualità nel nostro Paese. L’indignazione generale di noi “otaku”, al tempo, non teneva conto di moltissimi aspetti che invece oggi sono estremamente chiari. La programmazione per ragazzi, soprattutto con gli ascolti stratosferici di quegl’anni (4-5 milioni di telespettatori incollati davanti alla tv) aveva sulle proprie spalle una grande responsabilità, visto il pubblico molto giovane. Il problema era, semmai, quello di aver trasmesso (e quindi proposto) delle serie tv che avevano originariamente un target più adulto a un pubblico più giovane, rendendo quindi necessari dei rimaneggiamenti per poter rendere le serie adatte, e soprattutto per non suscitare le ire delle associazioni dei genitori, sempre sul piede di guerra.
E, del resto: avremo preferito non vederle per niente?


Io capisco che in Italia si riabilita chiunque, ma a me pare che il CEO ragionamento sia poco ragionevole  :]
Perché acquistare serie pensate per adolescenti e censurarle perché non adatte ai bambini?
Era ovvio che non andassero bene per i bambini italiani!
Che male poteva fare ad un bambino italiano veder mangiare gli onigiri?
Sarebbe rimasto pietrificato dagli arancini di riso nipponici?
Che problema c'era nel vedere degli ideogrammi sul televisore?
Potevano essere messaggi di qualche oni?
Perché censurare i personaggi animati giapponesi che facevano il bagno?
I bambini italiani non si lavavano anch'essi?
Perché togliere i riferimenti religiosi di un'altra cultura?
Poco sicuri della religione autoctona?
Poi si decide questa politica editoriale? 
Va bene, ma chi la mette in atto non era mica obbligato, esiste sempre l'opzione di cambiare lavoro se si ritiene che le scelte editoriali siano errate, se uno non si dimette, continuando con gli adattamenti e le censure, penso lo si possa continuare a criticare con educazione.
Sia chiaro, Alessandra Valeri Manera mica ha commesso crimini contro l'umanità, si parla solo di cartoni animati giapponesi, ma farla passare come capro espiatorio mi pare un pelino da revisionismo storico   ^_^
Giustamente non fregava nulla agli autori nipponici se le loro opere venivano massacrate a targhe alterne, perché se ne dovevano preoccupare gli adattatori italici?
Detto ciò farle anche i complimenti mi pare esagerato, poi sarò io che non capisco le complesse dinamiche editoriali di riviste e televisioni nazionali, della qual cosa mi scuso, spero che verso di me si possa avere la metà della comprensione che si dimostra verso Alessandra Valeri Manera.
La cosa bella è che in questo numero c'è un esaustivo scritto del blogger Miki Moz proprio sull'adattamento fininvestiano delle cinque stagioni di "Sailor Moon", e poi il CEO che "assolve" colei che adattava "Sailor Moon".
Misteri editoriali...


L'indice del bel secondo numero, che stavolta mi pare abbia trattato più tematiche anni 80 e 90, rispetto al primo numero più sugli anni 70 ed 80.

 Il contenuto del prossimo numero.

15 commenti:

  1. Penso che il cartaceo arrivi a breve, ho visto che altri abbonati lo stanno ricevendo...
    Comunque, anche io in passato ho "riabilitato" le figure in questione, ma c'è proprio un motivo: le censure sono sempre state fatte col consenso dei giapponesi, anzi a volte sono loro stessi a indicare cambiamenti per altri mercati, o a censurare scene a monte (vedi i CdZ).
    Non stupiamoci: oltre l'arte e la bellezza, c'è comunque il concetto di guadagno. Gli stessi nipponici DEVONO e VOGLIONO vendere, e quando si impongono qualcosa, stai sicuro che la Mediaset non può farci nulla (Capitan Tsubasa docet: anche su Italia 1 è andato in onda coi nomi finalmente originali, per imposizioni dell'autore).
    P.s. spero che il mio articolo (e sì, comunque poi dico che le censure le hanno tolte quasi tutte...) possa piacerti, fammi sapere :D

    Moz-

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    1. L'articolo mi è piaciuto, complimenti ;)

      Non concordo su questa "riabilitazione" ^_^
      Potrei essere più elastico su AVM se leggessi, non dico un mea culpa, ma almeno un qualche dubbio sul suo operato, invece lei è restata sempre coerente, rivendicando il suo operato.
      Anch'io ho scritto che non interessava per primi ai giapponesi, bastava conquistare il mercato, solo in seguito avrebbero messo dei paletti.
      Resta comunque l'errore di fondo, comprare serie non adatte ad un pubblico più giovane.
      Poi posso capire eliminare alcune scene violente o ammiccanti, ma i cibi, le usanze, gli ideogrammi, la religione che danno avrebbe arrecato ai bambini?

      Alla fine siamo in Italia, non è mai responsabilità di nessuno:
      "ce lo hanno ordinato" ^_^

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    2. Semplice, è la localizzazione.
      Non stupirti di questo, anche in Pulp Fiction abbiamo adattato pancakes con frittelle, e in Twin Peaks muffin con merighe.
      Serve per "far arrivare" meglio il prodotto, a un pubblico che all'epoca non sapeva cosa fosse il sushi o altro, che oggi invece mangia ogni giorno.
      Alcune volte sono stati estremi al limite della paranoia, vero.
      Comunque, il tutto doveva essere fatto per non turbare in alcun modo nessuno: anche un ideogramma avrebbe potuto creare domande nei bambini.
      Ora, tu ti chiedi: perché importare queste serie?
      Perché sono belle, funzionano, fanno ascolti e -questo lo disse anche AVM- non avrebbero funzionato in fasce orarie adeguate, come dimostrato dagli esperimenti comunque realizzati.
      Considera anche questo: la Mediaset ha preso multe su multe per scene non censurate (ad esempio in Dragon Ball), non può rischiare troppo.

      Grazie mille, contento che l'articolo ti sia piaciuto, spero possa piacerti anche il prossimo (analogo nella struttura, che è come affronto le cose sul blog, ma sono stato scelto proprio per quello dopotutto XD)

      Moz-

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    3. Di nuovo non concordo, ma penso che il mio punto di vista nasca dal fatto che originariamente nulla veniva censurato e qualcosa veniva adattato.
      Oh, io ho visto la prima serie di Lupin III in cui nelle prime puntate Fujiko ne combina di cotte e di crude! ^_^
      Una cosa è localizzare, perché erano gli stessi adattatori inizialmente a non sapere, per esempio, cosa fosse un onigiri, una cosa è dire, come fa sempre AVM, che vedere un onigiri avrebbe creato problemi ai bambini...
      Ma io giustifico uno che non sa che cavolo sia quella polpettina di riso e la chiama arancino, non una che pensa gli onigiri siano un problema per i bambini e quindi la chiama polpettina...
      E questa cosa AVM la dice sempre... gli ideogrammi, le usanze, le religioni (perché in Giappone ne hanno più di una pur non avendone nessuna) potevano creare problemi ai bambini...
      Ma quando io vidi Actarus, Venusia ed Alcor farsi dei segni sulla faccia con il pennello quando non prendevano al volo la pallina del volano (o cosa cavolo fosse), mica sono rimasto sveglio tutta la notte a piangere...
      La stessa Lady Oscar nel primo passaggio televisivo subì pochissime censure, mi viene in mente quella dove Rosalie si offre ad Oscar.
      Perché poi l'hanno massacrata?

      Forse voi siete la seconda generazione e mancandovi un "prima" considerate il "dopo" accettabile pur di vedere quelle serie, io la vedo in maniera un po' meno elastica :]
      Fino ad AVM gli adattamenti non erano una strategia, erano fatti un po' a caso, talvolta solo perché si importavano serie già adattate.
      Non so, sarà una delle tante questioni generazionali,

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    4. Piccola correzione per errore nella foga di scrivere ^_^
      Le censure c'erano anche nella prima fase, per esempio in una puntata di Mazinga Z una madre che si vuole suicidare con il figlioletto neonato diventa ammalata, ma in quel caso era comprensibile a causa di una tematica molto delicata per gli Occidentali rispetto ai giapponesi.
      E comunque non venne tagliata la scena, il bambino venne comunque mostrato abbandonato (per la finta malattia della madre).
      Nel caso se ne fosse occupata la Fininvest avrebbero tagliato tutta la scena della madre e del bambino ^_^
      Non mi oppongo agli adattamenti o ad eventuali "censure/modifiche", ma se è chiaro che un tema sia troppo fuori dal nostro contesto e, comunque, non alteri il senso della trama.
      Forse rammento male perché sono cose che ho letto da adulto e mai viste, ma c'era un anime trasmesso da Fininvest/Mediaset in cui la famiglia non era proprio quella tradizionale, ed in fase di adattamento cambiarono tutti i ruoli e le parentele.
      Vado a memoria, magari sbaglio.
      Ma piuttosto non la trasmetti una roba così ^_^

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    5. Hai citato proprio un cartoon i cui nomi originali furono cambiati: Alcor, Mizar ecc...
      Lady Oscar è stata censurata solo in un paio di passaggi intermedi (la scena in cui Rosalie si offre è sempre stata censurata, come un'altra scena: non esistono in italiano).
      Penso anche io sia una questione di generazioni, in ogni caso per dire, oggi Mediaset trasmette sia È quasi magia Johnny sia Orange Road...
      La questione è sempre abbastanza articolata, e bisogna considerare un sacco di cose.
      Peraltro, proprio la Mediaset ha ripristinato nomi originali a Doraemon e Dottor Slump (e qui ha anche trasmesso le puntate precedentemente censurate, non da loro).

      Moz-

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    6. Perdonami, ma Goldrake era il secondo cartone animato giapponese giapponese che veniva trasmesso in Italia, il primo robotico, non sapevano neppure cosa avessero tra le mani.
      Nonostante ciò non vennero censurate le usanze giapponesi, non venne censurato praticamente nulla, e si parlava della Rai.
      I nomi nascevano dalla versione francese e vennero più o meno mantenuti, per il resto la serie è quasi intonsa.
      Quando Fininvest iniziò la strategia delle censure gli anime erano ormai conosciuti, non eravamo più nel 1978.
      La loro era censura consapevole e sistematica non data dalla non conoscenza, ma dal non voler far conoscere agli altri, cioè ai bambini.

      Di nuovo perdonami, ma cosa faccia oggi la ex Fininvest nulla conta, conta cosa fecero in poca Fininvest/Mediaset.

      Ah, la serie a cui accennavo sopra della famiglia non tradizionale era "Che famiglia è questa Family!".
      Nel 1988 stavo facendo il servizio militare, ma da quello che ho letto ne è stata fatta carne di porco...
      Piuttosto non la compri una serie di cui poi ne devi fare scempio.

      La cosa ridicola (per Fininvest) è che nel primo e forse secondo passaggio Lady Oscar quasi non viene modificata, in seguito si accorgono che era una serie semi VM18... ^_^

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    7. Perché appunto non dipende solo da loro, ma anche dei comitati osservatori sulla TV, motivo per cui Oscar, nel passaggio anni 90, venne censurato (ma né prima né dopo: due scene mancanti, come quella che hai citato, mancano da sempre).
      Non si trattava di non voler far conoscere qualcosa ai bambini, ci mancherebbe: si trattava di una localizzazione, un appiattimento che permetteva una visione senza troppe domande.
      Lo si faceva, appunto, anche al cinema e nelle serie TV...

      Moz-

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    8. A me non pare che al cinema si rimuovessero le usanze visibili nel film, e neppure nei telefilm.

      Però, quando ometti volontariamente delle informazioni, giocoforza impedisci al fruitore di conoscere.
      E se nella prima fase degli anime in Italia queste omissioni erano occasionali e non facenti parte di una prassi, nell'epoca Fininvest era una strategia editoriale.

      Ribadisco, non fregava nulla ai giapponesi, perché doveva fregare a AVM?

      Detto ciò, i complimenti, le scuse e la riabilitazione la riservo a chi, almeno, ammette di aver operato in maniera non rispettosa di un prodotto e dell'intelligenza di chi ne avrebbe dovuto fruire.
      Perché la cosa peggiore era che Fininvest considerava voi (non io che ero già grandicello) inadatti intellettualmente a capire un onigiri, un ideogramma o una bagno in più che si facevano i giapponesi.

      Il peggio del taglia e cuci lo avete vissuto voi, mica io.
      Contenti voi, buona camicia a tutti (cit.)

      Faccio un battuta, ma mi sembrate vittime della Sindrome di Stoccolma ^_^
      In più che vi hanno rapito le trame, i nomi e i luoghi degli anime, parteggiate per i rapitori ;)

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  2. Prima di tutto sono contento che ci sia un'intervista alla Watanabe, che per tanti anni è stat un pò un "fantasma" per me (obake mangaka o come diavolo si dice). Grazie a Moz ho scoperto che adattò anche i Masters a fumetti.
    Poi per me, se il CEO riabilita AVM trovando giustificazioni per la sua censura, vuol dire che come si dice da noi, è proprio "cèo", ovverosia non vedente.
    Intanto "Revisionismo storiografico per la censura" non è un buon titolo, la definizione revisionismo storiografico fa venire subito in mente: Orwell, Stalin, e i negatori dell'Olocausto.
    La frase "E, del resto: avremmo preferito non vederle per niente?" è sempre stata usata come scusa, anche per il periodo fascista in cui i protagonisti dei fumetti diventavano italiani cambiando il nome (Tim tyler's luck = Cino e Franco), mentre Tarzan diventava un discendente di Sigfrido... colorandogli i capelli biondi. Non regge.
    Globalmente, il discorso del CEO non mi ha convinto.
    AVM? Ha fatto il suo sporco lavoro e ha guadagnato il suo...e lasciatela odiare...

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    1. Bella anche l'intervista ai Kappa Boys, ci sarà la seconda parte nel prossimo numero.

      Per esempio, essendo AVM la capa dei programmi per ragazzi, avrebbe potuto inserire in Bim Bum Bam una mini rubrica di 10 minuti in cui si spiegavano le usanze nipponiche viste nella puntata del giorno.
      Lo spazio ci sarebbe anche stato, bastava togliere il bla bla bla di Bonolis e soci... che già ai tempi mi irritava...
      Sarebbe stata una bella occasione per fare informazione e formazione.
      Perché vediamo tanto spesso i giapponesi fare il bagno?
      Quante religioni ci sono in Giappone?
      Magari un po' di storia, una spruzzata di geografia, ed invece taglia, cuci ed incolla...
      Questo per dire che esistevano anche altre opzioni.

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    2. JD: vero, la Watanabe merita molta più visibilità!
      Stengo: vero anche questo ma non era periodo, purtroppo.
      Oggi una cosa del genere sarebbe pure scontata...

      Moz-

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    3. 10 minuti in meno di pubblicità o di blablabla-compratelo-bimbi di Uan Paolo e Carlotta? Mai!

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    4. Miki Moz, non dico che dovevano inserire 10 minuti di spiegone (5?), ma avrebbero potuto.
      Non dico neppure che non avrebbero dovuto modificare le scene chiaramente non adatte ad un pubblico di bambini, senza però stravolgere le trame, ma non togliere i riferimenti culturali...

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    5. Se leggi la trascrizione dell'intervista video a AVM lei parla anche dei costi:
      https://imagorecensio.blogspot.com/2022/08/intervista-ad-alessandra-valeri-manera.html?showComment=1664445239114#c6630433720355787280

      Gli costava un botto tagliare e cucire, ma si vede che ci guadagnavo lo stesso, altrimenti non lo avrebbero fatto questo costoso lavoro in più.

      L'alternativa sarebbe stata almeno spiegare.
      Perché i giapponesi mangiano con le bacchette?
      Perché si fanno il bagno assieme?

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