TITOLO: Animerama, storia del
cinema d'animazione giapponese
AUTORE: Maria Roberta Novielli
CASA EDITRICE: Marsilio
PAGINE: 287
COSTO: 24 €
ANNO: 2015
FORMATO: 21 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788831720472
Questa
mia considerazione, del tutto ipotetica, nasce anche dal fatto che
non è specificata l'età dell'autrice, cosa che non mi permette di
comprendere quale “imprinting” giovanile abbia avuto.
L'eventualità
che l'autrice non sia una fan degli anime ha, però, anche un aspetto
positivo, infatti una volta gran parte degli intellettuali sparavano
a palle incatenate contro i “cartoni animati giapponesi”, basta
leggere gli articoli della "Emeroteca Anime", oggi analizzano il
fenomeno apprezzandolo.
Il
taglio è spesso di critica cinematografica, cioè la
specializzazione dell'autrice, sono riportati titoli dei film e loro
autori, con una breve sinossi dell'opera.
Il
primo capitolo inizia con i primi svaghi su carta e animati:
emakimono; il teatro delle ombre (kagee); la lanterna magica
(utsushie); il teatro di carta (kamishibai); il teatro delle
marionette (joruri).
Fino
alla nascita del manga ad opera di artisti come Utamaro e Hokusai,
sono analizzati i primi film animati giapponesi, e viene dato conto
dell'opera dei primi pionieristici autori.
Nel
secondo capitolo il periodo preso in esame è quello intorno al 1910
fino agli anni 30, dove le innovazioni su succedono freneticamente,
tra cui i primi tentativi di film a colori e con audio.
Il
fatto che l'animazione giapponese non sia prettamente dedicata ai
bambini, a differenza di quella statunitense ed europea, nasce fin da
quel lontano periodo, infatti venivano prodotti corti informativi su
temi come la sifilide!
Il
terzo capitolo si concentra in maniera estremamente interessante
sull'uso degli anime cinematografici per la propaganda di guerra
dell'impero nipponico.
Faccio
un considerazione, che è anche un apprezzamento, sul fatto che
l'autrice chiarisce subito che il “pacifista” Hirohito promosse
il nazionalismo, con tutto ciò che ne seguì, compresa la censura
delle tematiche che si discostavano dall'obbiettivo finale
dell'espansionismo militare. Ho apprezzato questa parte perché mi è
capitato spesso di avere alterchi sul web con mega fanatici del
Giappone “vittima di guerra”, che non accettavano in nessun modo
che si facesse notare le responsabilità del popolo e degli uomini di
potere, compreso Hirohito. Per fortuna non c'è solo il web, ma ci
sono anche i libri!
Esistevano
in questo periodo dei disegnatori impegnati nei partiti di sinistra,
che produssero corti d'animazione su tematiche politiche, questo fino
a quando le leggi sulla censura glielo impedirono, anche
imprigionandoli. Sono elencati sia i film propagandistici, che gli
autori, senza dimenticare i personaggi animati che vennero utilizzati
a questo scopo, come il cane soldato Norakuro, Momotaro, Issunboshi,
Hurashima Taro, Hinomaru, Mabo, Dankichi.
Questo
filone propagandistico animato si chiamava “kokusaku eiga”, e
nacque addirittura una specifica branca di film propagandistici, i
“film di esaltazione della combattività” (“sen'i koyo eiga”).
Il
quarto capiotlo parte dalla fine della seconda guerra mondiale e
dall'occupazione statunitense, che , tramite lo Scap, diede nuove
direttive e decretò nuove tematiche da censurare. Niente più film
nazionalistici o militaristi, ma film che esaltassero la democrazia
ed i nuovi diritti sociali introdotti dagli Usa.
E'
riportata la nascita di mote nuove case di produzione nel dopoguerra,
compresa la Toei Animation, a cui è dedicato un intero paragrafo.
Nel
quinto capitolo sono analizzati i film degli ani 50/60, specialmente
sul versante della sperimentazione, tanti sono i titoli e gli autori,
praticamente sconosciuti in Italia.
Per
motivi anagrafici da questo capitolo in poi ho iniziato a far
fruttare le mie conoscenze filmiche, in quanto l'autrice inizia a
parlare di produzioni che ho visto da bambino o da adulto.
Ovviamente
ne consegue che il sesto capitolo mi abbia maggiormente coinvolto, in
quanto sono proposte opere degli anni 70 e 80, ed anche piccoli
riassunti delle serie tv più famose del periodo.
Ed
è da qui che ho notato qualche imprecisione. Tipo l'affermazione
dell'autrice sull'ambientazione degli anime robotici che erano
“sempre più slegate da architetture locali” (pag 149). A memoria
direi che la quasi totalità degli anime robotici si svolgeva in
Giappone. Inoltre, sempre a pagina 149, si afferma che nei gruppi di
super eroi il colore rosa della tuta era assegnato al “combattente
che di norma combina guai”, quando, in realtà, il rosa era per la
ragazza di turno. Infine a pagina 168 mi è parso un po' erroneo il
profilo di Lamù, a cui sono assegnati “magici poteri”...
Tanti
sono i film che il libro mi ha fatto scoprire, o riscoprire, come
“Chirin no suzu” del 1978, un bel film per bambini mai arrivato
in Italia, e che se fosse stato visto negli anni 70 e 80 avrebbe di
certo aumentato la fama negativa dell'animazione giapponese, in
quanto la trama è un po' cruda, per nulla in stile Walt Disney.
Con
il settimo ed ultimo capitolo si arriva fino ai giorni nostri, tanti
i film presi in esame, di tanti autori differenti, che a grandi linee
ogni buon appassionato di anime dovrebbe conoscere. Oltre alla
nascita dello Studio Ghibli e ai suoi film, sono analizzati i film di
Oshii Mamoru, Otomo Katsuhiro, Shinkai Makoto, Kon Satoshi ed altri
autori. Le tematiche di questo periodo scelte dall'autrice sono:
l'apocalisse; l'ambiente; il sesso; l'amore; lo sport; la memoria; il
cyberpunk; i film tratti dai videogiochi: l'horror.
La seconda e la terza di copertina.
In quarta di copertina campeggia questa frase.
Appena ordinato. Temo il peggio. Mi hanno riferito che gli errori sono molti e gravi in un'ottica accademica. E che la bibliografia è lacunosa ai limiti del ridicolo.
RispondiEliminaProbabilmente errori, come mi pare di aver intuito, dovuti al non essere una appassionata di animazione, dubito che abbia visto tutti i film d'animazione di cui parla. Ovviamente intendo di quelli facilmente reperibili, non degli ante guerra :]
EliminaPerò non siamo ai liveli di "Nipponcartoon"... ^_^
Stengo a questo punto vogliamo le citazioni di "Nipponcartoon" all'interno dell' Emeroteca .
EliminaHo paura a immaginare cosa abbia scritto su " I caratteri psicosessuali " - " I bambini, ovvero i tipi orali " - " Gli adolescenti, ovvero i tipi anali " - "I giovani adulti, ovvero i fallico-genitali " - " Il deviante: Lupin "
O___O
Alessandro
"Nippocartoon" dovrei proprio rileggerlo... è una vera perla :]
EliminaSe lo rileggi fa una bella raccolta delle scemenze più grandi e metti tutto nell'emeroteca. Se lo merita un posto ^__^
RispondiEliminaAlessandro
Ho tenuto un corso con la Novielli e vi assicuro che è una prof veramente brava e ne sa a pacchi! :D
RispondiEliminaCiao Alessia ^_^
EliminaNon dubito che l'autrice ne sappia a pacchi, e per me seduto tranquillamente davanti al video è facile criticare il lavoro altrui.
Di certo lei conosce i film cinematografici, ed anche la storia giapponese, però penso che non sia molto ferrata nelle serie tv degli anni 70 ed 80, che io conosco solo perchè ero bambino e le guardavo in tv, perchè a Lamù non sono assegnati poteri magici, lei è un'aliena, e che aliena ;)