TITOLO: L'adorazione
degli antenati
AUTORE: Nobushige Hozumi
CASA EDITRICE: Editrice Thule Italia
PAGINE: 115
COSTO: 18€
ANNO: 2014
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788897691235
Questo
libro è stato scritto nei primi anni del 900, pubblicato in Italia
nel 1941, se in origine il suo scopo fu quello di illustrare il culto
degli antenati in Giappone dal punto di vista di uno studioso
giapponese, in contrapposizione agli scritti occidentali del periodo, la sua
lettura oggi, oltre ad avere un valore storico, ha anche una valenza religiosa. Infatti sono spiegate le prassi e le origini
delle cerimonie inerenti il culto degli antenati. Partendo dai riti
più semplici svolti in casa, fino alle cerimonie imperiali e alle
feste nazionali. Dal punto di vista sociale il fine ultimo di tutte
queste numerosissime cerimonie, riti e festività era quello di
identificare l'imperatore (e la famiglia imperiale) come il padre (e
la famiglia) di tutti i giapponesi e del Giappone, in modo che
l'obbedienza, il sacrificio e la coesione sociale portassero ad
controllo più agevole delle masse.
Allo
scritto di Nobushige Hozumi non c'è alcuna prefazione o introduzione ad opera di questo editore, che si è limitato a ristampare il libro pubblicato
nel 1941, al modico prezzo di 18 euro... direi veramente eccessivo.
L'unica aggiunta è una appendice finale con uno scritto vaneggiante
di un professore nazista che inneggiava alla potenza di Giappone e
Germania, unite da una storia ed una cultura comune(?), e destinate
dominare il mondo. Non capisco proprio il senso di queste ultime 14
pagine... l'editore ce le poteva tranquillamente risparmiare, magari
riducendo in proporzione il prezzo del libro. Benché sia ovviamente
contrario a rovinare un libro, come provocazione potrei suggerire di
comprare il libro, se lo si trova scontato(...) e strappare le ultime
14 pagine, tanto sono totalmente inutili.
Nella
prima parte l'autore contesta gli scrittori occidentali che hanno
ipotizzato l'origine dell'adorazione degli antenati col timore verso
gli spettri dei genitori defunti. Per Nobushige Hozumi fu l'amore a
generare la pratica di fare offerte agli antenati. Il culto degli
antenati nacque in tutte le comunità primitive con lo scopo di
rafforzare i legami di gruppo, che non era più limitato ai fratelli
e alle sorelle, ma si stava allargando a livelli di parentela più
ampi, ed in cui il legame di sangue iniziava ad indebolirsi. Il culto
degli antenati rafforzava la coesione del gruppo.
Con
questa seconda parte l'autore spiega la consuetudine nipponica del
culto degli antenati. Per primo illustra i due altari presenti in una
casa giapponese: il kamidama (“mensola di dio”) dello shinto; il
butsudan (“altare di Budda”) del buddismo.
Tre
sono i soggetti, ricollegabili tutti al culto degli antenati,
venerati su questi due altari.
Gli
antenati imperiali:
Il
primo di questi antenati imperiali è la dea Amaterasu Omikami, la
cui offerta si chiama Taima (grande offerta). In questo contesto sono
spiegato in cosa consistono le “13 Grandi Festività” e le “8
Piccole Festività” della casa imperiale, istituite con una
ordinanza del 1902. Gran parte di queste 21 festività riguardavano
proprio il culto degli antenati, umani o mitologici che fossero.
Gli
antenati di tribù/dio tutelare locale:
In
origine era solo il culto del “dio della tribù”, cioè
“Ujigami”, che era il capostipite del gruppo, quindi un antenato.
Per esempio Kasuga era il Ujigami della tribù Fujiwara, che per
tanti secoli esercitò il suo potere sul regno del Giappone. Questo
culto si è poi trasformato nel “Ubusuma-no-kami”, ovvero “dio
tutelare locale” o “dio tutelare del posto di nascita o domicilio
di un uomo”.
Gli
antenati di famiglia:
Sono
descritte le occasioni in cui si onoravano gli antenati di famiglia
defunti, è spiegato anche in cosa consistesse ogni singola
cerimonia.
Nella
terza parte l'autore dimostra come il culto degli antenati fosse una
pratica comune nel Giappone dei primi del 900. L'adorazione degli
antenati era inglobata sia nella costituzione Meiji che nell'attività
di governo, legislativa e della casa imperiale, fino ad influenzare
la vita ordinaria di ogni giapponese (è riservato un capitolo ad
ognuno di questi argomenti: casa, matrimonio, divorzio, adozione,
successione).
Sono
riportati brevi spezzoni della costituzione Meiji in cui spiccano i
richiami agli antenati imperiale, da cui discendeva in primis il
diritto di regnare sul Giappone (ed in seguito sul mondo intero...),
la famigerata e falsa dinastia ininterrotta di matrice divina.
Interessante
la parte che spiega l'evolversi della “legge di registrazione”.
In origine si registravano i nomi delle tribù e dei loro
appartenenti, in quanto solo ai membri di alcune tribù potevano
essere affidati incarichi di governo. Questo portava molti a
falsificare le proprie origini, assegnandosi il nome di una tribù di
rango, si tento di porre un freno alle truffe nel 415 AD, con il
“kuga-daichi”, “il giudizio dell'acqua calda”. Per verificare
se il nome della tribù fosse vero si obbligava il giudicato a
mettere una mano nell'acqua bollente davanti al tempio di un Dio, chi
mentiva si sarebbe ustionato!
All'epoca
della “registrazione per tribù” seguì quella della
“registrazione per case”, rimasta in vigore fino alla
Restaurazione Meiji, che introdusse la “registrazione personale”.
E'
ben spiegato come il matrimonio avesse lo scopo originario di
preservare il culto degli antenati. Senza matrimonio, ergo senza
figli maschi, l'adorazione degli antenati si sarebbe interrotta.
Bisogna precisare che per assenza di figli si intendeva “di figli
maschi”, perché al primogenito era affidato il culto degli
antenati. Per il medesimo motivo tre delle sette cause che
permettevano il divorzio col codice Tahio (prima della Restaurazione
Meiji) avevano lo scopo di impedire l'interruzione del culto degli
antenati: sterilità (di figli maschi); adulterio (per impedire che
fosse un non consanguineo ad onorare gli antenati); malattia (nel
caso in cui la madre soffrisse di una malattia che si poteva
trasmettere al figlio maschio, mettendone a rischio la vita).
Altresì
interessante tutta la parte sulle pratiche dell'adozione e della
successione. L'adozione era l'ultimo baluardo per impedire
l'estinguersi di una famiglia, e la fine dell'adorazione degli
antenati, l'autore spiega con dovizia di particolari la prassi e le
leggi dell'epoca in materia di adozione, ma anche di revoca
dell'adozione.
Le numerose pagine che formano l'indice non devono trarre in inganno, sempre di 115 pagine è formato il libro, a cui vano tolte le ultime 14 con lo scritto del prof tedesco nazista, ergo lo scritto di
Nobushige Hozumi è di circa 100 pagine.
Nobushige Hozumi è di circa 100 pagine.
Comunque la lunghezza dell'indice ha il pregio di illustrarne chiaramente il contenuto.
La quarta di copertina.
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