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sabato 29 marzo 2014
Dracula - collana "Corriere della paura" - Editoriale Corno aprile 1976
Non sono un fan di film dell'orrore, e quindi neppure dei fumetti "di paura", ma quando da bambino uno legge i Marvel dell'Editoriale Corno è possibile che passi dall'Uomo Ragno a qualsiasi altra cosa ideata da Stan Lee (o dai suoi collaboratori). Quando mi trovai a leggere questo numero 1 di Dracula, facente parte della collana "Corriere della paura", ne rimasi abbastanza inorridito, e non per le storie dell'orrore che conteneva. Intanto era in bianco e nero (anche se penso che l'originale statunitense fosse a colori), come lo erano i primi fumetti della Editoriale Corno, oppure i fumetti "Classici di Watl Disney", "Alan Ford", etc etc, e la cosa non mi aveva mai favorevolmente impressionato, preferivo i colori dei F4 e dei Vendicatori.
Nel rileggerlo mi sono reso anche conto che la trama è un po' caotica, poco appassionante, senza contare che prende spunto da una precedente storia presentata sulla collana "Albi dei Super Eroi" (ASE). Questa testata presentava vari supereroi Marvel, non necessariamente classici come Thor o Iron Man, infatti negli "Albi dei Super Eroi" erano raccontate le storie di Warlock, Ka-Zar, Conan, ed anche Dracula, che poi ebbe questa sua testata monografica.
Il fatto che nelle prime pagine di un numero 1 si accenni a fatti presentati in un altro fumetto lo trovo poco coinvolgente, il numero 1 inizia una storia, non ne prosegua un'altra.
Tralasciando i miei gusti personali Dracula fu, per un bambino di quel periodo, un fumetto molto particolare, più serio, meno fantasioso, in fondo il protagonista non era una creatura Marvel, ma il principe delle tenebre, uno che fa paura veramente, mica Occhio di Falco...
domenica 23 marzo 2014
Arte e pensiero in Giappone, corpo, immagine, gesto
TITOLO: Arte e pensiero in Giappone, corpo, immagine, gesto
AUTORE: Marcello Ghilardi
CASA EDITRICE: Mimesis
PAGINE: 291
COSTO: 18 €
ANNO: 2012
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788857508405
Questo è il terzo libro (in un quarto c'è un suo
scritto) che leggo di Marcello Ghilardi, nonostante avessi intuito
(sfogliandolo in libreria) che per me sarebbe stata una lettura assai
ostica ho voluto rischiare a comprarlo. Anche gli altri 2 libri
avevano parti un po' astruse, però nel totale ero riuscito a capirli
e mi erano piaciuti, questo è stato una debacle quasi totale...
Ovviamente la colpa è principalmente mia che ho
comprato un libro che trattava argomenti che non mi interessano e che
non conosco (danza Buto, Shodo, arti marziali, estetica).
Però
mi sa che Ghilardi, dopo “Cuore e acciaio” e “Filosofia nei
manga” (oltre alla sua partecipazione a “Culture
del Giappone contemporaneo “
della Tunuè), ha imboccato ormai la “via dello scrivere
difficile”, che potrei chiamare (creando un neologismo
nippo-italico) “astruso-shodo”.
Per il potere di Grayskull, meraviglie e mostruosità degli anni 80
TITOLO: Per il potere di
Grayskull, meraviglie e mostruosità degli anni 80
AUTORE: Alessandro
Apreda
CASA EDITRICE: Limited Edition Books
PAGINE: 126
COSTO: 12,90€
ANNO: 2014
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788890841316
Un
paio di premesse sono d'obbligo, premesse che hanno influenzato il
mio idem sentire verso ciò che ha scritto Alessandro Apreda.
La
prima riguarda il gap generazionale che ci divide, io sono nato nel
1969, Apreda “DocManhattan” nel 1975. Sarebbero solo 6 anni
per due adulti, ma quando si è bambini è come vivere in due
dimensioni temporali differenti. Basti dire che per noi in cortile “i
bambini piccoli”, come poteva essere Apreda, erano dei reietti,
peggio, degli burakumin (o eta). Venivano accettati nelle partite di
pallone a due sole condizioni: servivano a fare numero (vedi al
termine “carne da macello”), erano effettivamente bravi e ti
facevano vincere le partite.
Per
natali io sono un bambino degli anni 70 (quindi ho vissuto veramente
l'arrivo dei cartoni animati giapponesi e dei videogiochi,
gnegnegne), con una breve appendice (talvolta dolorosa...) negli anni
80, anche se poi altre "scoperte" li hanno rivalutati.
Io e
Apreda abbiamo condiviso una parte del medesimo vissuto, ed in quella
parte del libro mi sono riconosciuto, ovviamente in altri punti di
meno o per nulla, ma non per colpa dell'autore.
Una
cosa che ho apprezzato molto è che Apreda, oltre a scrivere in
maniera umoristica (anche le parti che che meno mi hanno coinvolto),
si guarda bene dal fare l'agiografia degli anni 80, che personalmente
trovo un decennio tra i peggiori del dopoguerra, la cui filosofia ci
ha, alla fine, portati al disastro attuale, almeno in Italia.
Come
scrive Apreda per un bambino tutto il resto (paninari, reaganismo,
thatcherismo, anni del riflusso, consumismo sfrenato, la Milano da bere di Craxi etc) non conta,
contano i giocattoli, i giochi, i cartoni animati, i film e gli
amici.
La
seconda premessa riguarda il suo blog, di cui sono un lettore tardivo
e saltuario (o saltuario e tardivo), per cui le parti del libro che
magari erano già state trattate nel blog a me sono risultate
piacevolmente nuove.
giovedì 20 marzo 2014
Osaka 1615, l'ultima battaglia dei samurai
TITOLO: Osaka 1615, l'ultima
battaglia dei samurai
AUTORE: Stephen Turnbull
CASA EDITRICE: LEG
PAGINE: 149
COSTO: 18€
ANNO: 2014
FORMATO: 24 cm X 17
cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788861022089
Questo
libro, come tutti gli altri facenti parte di questa collana della
LEG, cerca di ricostruire le due battaglie di Osaka dal punto di
vista prettamente militare. Ci sono anche le ricostruzioni storiche
dei fatti accaduti, ma largo spazio è dedicato alla composizione
degli eserciti, alle armi utilizzate, agli spostamenti delle truppe,
a come si svolsero sul campo le singole battaglie, in pratica chi
fece cosa in quale istante della battaglia. Numerose sono le cartine di carattere militare con la posizione delle singole truppe (vedi scan in fondo).
Quindi il libro è
consigliato a chi ha la curiosità di leggere una ricostruzione
puntuale delle battaglie combattute dall'ottobre 1614 al giungo 1615.
Mi rimane il dubbio di come l'autore possa, in certi punti del libro,
essere riuscito a ricostruire così minuziosamente i fatti accaduti.
Capita di leggere differenti ricostruzioni storiche di fatti più
recenti, talvolta quasi contemporanei a noi, figuriamoci di eventi
accaduti 400 anni fa.
Nel
1615 si svolsero le ultime due battaglie tra eserciti di samurai, ad
Osaka lo shogun Tokugawa Ieyasu sconfiggeva l'esercito di Toyotomi
Hideyori, dando inizio allo shogunato Tokugawa, che durò due secoli
e mezzo. In quei 250 anni il Giappone visse una lunga pace, e i
samurai non incrociarono più le katane, trasformandosi da casta di
guerrieri ad amministratori.
Capitolo
1: Origini della campagna
Vengono
ricapitolati i fatti storici precedenti la battaglia di Osaka, come
si crearono i due schieramenti, l'emergere della figura di Tokugawa
Ieyasu, la biografia dello sconfitto Toyotomi Hideyori (figlio del
grande Toyotomi Hideyoshi), il ruolo che ebbero i commercianti
occidentali (portoghesi, inglesi ed olandesi). Personalmente ho
trovato molto interessante questa ultima parte, infatti l'autore, per
avere un punto di vista non giapponese dei fatti accaduti, fa
affidamento sui documenti inglesi ed olandesi della società della
“Compagnia delle Indie Orientali”. In quei documenti sono
riportate le vendite di cannoni e polvere da sparo a Takugawa Ieyasu,
nel contempo dimostrano come Tototomi Hideyori non si aspettasse
inizialmente l'attacco in quanto ad Osaka la polvere da sparo inglese
ed olandese rimaneva invenduta.
In
conclusione del capitolo è raccontato il futile pretesto utilizzato
da Ieyasu per il primo attacco: un'iscrizione su una campana fatta
fare da Hideyori che Ieyasu considerò offensiva.
mercoledì 19 marzo 2014
Go Nagai Robot Collection 11 Big Shooter
Il "Biiiiggu Sciuutaaar", come recita letteralmente l'opening originale, è l'uscita numero 11 della Go Nagai Robot Collection.
Trovo che, assieme al Generale Nero, questa uscita sia la migliore tra quelle pubblicate, tenendo conto che Venus Alpha mi è sfuggita (prima o poi arriverà) e non la posso valutare. Anche in questo caso c'è sempre qualche sbavatura, ma visto che non sono un collezionista per me è un modellino più che accettabile.
Sinceramente non saprei dire se questo Big Shooter sia in scala con il Jeeg di questa stessa collezione, e a dire il vero neppure mi interessa, comunque le sue misure sono:
Da ala ad ala 12 cm;
Dalla punta del lanciatore dei componenti al motore posteriore 11 cm;
L'altezza complessiva è di 3 cm.
martedì 18 marzo 2014
Il librogioco di Mazinga Z - febbraio 1980
Nel febbraio 1980 la Mondadori pubblicò questo "librogioco" di Mazinga Z, che permetteva al bambino di ritagliare le figure dei personaggi robotici della serie per assemblarli in versioni cartecee in 3D.
Le figure sono pre-fustellate, quindi bastava esercitare una certa forza sulle figure in cartoncino per distaccarle, a questo punto ci si armava di colla e/o scotch e, seguendo le istruzioni, si poteva creare una versione italica (visto che il risultato finale è un po' differente dall'originale) di Mazinga Z e soci. Questa pubblicazione non fu l'unica, ho recuperato un altro libro simile, molto più bello ed ambizioso, su Capitan Harlock, con la sola differenza che in quello bisognava ritagliare le figure con le forbici: Manuale spaziale tecnico attivo di Capitan Harlock
Il "librogioco di Mazinga Z" rendeva disponibili ben quattro robot (Mazinga Z, Garada K7, Doublas M2, un robot cingolato non specificato) più l'Istituto di Ricerca per l'Energia Fotoatomica.
lunedì 17 marzo 2014
Gundam LSI Portable Game Bandai - 1981?
Il 20 marzo sarà il 35esimo anniversario del Mobil Suit bianco (sito celebrativo: http://www.gundam35th.net/ ), omaggio il compleanno Gundamico con questo videogioco quasi suo coetaneo.
Averlo avuto da bambino il videogame del Gundam in formato cabinato!
Con qualche decennio di ritardo l'ho incontrato ad una fiera, ed è stato subito ammmmore!
Mi è bastato sentire la sigla, ovviamente jappo, del Gundam per far scattare il colpo di fulmine, silga che, di nuovo ovviamente, ai tempi avrei apprezzato molto meno.
Son stato spinto all'acquisto compulsivo anche dal fatto che una volta tanto lo standista lo ha esposto funzionante, di solito hai sempre il dubbio che questi giochi possano essere rotti... l'alternativa sarebbe recarsi alle fiere con varie tipologie di batterie, cosa poco agevole.
La data di produzione non è certa, sulla confezione non è presente, ed online non ho trovato notizie univoche.
Come si può notare dal video sotto, lo schermo del videogioco è a colori, ed è anche dotato di una buona serie di suoni. In pratica, non sono un esperto, pare sia uno "scacciapensieri" (Games & Watch) montato su uno chassis plastico più figo, a simulare i coin-op del periodo.
Ho ripreso tre video per renderne la bellezza vintage intrinseca.
Personalmente non sono mai stato un videogiocatore molto abile, quindi ho trovato il gioco mediamente difficile, una bella sfida.
Una parte già avanti del videogioco, in cui Gundam si scontra con il mobil suite Zeong.
sabato 15 marzo 2014
"Anteprima! Torna Atlas Ufo Robot" - "Affaire computer" - Topolino 1181 del 18 luglio 1978
Il 16 luglio 1978 veniva pubblicato su Topolino numero 1181 questo piccolo articolino a cura di Alessandro Binarelli e Massimo Rossi, certo che mettersi in due per scrivere due colonnine mi è sembrato un pelino esagerato...
Il contenuto non è che sia sconvolgente, ci si limitava ad annunciare con un certo anticipo che l'autunno successivo sarebbe tornato l'amato eroe robotico, però i due articolisti riescono a dare il meglio del meglio in pochissimi righe. Nonostante fossero in due per redarre due colonnine, e quindi, forse, potevano dividersi il lavoro cercando qualche fonte informativa diretta, riescono a disinformarci benissimo.
Penso che questo sia uno dei primi casi in cui si inizia a far veicolare la notizia che i cartoni animati giappnesi siano fati al/col computer, al post linkato un esempio di come questo articolino verrà in seguito emulato alla grande:
L'affaire "cartoni animati giapponesi" fatti col computer
giovedì 13 marzo 2014
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione
TITOLO: La camera dei bambini –
Cinema, mass media, fumetti, educazione
AUTORE: Antonio Faeti
CASA EDITRICE: Edizioni Dedalo
PAGINE: 269
COSTO: 12 €
ANNO: 1983
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA':Presso il libreria Hoepli di Milano
CODICE ISBN: ISBN 9788822050120
Il
saggio di Faeti l'ho inserito assieme a tutti gli altri saggi sugli
anime, in realtà non è il tema principale del libro, che è di
carattere pedagogico, incentrato su quali siano i contenuti del
materiale multimediale dedicato ai bambini, e di come i bambini ne
fruiscano. Inoltre gli anime sono citati e valutati spesso in
relazione ad articoli giornalistici, quindi rientra anche nella
categoria di temi dell'Emeroteca anime. Il libro è stato
pubblicato nel 1983, ed è tra i primi in Italia che prendono in
esame gli anime, Gianni Rodari in un scritto del 1981 ne trattava,
ma solo di sfuggita:
Esiste un saggio antecedente di Fernando Rotondo e Renata Gostoli, sempre
inerente le pubblicazioni per ragazzi, che nel titolo presenta
addirittura Goldrake, “Da Cuore a Goldrake”, ma in realtà nei
contenuti i cartoni animati giapponesi sono presi in considerazione
solo dal punto di vista editoriale (libri e riviste che vennero
pubblicati sull'onda del successo televisivo), senza una particolare
analisi dei contenuti:
Da Cuore a Goldrake
Quindi
il libro di Faeti lo si può considerare la prima parziale, molto
parziale, analisi saggistica dei “cartoons giapponesi”, come li
nomina lui, e da questo già si capisce con quanta conoscenza del fenomeno se ne
discetterà.
Questa
mia recensione non riguarderà il contenuto di tutto il saggio, su
cui sono poco ferrato (ammesso io sia ferrato in qualcosa...), ma
specificatamente sulle citazioni e i commenti dell'autore inerenti
gli anime.
Faeti
parte subito bene già nell'introduzione, dolendosi che una mostra da
lui curata (“Annitrenta”) sulla visività degli anni 30 fu
tacciata di “alto tasso di fascismo”, tira in ballo la povera
“Jenny la tennista” per dimostrarne la violenza.
Intanto il "servizio tornado" non era la skill di tutte le tenniste, ma solo di alcune, sarebbe bastato guardare 4 puntae di seguito per rendersene conto, visto che si voleva inserire Jenny addirittura in un saggio sui libri per bambini/ragazzi.
Però l'autore afferma appena dopo di averne viste alcune di queste puntate, forse non le aveva capite. Non mi pare proprio che in Jenny lo scopo fosse fare male alle avversarie, era vincere, primeggiare, e in quale altro modo si poteva rendere interessante uno sport come il tennis se non creando del pathos (non ansia...) e dei colpi speciali? Forse Faeti dimentica John McEnroe, che nei suoi scatti di nervi era, lui si, un pelino violento.
lunedì 10 marzo 2014
Mazinger Series 40th Anniversary Official Illustrated Art Book
TITOLO: Mazinger Series 40th Anniversary Official Illustrated Art Book
AUTORE:
CASA EDITRICE: Glide Media
PAGINE: 216
COSTO: variabile, intorno ai 50 euro
ANNO: 2013
FORMATO: 30 cm x 21 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9784813022183
Non ho una particolare passione per gli art book, mi piace sfogliarli alle fiere (cosa per la quale alcuni standisti penso mi odino...), ma poi non li compro mai, ovviamente c'è l'eccezione, e questa è un'eccezione eccezionale!
Come si può resistere all'Art Book coi nemici della trilogia gonagaiana?!
Ok, ai nemici di Mazinga Z si può anche resistere.
A quelli di Goldrake basta un piccolo sforzo e si resiste tranquillamente.
Ma contro gli stupendi nemici de Il Grande Mazinga è impossibile opporre resistenza!
La pubblicazione è del 2013, per il 40esimo anniversario della saga dei Mazinger con Mazinga Z, ma non c'è solo il capostipite della trilogia nell'art book, sono contemplate tutte e tre le serie più i vari film della Toei Animation.
Va da sé che lo scritto è in giapponese, cosa che ne riduce notevolmente la fruizione, l'inglese è utilizzato solo per i titoli dei capitoli, cosa che almeno consente di capire a che punto dell'esposizione si sia arrivati. Detto ciò, un art book è prevalentemente un'opera da guardare, quindi al diavolo le barriere linguistiche, e viva la marea di mostri meccanici, mostri guerrieri e mostri spaziali!
Il costo è assai variabile, on line lo si trova oscillante fra i 40 euro e gli 80, a cui vanno sommate le spese di spedizione, alle fiere l'ho visto solo due volte, ed il prezzo era attorno ai 50 euro.
L'Art Book inizia con alcune pagine di disegni a colori, per poi passare al bianco e nero dei disegni a matita, il primo capitolo è riservato al Dottor Inferno e soci più tutti i mostri meccanici
Consiglio di guardare il video a schermo intero, si riuscirà ad apprezare un po' meglio i disegni, ovviamente i video presentano solo qualche pagina, non tutto l'art book.
La qualità del video non è eccelsa, me ne scuso, in qualche passaggio di formato è peggiorata.
domenica 9 marzo 2014
L'Uomo Ragno e i Fantastici 4! - Editrice Giochi 1978
Ci sono giochi in scatola belli, tanto belli che sono sopravvissuti in qualche armadio o in soffitta nonostante si sia cresciuti. Altri, invece, te li ricordi così brutti che furono i primi ad essere eliminati quando, crescendo, si faceva urgente la questione di sbarazzarsi dei giocattoli vecchi.
Quando una trentina di anni dopo ti capita ad una fiera di trovare in perfette condizioni, al prezzo più che onesto di 18 euro, uno di questi giochi orrendi ti ricordi subito perchè lo detestavi: non rammentavi male, faceva proprio schifo... ma lo ricompri lo stesso...
Fondamentalmente questo gioco era una versione modificata del gioco dell'oca, ne più ne meno, niente combattimenti, nessun potere speciale, nessun nemico classico degli eroi.
"L'Uomo Ragno e i Fantastici 4!" non è solo in questa classifica personale dei giochi da tavolo brutti che più brutti non si può, attualmente primeggia il gioco di Guerre Stellari.
"Guerre Stellari" e l'Uomo Ragno, sono stato tradito proprio dai miei idoli...
L'affaire cartoni animati giapponesi fatti col computer - La Stampa, 4 articoli del 1979/80/82
Incalcolabili erano(?) le critiche che venivano mosse ai cartoni animati giapponesi: violenti; ripetitivi; lacrimevoli; diseducativi; brutti; banali; ansiogeni; etc etc...
Magari alcune di queste critiche erano anche sensate, specialmente per il fatto che nella loro trasmisione non si rispettò mai l'originale target di età, e quindi, per esempio, le prime puntate della prima serie di "Lupin III" (antecedenti alla regia di Miyazaki) non erano di certo indirizzate ai bambini sotto i 10 anni.
Detto questo, c'era una critica che proprio non aveva senso, era totalmente infondata, nonostante ciò i giornalisiti italiani continuarono a ripeterla praticamente fino a quando questa diventò realtà negli anni 90: i cartoni animati giapponesi erano fatti col computer!!!
Ma era mai possibile che per dei cartoni animati prodotti tutti prima del 1978, ed alcuni addirittura negli anni 60, si potese utilizzare una tecnologia nuovissima che era nella disponibilità della Nasa, dei militari e probabilmente solo di poche grandi multinazionali?!
Già negli articoli fino ad ora postati sono presenti numerosi esempi di questa assurdità:
Vittorio Zucconi vs Go Nagai
Intervista informativa Toshio Katsuta
Michele Serra vs i "cartoni animati giapponesi"
Per questo post ho raggruppato gli altri articoli attualmente in mio possesso che raccontano la favola degli anime fatti al computer, ovviamente i giornalisti non trattano solo quell'argomento, ogni articolo è infarcito con una sequela di altre amenità, più o meno le solite accuse/invenzioni.
L'articolo del 5 febbraio 1979, a cura di Piero de Garzarolli, è interessante perchè in realtà parla ben poco dei cartoni animati giapponesi, argomentando sulla produzione industriale, ma tira fuori Goldrake come prova dell'alta tecnologia nipponica. Già nel 1979 l'animazione giapponese era per i giornalisti italiani il simbolo della tecnologia computerizzata del Sol Levante, e pensare che quei cartoni animati erano fatti tutti a mano...
mercoledì 5 marzo 2014
Go Nagai Robot Collection 10 Generale Nero
Inutile fare l'agiografia del Generale Nero, è semplicemente il cattivo più tosto tra tutti i cattivi. Ovviamente io mi riferisco sempre al Generale Nero della serie tv (il cui doppiaggio italiano lo rende autorevole e dittatoriale), mentre la "Go Nagai Collection" riporta esclusivamente la sua versione manga, che io conosco poco.
Il modellino è bello, per merito dell'originale, il mio esemplare non presenta particolari sbavature, a parte il viso sul torace che ha i capelli e la barba un po' buttati lì, e lo sguardo allucinato.
Questo Generale Nero è alto 13 cm, quanto il suo acerrimo nemico Grande Mazinga, quindi le proporzioni dei due sono rispettate, nel caso si fronteggiassero...
Questa volta la postura è stupendamente classica, per fortuna, niente invenzioni del momento.
Da notare che il braccio destro sotto al mantello è stato inserito anche se non si vede, potrebbe sembrare ovvia come cosa, ma meglio specificarlo, visto che a me era toccato un Mazinga Z con due braccia sinistre ( link ).
martedì 4 marzo 2014
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi
TITOLO: Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi
AUTORE: Fernando Rotondo, Renata Gostoli
CASA EDITRICE: Nuova Guaraldi
PAGINE: 173
COSTO:
ANNO: 1980
FORMATO: 13 cm x 19 cm
REPERIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN:
Ad ora, questo è il libro di carattere saggistico più datato da me recuperato in cui sono citati (addirittura nel titolo!) gli anime: pubblicato nel giugno 1980.
Posso affermare che il suo interesse risiede solo in questo citazionismo, in quanto il saggio, in realtà, non analizza i cartoni animati giapponesi, ma ne parla solo in rapporto all'editoria per bambini/ragazzi. Gli autori inglobano nel termine "libri per ragazzi" qualsiasi materiale stampato su carta a loro dedicato, quindi dai libri ai fumetti, e alla fine degli anni 70 il successo televisivo di Heidi, Goldrake, Capitan Harlock etc, diede vita ad un boom editoriale senza precedenti.
Ecco un esempio di quel genere editoriale:
Ho scannerizzato tutte le parti nel libro in cui sono citati Goldrake e soci, e delle 173 pagine del libro solo quattro pagine li nominano, e sempre nel contesto sopra riportato.
Chi fosse interessato a recuperare il titolo penso debba rivolgersi, come ho fatto io, ad un circuito di biblioteche comunali, acquistarlo on line è assai arduo, oltre che relativamente inutile, visto il contenuto.
Riporto l'indice del libro per dare un'idea di cosa tratti.
lunedì 3 marzo 2014
Il bestiario di Tolkien
TITOLO: Il bestiario di Tolkien
AUTORE: David Day
CASA EDITRICE: Bompiani
PAGINE: 288
COSTO: 45000 lire
ANNO: 1990
FORMATO: 28 cm x 22 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788845205972
Tra i libri di/su Tolkien in mio possesso (una trentina di titoli) questo è uno tra i più originali, un bestiario di medioevale consuetudine, che ben si adatta al mondo di Arda.
Il libro è composto sia da numerosissime immagini, in bianco e nero e a colori, che da esaurienti spiegazioni su divinità, popoli, razze, flora e fauna della Terra di Mezo e delle Terre Imperiture. Tutto, direi che dentro c'è tutto il mondo di Tolkien, però non si troverà il nome di Frodo o di Gandalf in ordine alfabetico, ma degli Hobbit e degli Istari, e dentro i due gruppi le storie dei due personaggi.
Certo, qualche volta ci si perde tra nomi di guerrieri, popoli o razze, quando si mette tutto assieme può capitare, basta, però, cercare ciò che ci interessa, l'argomento che ci ha fatto venire un dubbio, per trovare una via d'uscita dal labirinto di Tolkien.
Certo, qualche volta ci si perde tra nomi di guerrieri, popoli o razze, quando si mette tutto assieme può capitare, basta, però, cercare ciò che ci interessa, l'argomento che ci ha fatto venire un dubbio, per trovare una via d'uscita dal labirinto di Tolkien.
David Day ha utlizzato tutti gli scritti di Tokien, quindi nulla di "estraneo" è presente nel bestiario, ha solo (per modo di dire) estrapolato le informazioni e riorganizzato tutto in ordine alfabetico, aggiungendo una miriade di belle illustrazioni.
E questo mi fa ricordare come prima della trilogia di Peter Jackson ognuno immaginava a modo proprio ogni luogo o personaggio di Tolkien, questi libri con illustrazioni ci aiutavano a rendere un po' reali queste fantasie, qualche volta l'illustrazione si confaceva ai nostri desideri, altre volte no. Dalla trilogia in poi pare quasi che quella, e solo quella, sia la vera Terra di Mezzo. Libri come questi ci permettono di riappropriarci un po' della nostra fantasia, e per far questo è importante, a mio avviso, mettere per un momento da parte il colossal della Miramax.
Con le solite scan proverò a rendere, anche se molto parzialmente, la bellezza di questo Bestiario, il mio consiglio per i grandi appassionati di Tolkien è di cercare recuperarlo.
E questo mi fa ricordare come prima della trilogia di Peter Jackson ognuno immaginava a modo proprio ogni luogo o personaggio di Tolkien, questi libri con illustrazioni ci aiutavano a rendere un po' reali queste fantasie, qualche volta l'illustrazione si confaceva ai nostri desideri, altre volte no. Dalla trilogia in poi pare quasi che quella, e solo quella, sia la vera Terra di Mezzo. Libri come questi ci permettono di riappropriarci un po' della nostra fantasia, e per far questo è importante, a mio avviso, mettere per un momento da parte il colossal della Miramax.
Con le solite scan proverò a rendere, anche se molto parzialmente, la bellezza di questo Bestiario, il mio consiglio per i grandi appassionati di Tolkien è di cercare recuperarlo.
domenica 2 marzo 2014
Le icone di Hiroshima, fotografie, storia e memoria
TITOLO: Le icone di Hiroshima,
fotografie, storia e memoria
AUTORE: Annarita Curcio
CASA EDITRICE: Postcart
PAGINE: 131
COSTO: 12,5€
ANNO: 2011
FORMATO: 20
cm X 12 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788886795678
Nell'introduzione
l'autrice spiega che ha operato una analisi sulla valenza nel dopo
guerra delle
immagini (fotografia-icona) dell'atomica su Hiroshima. La foto del fungo atomico è diventata l'icona di un evento
storico mai più ripetutosi, il cui dramma, per motivi differenti,
Usa e Giappone hanno preferito sottacere o dimenticare. Oltre alla
foto-icona del fungo atomico di Hiroshima sono analizzate quelle
della bambina Sadako Sasaki, immagine assurta a simbolo degli
hibakusha, e quella del Genbaku Dome, simbolo della potenza
distruttrice atomica. Annarita Curcio affronta anche il contesto
storico del periodo finale del conflitto, e di quello appena
successivo, con l'occupazione del Giappone e la strategia censoria
americana riguardo gli effetti delle due atomiche sulla popolazione.
A mio
avviso, nell'esposizione dei fatti storici, vengono prese in toto le
parti del Giappone, trasformandoli in vittime inermi della
spietatezza statunitense, dimenticando (tranne in una breve parte
finale del libro) che è esistito anche un “pre-sgancio delle
atomiche”. Cinesi, filippini, coreani, taiwanesi, indonesiani etc
etc, loro furono le vittime di quel periodo storico in Asia. Mi è
parso che, con la medesima operazione giapponese, si trasformi la
tragedia atomica in espiazione dei crimini commessi dal Giappone.
Inoltre vengono considerati infondati i timori Usa di un protrarsi
della guerra, e dell'ulteriore tributo americano di vite umane
necessaria ad occupare il “sacro” suolo nipponico. In merito a
questo va ricordato con quanto accanimento i giapponesi difesero Okinawa, che non
consideravano parte del sacro Giappone, infatti dopo la guerra lo
“regalarono” agli Usa per qualche decennio ( Il mito dell'omogeneita giapponese, storia di Okinawa ), si può immaginare come avrebbero difeso Tokyo.
Personalmente, per una visione storica più allargata delle
motivazioni dei due bombardamenti subiti dal Giappone, consiglio la
lettura anche del saggio "Hiroshima e il nostro senso morale".
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