TITOLO: Arte e pensiero in Giappone, corpo, immagine, gesto
AUTORE: Marcello Ghilardi
CASA EDITRICE: Mimesis
PAGINE: 291
COSTO: 18 €
ANNO: 2012
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788857508405
Questo è il terzo libro (in un quarto c'è un suo
scritto) che leggo di Marcello Ghilardi, nonostante avessi intuito
(sfogliandolo in libreria) che per me sarebbe stata una lettura assai
ostica ho voluto rischiare a comprarlo. Anche gli altri 2 libri
avevano parti un po' astruse, però nel totale ero riuscito a capirli
e mi erano piaciuti, questo è stato una debacle quasi totale...
Ovviamente la colpa è principalmente mia che ho
comprato un libro che trattava argomenti che non mi interessano e che
non conosco (danza Buto, Shodo, arti marziali, estetica).
Però
mi sa che Ghilardi, dopo “Cuore e acciaio” e “Filosofia nei
manga” (oltre alla sua partecipazione a “Culture
del Giappone contemporaneo “
della Tunuè), ha imboccato ormai la “via dello scrivere
difficile”, che potrei chiamare (creando un neologismo
nippo-italico) “astruso-shodo”.
Probabilmente i concetti complessi vanno spiegati con
parole e altri concetti complessi, però, forse (magari) uno sforzo
divulgativo (nel senso di scrivere più alla portata dell'umano
medio) per far capire le cose a tutti sarebbe auspicabile.
Riporto una piccola parte dell'introduzione a pagina 9 e
10 dove si dovrebbe spiegare il senso ultimo del saggio:
“Il terreno di ricerca è quello relativo ad alcune
esperienze estetiche particolarmente significative nel mondo
artistico giapponese moderno e contemporaneo: da questa esperienza si
intende far emergere un'idea, o meglio una forma di esperienza del
corpo e del gesto che, a partire da una posizione senza dubbio
eccentrica rispetto a quella occidentale, possa mettere in atto nuovi
processi di comprensione, stimolare nuove possibilità di pratica e
di rapporto con l'alterità.”
PARTE 1 SFONDO
Capitolo 1
Sull'identità giapponese
E' il capitolo che sono riuscito a capire più
facilmente, anche perché i concetti espressi sono presenti anche in
altri saggi.
Si ripercorre la storia di come il Giappone si sia
creato una identità di se stesso quando venne a contatto con gli
occidentali a metà del 1800. Gli studiosi giapponesi di epoca Meiji
dovettero prima assimilare concetti filosofici ed estetici non loro,
studiando in Europa e negli Usa. Le loro conclusioni su cosa
rappresentasse il Giappone furono influenzate dal senso di
superiorità occidentale, dato che accettarono la definizione
occidentale di un Giappone esotico, il “giapponismo”.
Viene valutata l'identità giapponese in periodi storici
differenti, spiegando anche l'etimologia delle parole che hanno
identificato la nazione nipponica: Giappone; Jipangu; Nihon; Yamato;
Waga.
E' analizzata la teoria giapponese chiamata
“nihonjinron” (“teoria, discorso sui giapponesi”), secondo la
quale la cultura nipponica ha tratti originali ed inimitabili, e sono
analizzate anche le critiche a questa teoria.
Nell'analizzare la dualità della cultura giapponese tra
antico (samurai e geishe) e moderno (robot e cyberpunk) si fa
riferimento alla vasta produzione di anime e manga e alla cultura
Jpop in generale.
Il filosofo Nishida Kitaro (1860-1938) è preso ad
esempio, spiegando le sue teorie, di quale siano il pensiero e
l'identità giapponese.
Capitolo 2
Natura e corporeità
La parte sulla natura l'ho capita, quella sul corpo va
oltre le mie capacità filosofiche.
E' spiegato (se ho capito bene) come in Giappone il
concetto di “natura” si sia modificato nelle varie epoche
storiche, influenzato sia dalla religione che dalla filosofia. Sono
analizzate anche le diverse parole ed ideogrammi che nel tempo sono
state usate per identificare la “natura”, “shizen” è quella
attuale, coniata nell'era Meiji.
Stesso processo di analisi per il termine “corpo” e
“corporeità”, che come ho scritto sopra non ho compreso.
Capitolo 3
L'esperienza estetica nella tradizione
Essendo io a digiuno di arte e di filosofia zen questo
capitolo è risultato assai impervio, troppo.
Viene approfonditamente analizzata la presenza, e la sua
assenza, del concetto di “estetica” nell'arte giapponese.
L'estetica occidentale era un concetto sconosciuto ai giapponesi pre
era Meiji, furono gli occidentali ad introdurla, infatti per i
giapponesi di allora l'estetica aveva altri significati. Il capitolo
spiega il concetto di “estetica giapponese” in relazione all'arte
giapponese pre Meiji (poesia, letteratura, pittura) e alla filosofia
zen.
Capitolo 4
La frattura della modernità. Immagine e traccia
Altro capitolo un po' astruso (ovviamente per me).
Ghilardi spiega cosa significhi “modernità” in
Giappone, non solo il concetto di moderno oggi, ma anche ciò che
poteva significare dall'era Meiji in poi.
PARTE 2 FIGURE
Capitolo1
Lo spazio architettonico
Capitolo comprensibile, dove si affronta la disposizione
degli ambienti in una casa giapponese, concetto riassumibile nel
termine “madori”. E' spiegata l'importanza dell'ambiente engawa,
il luogo di una cosa che è il confine tra dentro la casa e il
giardino. Toccati brevemente altri argomenti, come il giardino e le
costruzioni tradizionali.
Capitolo 2
Forma e liberazione nell'arte della spada
Un altro capitolo comprensibile, anche se consigliato
agli appassionati di arti marziali.
E' raccontata e analizzata la storia di uno dei maestri
di spada più famosi in Giappone, Yamaoka Tesshu (1836-1888). Una
spiegato il concetto di “tecnica del dio”, “kamiwaza”, che
spinge l'allievo a imparare dal proprio maestro e poi a superarlo. In
questo contesto è analizzato il manga “Ruroni Kenshin”, esempio
del rapporto maestro/allievo.
Capitolo 3
Corpo e gesto nel teatro-danza buto
Consigliato solo agli esperti del tema.
La nascita, la storia, il significato e gli artisti
(Hijikata Tatsumi, Ono Kazuo, Nakajima Natsu) della danza Buto.
Capitolo 4
L'evoluzione delle discipline marziali
Anche questo capitolo lo consiglio ad appassionati di
arti marziali, che abbiano anche qualche cognizione di filosofia
orientale.
Il
capitolo affronta il passaggio delle arti marziali da tecniche di
combattimento mortali da usarsi in battaglia per la sopravvivenza a
disciplina per forgiare il copro e lo spirito.
Questo cambiamento è avvenuto in due fasi. La prima con
l'inizio dell'era Tokugawa e la fine delle guerre interne, quindi i
samurai usarono le arti marziali per mantenere un ruolo combattivo
senza combattere. La seconda fase avvenne in epoca Meiji quando gli
stessi samurai ad essere cancellati come classe guerriera.
In quest'ottica è raccontata la storia di Kano Jigoro
(1860-1938), il fondatore del judo.
Capitolo 5
L'arte della scrittura nel XX secolo
L'argomento mi era sconosciuto, e il capitolo è scritto
in maniera da non aiutare l'approccio, lo consiglio solo a chi
conosce l'argomento.
Lo shodo (via della scrittura) è il soggetto di questo
quinto capitolo. Ghilardi illustra la storia dello shodo nel 20esimo
secolo, il suo significato e i suoi artisti (Nagayama Noro, Morita
Shiryu).
Capitolo 6
La creazione artistica in Nishida Kitaro
Per capire questo capitolo penso che sia d'obbligo avere
delle conoscenze di filosofia orientale.
Il capitolo finale è l'approfondimento dei capitoli
precedenti, e come soggetto d'analisi ha il pensiero di Nishida
Kitaro (di cui si è già parlato nel prima capitolo della prima
parte) sul corpo e il gesto artistico. In appendice al capitolo c'è
un approfondimento su “Nishida calligrafo”.
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