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domenica 27 novembre 2022

Manga Academica vol. 15, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese



TITOLO: Manga Academica vol. 15, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese
AUTORE: Autori vari
CASA EDITRICE: Società  Editrice La Torre
PAGINE: 114
COSTO: 16,50 
ANNO: 2022
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': online
CODICE ISBN: 9788896133637



15esimo anno consecutivo di uscita di "Manga Academica", una costanza che direi non abbia pari nel panorama editoriale italiano inerente manga ed anime, ma forse neppure sul fumetto e l'animazione non nipponici.
Non sono rimaste molte case editrici a dedicarsi alla saggistica su manga ed anime, occasionalmente la Tunuè esce con qualche pubblicazione, ma non più con la costanza di titoli dei primi anni, altre che in passato vi avevano dedicato numerosi libri hanno abbandonato il filone.
Per assurdo la collana "Ultra Shibuya", con i suoi 12 libri, è diventata la concorrente "numerica" della casa editrice "Società Editrice La Torre", ma assolutamente non una concorrente qualitativa. Tra le offerte delle due case editrici non c'è nemmeno paragone dal punto di vista dell'approfondimento.
Ultimamente si sono affacciate sul mercato la "Jpop" e la Mondadori, quest'ultima, fino ad ora", con dei libri di approfondimento dedicati ai più giovani, ma nel totale mi pare di poter affermare che l'unica casa editrice che ha mantenuto una costanza di pubblicazioni su manga ed anime sia la "Società Editrice La Torre".

P.S.
A scanso di equivoci il libro l'ho comprato, non me l'ha regalato la casa editrice   ^_^

In questo 15esimo numero sono presenti quattro approfondimenti:
un riepilogo storico sulle forme espressive visive precedenti il cinema d'animazione giapponese, come la lanterna magica giapponese e il kamishibai;
l'analisi di due manga in rapporto al triplice disastro di Fukushima;
la spiegazione del genere "Jojo-ga" e gli illustratori che anticiparono l'estetica degli shojo manga;
una panoramica sull'influenza che l'Italia ha esercitato su arti, cinema, letteratura, televisione, musica, manga ed anime in Giappone.

Il primo capitolo è ad opera di Massimo Nicora e ripercorre la storia dei pre-anime. Si inizia con gli emakimono, cioè immagini dipinte su rotoli che venivano lette come in seguito si farà con i manga e che hanno somiglianze con gli storyboard degli anime, nel periodo che va dal 1100 al 1300.
In epoca Tokugawa si sviluppano i racconto fatti tramite il teatro delle ombre, a cui segue la lanterna magica importata dagli olandesi. Della lanterna magica di matrice europea i giapponesi costruiscono varie versioni e sviluppano numerosi tipi di spettacoli per aumentarne l'effetto sul pubblico, come l'uso contemporaneo di più lanterne magiche.
Sono elencate (con nomi, descrizioni e funzionamento) le numerose varianti nipponiche della lanterna magica, tra cui quelle con diapositive. L'uso della lanterna magica negli spettacoli restò in auge fino ai primi del 900, soppiantata dal cinema muto.
L'ultimo paragrafo è dedicato al "kamishibai, cioè il "teatro di carta", un intrattenimento di carattere popolare svolto prettamente da artisti di strada.
Sono abbastanza certo che in qualche vecchio anime si vedessero questi artisti del kamishibai, visto che sopravvissero anche dopo la guerra.

Il secondo capitolo ad opera di Lorenzo Di Giuseppe si concentra su quanto il triplice disastro di Fukushima abbia modificato il modo di raccontare lo sfruttamento dell'energia nucleare a fini civili, basando il racconto sullo "spazio negativo", cioè, se non ho compreso male, l'assenza nella storia dei luoghi contaminati, pur essendo il soggetto della trama.
Sono presi in esame due manga, che non ho mai letto:
"An ni kara no manga" di Shiriagari Kotobuki;
"Mitsunami no kamisama" di Kyo Machiko.

Molto interessante l'osservazione dell'autore sul fatto che dal disastro in poi in Giappone la località di Fukushima viene scritta con i caratteri dell'alfabeto katakana, usato di norma per le parole straniere, come viene fatto guarda caso anche per Hiroshima e Nagasaki.
Piccola chiosa polemica  :]
Riguardo al disastro formato da terremoto, tsunami ed incidente nucleare questo viene indicato con la data, solo che, volendo utilizzare la forma "riconosciuta internazionalmente", si legge prima il mese e poi il giorno, all'inglese...
Non dubito sia anche la scelta giusta, ma io il libro l'ho comprato in Italia, ed ogni volta che leggevo la data "3-11" pensavo al tre novembre...
Lo scritto è un pelino breve. 



Il terzo capitolo si occupa degli illustratori che dai primi del 900 fino agli anni 50/60 crearono la grafica che poi sarà utilizzata negli shojo manga. Questo genere di illustrazioni sono chiamate "Jojo-ga" ed erano inserite nelle riviste per ragazze, testate scomparse quando sono esplosi gli shojo manga negli anni 60/70.
"Jojo-ga" significa illustrazioni che vogliono esprimere i propri sentimenti, e, come si può vedere nella prima pagina dello scritto di Leone Locatelli, furono chiaramente di ispirazione agli autori ed autrici dei manga per ragazze.
L'argomento è pressoché sconosciuto nella saggistica italica ed è molto interessante, perché oltre a raccontare la biografia di quei primi illustratori, viene spiegato come vivevano le ragazze che compravano quelle riviste tra i primi del 900 e gli anni 40, ovviamente di ceto sociale medio alto.
Gli illustratori del genere "Jojo-ga" trattati da Locatelli sono:


Il quarto ed ultimo contributo è scritto da Massimo Soumaré, e lancia uno squadro non esaustivo, visto l'ampiezza della materia, su come e quanto l'Italia abbia influenzato i prodotti culturali nipponici.
Sarebbe bello leggere un saggio solo su questo argomento, ma immagino che necessiterebbe di ricerche immani e soprattutto in giapponese.
In quest'ultimo contributo, oltre ad essere molto interessante, vi si leggono tante curiosità, come quelle inerenti Giuliano Gemma e Topo Gigio, o meglio Toppo Jijo   ^_^


          


In Italia non è mai stato fatto un film con Topo Gigio, in Giappone si, e nel 1967!   ^_^



          

Negli anni 90 leggevo sovente articoli sui quotidiani che commentavano divertiti come le star hollywoodiane andavano in Giappone a fare spot televisivi per articoli che non avrebbero pubblicizzato in patria. Ho memoria di scritti su un Arnold Schwarzenegger scatenato in ogni spot nipponico.
Ma Giuliano Gemma, conosciuto in Giappone per i suoi film di Django, lo anticipò.



 

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