CERCA NEL BLOG

sabato 15 settembre 2018

Yamato, mensile italo giapponese - Ottobre 1942



E' questo il sesto post in cui presento un numero di "Yamato, mensile italo giapponese".
Ovviamente gli scritti risentono, pesantemente, della propaganda fascista del periodo, ma comunque, specialmente quando gli articoli trattano della vita comune in Giappone o delle sue tradizioni, si possono leggere cose interessanti. In questo numero, per esempio, ci sono articoli sul pittore Utamaro, sulla cerimonia nuziale giapponese, sulle difficoltà di comprendere i sentimenti veri di un giapponese.
A me reste il dubbio, ogni volta che sfoglio questa rivista, se io, in quel contesto storico, sarei mai potuto arrivare a scrivere le stesse assurdità fanatiche sul trionfo delle potenze (o almeno 2 su 3...) dell'Asse.
Oggi ci si lagna, giustamente, delle stron*****te che si leggono sui social, del populismo facilone che sposta milioni di elettori, mettendo a rischio la stabilità dell'Europa (poi bisognerebbe capire perché, chi aveva amministrato fino a ieri, abbia inanellato così tanti errori da arrivare a questo punto...).
Anche giustamente si fa notare che grazie al web qualsiasi cretino/a può far sentire la sua voce ad una quantità immane di persone, influenzandole in peggio.
Strilloni del web che, magari, hanno un basso livello di scolarità e che non sono informate su nulla, eppure, nonostante ciò, vomitano le loro idee(?) su ogni argomento.
Trovo grandemente corrette queste considerazioni, però, poi, leggo la rivista Yamato, in cui scrivevano solo persone con un livello culturale molto alto, alto anche rispetto ai canoni di oggi, figuriamoci all'istruzione media degli anni 30 e 40, e cosa leggo?
Fanatismo, razzismo, ignoranza, agiografie dei personaggi potenti... poi c'era tanta cultura inerente il Giappone, ma perché queste persone tanto colte non riuscirono a frenarsi sugli altri aspetti?
E se i social fossero esistiti in quel periodo storico, quale massa di oscenità avremmo letto?
Per fortuna ai tempi una persona qualsiasi non poteva scrivere sulla carta stampata, c'erano numerosi filtri economico-sociali (non democratici) ad impedirlo.



Rimangono questi articoli delle persone istruite, in cui si esalta, tanto per citare l'articolo introduttivo a questo numero, le operazioni congiunte di sommergibili dell'Asse nell'Oceano Indiano... come se la guerra si poteva vincere in India... illudendo il lettore, che magari aveva un figlio al fronte, che i giapponesi sarebbero potuti venire in nostro soccorso, giungendo dall'altra parte del pianeta... oppure che 210 milioni di abitanti dell'Asse potessero battere le popolazioni di Usa, Gran Bretagna (più le colonie), URSS e Cina...





Se gli italiani guardavano alla guerra nel pacifico con gli occhi foderati di salame, o almeno ne scrivevano con gli occhi foderati di salame, quale poteva essere il tono di un articolo scritto dall'addetto militare dell'ambasciata giapponese a Roma?   ^_^
Facile, un "tutti erano contro noi... T_T".










Sbaglierò, ma credo  che i giapponesi non ci vennero mai in soccorso nel corno d'Africa...




Ecco come la già labile democrazia nipponica venne eliminata del tutto.





Ti piace vincere facile?
Non per molto ancora...





Penso che il primo matrimonio tradizionale giapponese con cui sono venuto a contatto sia stato quello delle ultime puntate di "Maison Ikkoku" (o era il film?)   ^_^








Tutti gli occidentali che vennero a contatto coi giapponesi in passato, specialmente nel campo degli affari, denunciarono costantemente la doppiezza insita nella popolazione del Sol Levante. In questo scritto mi pare che l'autore, un giapponese, cerca di spiegare il perché loro possono sembrare non sinceri, ma in realtà il tutto era causato da un equivoco culturale.
Comunque è questa una contestazione al modo di fare giapponese, che si legge anche oggi da parte degli occidentali.







Consigli per gli acquisti di libri.





3 commenti:

  1. Capisco le tue perplessità iniziali, ma secondo me il paragone andrebbe fatto non tanto fra coloro che scrivevano su Yamato (giornalisti professionisti) e coloro che scrivono oggi sui social/blog/siti (dilettanti, e spesso cazzoni), ma tra gli scrittori di Yamato e i giornalisti di oggi.
    Comparando ti accorgeresti che il livello medio della stampa italiana è ancora quello: propaganda travestita da giornalismo, con l'aggravante che oggi non c'è più Mussolini che ti incarcera o ti fa bastonare o peggio se scrivi cose sgradite al timoniere di turno (però è vero che i mezzi che hanno gli editori e i politici per mettere in riga il giornalista sono oggi ben più sottili ed efficaci).
    Sempre mediamente, il livello dell'ignoranza, della volgarità e della malafede di coloro che scrivono oggi su testate come Libero o il Giornale è infinitamente superiore a quello di un giornalista fascista quale era Mario Appelius (che inventò lo slogan "Dio stramaledica gli Inglesi").
    Durante il fascismo, se non sbaglio avevamo volgarità diffusa ma non un giornale 'immediatamente' identificabile con la volgarità, l'ignoranza e la calunnia come lo Sturmer di Julius Streicher in Germania. Oggi abbiamo Libero e il giornale.
    Al di là di cio che si può pensare di Marco Travaglio e della sua linea politico-editoriale, sono appassionato dei suoi video perché oltre a farmi parecchio ridere, di riso amaro s'intende, ricostruiscono bene e con esempi concreti l'evoluzione del giornalismo di propaganda, che è molto più sottile e diffuso oggi, che negli anni 30, però ben mimetizzato e verniciato di democrazia. E poi qui gli ultimi 10 minuti di video, con la storia della "culona inchiavabile", rendono bene l'idea :

    https://www.youtube.com/watch?v=BmR4MzADLsM

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo, ma infatti il mio punto era, però mi sa che non sono riuscito a farlo capire, che se i social fossero esistiti in quel periodo storico, avremmo letto ben di peggio rispetto a quelo che si legge oggi... visto che, se persone con un livello culturale alto (che bisogna paragonare ai giornalisti d'oggi) non riuscivano a restare immuni dal fanatismo, figuriamoci cosa avrebbero potuto scrivere i popolani sul FB o Twitter d'anteguerra >_<
      Su Travaglio penso che la si pensi nello stesso modo, sbaglia anche lui, come tutti, però nella media ha fatto meglio di altri il suo lavoro di giornalista, il cui scopo dovrebbe essere quello di rompere i coglioni ai potenti di turno.
      Altri non solo non li rompono, ma li incensano appena salgono al potere, Vespa ne è un esempio classico...

      Elimina
    2. Grazie del video, lo guarderò con calma ;)

      Elimina