Tralasciando (ma anche no) la didascalia sbagliata al personaggio, questo articolo, seppur breve, reca alcune perle. Specialmente sulla trasmissione in 3D del cartone, che ho già affrontato in altri quattro articoli dell'emeroteca:
"Allegri che c'è da piangere", di Elena Doni - L'Espresso (settimanale) agosto 1979
"Lacrime giapponesi" - articoli de La Stampa (1979 e 1980), l'Unità (1981) e Il Giorno (1979)
Heidi, Goldrake, Mazinga e Remì al cinema - articoli degli anni 1978/79/80
TV Sorrisi e Canzoni n° 42 21-27 ottobre 1979 "Arriva Remì"
Ugo Buzzolan non si limita a dare un giudizio negativo del 3D visibile con Remi più gli occhialini, ma cerca di motivare il suo giudizio, cosa non scontata, che poi avesse ragione o meno è tutto da vedere. Per quanto riguarda la mia memoria direi che non avesse tutti i torti, l'effetto 3D era veramente minimale, a casa mia non funzionava perché avevo la tv in bianco e nero, ma a casa di amici più tecnologici il risultato era poco migliore.
Parto, però, dall'inizio del suo articolo, in cui Buzzolan riesce addirittura ad affermare che i giapponesi usavano i romanzi europei perchè le loro storie non avevano successo in occidente... certo, come no... Goldrake aveva avuto scarso successo, seguito dallo scarsissimo successo di Jeeg e (il Grande) Maznga... ma lo leggeva il suo stesso quotidiano?! O_o
Ancora una volta si afferma che i produttori giapponesi realizzassero questi anime per il mercato estero, quando, invece, erano esclusivamente per quello nipponico. Vennero esportati solo in seguito, ma non creati con quello scopo.
Da questo punto il giornalista si concentra sull'annosa questione del 3D, con tanto di spiegazione para-tecnica e giudizio finale negativo.
Certo scrivere in malafede commentando articoli di persone che non ci sono più da anni è un bell'esercizio! Forse sei tu che non leggi nemmeno quello che pubblichi: Buzzolan faceva un discorso sull'uso della tradizione letteraria. Non sulle sceneggiature originali degli anime (il caso di Go Nagai che tu citi). Da questo punto di vista i casi sono pochi e limitati (es. un pallido riferimento allo Scimmiotto in Dragonball). Ci vorrebbero più cultura, più attenzione e più rispetto. E' chiedere troppo?
RispondiEliminaCiao Anonimo,
Eliminaaddirittura in malafede?
Ti faccio notare che chiedi più rispetto mentre mi stai insultando,io, invece, non ho insultato il giornalista, mi sono limitato a criticare ciò che scrisse.
Scusami, ma mi pare che tu abbia cannato alla grande il commento sul mio commento.
Basta leggere ciò che ho scritto...
Io ho giudicato la frase del giornalista in cui si afferma che i giapponesi usavano i romanzi occidentali dell'800 perchè le loro storie nipponiche non avevano successo in Europa.
Cosa falsa perchè i giapponesi, ai tempi, non pensavano al mercato estero per le loro serie.
Mi permetto di dire che stai errando perché non ho criticato il giornalista per il suo giudizio su quel genere di letteratura europea (che condivido!), nè sullo scarso effetto 3D dell'anime (che condivido!), ma solo sull'essersi inventato che gli autori nipponici ricorrevano ai Remì e alle Heidi per sfondare sul mercato occidentale.
E' una falsità.
Loro producevano per il mercato interno, se poi qualcuno gli comprava la serie mica si rifiutavano di vendergliela.
Di certo io avrò meno cultura di te, e ti assicuro che vantarsi di essere più acculturati di me non è un gran vanto, ma forse ne so di più su anime e manga, per quel poco che può contare.
Infine concludo col farti notare che il giornalista veniva pagato per scrivere, ed il lettore pagava per leggerlo. Sarebbe stato suo dovere informarsi prima di scrivere certe cose.
Mentre io, che non sono acculturato quanto te e non sono rispettoso quanto te, scrivo a gratis e nessuno paga per leggermi.
Ovviamente questo non giustificherebbe miei errori, ma non giustifica neanche gli errori di chi era pagato.
Mi auguro che non si cominci la solita tiritera del web, con accuse e contoaccuse, per cortesia rileggi ciò che ho scritto nella mio post.
Forse la prima tua lettura è stata affrettata.
Poi, forse, scusarsi per gli insulti sarebbe simpatico, ma non obbligatorio. In fondo siamo sul web ;)
P.S.
Dato che mi è già capitato, ti sconsiglio di cancellare il tuo primo commento pensando di cancellare il commento fuori luogo, perchè io ne ho una copia via mail, ergo, anche se sei anonimo, la copioincollerei ;)
Dunque, non ho mai cancellato nulla nella mia vita e non lo farò ora. Questo tuo mettere il carro davanti ai buoi e singolare. Così come singolare è la tua accusa di averti insultato. Ho detto che mi parevi in malafede e confermo la mia impressione. Non è un insulto, è una valutazione di merito. Puoi non condividerla, ribattere, ma non usare l'escamotage dell'insultato, perché gli insulti sono un'altra cosa. Malafede significa che continui a citare - arbitrariamente - un solo passo dell'articolo di Buzzolan e non, per esempio, il punto (fondamentale nel suo ragionamento) in cui dice che i giapponesi hanno una ricca tradizione letteraria e fiabesca e non la usano per manga e anime. Non ti sembra strano che storie come I tre Adolf non siano arrivate da noi se non tardissimo, che negli anni 70 nessuno sapesse chi era Taniguchi? E non ti sembra strano che racconti tradizionali giapponesi come quelli di fantasmi (la storia di Hoichi, la storia della Dama delle Nevi) siano stati usati solo tardivamente? Questo era il suo discorso, ed era, per l'epoca, addirittura pionieristico. Stiamo parlando del primo critico tv della storia italiana, padre di intuizioni che ancora oggi lasciano indietro molti suoi "colleghi". Anche in questo caso, si occupava su uno dei principali quotidiani nazionali di cartoni giapponesi, quando nessuno - e ripeto nessuno - considerava degno di attenzione il genere (giapponese o europeo o americano). Quanto alla tua asserzione categorica secondo cui i giapponesi non producevano per l'esportazione ma solo per il mercato interno, è assai opinabile. La storia di Toei sta lì a dimostrarlo. Ma siamo nel campo della ricostruzione storiografica, dunque le interpretazioni possono essere (legittimamente) differenti.
RispondiEliminaCome vedi, ho letto con estrema attenzione sia il suo pezzo sia il tuo. E, sempre come vedi, la storia della cultura giapponese (manga e anime compresi) non sono per me esattamente delle sconosciute. Non mi sono vantato di niente, anche in questo caso scrivo quello che penso e basta.
A proposito di offese, il buon gusto secondo me avrebbe dovuto consigliarti di non scrivere, a proposito di un giornalista scomparso 25 anni fa, che "non leggeva neanche il suo giornale". Questa sì è un'offesa, e questa sì sarebbe da cancellare. Un saluto e buon lavoro.
Ciao Anonimo ^_^
EliminaE' sempre bello vedere che gli anni passano, ma la metodologia degli epiteti sul web non cambia mai.
Tu mi hai scritto nel tuo primo intervento:
"scrivere in malafede"
"Ci vorrebbero più cultura"
"più rispetto".
Ergo ritieni che io:
sia in malafede (è un complimento?);
manco di cultura (cosa anche vera, è un complimento?);
non ho rispetto (è un complimento?).
Non sono insulti questi?
Se tu entrassi in casa di qualcuno facendo quelle 3 affermazioni pensi che il padrone di casa li prenderebbe come complimenti?
Per te insultare è dire o scrivere parolacce?
Di solite le persone con una cultura sono abbastanza colte da insultarti senza dire parolacce :] altrimenti sarebbero persone ignoranti ;)
Quindi se scrivo che Buzzolan aveva ragione ad affermare che con gli occhialini in 3D non si vedeva questo gran 3D va bene, se faccio notare che in un altro punto ha scritto una cosa errata non va bene.
Non va bene perchè non è più in vita?
Ergo non si può criticare una persona che è venuta a mancare?
Se ho fortuna crepo stanotte, così mi devi dar ragione :]
La Toei faceva serie animate per esportarle?
Forse qualche film, ci avrà provato, ma non serie animate, create solo per il mercato interno. Questo Remì era una serie per la tv, per la tv nipponica, per il pubblico nipponico.
Per me Jeeg, Goldrake e Mazinga sono "storie giapponesi", in quanto le hanno inventate loro (grazie alla loro cultura di base), e non esistevano da nessuna altra parte del mondo.
Quindi, quando affermo che non leggeva il suo giornale è collegato al fatto che non considerasse queste storie (serie animate) di successo.
Io, invece, scusa se mi permetto, le considero giapponesi e di successo.
Un saluto anche a te Anonimo.
P.S.
Questo per me non è un lavoro (non sono mica un giornalista!!!), è un passatempo, finchè qualcuno non passa ad insultarmi... ehm... scusa, a fare valutazioni oggettive ^_^
P.S.
EliminaAgli epiteti aggiungo "mancanza di buon gusto", che non avevo notato, vista l'educazione e la cultura con la quale è statto buttato lì ^_^
Almeno Buzzolan era pagato per ricevere delle critiche su ciò che scriveva, io becco gli insulti a gratis ^_^
Temo che questa discussione non vada da nessuna parte. Posso richiamare la tua attenzione alla differenza (da vocabolario) tra "insulto" e "critica"? Ho argomentato le mie critiche al tuo scritto (non a te, per carità, non ti conosco) sostenendo che non mi pareva elegante - a livello di metodo - attaccare un critico sostenendo che "non leggesse neanche il suo giornale" (peraltro chi aveva scritto bene di Goldrake, Jeeg e Mazinga... era proprio lui, sempre sulla Stampa!); e che - sempre a mio avviso, a livello di merito - erano inesatte alcune delle cose che tu scrivevi, primo tra tutti il discorso su Jeeg ecc, perché Buzzolan non parlava di storie originali bensì di tradizione letteraria giapponese non sfruttata. Cosa completamente diversa. Puoi tranquillamente non concordare con le mie argomentazioni, non continuare a ripetere che ti ho insultato, semplicmente perché non è vero. Le critiche bisogna anche saperle accogliere, no? Buona giornata.
RispondiEliminaAscolra Anonimo, se tu leggessi più spesso questo blog già sapresti che le critiche le accetto, anche le correzioni. E' capitato più volte che lettori, anche anonimi come te, mi facessero notare errori, e ho proceduto a correggere il post.
EliminaSono in grado di capire una critica, e la parte in cui critichi il mio scritto l'ho capita e la accetto, pur non concordando.
Mentre pare che tu non voglia renderti conto che scrivere ad un perfetto sconosciuto le seguenti cose:
"scrivere in malafede";
"Ci vorrebbero più cultura";
"più rispetto";
"mancanza di buon gusto;
non sono contestazioni, ma giudizi personali, degli insulti belli e buoni, e se permetti non sto qui a farmi insultare, men che meno da un perfetto Anonimo.
Chiaro?
Ti ho messo in ordine i tuoi giudizi verso di me, non sto inventando nulla, sono cose che hai scritto tu.
Se domattina ti rivolgessi DAL VIVO ad un estraneo in quel modo cosa pensi succederebbe?
Vuoi sentirti dire anche grazie?
Hai sempre la possibilità di scusarti con me per come ti sei espresso nei miei confronti, mantenendo inalterate le critiche a ciò che ho scritto.
Gradirei che smettessi di insistere coin giudizi verso di me, proprio in virtù della tua maggiore cultura, rispetto, buon gusto e assenza di malafede.
Se proprio non ci riesci ti chiedo di non insistere a scivere qui, il web è sterminato, riserva la tua buona educazione, cultura, rispetto e buon gusto per altri lidi.
Grazie e addio.
Scusati con Buzzolan per il modo in cui hai mancato di rispetto al suo lavoro ("non leggeva neppure il giornale per cui scriveva"). E' una questione di rispetto. O è un insulto anche questo?
RispondiEliminaSul resto, tuo tono compreso, non ho altro da aggiungere. Addio a te.
Continui salutare ma sei sempre qui! ^_^
EliminaIl tono da fastidio?
Un po' come il tuo in cui mi insulti, rileggi il primo tuo scritto indirizzato ad uno sconosciuto.
Sei tu quello con il buon, usalo.
Grazie della lezione di vita.
Spero addio veramente :]
P.S.
Cortesemente domani non replicare, altrimenti andiamo avanti all'infinito, e sappiamo entrambi che tu, dei due, sei la persona più rispettosa, acculturata e di buon gusto ;)
Rispondere nel merito mai, eh?
RispondiEliminaGiuro che questa è davvero l'ultima. Non amo perdere tempo oltre un certo limite.
Senti, nel merito ti ho già risposto più volte, spiegandoti il mio punto di vista:
Eliminale serie tv di quei tempi non erano prodotte per l'esportazione, quindi non c'era motivo che i giapponesi "rubassero" i romanzi europei per avere successo all'estero.
Quindi l'errore di Buzzolan fu questo.
Inoltre io considero le trame degli anime delle "storie giapponesi", come quelle della loro narrativa e mitologia più antica, anche se parlano di robot o di orfani. Perchè, per esempio, in Heidi hanno tolto tutti i riferimenti religiosi presenti in oriiginale. Lo avrebbero fatto per esportare la seire in Europa?
Per l'ennesima volta ti faccio notare che io ho spiegato le mie ragioni senza mai dare giudizi sulla tua persona, mentre i tuoi giudizi verso di me sono abbastanza pesanti:
"scrivere in malafede";
"Ci vorrebbero più cultura";
"più rispetto";
"mancanza di buon gusto.
Riesci a renderti conto che sarebbe bastato esprimere le tue critiche ed obbiezioni non scrivendo le frasi di cui sopra?
Sarebbero cambiati i concetti che volevi esprimere?
Non credo.
Invece hai deciso di partire all'attacco contro una persona che non solo non ti ha insultato neppure una volta, ma che, a differenza di Buzzolan, non scrive per professione (per fortuna dell'umanità, aggiungo io).
Ergo la critica ci sta lo stesso, ma andrebbe fatta di più verso chi era pagato, indipendentemente se sia ancora in vita o meno.
Invece per te Buzzolan è intoccabile (più che legittimo), io insultabile...
Quindi, a mio avviso, come ti ho già scritto, puoi mantenere il punto delle tue obbiezioni e critiche, dato non sono il tipo che pretende che il prossimo cambi idea, specialmente gli sconosciuti anonimi, prendendo atto del modo errato in cui ti sei posto verso uno sconosciuto nel suo blog.
Poi, se proprio vuoi mantenere fede alle virtù che ritieni di incarnare (rispetto, cultura, sincerità e buon gusto) uno straccio di scuse per il tono ed il modo del tuo intervento sarebbero gradite.
Non ti vuoi abbassare?
Va bene lo stesso, sul web è una prassi, però dimenticati di questo blog "in malafede, inrispettoso, ingorante e di cattivo gusto", tanto vivremo bele entrambi lo stesso ;)
Grazie e addio (di nuovo).