TITOLO: Il cosplay, tra immaginazione e realtà sociale
AUTORE: Rebecca Adami
CASA EDITRICE: Marco Del Bucchia
Editore
PAGINE: 140
COSTO: 12 €
ANNO: 2009
FORMATO: 20cm X 12cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788847103818
Il
saggio di Rebecca Adami è stato pubblicato nel 2009, presentato
alla fiera di Lucca del 2010, che visitai, ma la cui
presentazione mi persi. Proprio nel senso che mi persi del tutto la
pubblicazione del libro... ho scoperto la sua esistenza nel 2012 e
son riuscito a recuperarlo solo a Lucca nel 2013... a chi fosse
interessato alla lettura consiglio la spedizione a casa tramite
l'acquisto sul sito della casa editrice, che è così piccola che non
viene distribuita fuori dalla sua zona, non di certo a Milano.
Premesso
ciò questo è uno dei pochi libri che affronta la tematica cosplay
( Saggistica cosplay ), ed in maniera inusuale si propone in
contrapposizione (non violenta) con la tesi di un altro saggio sul
cosplay, quello di Luca Vanzella (Cosplay Culture, fenomenologia dei
costume players italiani).
Secondo
Vanzella (il cui libro ho letto quando fu pubblicato, ma che oggi non
ricordo nei particolari) il cosplay è a tutti gli effetti una
sottocultura, mentre per la Adami ciò non può essere affermato per
il cosplay italico.
A
questo scopo l'autrice sviscera il significato delle parole “cultura”
e “sottocultura”, e dei contesti in cui sono usate,
rammentandoci, tra l'altro, che per greci e latini la parola
“persona” significava “maschera”. I termini
“cultura-persona-maschera” sono, assieme a “gioco”, la base
del cosplay”.
Il
secondo capitolo riepiloga la storia della nascita del cosplay in
Giappone, e del suo sbarco in Italia, soffermandosi sulle differenze
esistenti nel fare cosplay tra le due nazioni. Nella parte finale del
capitolo l'autrice spiega le varie fonti a cui ha attinto ( "Cosplay culture" e "100 % cosplay" più il web), e come ha proceduto “sul campo”, cioè alle
fiere del fumetto, a cui va sommata la distribuzione (sia tramite web
che ad una fiera) di un questionario e qualche intervista dal vivo.
Dopo
i primi due capitoli introduttivi il terzo entra nel merito del tema
del saggio, partendo dalla sua base: il costume.
L'autrice illustra quale sia la funzione sociale dei normali abiti che indossiamo nella quotidianità, passando alla spiegazione dello scopo di “travestirsi” col cosplay. Il costume del cosplayer sospende momentaneamente il suo ruolo sociale, sostituendolo con il personaggio “recitato”.
L'autrice illustra quale sia la funzione sociale dei normali abiti che indossiamo nella quotidianità, passando alla spiegazione dello scopo di “travestirsi” col cosplay. Il costume del cosplayer sospende momentaneamente il suo ruolo sociale, sostituendolo con il personaggio “recitato”.
Sono
vagliate le differenze/similitudini tra cosplay e carnevale,
arrivando alla conclusione che il cosplay assomiglia al carnevale
primordiale, quello in onore di Saturno, mentre è differente da
quello odierno, che implica solo mettersi un costume per andare ad
una festa o fare casino.
La
domanda a cui l'autrice cerca di rispondere (anche tramite i
questionari posti ai cosplayers) è se il cosplayer, tramite il suo
costume, cerchi di sfuggire ad una società falsa, che ti impone un
ruolo non sentito, mettendo in stand-by il proprio io durante la sua
recita. Un'altra funzione del cosplay è socializzare, conoscere
altre persone (grazie al web e alle fiere del fumetto) che
condividano la medesima passione, persone al di fuori della propria
consueta cerchia di amici non appassionati di anime e manga.
Fino
a questo punto del saggio è stato analizzato il costume, ora
l'attenzione si focalizza sull'aspetto ludico, il “play” di
cosplay, il giocare a recitare un personaggio. E' toccata la
questione, talvolta problematica, dei contest, cioè delle gare, che
in parte ha causato un certo mutamento peggiorativo della filosofia
originale del cosplay.
Interessante
la scelta di come mostrarci i cosplayers, pubblicando sia la foto in
costume che da civile, affiancato da una breve nota autobiografica
della protagonista.
Purtroppo questa parte il libro presenta degli errori di impaginazione e
pubblicazione (già notati in alcuni refusi), che hanno causato eliminazione di due
foto di cosplayers e ripetuto una testimonianza, ma senza la foto.
Ovviamente queste mancanze e questi refusi di stampa sono da
addebitarsi all'editore.
Nell'ultimo
capitolo si affronta la questione che l'autrice aveva accennato
nell'introduzione: il cosplay è una sottocultura?
Una
caratteristica di una sottocultura è “divergere dall'ideologia
dominante”, mentre i cosplayers vedono la propria passione solo
come un hobby socializzante, non contestatario. Questo non implica
che siano persone che non contestino la società, ma, se lo fanno, si
oppongono in altre forme. Inoltre i cosplayers desidererebbero che la
società comprendesse la loro passione. Quindi il cosplay in Italia
non può essere considerato una sottocultura, mentre lo è in
Giappone, e l'autrice ne spiega il motivo.
Il
saggio della Adami, nonostante la sua brevità, resta interessante,
si concentra sulla tematica che vuole spiegare, riuscendoci bene.
Ovviamente un maggiore approfondimento ne avrebbe esaltato il valore,
resta una buona lettura per chi voglia approfondire il tema cosplay.
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