TITOLO: Il manuale del Subbuteo
AUTORE: Nicola Deleonardis
CASA EDITRICE: Edizioni Fag Milano
PAGINE: 224
COSTO: 29,90€
ANNO: 2013
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788866043546
Ogni tanto esce un libro che parla del Subbuteo, per ora ne ho comprati solo due, quando ho l'impressione che mi faccia rivivere quella magia del "panno verde", oltre a darmi delle informazioni interessanti.
Questo libro ci riesce, forse è un pelino caro, è vero che contiene un DVD con un'ora di documentario sul Subbuteo, però 30 euro non sono poca cosa...
Il libro riporta la storia del Subbuteo, racconta com'è nato il suo mito e come sopravvive oggi, con un occhio particolare all'Italia. Lo si legge in relativamente poco tempo, una lettura veloce, seppur piacevole, per questo ritengo che il prezzo sia un po' esagerato.
L'altro libro sul Subbuteo che ho comprato anni fa è "Subbuteo" di Daniel Tatarsky (lo consiglio vivamente, ed in seguito lo recensirò), che lo supera dal punto di vista informativo/storico, ma a cui manca la memoria italica, quella del Subbuteo a cui io giocavo, e ovviamente è privo di un DVD, che meglio di tutto riesce a far rivivere certe emozioni.
Una cosa che mi ha quasi commosso è stato leggere l'intervento di Andrea Piccaluga (campione mondiale juniores nel 1978! Un idolo!), ed anche vederlo (sia da bambino che da adulto), visto che nel DVD viene intervistato. Tra i miei tanti difetti penso non ci sia mai stata l'invidia (oppure uno dei miei tanti difetti è sopravvalutarmi...), neppure da bambino, ma Andrea Picaluga lo invidiavo. Vederlo sul catalogo del Subbuteo era un misto di invidia ed orgoglio.
L'inventore del calcio in miniatura fu Peter Adolph, appassionato di ornitologia ed aspirante imprenditore, che nel lontano 1946 pensò ad un modo per giocare al calcio in casa. Mise un annuncio su una rivista per ragazzi per sponsorizzare il gioco, che in quel momento era solo nella sua mente, nulla era stato ancora creato, ricevette ordini per 7500 sterline!
Quindi, aiutato dai famigliari e dagli amici, si mise a lavoro, iniziando a dare al suo gioco il nome del falco lodolaio: Subbuteo.
L'autore ci racconta la storia del Subbuteo fino ad oggi (compresa la disastrosa parentesi Hasbro), passando per il suo sbarco in Italia grazie ad Edilio Parodi.
Viene fatta una panoramica su tutti i generi di miniature che nei decenni si sono susseguite, tra cui le "mie" miniature, le più belle: le "Old Heavyweight" (o solo "Heavyweight")
Dopo la storia inizia la lezione di bricolage, con la dettagliata spiegazione su come costruirsi la base dove stendere il campo da calcio. Io non avevo una base in legno, ergo ogni vollta dovevo chiedere il permesso a mia madre di poter usare il ferro da stiro per togliere le pieghe dal panno verde, formatesi nei periodi in cui era ripiegato nella scatola. Per poterlo tenere ben steso usavamo lo scotch, di solito in carta, anche per tenere ferme le porte. Ho un paio di amici che avevano, invece, il panno verde fisso sull'asse di legno, ed era indubbiamente una figata!
Si passa al capitolo dedicato alla tattica di gioco e alle regole, che nel mio cortile erano un mix tra quelle ufficiali ed alcune autoctone... Personalmente partivo sempre con uno schieramente "WM", ma dopo poco (o poco dopo) l'anarchia regnava sovrano sul campo di calcio...
Esisteva anche la possibilità di "lucidare" la base delle miniature con un prodotto che le facesse scivolare meglio (tipo il "Pronto"), ma da noi questa usanza era sconosciuta, oltre al fatto che sarebbe stata causa sicura di rissa.
Personalmente c'è sempre stata una cosa che mi faceva imbestialire: quando qualcuno colpiva le miniature come con le biglie...
Ma se il sottotitolo del gioco era "Il calcio in punta di dito", cosa cacchio continui a giocarci a biglie?!
Ma se il sottotitolo del gioco era "Il calcio in punta di dito", cosa cacchio continui a giocarci a biglie?!
Il regolamento del Subbuteo è spiegato in maniera semplice ed approfondita (63 pagine sul totale di 224), con parecchie immagini.
Il successivo capitolo riguarda la colorazione delle miniature neutre, anche questo molto approfondito (26 pagine), personalmente ero soddisfatto del mio Coventry City.
Ecco il giovane Andrea Piccaluga in 3 immagini del periodo. La prima la si può ritrovare anche in un altra recensioni qui sul blog ( Catalogo Subbuteo 1978 ).
Le altre due sono tratte dal libro di Daniel Tatarsky.
E qui la parte finale del contributo di Andrea Piccaluga in questo libro.
Ed ecco, tanti tanti anni dopo, il mio coetaneo Piccaluga!
Nel documentario è lungamente intervistato, ed è la cosa che più ho apprezzato, un mito!
Altro personaggio unico del DVD è questo inglese che ha creato uno stadio perfetto!
Il simbolo del Subbuteo aveva, non a caso come pensavo io, un bel falco.
Concludo la recensione con un paio di piccole critiche al documentario, comunque godibilissimo ed interessante. L'ho trovato un pelino lento, forse con un montaggio diverso (meno carrellate sulle miniature, per esempio) si sarebbe potuto raccontare più cose ed in maniera più dinamica. La seconda riguarda la musica, non me ne voglia il compositore, ma non hanno nessun nesso col Subbuteo, son quasi inpotiche, ma in senso negativo.
Riporto un breve video promozionale del libro che in sottofondo ha la medesima musica doveral sentire per tutta l'ora e poco più del documentario mi ha ucciso...
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