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mercoledì 9 dicembre 2020

"Fumetti pornografici un boom pericoloso" - "La Gazzetta del Mezzogiorno" 30 maggio 1980




I "pornofumetti" di Bonvi su Playboy del post precedente mi hanno fatto tornare in mente un articolino che avevo scovato da qualche parte sui fumetti pornografici che trovavamo in edicola ogni volta che compravamo le figurine o un fumetto.
Da questo drammatico articolo su un brutto fatto di cronaca nera ho cancellato i nomi dei minorenni coinvolti, i luoghi e pure i nomi delle persone intervistate, principalmente per rispetto e in misura minore perché, ai fini di quello che mostro io in questo blog, non contano né i nomi né i luoghi, è importante capire l'accanimento che nella primavera del 1980 i mass media mostravano contro i cartoni animati giapponesi.
Intanto, ieri come oggi, si deve dare la colpa sociologica a qualcosa per gli atti di qualcuno, in questo caso i primi colpevoli erano i "fumetti pornografici" (oggi i videogiochi), mentre si vede che le riviste con foto di vere persone intente ad attività sessuali erano da dispensare da colpe... 
Colpisce l'incipit dell'articolo:
"Un fumetto pornografico. Può essere stata questa la molla che ha portato..."

Un ipotesi totale ed assoluta... magari l'autore della violenza aveva avuto un vissuto di violenze (e ciò non sarebbe comunque una scusante), forse aveva queste pulsioni indipendentemente dal contesto in cui viveva, poteva aver visto la sera prima un film pornografico trasmesso da una emittente locale privata, invece del fumetto pornografico (ammesso ne avesse letto uno), non possiamo saperlo, ammesso conti, ma a rigor di logica non poteva saperlo neppure la redazione del quotidiano. Nonostante ciò il colpevole diviene il fumetto pornografico, che chiaramente non sto qui mica a difendere.
Come sia stato possibile che i colpevoli della violenza dall'essere i fumetti pornografici (ammesso lo fossero), ben visibili in edicola anche dai minorenni senza che alcuna autorità si opponesse, siano divenuti i "cartoni animati giapponesi" è qualcosa che grida veramente vendetta... postuma di 40 anni, ma sempre rivalsa urla... 





"Un fenomeno che si può dire coinvolge tutti: il bambino che a mala pena si regge sulle gambe è bombardato da una serie di fumetti televisivi tradotti poi in giornaletti, figurine, decalcomanie. Passano gli anni e alla violenza fine a sé stessa si aggiunge il sesso. "

Si era partiti dai fumetti pornografici, tipo "il Tromba" o "Lando", per far un triplo salto mortale carpiato e finire con i "fumetti televisivi"... perché?
Ma qualcuno ha mai visto in edicola le figurine pornografiche o le decalcomanie pornografiche? 
Quale nesso c'era tra i fumetti pornografici e Goldrake?
Oggi ci lamentiamo del livello del giornalismo, spesso dato da persone che scrivono articoli a cottimo, ma quale poteva essere la "scusa" nel 1980 per un quotidiano di buona tiratura come "La Gazzetta del Mezzogiorno"?

L'unico argomento che obiettivamente si potrebbe portare è che i cartoni animati giapponesi sdoganarono un larvato accenno al sesso, che per i piccoli telespettatori di animazione in Italia era una novità assoluta ed anche un po' ghiotta  ^_^
Nelle prime puntate pre (molto sexy) e post (meno disinibita) miyazakiane/takahatiane ammirammo una Fujiko Mine che penso colpì un po' tutti, nulla a che vedere con la smunta Margot delle serie successive, praticamente un personaggio diverso che nulla aveva a che fare con l'infida doppiogiochista amante di Lupin III. 
Poi c'era la questione di quante docce e bagni (giapponesi) facevano i protagonisti degli anime, ma qui noi non potevamo sapere che per loro l'igiene personale era una parte importante della vita quotidiana, come non potevamo sapere che, non avendo i nipponici tabù sessuali legati alla religione, non era scandalo fare accenni alla sessualità anche nei cartoni animati o nei fumetti.
Ovviamente nulla sapevamo del target legato all'età del giovane telespettatore, Lupin III avrebbe dovuto essere visto da ragazzini, non bambini.
Altra questione riguardava l'intimo femminile, che spesso faceva capolino in Bia o in altre serie animate.
Detto tutto ciò, si poteva veramente fare un collegamento tra i fumetti pornografici e i cartoni animati giapponesi nel 1980?
L'articolo è un'escalation di assurdità, in poche righe ti ritrovi a leggere le lamentele dei genitori su Mazinga e Remì, passando da una terribile violenza subita da una bambina a dei cartoni animati trasmessi in televisione.
In mezzo ci sono gli addetti al settore, un distributore e un edicolante, che non vogliono sentir parlare di togliere i veri fumetti pornografici dalle edicole, altrimenti avrebbero dovuto rifiutare un affare.
Ci vengono in fine presentate le testimonianze di una madre, un padre ed una educatrice.
Cara signora, se suoi figlio guardando Mazinga diventa cattivo, potrebbe essere che fosse già carogna prima...
Quale era il mercato che il padre avrebbe voluto eliminare? I cartoni animati giapponesi in televisione o i fumetti pornografici in edicola? Secondo me il primo, del secondo nulla gli fregava, dato che il figlio non gli rompeva perché voleva giocare a Lando (per fortuna), ma perché voleva giocare a Goldrake.
Il commento dell'educatrice è abbastanza un classico, visto che non riusciva a tenere a bada la classe, la colpa non era dei genitori che non avevano dato una educazione ai figli, oppure sua che non era in grado mantenere la disciplina o far piacere le lezione ai bambini, la colpa era dei cartoni animati giapponesi.
Se una maestra non riusciva a vedere gli insegnamenti positivi che erano presenti in quegli anime, vuol dire che mancava abbastanza di capacità analitica e spirito di osservazione.

Ok, diciamo che la madre, il padre e l'educatrice avessero anche ragione, ma quale nesso c'era tra i cartoni animati giapponesi e i fumetti pornografici in quella primavera del 1980?!


4 commenti:

  1. E' un atteggiamento che durerà finché dura la razza umana, si cerca sempre di scaricare la colpa su un soggetto il più impersonale possibile. "l'ha fatto perché esistono i fumetti porno e Mazinga" è un concetto rassicurante, esaminare il contesto e il vissuto dei protagonisti di un fattaccio non lo è. Non c'è nessun nesso fra fumetti porno e anime se non questo.
    Certo fumetti porno-horror ce n'erano di pesantissimi come amoralità e violenza ma francamente non ho conosciuto mai ragazzi che ne fossero particolarmente presi e ossessionati, a me per esempio facevano ribrezzo. Quelli umoristici come il Tromba e Lando poi non avevano assolutamente niente di amorale o negativo a parte forse lo sbeffeggiamento degli omosessuali che però allora era generalizzato.
    Poi sdrammatizzando si potrebbe dire che non sarebbe stato affatto facile "giocare a Lando", viste le caratteristiche del personaggio...

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    1. Ma poi, volendo anche dar ragione alla redazione, e cioè che l'escalation "fumetti porno -> cartoni animati giapponesi -> violenza sessuale" fosse possibile, il ragazzo aveva 16 anni nel 1980, quindi alla prima di Goldrake ne aveva 14 di anni... non è che aveva passato 10 anni consecutivi a vedere cartoni animati giapponesi dalla mattina alla sera... nel suo caso, al massimo (e non sappiamo manco se gli piacessero gli anime, visto che era già un po' grandicello), li vide per 2 anni o meno...

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  2. Post molto interessante. Purtroppo è un fenomeno comune quello di cercare risposte semplici e rapide di fronte a problemi complessi (un elemento che oggi spalleggia le fake), a cui si associa il non voler indagare per paura di vedere riflesso nell'abisso il nostro volto.

    Fujiko nel manga/prima parte della serie in giacca verde è una donna che usa il proprio corpo come arma e dal fascino misterioso, molto indipendente rispetto al resto della banda. Miyazaki ha smussato gli aspetti più adulti della serie e reso il personaggio di Fujiko quello che si vedrà successivamente (un personaggio doppiogiochista e vagamente sexy, spesso castigata nelle proprie aspirazioni).

    Comunque è divertente come tutti si scaricano le responsabilità: Non sono io che punto al guadagno ma i fornitori a decidere; Non sono pigro ma è colpa di mio figlio che vuole giocare a giochi violenti ecc.

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    1. Beh, forse i cartoni animati giapponesi furono tra i primi a subire le fake news, tra gli argomenti non importanti del periodo.

      Già, è indubbio che gli anime introdussero il piccantino nei cartoni animati in Italia, ma il bello è che all'inizio nulla venne censurato ^_^

      E qui valgono sempre i Blues Brother. "Non è stata colpa mia, le cavallette, il terremoto... non è stata colpa mia!"

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