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martedì 27 ottobre 2020

"La biondina dal cuore di cartone", di Alfredo Boccioletti - "Il Resto del Carlino 30 agosto 1981


Premessa: io Candy Candy la seguì assiduamente fino a quando diventa infermiera, poi mi spaccai i maroni ad assistere alle sue sfighe a ciclo continuo... quindi non mi si può considerare un suo fan.
Il quotidiano "Il Resto del Carlino" prese una posizione del tutto anti cartoni animati giapponesi, specialmente quando iniziarono le prime polemiche sulla loro nocività educativa. Questo articolo pubblicato a metà del 1981, quindi un anno dopo lo tsunami mediatico versus gli anime della primavera 1980, è molto sarcastico verso Candy Candy e l'animazione televisiva giapponese in generale, non che la signorina tutta lentiggini non si meritasse un po' di pesante ironia, ma il giornalista riesce a confezionare uno scritto che, letto oggi, si presta esso stesso al medesimo gioco   ^_^
Vediamo una parte di termini, anche se paiono più epiteti, appioppati a Candy:
"malefico incantesimo", "Terence emerito imbecille", "immorale mischiare il sakè (gli anime) all'acquasanta (Disney)", "gelidi computers", "scempio della fantasia", "deleterie influenze sulle giovani generazioni", "falsità di fondo", "plagiare anche le ragazze in età da marito", "rischio di nevrastenia", "candynite".
Il tutto si conclude con l'auspicio che la "Candida di educazione giapponese" possa essere omaggiata con dei crisantemi.
Da capire se "candida" con la "C" maiuscola intendesse alludere all'infezione "candida albicans"...
In sole cinque colonnine si possono leggere un numero inusitato di giudizi negativi, chissà le reazioni se oggi venisse scritto un articolo simile con Masha di "Masha ed orso" come soggetto, Putin invierebbe i Mig   ^_^


Io non sono un sostenitore assoluto del "politically correct", trovo che in generale permetta di affrontare le discussioni in maniera più civile, ma trovo lecito anche fare delle eccezioni se il soggetto del tema è uso non applicarlo.
Negli anni 70 ed 80 il "politically correct" non esisteva, bastava l'educazione di base impartita ad ognuno, e chi si occupava di media non usava quasi mai toni scalmanati (cosa ormai di prassi oggi...). Considerando che Candy Candy è un personaggio inventato, ci sta che si calchi la mano, comunque lei non si sarà di certo offesa, però non mi pare molto simpatico evocare la morte per radiazioni dovuta alla bomba atomica di Hiroshima, altresì stereotipico l'accenno al kamikaze.
Quindi una madre giapponese sarà contaminata dalle radiazioni ed un padre giapponese sarà disposto a schiantarsi con il proprio caccia zero.
Le 150 puntate citate/minacciate nel titolo sono presenti anche nello scritto, difficile capire se fosse un'informazione vera, seppur errata (visto che sono in tutto 115!), oppure altro semplice sarcasmo.
Una delle accuse classiche a questo genere di serie animate giapponesi era l'eccessiva inclinazione al pianto dei suoi protagonisti, mentre Dumbo e Bambi erano molto allegri...
Simpatica l'idea di riunire personaggi della Disney con quelli degli anime, senonché il mix sarebbe quanto di più immorale esistesse, cioè mischiare il sakè all'acquasanta.
Walt Disney santo subito, anche se come persona non è che fosse il massimo, consiglio la lettura di "Walt Disney il principe nero di Hollywood" di Marc Eliot (Bompiani).


Il mondo dell'animazione Disney non era copiabile dai giapponesi e i loro "gelidi computers", poteva mancare l'allusione all'suo di costosissimi sistemi informatici all'avanguardia per confezionare cartoni animati a bassissimo costo?                                                                                                                     

C'è da dire che dare del "giallo" ad un asiatico, seppur virgolettato, non era carino neppure nel 1981. Quello che molti adulti di allora, e quasi tutti i giornalisti, proprio pare non riuscissero a vedere, erano le tonnellate di fantasia presenti in ogni serie animata giapponese. Li si poteva accusa di tutto, ma non che fossero "lo scempio della fantasia"...                                                                                                 

Mi son dovuto andare a cercare cosa significasse quisling, e non è neppure questo un complimento, benché appioppato ai romanzi occidentali dell'800 usati come ispirazione dai giapponesi. Poi bisognerebbe capire in quale misura gli autori occidentali in questione potessero essere tacciati di collaborazionismo con gli invasori televisivi nipponici, visto che erano vissuti circa un secolo prima... Che dire del compito di disarmare Candy, l'eroina più disarmata e disarmante della televisione, che la civiltà ci imponeva?

Alla fine i cartoni animati giapponesi trasmettevano alle nuove generazioni due tipi di messaggi:  quando il messaggio visibile era negativo, era veritiero, quando il messaggio visibile era positivo, era fallace...

Il finale lascia un po' allibiti, non che le altre quattro colonnine fossero meno sbigottenti, ma perché raccontare i fatti di questa 21enne di nome Filomena?                                                                              

Il fatto che la sorella si stesse per sposare con il suo ex moroso, può essere in qualche modo ascrivibile alla povera ed altresì sfigata Candy?

Il giornalista augura la dipartita a Candy nel giorno del suo compleanno, ma essendo ella un'orfana abbandonata, nessuno saprà mai con certezza il girono in cui è nata!   ^_^ 

2 commenti:

  1. Ho paura a chiedere quale "lezione di altruismo" possa insegnare Peter Pan "con la calzamaglia abbassata". O__O

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    1. ahahahah ^_____________^
      Non avevo colto il possibile doppio senso, che va ad aggiungersi alle altre perle dell'articolo!

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