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domenica 11 gennaio 2015

L'evoluzione del Giappone



TITOLO: L'evoluzione del Giappone 
AUTORE: Yotaro Sugimura
CASA EDITRICE: Istituto italiano per il medio ed estremo oriente
PAGINE: 61
COSTO: 13€
ANNO: 1936
FORMATO: 24 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:


Leggere saggistica storica è ovviamente indispensabile per capire meglio il Giappone che va dai primi del 900 fino alla fine della seconda guerra mondiale, però penso che, dove possibile, sia preferibile recuperare direttamente scritti del periodo. In modo da avere una testimonianza diretta, non mediata da nessuno, sul pensiero di quei giapponesi, che fece scivolare la nazione verso un disastroso epilogo.
Nel 1936 a Yotaro Sugimura, ambasciatore del Giappone in Italia, viene richiesto di partecipare ad una conferenza per spiegare la situazione politica del Giappone. Il presente scritto di Yotaro Sugimura riporta le sue considerazioni politiche e sociali. Parte dall'analisi dei gabinetti Saito e Okada, allora ancora in carica dopo l'assassinio del primo ministro Inukai avvenuto il 15 maggio 1932. Nonostante il suo ruolo di ambasciatore Sugimura esprime opinioni abbastanza nette, descrivendo con debito anticipo la deriva dittatoriale che la nazione imboccherà.
Un altro motivo che mi fa considerare importanti questi libri un po' datati è che sono a prova di negazionismo storico, si può contestare ciò che un saggista scrive della storia, non ciò che un testimone racconta. Per esempio, nel raccontare la biografia del primo ministro Saito, l'ambasciatore spiega agli italiani del 1936 che questi fu per 8 anni governatore della Corea, e che i coreani “lo consideravano come un padre”.
L'ambasciatore illustra le personalità più importanti dei vari dicasteri e la posizione del partito di maggioranza (seiyukai) e di minoranza (minseito) verso il governo Saito.
Inizia ad elencare le cause della crisi politica, economica e sociale che attanagliava il Giappone, iniziando da quelle di origine esterna: il senso di accerchiamento nato dopo l'uscita del Giappone dalla Società delle Nazioni, a causa del voto contrario di questa per l'invasione giapponese della Manciura nel 1931 (cosiddetto “incidente di Mudken”).
I problemi interni erano dati dalla crisi dei partiti parlamentari, e dal crollo di fiducia dei cittadini nella democrazia parlamentare, i cui esponenti politici erano spesso corrotti ed incapaci. In pratica il politico per farsi eleggere contraeva pesanti debiti, che il basso stipendio da parlamentare non poteva ripianare, ergo si facevano corrompere o regalare beni per ripagare il prestato, disinteressandosi della reale situazione dei loro elettori.

Fondamentalmente si opponeva due schieramenti che avevano, però, il medesimo fine, “l'unanimità nazionale”, ma metodi differenti per raggiungerla. I partiti volevano che la si ottenesse spontaneamente, i totalitaristi con la forza.
Di questa situazione ne beneficiavano i militari, che avevano il consenso della popolazione, mentre i capitalisti erano odiati da tutte le altre classi sociali. I militari erano visti come coloro che si interessavano al bene della nazione senza secondi fini, a differenza dei capitalisti, e se un fanatico nazionalista assassinava un politico liberale o un industriale la condanna era solo quella dei giudici (quando venivano condannati), non della popolazione.
Yotaro Sugimura illustra sia la posizione dei militari e i loro obbiettivi politici, che la situazione economica dei contadini, quella istituzionale del periodo.
L'ambasciatore confidava che il nuovo governo Okada avrebbe formato una elites tra le figure di spicco della società giapponese, questo avrebbe reso inutile l'instaurarsi di una dittatura militare per risolvere i problemi della nazione.
Nella seconda parte del suo scritto l'ambasciatore cerca di spiegare lo stato dello sviluppo industriale e sociale, ricordando il passato culturale della nazione. Paragona spesso la storia culturale italiana a quella giapponese. L'ambasciatore spiega come il Giappone è abituato a assimilare culture differenti, lo fece con quella indiana e cinese, adattandole alle proprie peculiarità, e che la medesima operazione l'ha compiuta con gli insegnamenti occidentali.
Non mancano gli accenni alla linea dinastica imperiale risalente al tenno Jimmu, alla sua discendenza divina e all'unicità della razza giapponese.
Illustra brevemente anche altri aspetti: lo shintoismo, il buddismo, la setta Nichiren e il suo profeta, lo zen, il confucianesimo, il bushido e lo shogunato Tokugawa.
Nel raccontare dell'arrivo dei portoghesi nel 1542 e del proselitismo cristiano ad opera di Francesco Saverio riporta, direi correttamente, i motivi che ne causarono l'espulsione dal Giappone, omettendo, però, di citare i massacri dei cristiani giapponesi. Termina il suo excursus storico con l'arrivo del commodoro Perry nel 1853, l'aggressione occidentale e la rivolta contro lo shogun che portò alla Restaurazione Meiji. Raccontando dello sviluppo scientifico ed industriale, che il Giappone raggiunse in così breve tempo, si rammarica perché molte antiche tradizioni si sono perse o si stavano perdendo.


Ho trovato pure un video con l'ambasciatore, impagabile la musichetta di sottofondo... zazaza!


 
                     

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