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mercoledì 6 marzo 2019
"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 9
E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.
Il nono capitolo è il primo fino ad ora che abbia un soggetto molto specifico:
un approfondimento (ormai di carattere storico) sul quartiere "Joshiwara" (quartiere dei fiori).
Il nome corretto è "yoshiwara", cioè il quartiere a lucci rosse di Tokyo, ancora presente in città. La cosa comica è che, benché l'autore pare abbia un punto di vista meno ipocrita, ai tempi presso gli europei pare facesse scandalo la presenza di questo quartiere dove si esercitava la prostituzione. Inutile rammentare che in Italia c'erano le "case di tolleranza", cioè i "casini"... solo che dallo scritto si intuisce che quelli giapponesi di Tokyo fossero più puliti, quindi meno criticabili, almeno dal punto di vista igienico sanitario, di quelli italici/europei.
Tra le tante curiosità, De Riseis ci informa che per rendere distinguibili le prostitute, queste indossavano l'obi sul davanti, mentre solitamente si porta dietro, e nella capigliatura si infilavano numerosi spilloni, che le donne "per bene" evitavano come la peste, proprio non incappare in equivoci.
Pur avendo letto qualcosa in merito alla vendita delle figlie da parte dei padri (poveri) ai proprietari dei bordelli, non conoscevo il meccanismo della compravendita che vigeva a "yoshiwara".
La ragazza veniva accompagnata dal genitore al posto di polizia del quartiere, le veniva chiesto se la scelta di diventare "dipendente" del bordello fosse di suo gradimento, e, in caso di risposta positiva (immagino sempre), il poliziotto incaricato le faceva firmare il contratto.
E' lo stesso De Riseis a dirci che spesso la ragazza neppure sapeva dell'accordo tra il padre ed il proprietario del bordello, e che comunque la povera figlia mai si sarebbe ribellata al volere del capo famiglia.
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