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sabato 10 settembre 2016
Inchiesta sul Giappone della "Domenica del Corriere" 16 e 23 novembre 1978, di Edgarda Ferri
La giornalista Edgarda Ferri scrisse questa inchiesta sulle pagine della "Domenica del Corriere" nel novembre 1978, ergo dopo l'avvento di Goldrake, chissà se in parte lo scritto fu stimolato dal successo del Giappone animato trasmesso dalla Rete 2 della Rai.
Dalle prime due pagine dei due articoli si comprende bene che il taglio degli articoli è abbastanza negativo, a dire il vero non ho notato particolari errori, in base a quello che ho letto in questi anni, la pecca è più che altro ci si concentra esclusivamente sugli aspetti negativi della società giapponese. Personalmente mi sono convinto che gli aspetti positivi della società giapponese non compensino quelli negativi, ma è una mia opinione personale. Poi, se sei un turista danaroso, e ti puoi comprare un sacco di stupende cavolate, il punto di vista cambia radicalmente. Purtroppo, in una inchiesta giornalistica, sarebbe stato interessante leggere anche qualche aspetto positivo, non soltanto info terrorizzanti e toni apocalittici.
Mi ha sorpreso molto leggere che per Edgarda Ferri la yakuza, che non nomina col suo nome, è "una organizzazione mafiosa dinanzi alla quale la nostra fa ridere", forse la giornalista non era ben informata sul potere della mafia in Sicilia (Lima e compagnia?) e a Roma (Andreotti?) e non solo, senza contare le altre mafie, ne abbiamo almeno quattro... basta vedere quanti servitori dello Stato le mafie uccisero fino al novembre del 1978. Dopo aver letto una cosa del genere si sarebbe portati a considerare nullo il valore di tutto il resto, invece, depurato da un tono abbastanza scandalistico, lo scritto permette di fare una piccola, forse un po' sfuocata, fotografia della società giapponese al 1978.
Pur non chiamandoli col nome corretto, "Love Hotel", ci parla degli "alberghi dell'amore, della situazione economica dei cittadini con uno stipendio normale, dello stress da esami e dell'alta competitività scolastica e lavorativa, dove solo chi ha frequentato una buona scuola otterrà un buon impiego.
La giornalista si dilunga molto sulle cause dell'alto tasso suicidi, non annoverando mai il bullismo tra queste, specifica che un brutto voto a scuola può portare lo studente a suicidarsi, ma di "ijime" nessuna traccia. Possibile che le sue fonti le abbiano taciuto questa piaga endemica della società giapponese?
Pare che una di queste fonti, la principale, sia stato il professor Annibale Fantoli (di cui non ho trovato nessuna traccia sul web), che viveva in Giappone da 20 anni ed era insegnante di italiano all'univesità di Tokyo. Darei per scontato che Edgarda Ferri si sia recata in Giappone per questa mega inchiesta, ma non è specificato, neppure per quanto vi si sia eventualmente trattenuta.
E' indubbio che il lettore/lettrice ebbe un'impressione totalmente negativa della società giapponese leggendo questo articolo, dove si scrive che addirittura si "mangiava poco, pochissimo, anzi niente", fatto che mi è parso abbastanza inverosimile... oguno/a, comunque, si farà la propria idea leggendo cosa scrisse Edgarda Ferri in quel novembre 1978.
Il primo articolo: "I tristi figli dei samurai".
Foto con didascalia della terza pagina dell'articolo.
Il secondo articolo: "Anche i poveretti fanno harakiri".
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