TITOLO: Riflessioni sul Giappone Antico e Moderno
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Aracne
PAGINE: 487
COSTO: 25 €
ANNO: 2014
FORMATO: 21 cm X
14 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788854879393
Questo libro nasce
in onore della celebrazione di due anniversari:
il cinquantesimo
anno dall’inaugurazione del Nihon Bunka Kaikan di Roma e il
quarantesimo anno dalla fondazione dell’Associazione Italiana di
Studi Giapponesi.
Infatti in uno dei
primi contributi, che funge un po' da prefazione, Iwakura Tomodata
rievoca la nascita del Nihon Bunka Kaikan di Roma, essendone stato
tra i primi docenti.
Il saggio è
diviso in cinque sezioni, e contiene 22 diversi contributi su
tematiche differenti. Non essendo io un tuttologo nippologico, alcune
tematiche mi sono estranee, altre non le ho proprio capite, ergo ho
evitato di recensire le parti che non capito o che trattano argomenti
che non mi interessano. Questo è lo svantaggio di questa tipologia
di saggio, alcuni temi li si trova interessanti, altri poco o nulla, alcuni contributi sono scritti in maniera che anche un neofita possa intuirne il senso, altri sono scritti solo per gli addetti ai lavori.
Il Giappone nel diritto comparato.
Un'analisi socio-legale attraverso la percezione del contenzioso
Giorgio Fabio Colombo
Il basso tasso di ricorso agli
avvocati è un aspetto della società giapponese che molto spesso
viene portato ad esempio della “diversità” della società
nipponica rispetto al nostro occidente, o all'Italia.. L'autore
smentisce questa asserzione abbastanza radicata, entrando, pur
nell'esiguo numero di pagine, nel meccanismo legale nipponico.
Il contributo di Giorgio Fabio
Colombo sarebbe da leggere assieme agli altri libri che sono
usciti in Italia sulla medesima tematica:
L'unica grossa pecca sono le
citazioni lasciate cortesemente in inglese, i miei 25 euro
ringraziano sentitamente...
La Mano degli dei. La frode Fujimura
e l'origine dei giapponesi
Simone Dalla Chiesa
Quando ancora non esisteva il web, il
mio interesse per il Giappone era il medesimo, più concentrato sugli
articoli giornalistici, a dire il vero abbastanza rari. Un fatto di
cronaca giapponese che ricordo di aver letto, e che mi colpì molto,
fu quello dell'archeologo dilettante (non laureato!!!) Fujimura
Shin'ichi, che aveva il dono di trovare reperti in luoghi dove
nessuno prima aveva mai recuperato nulla.
Questo scritto mi ha permesso di riportare a galla la memoria di quei lontani articoli, oltre a darmi una panoramica più chiara sui fatti accaduti.
Nel contributo di Simone Dalla Chiesa
viene ben spiegato in cosa consistette la clamorosa frode del
paleolitico inferiore ad opera di Fujimura, che nel novembre del 2000
venne beccato in flagranza di reato da un quotidiano nazionale,
mentre interrava reperti archeologici che, in seguito, esso stesso
avrebbe scoperto. L'inganno durava incredibilmente da 25 anni, con
Fujimura che scovava miracolosamente reperti eccezionali in luoghi
già ampiamente sondati, e che mai avevano dato alla luce oggetti
simili. Nonostante alcuni studiosi avessero sollevato dubbi sulla
autenticità dei ritrovamenti, portando a loro sostengo
l'irregolarità degli scavi e numerose anomalie scientifiche dei
pezzi, la grande maggioranza degli studiosi fingeva di non vedere le
incongruenze di quei reperti. Infatti, grazie alle straordinarie
scoperte di Fujimura, che dimostrava per lo meno una fortuna a dir
poco sospetta, si poteva teorizzare la superiorità e l'unicità
degli uomini preistorici nipponici, e quindi della “razza
giapponese”.
Il capitolo andrebbe letto una volta
al mese ai fanatici del Giappone.
Le varietà linguistiche delle isole
Ryukyu: lingue o dialetti?
Giuseppe Pappalardo
Considerando che non sono un
linguista, l'argomento, seppur un po' ostico per la terminologia, è
interessante. L'autore alla fine sentenzia che quelli parlati nelle
isole Ryukyu sono dialetti.
Chi ha paura del katakanago?
Un'analisi sociolinguistica agli albori del ventunesimo secolo
Francesco Vitucci
Cos'è un katakanago?
Metto una scan di poche righe con la speigazione.
Viene proposta una breve, ma
interessante, storia dell'introduzione di termini stranieri nella
lingua giapponese. In Giappone c'è grande preoccupazione per queste
parole e concetti mutuati da lingue straniere, di norma l'inglese, ed
introdotti nel lessico parlato e nello scritto tramite il katakana.
Primi echi europei dell'ambasceria
Hasekura-Sotelo
Annibale Zambarbieri
Si descrive la missione diplomatica
del 1615 a Roma compiuta da Hasekura Tsunenaga e dal francescano Luis
Sotelo.
In tema è stato pubblicato, sempre
da Aracne questo saggio storico:
Nel contributo ci sono spezzoni di
libri antichi con la cronaca di questo viaggio, questi scritti sono
stati lasciati in spagnolo e latino, i miei 25 euro ringraziano
sentitamente...
La partecipazione del Giappone alla
conferenza di Bandung (18-24 aprile 1955)
Chiara Chiapponi
L'autore cerca di spiegare il motivo
che spinse il Giappone, ex potenza coloniale, a partecipare nel 1955
alla conferenza di Bandung, in cui si riunirono i paesi non allineati
di Asia ed Africa. E' illustrato il dibattito interno all'invito
della nazione organizzatrice (l'Indonesia), i preparativi per la
partecipazione, infine la posizione nipponica, che per la prima volta
dopo la fine della guerra cercava di riavvicinarsi alle ex colonie.
Il “Nixon Shock” rivisitato. Il
Giappone e la normalizzazione diplomatica fra la PRC e gli Stati
Uniti
Valdo Ferretti
Il contributo si concentra su alcuni
aspetti poco conosciuti del “Nixon Shock”, cioè quando nel 1971
gli Usa, prima con una dichiarazione pubblica e poi con azioni
diplomatiche,, riconobbero la Repubblica Popolare Cinese. Lo shock
per il Giappone consistette nell'essere stato tenuto all'oscuro
dall'alleato americano, dopo che al Giappone era stato vietato più
volte dalla diplomazia americana di avvicinarsi al regime comunista
di Mao. Il gesto americano lasciò la diplomazia nipponica
completamente spiazzata, in quanto restava schierata, su
“suggerimento” Usa, a favore di Taiwan, quando ormai gli Usa
avevano riconosciuto alla Cina il diritto di occupare il seggio
all'Onu al posto nella Cina nazionalista.
Sono riportati numerosi tentativi
nipponici di stabilire contatti diplomatici con la PRC prima che lo
facesse Nixon nel 1971.
Il “paese rosso” di Hino Ashihei:
la Nuova Cina tra l'ombra del passato e la critica del presente
Stefano Romagnoli
E' analizzato il libro di narrativa
di viaggio di Hino Ashihei dal titolo “Viaggiare nel paese rosso”
(1955), in cui l'autore riporta le sue riflessioni sulle
responsabilità del Giappone per la guerra alla Cina, ed una forte
critica agli intellettuali di sinistra. Questa critica verso gli
intellettuali di sinistra nasce dal fatto che, per la sua
partecipazione attiva alla propaganda giapponese, lui aveva pagato
nel dopoguerra con l'epurazione americana, mentre questi
intellettuali si erano creati una nuova identità antifascista. Hino
aveva subito critiche e censure per i suoi romanzi pro regime , i
suoi colleghi di sinistra l'avevano passata liscia, permettendosi
anche di accusarlo.
Hino aveva combattuto in Cina, ed
aveva partecipato attivamente alla propaganda militarista con i suoi
romanzi bellici, per questo riconosce subito la medesima impronta
propagandistica in ciò che vede di persona nella Cina del 1955.
Fatto che gli comprendere le responsabilità nipponiche per
l'invasione e i massacri perpetrati, ma anche quanto fosse simile il
regime dittatoriale nipponico a quello della Cina di Mao.
Lo scritto è interessante, in quanto
tratta di un problema per la società giapponese che resta attuale:
il non aver mai fatto i conti con le responsabilità della guerra.
La colpa fu tutta della cricca
militarista, dei burocrati, degli affaristi. Non dell'imperatore, che
anche Hino difende, non del mondo della cultura, non del popolo.
L'epistolario inedito di Carlo Grillo
(1846-1906), un giovane ufficiale di Marina in Giappone nel primo
periodo Meiji (1871-72)
Giulio Antonio Bertelli
Nel 1871 la Regia corvetta “Vettor
Pisani” partì per un viaggio intorno al mondo, una delle tappe fu
Yokohama. L'allora 26enne luogotenente di vascello Carlo Grillo
scrisse 18 lettere alla madre sul Giappone. Questo scritto di Giulio
Antonio Bertelli si concentra sulle osservazioni di Carlo Grillo.
Le lettere sono interessanti in
quanto l'autore vide un Giappone in grande trasformazione, inoltre,
essendo lettere destinate alla madre, si esprime in maniera sincera,
senza preoccuparsi di ripercussioni diplomatiche. Quindi esprime
liberamente sia opinioni negative che positive.
Kobu Bijutsu Gakko: diplomazia
dell'arte dal Regno d'Italia al Giappone Meiji
Kawakami Mari
Si ripercorrono brevemente i sei anni
di storia della prima scuola di belle arti di Tokyo, che dal 1876
ebbe un ruolo importante per lo sviluppo dei rapporti culturali e
diplomatici tra Italia e Giappone. Altre nazioni erano apprezzate in
Giappone per la tecnologia, per la potenza dell'esercito o della
marina, l'Italia lo era per l'arte.
L'autore spiega anche il perché la
scuola venne alla fine chiusa.
Note su due scritti incompiuti di
Akatugawa: fra tradizione giapponese e sessuologia europeizzante
Paolo Villani
Tramite le due opere incompiute di
Akutagawa Ryunosuke l'autore cerca di mostrare alcuni cambiamenti nel
costume sessuale giapponese.
Il “Mare della felicità” di
Mishima Yukio e “L'anima e il suo destino” di Vito Mancuso.
Narrativa che precorse una teosofia
Virginia Sica
Non sono un fan degli scritti di
Mishima.
Musica come rappresentazione: Fluxus
a Tokyo dagli anni '60
Luciana Galliano
Questa è una tematica che non
conosco e che non mi interessa.
La veterinaria nel Giappone antico:
note sui testi e lessico nel periodo dello Stato retto dai codici
Antonio Manieri
Vedi sopra.
Il pensiero di Dogen al di là di
affermazione e negazione
Aldo Tolini
La filosofia zen non l'ho mai
digerita, troppo complessa per me, oppure troppo inutile.
Riflessioni preliminari per
un'analisi narratologica dello sharebon di Santo Kyoden
Cristian Pallone
Una tematica che non conosco.
Modalità di collegamento delle
strofe in Basho: nioi e omokage
Matteo Lucci
Non conosco il giapponese.
Scheletri tra Oriente e Occidente:
Danse macabre e Ikkyu gaikotsu
Imanishi Yuichiro
E' analizzato un racconto, in parte
disegnato, attribuito al monaco Ikkyu, che espone il concetto di
impermanenza. Più che comprensibile ed interessante.
Akutagawa e lo haikai
Lorenzo Marinucci
Una tematica che non conosco.
Edipo nelle opere di Murakami Haruki
e Kurahashi Yumiko
Luciana Cardi
Una tematica che non conosco.
Il “plurilinguismo dell'altro”:
l'auto-traduzione nell'opera poetica di Sekiguchi Ryoko
Emanuela Costa
Non conosco il giapponese.
Yokai e letteratura: la letteratura
al secondo grado di Kyogoku Natsuhiko
Diego Cucinelli
La tematica sul folklore legato agli
yokai mi interesserebbe anche, purtroppo è legata alla psicologia,
cosa che non mi permette di comprenderla.
La seconda di copertina.
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