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domenica 30 settembre 2018

Realtà inesplicabili (volume 13) - collana "Il mondo dell'occulto"




TITOLO: Realtà inesplicabili (volume 13) - collana "Il mondo dell'occulto"
AUTORE: Colin Wilson
CASA EDITRICE: Rizzoli
PAGINE: 144
COSTO: 8€ (variabile)
ANNO: 1976
FORMATO: 26 cm X 21 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet 
CODICE ISBN:


Realtà inesplicabili
Il fascino dell’alchimia
Stregoneria e magia
Al di là del tempo e dello spazio


Già il titolo è stupendo: Realtà inesplicabili.
E' come se ti avvertissero che anche se ciò che leggerai non è scientificamente spiegabile, e neppure plausibile, è comunque realtà, ergo non contestabile  ^_^
Sembra un concetto da tribuna politica del 2018...
Come al solito ci sono una caterva di perle provenienti dalla più vasta creduloneria umana, ma poi ne trovi una che ti sorprende, che non ti aspettavi, e quindi capisci che è tutto vero!
Il film di fantascienza "Philadelphia Experiment" del 1984 lo vidi in VHS intorno al 1986/87, quando ebbi il mio primo videoregistratore. Ai tempi non mi sembrava neppure vero potermi vedere qualsiasi film io volessi previa sottoscrizione di una semplice tessera d'iscrizione ad una videoteca.
Videoteca che poi, di solito, era un negozio di fotografia o di elettrodomestici vari che, avendo fiutato il nuovo business, aveva convertito tutta o parte dell'attività in affittuario di VHS.
Quindi me ne tornai a casa con questo titolo, e, nonostante che di "fantascienza" come la intendo io ne trovai poca, il film mi piacque. In fondo c'era il tema del viaggio nel tempo, che fa sempre la sua bella porca figura  :]
Quale nesso c'è tra il lungometraggio e questo libro?
Il collegamento è dalla pagina 90 alla 93, in cui si racconta che l'astronomo e matematico  Morris K. Jessup venne contattato da un sopravvissuto ad un esperimento condotto dalla marina militare statunitense nel 1943, il cui nome in codice era "Esperimento Filadelfia"!
Allora era tutto vero!!!   ^_^
In questo numero ci sono più racconti che coinvolgo il Giappone.




venerdì 28 settembre 2018

"Speciale inchiesta - Nel mondo dei bambini: il giocattolo", di Lucia Castagna e Paola Ricas - Bella 3 febbraio 1977



Uno dei fronti nella guerra santa contro i cartoni animati giapponesi fu causato dall'impatto che questi ebbero sui giocattoli di noi bambini.
Gli industriali del florido settore del giocattolo italiano si lamentavano perché i bambini volevano solo articoli inerenti gli anime, ergo senza licenza nessun giocattolo. Senza contare che, per esempio, i robot giocattolo arrivavano direttamente dall'Asia, creando un considerevole aumento dell'importazione, in un settore in cui eravamo ancora abituati ad esportare.
I genitori si lamentavano sia dei prezzi dei giocattoli collegati agli anime, sia del fatto che i figli desiderassero solo quelli, abbandonando i giochi più classici.
Anche su questo fronte, quindi, si versarono fiumi di parole scritte, quasi sempre contro i cartoni animati giapponesi, ma cosa dicevano i giornalisti dei giocattoli un po' prima che arrivassero Goldrake e soci?
Nel febbraio 1977, quindi un anno prima dell'avvento di Atlas Ufo Robot, la rivista prettamente femminile della Rizzoli dedicava ben quattro pagine di inchiesta sul giocattolo.



Eliminato, in quanto non ancora esistente, il nodo della discordia grendizeriano, l'articolo sembra essere più equilibrato. Giocare a giochi violenti, tipo simulare le guerre coi soldatini, non trasformerà tuo figlio in un Bush qualunque. Resta il giudizio negativo sui giocattoli tecnologici, rei di imbrigliare la fantasia del bambino, obbligandolo a seguire schemi troppo preordinati.
Qualche videogioco aveva già fatto la sua apparizione nei negozi, ma bisognerà aspettare un paio di anni per vedere l'avvento dei primi videogame portatili (link). Quando anche i videogiochi saranno parte stabile del mondo ludico dei bambini, inizierà la diatriba tra chi li considerava diseducativi e chi stimolanti, discussione che non è ancora terminata...
Nell'articolo potevano mancare gli immancabili esperti?   ^_^

mercoledì 26 settembre 2018

"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 4



E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.

Mi son dimenticato di non mettere il watermark cone nei due post precedenti...   T_T  ormai le avevo caricare sul blog, chiedo venia...




L'autore ci racconta la vita comune di uno straniero in Giappone, per il quale anche un invito ad un  tipico pranzo giapponese è un avventimento. In pratica De Riseis scrocca un pranzo durato tre ore, e ci narra i cibi consumati e l'atmosfera che ha respirato.
Menù: the verde; dolci yokan; zuppa sui mono; sushimi; facaccine di castagne dolci con confetture; Kuchitori (carne e leguimi); arringhe affumicate; komè (riso bollito).
Il tutto annaffiato da sakè caldo, con accompagnamento musicale e balli da parte delle geisha.
Purtroppo la descrizione delle portate si perde quando entrano in scena le geisha... e l'attenzione dell'autore si riversa su queste giovanissime ragazze (quanto giovani?).
E' presente anche la descrizione della Festa dei Crisantemi al palazzo imperiale di Tokyo. In questo contesto viene illustrata un po' di quella che ora è storia giapponese, ma al tempo era quasi cronoca. Quasi cronaca, perché si parla della restraurazione Meiji, ergo di fatti di alcuni decenni prima di questo scritto.

martedì 25 settembre 2018

"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntata 52 (ultima!)


Ho impiegato poco più di un anno (18 agosto 2017), ma alla fine ho raggiunto il traguardo di rivedere questa epica serie calcistica, la PRIMA serie calcistica, checché ne dicano i fans dei bimbominkia Holly e Benji... Shingo Tamai è il primo ed inarrivabile eroe pallonaro giapponese, tutti gli altri sono dei poveracci che cercarono, senza riuscirci, di emulare le sue imprese...
L'ultima puntata ha rispettato le attese nate nei precedenti 51 episodi?
La penultima puntata è stata epica, la Shinsei mette in campo nuovi schemi(?) per l'ultima sfida, Shingo e Ken Santos si sottopongono ad allenamenti massacranti.
Quando vedi una penultima puntata tanto fantasmagoria, é difficile che l'ultima lo sia altrettanto, a memoria succede solo ne "Il Grande Mazinga".
Questo non vuol dire che l'episodio n° 52 sia scarso, è solo che se dai 21 minuti e mezzo della puntata (senza quindi i tempi delle sigle), togli le menate iniziali e le menate finali restano solo 12 minuti per l'incontro... in Holly e Benji (o in Slam Dunk, tanto per fare l'esempio di un'altra serie sportiva) la partita della finalona sarebbe durata 10 puntate...
C'è da dire che gli sceneggiatori nipponici, che di calcio non capivano chiaramente una beata fava, compresero comunque che fa terminare la sfida finale con un 10 a 9 avrebbe aumentato lo spettacolo, ma reso ridicoli i partecipanti, ergo virarono sensatamente su un risultato più realistico.
Per concludere, l'ultima puntata non è per nulla brutta, ma non la si può considerare a livello delle aspettative nate a fronte degli eventi della serie. Diciamo che almeno l'avrebbero dovuta spalmare in due puntate finali, una per tempo. Non per nulla ricordavo zero spaccato di quello che succede, è vero che non vidi mai una seconda volta la serie, però in casi analoghi la puntata finale un minimo la rammentavo, se meritava.
Una considerazione che è giusto fare riguarda il fatto che, mentre la Shinsei non è più shingocentrica, essendo arrivati in squadra i top players degli altri licei, sul povero Ken Santos grava tutto il peso del gioco. In pratica la stessa situazione in cui si trovava Shingo nelle prime puntate, in cui lo vedevi impostare, concludere in porta, fare pressing e recuperare palloni...



All'inizio della puntata lo spirito dell'antenato padre incita il figlio dal pallone che costruì per lui, poi c'è chi continua a dubitare che il ragazzo si drogasse...
Anche il padre e la madre adottivi di Shingo invocano la protezione dello spirito del padre naturale, parlando col pallone. Immagino che ai tempi, una scena del genere, lasciò un po' perplessi gli adulti, ignoranti del fatto che in Giappone gli oggetti possono essere considerati portatori di spiriti (non nel senso di fantasma occidentale), e che queste anime trapassate possono proteggere gli amati dall'aldilà.
Anche Ken Santos ha i suoi due minuti di travaglio psicologico, pensando alla madre carcerata, ammesso che il doppiaggio fosse corretto... infatti afferma che la libererà quando diventerà ricco e famoso... ma se questa ha una condanna definitiva, non la puoi liberare pagando... mica siamo in Italia!
Da notare che sulla maglia di Shingo non campeggia più la "S" di "Shinsei", il suo liceo, ma l'hinomaru nipponico. Solo che nel doppiaggio i personaggi continuano a chiamare la squadra "Shinsei", sarebbe interessante sapere cosa dicessero in giapponese, visto che ormai questa non è più la Shinsei. Infatti, dal punto di vista legalitario, mi chiedo quanto sia corretto prendere degli studenti di altre scuole, e trapiantarli in un altro liceo, al solo scopo di incrementare la forza della squadra di calcio... passino i gemelli, che magari si erano iscritti da poco, ma Kamioka Go, Yamagata e Misugi provenivano da altri istituti scolastici.
Per fare un esempio pratico, sarebbe come se alcune squadre del campionato di Serie A tesserassero degli stranieri contraffacendone il passaporto, e trasformandoli in italianizzati, e magari, grazie a questa truffa, vincessero dei campionati... impensabile che possa succedere, in Italia come in un cartone animato giapponese!   ^_^



Lo stadio è colmo di ogni ordine di posti, beh... gli stadi erano pieni per delle amichevoli insulse, figuriamoci per l'ultima puntata della serie, ci sarei andato pure io!

sabato 22 settembre 2018

Go Nagai Robot Collection (ed. 2018) - The Return



Una decina di giorni addietro mi arriva uno spiritoso messaggio dell'edicolante, che vorrebbe sapere se deve tenermi via le uscite della "nuova" GNRC... ovviamente ho risposto con altrettanta spiritosaggine, ognuno immagini cosa  ^_^
L'unica mia concessione in merito a questa seconda edizione era quella di fare un paio di foto alla prima uscita, tanto per capire il piano dell'opera e l'eventuale (immagino) nuovo packaging.
La prima uscita doveva avvenire giovedì 20 settembre, ma ad oggi, sabato 22 settembre, non essendo giunto nulla alla suddetta edicola, ho deciso comunque di fare un post un minimo informativo.
E dato che non posso mostrare (per ora) come si presenta la nuova GNRC, ho pensato di fare un raffronto tra le prima 50 uscite della GNRC annata 2013 con questa del 2018.
Dall'immagine del sito di 1A Edicola i modellini parrebbero gli stessi, ed io credo che lo saranno, ma senza poterli ancora vedere materialmente, resta comunque un minimo dubbio.
Comunque, dando per assodato che le miniature saranno le stesse, sorge la domanda del motivo di questa seconda edizione, e a me viene una sola risposta:
i pezzi invenduti della prima edizione  ^_^
Ho cercato sul sito della Centauria, che si era occupata della prima edizione, qualche informazione, ma sono fermi ancora a quella 2013/2017:
https://www.centauria.it/shop/collezioni/go-nagai/

Per come ci aveva abituato la Centauria non mi sorprende, magari è solo una dimenticanza o un ritardo nell'aggiornare il sito, ma potrebbe anche voler dire che non se ne occupi più.
Le uscite saranno settimanali, ergo termineranno il 29 agosto 2019, in pratica quasi un anno per 50 uscite. Visto che è di nuovo una iniziativa "RCS Mediagroup" credo che si accompagneranno con i quotidiani del gruppo, ma non avendo ancora visto un numero in edicola...





Al piano dell'opera presente sul sito ho aggiunto a destra in rosso le corrispettive prime 50 uscite dell'edizione 2013, evidenziando con un pallino blu quelle che sono presenti anche in questa del 2018. Con una sottolineatura blu quelle che ci sono oggi, ma non c'erano nelle prime 50 del 2013.
In pratica i primi 37 numeri del 2018 sono gli stessi 37 numeri del 2013, anche se in un ordine di uscita differente, talvolta di una sola settimana, in altri casi con una tempistica maggiore.
Solo dal numero 38, cioè Maria Fleed, che non era presente nelle prima 50 uscite del 2013, iniziano le differenze. In totale ci sono 10 numeri, condensati tutti alla fine, che non comparivano nelle prime 50 uscite del 2013.
Inoltre faccio notare che nella prima edizione tra il numero 43 (Marchesa Yanus) e 44 (Conte Blocken) uscì lo speciale numero 1 della GNRC, cioè Goldrake nello Spacer.
Parrebbe che in questa seconda edizione gli Speciali non siano, ad ora, previsti, mentre nella prima sapevamo già all'inizio dell'immane fatica che avrebbero fatto parte del piano dell'opera.
Per ora mi fermo qui, appena avrò un paio di foto del primo numero di questa nuova edizione 2018 la inserirò nel post, ovviamente ammesso che alla mia edicola arrivi il primo numero   ^_^

P.S.
NON HO NESSUNA INTENZIONE DI FARE QUESTA SECONDA EDIZIONE 2018!

P.P.S.
Beh... magari... forse... eventualmente se ci ficcassero dentro il Mechadon, Actarus in abiti civili, il prof. Shiba 2.0, Lady Gandal, Shorty, Don e Pancho, ipoteticamente ci potrei fare un pensierino   :]



Edit di martedì 25 settembre:
Nella mia edicola, in cui erano arrivati tutti i 180 numeri della prima GNRC, ad ora non è giunto il primo numero della GNRC edizione 2018. 

Edit del 30 settembre 2018:
Fino a ieri nessun arrivo in edicola. Mi è stato riferito che la confezione parrebbe essere la medesima. 


Edit del 15 ottobre 2018.

Sono riuscito a fotografare l'uscita n° 4 della GNRC 2018.
C'è solo il modellino, stesso packaging, ma manca il preziosissimo fascicolino-ino-ino-ino...





 

mercoledì 19 settembre 2018

VHS di Goldrake della "Pretty Video" (anni 90?) - Ovvero come vedevamo Goldrake nel 1978




Trovi una vecchia VHS di Goldrake con il film di montaggio "La più grande avventura di Ufo Robot", ti ricordi che il medesimo film è presente nel cofanetto DVD della Stormovie, e che a breve verrano messi in vendita i cofanetti (dopo 4 anni dai DVD da edicola) della serie animata.
Quindi inizi a fare qualche considerazione del tutto personale, magari opinabile, su cosa ci veniva propinato in totale assenza di una versione ufficiale della serie, e sulle aspettative di una parte dei fan, non so se vecchi, nel senso che vissero il 4 aprile 1978, oppure nuovi, nel senso che videro Goldrake in seguito, affezionandocisi quasi quanto noi "vecchi".
E' risaputo che il film in questione era un lungometraggio di montaggio delle prime puntate della serie, ma la "Pretty Video" srl di Roma riuscì a rimaneggiarlo ulteriormente. Infatti questa VHS contiene solo la prima parte del film, arbitrariamente interrotto al secondo mostro spaziale distrutto, quando Alcor ed Actarus si stringono la mano nell'infermeria del Centro Ricerche Spaziali.
Non solo, il film di montaggio venne accorciato di circa altri 7 minuti!
Infatti la VHS fino alla fine della prima parte dura circa 31 minuti, mentre il DVD della Stormovie nel medesimo punto indica una durata di quasi 39 minuti.
Tanto per rendere l'idea venne tagliata la scena successiva ad Actarus che suona la chitarra, ergo niente disperazione per l'imminente guerra sulla Terra. Manca la distruzione finale del primo mostro spaziale di Vega (Giru Giru), che viene solamente abbattuto al suolo dal raggio antigravità. Infine, tanto per fare un esempio, non è mostrato il ritorno di Hydargos sulla base lunare dopo la sconfitta, con la prima apparizione di Vega.
In pratica un adattamente dell'adattamento...
Ci propinavano tutto ciò, e noi eravamo contenti  :]
E la qualità della VHS?
Ecco... oltre ad una banda azzurra presente tutta attorno video, il formato taglia una parte delle scene, riducendolo non di poco.
Premetto che io non sono per nulla un esperto di audio/video, né di qualità DVD o BR, di HD, frequenze, tracce audio etc etc etc.
Quello che vorrei io, in una edizione DVD di una vecchia serie animata che vedevo da bambino (oppure che non vidi del tutto e quindi ci terrei a riscoprire) sono degli elementi abbastanza ragionevoli:
Una qualità video decente;
La presenza dell'immagine completa sullo schermo, ergo senza parti laterali mancanti;
Il doppiaggio storico;
Se presente, non schifo un nuovo doppiaggio più fedele ai testi nipponici (vedi Gundam) oppure con un maggior numero di voci recitanti (vedi "Conan il ragazzo del futuro);
I sottotitoli fedeli all'originale;
Magari un booklet un minimo decente.

Non pretendo, invece, una mega-iper-ultra qualità video in super HD, o con 6 tracce audio differenti.
Perché?
Perché mi ricordo bene come io vidi il primo Goldrake il 4 aprile 1978, e tutti i successivi cartoni animati giapponesi, cioè con un televisore a tubo catodico in bianco e nero con la qualità di una ricezione d'antenna...
Mi è capitato negli anni di leggere o ascoltare dal vivo discussioni sulla scarsa qualità di un DVD o di una registrazione artigianale (quando non c'erano i DVD originali). In alcuni casi sapevo che chi esprimeva critiche era più piccolo, e quindi iniziò a vedere gli anime con le televisioni a colori. Ergo pretendevano qualcosa che in origine non esisteva...
In altri casi sono rimasto col dubbio, e vi rimango anche oggi, che i criticanti siano miei coetanei che non si ricordino per nulla come lo vedevamo.
Sia chiaro, non è che bisogna accontentarsi della prima ciofecata, magari non completa, che ti ammollano, ma neppure farsi millemila seghe mentali sulla qualità audio/video di un cartone animato per bambini della metà degli anni 70...
Per questa recensione non ho messo il wartermark, in modo da apprezzare maggiormente la qualità(?) del video vecchio stile.




Io, per fortuna, sono ancora un orgoglione detentore di una televisione a tubo catodico, un Sony Trinitron 25 pollici del 1996, quindi ho pensato di far partire la VHS di Goldrake e togliere il colore, tanto per vedere l'effetto che mi faceva, anche rispetto alle pretese dei vecchi e nuovi fan.
Dal film ho estrapolato 38 scene della VHS, che poi ho messo a confronto con la versione DVD della Stormovie.
Da considerare che il mio tv, per quanto obsoleto rispetto ai nuovi televisori, sia sempre meglio della tv Grundig di scarsi pollici con audio mono (nel senso che aveva un solo altoparlante...), con cui vidi Goldrake da bambino.
Da valutare che la VHS sarà un po' rovinata, e che il videoregistratore non avrà la testina pulitissima.
Anche considerando tutto ciò, Goldrake  trasmesso in bianco e nero su una tv a tubo catodico, a noi colpì lo stesso.
Confrontiamo le due immagini:
Sul vetro del TFO non si vede neppure il riflesso a stella, il cielo si confonde con il giallo dell'ufo, e non sto qui a parlare di nitidezza o grana dell'immagine   ^_^
E questo è un fermo immagine di quelli belli!
Non ho messo solo le immagini della VHS con qualità più oscena, ma anche qualche scena classica della serie, tanto per cercare di far ritornare alla mente le vecchie emozioni dei tempi.


           

Sigla assai artigianale, tagliata e montata a caso come il resto della VHS.
Chissà se era una pubblicazione autorizzata.

domenica 16 settembre 2018

"Processo a Mazinga", di Donata Aphel ed Emilio Servadio (intervista a Kikuro Takagi) - "Il Tempo" 21 aprile 1980


Altro articolo che nasce dallo tsunami mediatico scatenato dai 600 genitori di Imola nel mese di aprile 1980 (post relativo), durante il quale praticamente tutti gli organi di stampa si occuparono di cartoni animati giapponesi, evento che penso non si sia mai più ripetuto in tutto il resto della travagliata storia d'Italia... e nel 1980 i problemi non mancavano mica...
Questo dimostra che la tendenza del giornalismo italico a farsi prendere dall'isterismo collettivo, non riuscendo (tranne qualche caso isolato) ad analizzare un problema in maniera un minimo razionale, non è una piaga causata dalla superficialità dei social-media, ma è sempre stata insita nel sistema, e che il web ha solo amplificato.
In pratica siamo sempre stati un paese di peracottari, a tutti i livelli, e non siamo mai migliorati...
Il quotidiano "Il Tempo" era di posizioni conservatrici, non per nulla in questo periodo lo dirigeva Letta zio. Non che i giornali di sinistra trattassero meglio Goldrake e Mazinga, vigeva un certo compromesso storico su questo argomento, lo specifico a beneficio di eventuali lettori più giovani.
Indipendentemente dall'inclinazione politica de "Il Tempo" l'articolo è interessante sia per il suo contenuto che per la sua ubicazione nel quotidiano, cioè la terza pagina. Quindi, almeno in via teorica, non un articolo "usa e getta", scritto tanto per riempire delle colonne vuote, ma un approfondimento culturale.
Un processo a Mazinga, e come ogni buon processo c'era l'accusa e la difesa.
Io mi son sempre chiesto perché nessun direttore, caporedattore o un singolo giornalista non avesse avuto l'elementare iniziativa di interpellare un giapponese per avere qualche informazione di prima mano su questi "cartoni animati giapponesi", sarebbe dovuta essere una scelta consequenziale alle critiche. Visto che era un argomento sconosciutissimo a tutti, e tutti ne scrivevano a vanvera lo sesso, perché non sentire, non dico un mangaka o un regista di anime, ma almeno un cittadino del Sol Levante a cui fare uno straccio di domande?
Alla fine nella redazione de "Il Tempo" qualcuno ci arrivò, e venne interpellato il giornalista nipponico (corrispondente a Roma), appassionato di fumetti: tal Kikuro Takaghi.
Ecco, non è che si parta bene, perché oso immaginare che il cognome non fosse Takaghi, ma Takagi.
Ho trovato sul web un documento della Presidenza della Repubblica del luglio 1980:
https://archivio.quirinale.it/diari-pdf/1980_07_16-07_30-PE.pdf




Appunto... il giornalista giapponese si chiamava Kikuro Takagi, pronunciato "Tagaghi", ergo Donata Aphel non si pose il problema di riportarlo nella sua forma corretta, ma lo scrisse come lo sentiva pronunciare    >_<
Il corrispondente a Roma lavorava per lo Yomiuri Shimbun, ed evidentemente non si vergognava di essere un lettore di "fumettologia giapponese"... "fumettologia giapponese"  T_T
Io mi rifiuto di credere che durante il colloquio tra i due colleghi, quello nipponico non abbia neppure una volta pronunciato il termine "manga", impossibile... per la giornalista sarebbe stato un piccolo scoop poter informare il pubblico sul corretto nome che avevano i fumetti giapponesi, ma probabilmente era chiedere troppo.
Sul web si trova qualche info su Kikuro Takagi, ma nessuna foto:
http://www.eric-goldscheider.com/id89.html (verso la fine del post)

"One of the people most interested in Kades' comments was Kikuro Takagi, a senior editor of Yomiuri Shimbun--the largest circulating newspaper in the world. Takagi lives in New York City and he is among those who trekked to Heath to seek a comment of the new draft constitution his newspaper is promoting. Kades refused to even read it in his presence".


sabato 15 settembre 2018

Yamato, mensile italo giapponese - Ottobre 1942



E' questo il sesto post in cui presento un numero di "Yamato, mensile italo giapponese".
Ovviamente gli scritti risentono, pesantemente, della propaganda fascista del periodo, ma comunque, specialmente quando gli articoli trattano della vita comune in Giappone o delle sue tradizioni, si possono leggere cose interessanti. In questo numero, per esempio, ci sono articoli sul pittore Utamaro, sulla cerimonia nuziale giapponese, sulle difficoltà di comprendere i sentimenti veri di un giapponese.
A me reste il dubbio, ogni volta che sfoglio questa rivista, se io, in quel contesto storico, sarei mai potuto arrivare a scrivere le stesse assurdità fanatiche sul trionfo delle potenze (o almeno 2 su 3...) dell'Asse.
Oggi ci si lagna, giustamente, delle stron*****te che si leggono sui social, del populismo facilone che sposta milioni di elettori, mettendo a rischio la stabilità dell'Europa (poi bisognerebbe capire perché, chi aveva amministrato fino a ieri, abbia inanellato così tanti errori da arrivare a questo punto...).
Anche giustamente si fa notare che grazie al web qualsiasi cretino/a può far sentire la sua voce ad una quantità immane di persone, influenzandole in peggio.
Strilloni del web che, magari, hanno un basso livello di scolarità e che non sono informate su nulla, eppure, nonostante ciò, vomitano le loro idee(?) su ogni argomento.
Trovo grandemente corrette queste considerazioni, però, poi, leggo la rivista Yamato, in cui scrivevano solo persone con un livello culturale molto alto, alto anche rispetto ai canoni di oggi, figuriamoci all'istruzione media degli anni 30 e 40, e cosa leggo?
Fanatismo, razzismo, ignoranza, agiografie dei personaggi potenti... poi c'era tanta cultura inerente il Giappone, ma perché queste persone tanto colte non riuscirono a frenarsi sugli altri aspetti?
E se i social fossero esistiti in quel periodo storico, quale massa di oscenità avremmo letto?
Per fortuna ai tempi una persona qualsiasi non poteva scrivere sulla carta stampata, c'erano numerosi filtri economico-sociali (non democratici) ad impedirlo.



Rimangono questi articoli delle persone istruite, in cui si esalta, tanto per citare l'articolo introduttivo a questo numero, le operazioni congiunte di sommergibili dell'Asse nell'Oceano Indiano... come se la guerra si poteva vincere in India... illudendo il lettore, che magari aveva un figlio al fronte, che i giapponesi sarebbero potuti venire in nostro soccorso, giungendo dall'altra parte del pianeta... oppure che 210 milioni di abitanti dell'Asse potessero battere le popolazioni di Usa, Gran Bretagna (più le colonie), URSS e Cina...

giovedì 13 settembre 2018

Il fumetto "Actarus presenta Darix" N° 13 - "L'oro del Dio sole" + "Arca" - dicembre 1980



Sinceramente non so neppure perché continuo col postare le scan di questo fumetto, che ormai, già da un pezzo, non ha nessun nesso con l'Actarus del cartone animato giapponese, tanto che di giapponese non è rimasto più nulla  ^_^
Probabilmente solo per finirlo, e non manca molto!
Ovviamente non si vede più Goldrake né Vega, ci sono solo avventure in stile para-archeologico alla Giacobbo, in cui il dominus delle storie non è più neppure il principe di Fleed, ma il dottor(?) Procton, tramutato in tenete Colombo con la pipa al posto del sigaro  :]
Ammesso e non concesso che a Nagai sia mai interessato qualcosa di come venivano trattati i suoi personaggi, chissà se ha mai saputo della brutta fine che fecero in questo fumetto italico...
Comunque non interrompo i post non solo per completare la collana, ma anche perché queste storie sono abbastanza comiche   ^_^
Ovviamente la trama è senza senso, ma non fa nulla, l'importante era che ci fosse Goldrake!!!
Ah no... non c'era...




Questa volta il Dottor Procton si muove per andare a discolpare un archeologo arrestato per contrabbando d'oro... mah...  >_<
Ci sono i soliti alieni che arrivarono nella notte dei tempi ed aiutarono solo gli Incas... ma è il finale ad essere esilarante e parecchio sacrilego, nel senso che gli eroi che noi amavamo venivano trasformati in...

lunedì 10 settembre 2018

"Big Jim Giro d'Italia" - Giochi Mattel 1977


E' questo uno dei giochi in scatola che ebbe in cortile, per un non breve periodo, un enorme successo. Praticamente aveva monopolizzato il tempo dedicato ai giochi in scatola. Infatti, mediamente, in una giornata ludica estiva c'erano sempre un paio di sfide a pallone (o "di tedesca"), intramezzate da una sessione con un gioco di società (o Subbuteo), che poteva essere sostituita da un pomeriggio di nascondino (o giochi similari di gruppo). Poi c'erano le sfide serali a nascondino, questa, però, è un'altra epica e drammatica storia  :]
Ma quando ci veniva il trip per un gioco in scatola specifico, era la fine   :]
E dato che in cortile eravamo tanti, ma proprio tanti, capitava che ognuno prendesse in carico un singolo ciclista, creando delle vere e proprie squadre di corridori. Benché, talvolta, poteva mancare un po' lo spirito di squadra, che portava a gare un tantino personalistiche.
Una cosa che capitava sovente con questi giochi in scatola era che le regole di base non le seguivamo molto, diciamo che le snellivamo, non poco... infatti, leggendo il regolamento, per la prima volta in vita mia, nonostante le tante partite effettuate, mi son reso conto che ci perdemmo una modalità di gioco che era assai interessante.
Si potevano portare avanti varie strategie di squadra, che giocando alla carlona come facevamo noi, si persero totalmente, in quanto ci limitavamo a dare un punteggio ai corridori in base all'arrivo, poi si sommavano i punti di quelli dello stesso colore, avendo così la classifica finale di tappa. Molto limitante rispetto alle tante possibilità che pare desse il gioco.
Penso, però, che ai tempi ci fu una motivazione alla nostra decisione di semplificare il regolamento, il fatto che, leggendolo da adulto, l'ho trovato poco esplicativo... figuriamoci cosa poteva scatenare in un'orda di bambini assai agonisti...
Mi pare che sia scritto abbastanza male, lasciando adito a varie interpretazioni (cosa da non fare mai in giochi per i bambini...), senza contare che non c'è manco una figura... ed è questo un danno causato dal aver deciso di mettere il regolamento sul retro del coperchio:
Poco spazio, regolamento didascalico, nessuna figura = ci inventiamo le nostre regole!
Ovviamente vado a memoria, ma sono abbastanza certo che non usavamo le stelle colorate per evitare le penalità causate dal dado di cotta/foratura. E non mi pare che "trasferissimo" le penalità dal capitano ai gregari. Tra l'altro non rammento di aver mai indicato all'inizio del gioco quale numero fosse il capitano.
Di sicuro non usavamo il tracciato della cronometro con le regole apposite per il tracciato della cronometro. Infatti, per simulare la realtà, il regolamento prevedeva che si contassero singolarmente i tiri di dado per finire il tracciato, non che si giocasse tutti assieme contemporaneamente.
In pratica ho scoperto che l'hardware del gioco era il medesimo, seppur senza utilizzare i cartoncini (forse perché era facile perderli), ma il software era proprio diverso   ^_^

Ecco un breve video con la confezione del gioco, ovviamente la scelta dell'audio era OBBLIGATA!


               


L'audio proviene da questo bel canale You Tube: https://www.youtube.com/watch?v=oTR6giflWFM

Era tanto che cercavo di recuperare questo articolo, ma proprio il gran numero di cartoncini mi ha sempre impedito di trovarlo completo, a prezzi ragionevoli.
Tra l'altro questa confezione è praticamente nuova, intonsa  :]
Ho datato 1977 il gioco perché, in un catalogo Mattel del 1977. ho rinvenuto per la prima volta l'articolo:
Catalogo giocattoli Mattel - Natale 1977

sabato 8 settembre 2018

"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntata 51 (penultima)




Per dare la giusta sacralità alle ultime due puntate di questa eroica serie animata sul calcio (la prima sul calcio!!!), mi è parso fosse giusto dedicare loro un singolo post ad ognuna, ergo oggi recensirò solo il penultimo episodio, che è pregno di trovate uniche  ^_^
In questi 20 minuti vedremo l'allenamento di Shingo e soci in previsione dell'incontro con i brasiliani, quindi si parlerà di tattica, di schemi e di ruoli in campo!!!
Vedremo anche alcuni retroscena inerenti Ken Santos, fino al suo arrivo all'aeroporto.
Alla fine della puntata si potrà assistere a come Belè allenava il povero Ken Santos, ovvio che poi il ragazzo giocasse come un serial killer... vedendo questa scena non ho potuto che sentirmi in debito verso il povero Matsuki, a cui, la mia erronea memoria, in questi quasi 40 anni aveva ascritto la modalità di "massacramento".
"Massacramento", neologismo che non indica un "allenamento massacrante", ma un "allenamento che massacra", in senso letterale...
Avevamo lasciato Shingo che esibiva al Real Shinsei (Real perché ora annovera tutti i top players visti nella serie) il suo nuovo ed incredibile tiro (a porta vuota), ed il titolo di questa puntata mi pare che evochi quella skill.
Infatti la voce giapponese che grida il titolo nipponico dice: "Hayabusa scuto"
Cioè "il tiro del falco", più o meno.
Shingo replica di nuovo il tiro, ma con in porta Kamioka, che si è decisamente buffonizzato, facendosi infilare come un portiere sul viale del tramonto ("appendile!" cit.).






Non può mancare il pippone motivazionale, inutilmente enfatico, tipico del calcio nostrano...
Da notare che, immagino per risparmiare sui disegni, ognuno dei nuovi acquisti indossa ancora la maglia della squadra originale.
Ok, risparmiare ma siamo alla penultima puntata, e facciamoli due disegni in più...
Segnalo che i disegni di  questo episodio sono tornati osceni, in alcune parti della puntata si mantengono in media (non eccelsa) con la serie, ma poi ci sono dei tonfi imbarazzanti.
Posso anche capire gli adulti che ai tempi videro questa specifica puntata, tra violenze varie e qualità del disegno, potessero avere qualche remora sugli anime...




Cambio di scena, Ken Santos guida una decappottabile sportiva, probabilmente in Brasile, visto che alcuni bambini di colore lo riconoscono.
Ma Ken Santos non era un poveraccio?
Da quando ha fatto i soldi? >_<

giovedì 6 settembre 2018

Diplomatici allo sbaraglio




TITOLO: Diplomatici allo sbaraglio
AUTORE: Ettore Baistrocchi
CASA EDITRICE: Guida Editori
PAGINE: 205
COSTO:10€
ANNO: 1983
FORMATO: 22 cm X 14 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 8870423360


Il libro di Ettore Baistrocchi, che nel 1942 era Console Generale d'Italia a Osaka-Kobe, ci racconta cosa avvenne alla delegazione dell'ambasciata italiana in Giappone quando, l'8 settembre 1943, si rifiutarono di aderire al governo di Salò, e quindi non essere più alleati del Giappone.
E' questo un piccolo fatto storico di italiani nella terra del Sol Levante che non conoscevo. Non che nelle 200 pagine dello scritto siano riportati chissà quali segreti, ma, tranne in alcune sue parti, è stato comunque interessante leggerlo.
Semplificando, come esiste la narrativa di viaggio, questa potrebbe essere una narrativa di prigionia, anche se il termine “prigionia” mi pare un po' esagerato, viste le condizioni dei 47 italiani. Anche i termini “campo di concentramento” o “internati” presenti nel libro mi sono sembrati non corretti, direi che il personale dell'ambasciata e le loro famiglie vissero come dei “confinati”.
E qui viene la parte del libro che ho trovato un po' stucchevole, cioè quando l'autore si lamenta delle condizioni di vita nei due luoghi in cui vennero confinati. Non dico che vivessero bene, ma, per esempio, non è riportata la morte di nessuno dei “prigionieri”, e chiunque abbia letto qualcosa su come i giapponesi “accudivano” i loro prigionieri, si rende conto che la vita dei 47 “ronin italici”, fu comunque privilegiata.
Bisogna partire dal presupposto che Baistrocchi e compagni erano abituati ad una vita di lussi (alcuni provenivano da famiglie nobili), quindi dover zappare la terra o fare il bucato, per quanto messi in condizioni non agevoli, erano attività che loro consideravano un dramma. Si legge dell'autore che si lamenta di avere le mani piene di calli e tagli per il lavoro manuale... c'è gente che fa lavori manuali tutta la vita...






Se, per esempio, al loro posto fossero stati messi altri italiani di ceto più umile, non credo che questi ultimi avrebbero trovato poi tanta differenza dalla vita che facevano tutti i giorni nel 1940...
Va precisato, però, che i confinati, specialmente i bambini del campo, soffrirono di malnutrizione e vari malanni.

martedì 4 settembre 2018

"Filo diretto con..." in "Cartoni in tivù" - Le risposte dei personaggi animati giapponesi ai lettori - parte 4


Come forse si sarà capito non sono in mio possesso tutti i numeri di "Cartoni in Tivù, quindi la mia rassegna della posta ha qualche lacuna, purtroppo. Il post precedente l'avevo terminato con il n° 78, mentre questo quarto post inizia con il n° 82 del 11/08/1982, e nei tre numeri mancanti c'è stata una inaspettata esplosione delle pagine dedicate alle missive dei lettori. Infatti, oltre alla classica posta alla redazione in seconda pagina, il "Filo diretto con..." venne suddiviso per emittenti televisive. In pratica quasi sempre c'era una pagina a testa per Rai, Italia 1, Canale 5 e Rete 4, a cui andava sommata quinta categoria delle altre tv locali minori, contrassegnata come "Filo diretto con... ?".
In pratica, per esempio, nel n° 82 sono presenti ben 6 pagine di lettere:
"La Posta TV";
"Filo diretto con...Italia 1";
"Filo diretto con...  Rai";
"Filo diretto con...Canale 5";
"Filo diretto con...?";
"Filo diretto con...  Rette 4".

Quindi nel tempo la redazione di "Cartoni in Tivù" passo dalla lettere incentrate su un singolo personaggio, a quelle di una emittente.
L'altra novità è che, oltre ai fumetti degli anime, venivano inseriti sia quelli made in Usa, che i telefilm statunitensi, e questa ultima novità non piacque a qualche giovane lettore/lettrice.
La motivazione di questa virata sui telefilm la spiega la redazione nella scan sopra (sempre del n° 82):
"... si giustifica col fatto che la fascia media dei nostri lettori va dai 13 ai 16 anni e costoro pur apprezzando soprattutto i cartoni, crediamo non disdegnino produzioni più, come dire, per grandi.".

Inoltre, dato che i genitori pare sfogliassero la rivista, la redazione voleva dimostrare loro che i figli non leggevano solo storie dei cartoni animati. Motivazione che mi ha lasciato un po' perplesso... in realtà le tv private "sponsorizzassero" i loro telefilm, ma anche i cartoni, tramite "Cartoni in Tivù".
Non per nulla in fondo alla pagina del fumetto si poteva leggere "Servizio promozionale realizzato in collaborazione con l'ufficio stampa di... ", a cui seguita il nome dell'emittente.
Da questo spunto nasce anche la lamentela dei lettori che venivano stigmatizzati perché continuavano a comprare una tale rivista (e di conseguenza a guardare anime), nonostante l'età non più giovanissima. Una diatriba che si trascinata fino ad oggi, pur con qualche miglioramento della considerazione "sociale" di manga ed anime.
Da notare che prosegue il dibattito iniziato nel n° 75 05/05/1982 sulle problematiche inerenti l'adolescenza.



La lettera a King Arthur è inviata da una 14enne, penso che oggi, se una coetanea si firmasse con nome e cognome su una tale rivista, verrebbe messa alla berlina da tutta la classe.

lunedì 3 settembre 2018

Telepiù n° 10 dal 24 al 30 maggio 1980 - "Goldrake: la parola ai bambini", lettera di un quasi 17enne + Cicciolina vs Mazinga



Con questo numero 10 di Telepiù si conclude una prima parte di numeri consecutivi, o quasi, della rivista della Rizzoli. Ho cercato, in questo modo, di dare una panoramica il più esaustiva possibile dei palinsesti da metà marzo a fine maggio 1980, anche grazie al fatto che in gran parte i numeri sono omogenei dal punto di vista territoriale, ergo ci sono le medesime tv locali.
Più avanti ripartirò con un'altra serie di numeri quasi consecutivi del periodo autunnale.
In questo numero, oltre ad un paio di articoli sul misterioso Charlie delle Charlie's Angels, c'è una "Teleproteste" di un fan di Goldrake, ed, infine, una dichiarazione di Cicciolina contro Mazinga!

Gli otto numeri quasi consecutivi di Telepiù:
Telepiù N° zero dal 15 al 21 marzo 1980
Telepiù N° 1 dal 22 al 28 marzo 1980
Telepiù N° 2 dal 29 marzo al 4 aprile 1980 
Telepiù N° 3 dal 5 all'11 aprile 1980
Telepiù N° 4 dal 12 al 18 aprile 1980
Telepiù N° 5 dal 19 al 25 aprile 1980
Telepiù N° 6 dal 26 aprile al 2 maggio 1980
Telepiù N° 8 dal 10 al 16 maggio 1980



Il 18 aprile sulla Rete 2 Rai andava in onda la trasmissione "L'altra campana", del compianto Enzo Tortora, in cui ci fu un dibattito sulla pericolosità di Goldrake:

I genitori di Imola colpiscono ancora! "L'altra Campana" vs Goldrake e Mazinga - articoli del 1980

A distanza di un mese (non c'erano i social...) un fan quasi 17enne di Goldrake levava la sua protesta contro il trattamento subito dal robottone pilotato da Actarus durante la trasmissione di Tortora.
A differenza del titolino la parola non veniva data ad un bambino, ma ad un adolescente, che ebbe il coraggio di esporsi con nome e cognome a favore di un cartone animato giapponese teoricamente dedicato ad una fascia di età più giovane.
Questo aspetto dimostra due cose, a mio avviso:
Che le polemiche contro i cartoni animati giapponesi furono tanto virulente da coinvolgere anche fasce di età teoricamente non interessate;
Che Goldrake fu così rivoluzionario da colpire un 13/14enne (quando nel 1978 vide la prima puntata) e catturarlo fino alla conclusione della serie, anche se ormai era uno studente delle superiori (o magari lavorava già!).

Io porto avanti le mie elucubrazioni dal punto di vista di uno che il 4 aprile 1978 frequentava le elementari, il target perfetto per Goldrake, però poi ci furono anche i ragazzi e ragazze che in quella data erano un pelino più grandi. Quindi questi giovani, ma non mi più giovanissimi fan, per poter vedere come finiva quella serie che li aveva affascinati, dovettero, immagino, faticare non poco per riuscire a seguire un programma a cartoni animati che ai tempi, a differenza di oggi, veniva considerato esclusivamente per bambini.
E Paolo De Luca ebbe anche il coraggio di esporsi su una rivista nazionale, che potevano leggere anche i suoi compagni di classe ed amici. Grazie alla sua lettera abbiamo la conferma che tra la platea in studio de "L'altra campana" c'erano solo "vecchi", nessun ragazzo o ragazza aveva, non dico potuto parlare a favore di Goldrake, ma neppure votato!



Poi nella pagina di fianco leggi che Cicciolina si schiera contro Mazinga, ergo ti rendi conto che aveva ragione lei  ^_^

domenica 2 settembre 2018

Manga e immaginario: letture d'oggi e atteggiamenti di domani



TITOLO: Manga e immaginario: letture d'oggi e atteggiamenti di domani
AUTORE: Anna Maria Costa
CASA EDITRICE: L'orientale editrice
PAGINE: 230
COSTO: 18€
ANNO: 2005
FORMATO: 22 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 8887466297


Per recuperare questo scritto ho impiegato anni. Prima tramite normali librerie, che non riuscivano a reperirlo. Poi attraverso ibs, che nonostante anche ora ne preveda la consegna entro 3 settimane lavorative(...), disdiceva regolarmente l'ordine. Infine, ma dopo molto tempo, mi è venuto in soccorso Ebay.
Devo ammettere che in realtà era diventata una questione personale: dovevo reperire questo libro! ^_^
Anche perché, tra quando ho scoperto della pubblicazione del titolo ad oggi, che l'ho ottenuto, il suo valore informativo è abbastanza crollato.
Siamo nel 2018 ed un index come questo, con l'elenco dettagliato dei manga pubblicati in Italia fino al 2004 (compreso), non è più una informazione rara. A mio avviso, però, mantiene il valore di una fotografia di quello che le case editrici misero in commercio fino a tutto il 2004, potrebbe essere una informazione utile a qualche studioso. Il grande lavoro di catalogazione dei manga tradotti per il mercato italiano è ad opera di Ko Hanamae, su cui non ho trovato alcuna informazione, né nel libro né sul web. Come non ho reperito informazioni su colei che ha l'intestazione del libro, Anna Maria Costa, che si è occupata di redigere l'analisi(?) sul fumetto giapponese da pagina 7 a pagina 36.
Poi sarebbe da capire perché la persona che ha contribuito con il 10% delle pagine del libro risulta essere l'autrice, mentre quella che si è fatta il mazzo a raccogliere tutti i dati che occupano il restante 90% (da pagina 37 a pagina 230) dello scritto è citata come “con un dizionario ragionato dei manga di Ko Hanamae”...
Misteri dell'editoria... dal mio punto di vista di lettore, l'autrice sarebbe dovuta essere Ko Hanamae, ed il contributo si sarebbe dovuto ascrivere ad Anna Maria Costa.
Mi rendo conto che spesso passo per persona antipatica, e forse anche presuntuosa, perché mi permetto di criticare i contenuti di libri scritti da altri. Alcuni autori si prendono male, in altri casi amici o conoscenti degli autori arrivano critiche o larvate minacce, però io cosa dovrei fare se leggo che “E' da aggiungere inoltre che MOLTI fumetti giapponesi, così come MOLTI cartoni animati(sic...), sono prodotti SOLO per essere venduti e diffusi in occidente, ossia sono stati fatti SOLO a scopo commerciale, con il risultato che il loro livello artistico è decisamente mediocre”?

Dovrei scrivere che è una analisi corretta, perché altrimenti mi prendono a male parole?
Non che voglia fare il paladino di qualcosa, cosa che non sono, mi limito a leggere un libro e scrivere se mi è piaciuto, e nel caso spiegare perché si e perché no. Fine.




Per esempio... quali sarebbero i manga prodotti SOLO per l'estero? Titoli? Mistero...
I manga sono TUTTI pubblicati per il mercato interno (giapponese), e poi vengono venduti all'estero, idem per i “cartoni animati”. Tra l'altro colpisce che Anna Maria Costa in tutte le sue 29 pagine non usi mai una volta il termine “anime”, ma sempre “cartoni animati”... in un libro del 2004...
E poi quali sarebbero le opere manga ed anime NON a scopo commerciale?
Tutti i manga ed anime, tranne una sparuta minoranza di opere sperimentali, sono prodotti a SCOPO COMMERCIALE, per vendere qualsivoglia oggetto, ed in primis il manga o l'anime stesso. Il manga di successo farà vendere la rivista in cui è inserito, l'anime di successo farà aumentare gli ascolti sul canale che lo trasmette, ergo soldi dagli sponsor. Devo farlo notare io?